Le ultime 5 gare determinanti per il futuro giallorosso
INSIDEROMA.COM – MASSIMO DE CARIDI – Siamo alle battute finali di una stagione molto travagliata. Per la prima volta, dopo 5 anni, la Roma potrebbe non sentire neanche per un doppio confronto la musichetta della Champions League. Pathos a parte che quel tipo di partite offre, queste ultime 5 giornate saranno decisive anche per il futuro a breve-medio termine della società. In caso di non accesso alla più importante competizione europea e al netto di smentite che i fatti hanno dimostrato di facciata, il club sarà costretto a vendere diversi pezzi pregiati e ad un ulteriore ridimensionamento.
In questa stagione, le aspettative dei giallorossi sono andate diminuendo non tanto per la cifra spesa in campagna acquisti quanto per il valore reale dei calciatori arrivati a Trigoria, dimostratisi non lontanamente paragonabili a quelli ceduti ed in generale alla media dell’era Sabatini. A maggior ragione, ciò accadrà la prossima estate senza i soldi incassati dalla semifinale della coppa dalle grandi orecchie dello scorso anno e senza qualificazione a quella 2019-20. A quel punto, gli ultimi calciatori importanti rimasti nella Capitale andranno a cercare fortune in altri lidi. I nomi più ricorrenti sono quelli di Manolas, cercato con insistenza dalla Juventus e non solo, ma anche quelli di Dzeko, che ha estimatori all’estero ed anche all’Inter, oppure i giovani Lorenzo Pellegrini, Under e Zaniolo, richiesti dai top team di tutta Europa.
Per ricostruire servirebbe un tecnico preparato ma che abbia il pelo sullo stomaco di venire a Roma a fare quello che sinora non è mai riuscito a nessun allenatore dell’era americana: vincere. Lo dovrà fare, per di più, senza i mezzi che hanno avuto Garcia, Spalletti e lo stesso Di Francesco e con un budget di mercato più vicino a quello dei primi 2 campionati del post-Sensi. A queste condizioni, i nomi per la panchina non sarebbero certo quelli di primissima fascia ma il più importante sarebbe Maurizio Sarri, sempre se il Chelsea fosse disposto a lasciarlo andare (magari dopo aver portato l’Europa League a Stanford Bridge). Le alternative si chiamano Gattuso, Giampaolo e Gasperini, che per un motivo o per un altro non soddisfano le aspettative della piazza.
Diverso sarebbe il discorso con la qualificazione alla prossima Champions League in tasca. L’idea di partecipare alla più prestigiosa competizione a livello continentale e provare a ribaltare l’ordine costituito in Italia da ormai 8 anni potrebbe stuzzicare qualche illustre mister in cerca di una sfida e che voglia tornare nella nostra Penisola dopo le esperienze all’estero. 2 sono i profili che si adattano a questo identikit e sono quelli di Antonio Conte e Josè Mourinho. Al netto, però, di incontri più o meno confermati con il trainer leccese, qualche indiscrezione sulla proposta recapitatagli dalla società di Trigoria, sembra più una fantasia giornalistica che una concreta possibilità. A meno che il presidente Pallotta non abbia finalmente cambiato strategia ed abbandonato il trading, sin qui dimostratosi “perdente” e non abbia deciso di puntare al cambiamento epocale, come fece Franco Sensi quando per alzare trofei si affidò al migliore: Fabio Capello.