INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – In principio furono Simone Loria e Ahmed Apimah Barusso.
Era la stagione 2009/2010 quando il presidente del Torino Urbano Cairo decideva di affiancare all’allora direttore sportivo Rino Foschi il giovane e promettente Gianluca Petrachi, attualmente il più probabile ds della Roma che verrà; un passato da discreto calciatore tra Serie A, B e C, senza dimenticare una breve esperienza inglese con il Nottingham Forest sul finire degli anni Novanta.
Petrachi, dal canto suo, aveva già costruito un grande Pisa nel ruolo di ds tra il 2006 e il 2008, permettendo ai nerazzurri dapprima di salire nella serie cadetta del calcio italiano e poi di gettare le basi per la rosa che avrebbe sfiorato un clamoroso doppio salto di categoria consecutivo.
Proprio tali, ottimi risultati, portarono l’ex centrocampista all’attenzione del numero uno granata Cairo, alla ricerca di un abile uomo mercato che potesse supportare (ma, in realtà, di lì a breve sostituire) l’esperto Foschi, a sua volta alle prese con la difficile ristrutturazione di una compagine reduce dalla cocente delusione della retrocessione in Serie B.
Sin dal principio della sua avventura all’ombra della Mole, Petrachi iniziò a cercare in ‘casa Roma’ rinforzi per il Torino: una costante che lo avrebbe poi accompagnato anche nei dieci anni successivi come unico e plenipotenziario direttore sportivo dei granata.
Nell’estate del 2009, ad approdare in Piemonte direttamente da Trigoria, agli ordini dell’allora mister Stefano Colantuono, fu il già citato difensore centrale Loria. L’ex Cagliari era giunto nella Capitale soltanto dodici mesi prima per sostituire idealmente Matteo Ferrari (finito al Genoa a parametro zero) come primo ricambio alla coppia difensiva titolare composta da Mexes e Juan: si rivelò, purtroppo, un fiasco.
Durante il mercato di riparazione della medesima stagione, poi, il Toro bussò nuovamente dalle parti di Roma, sponda giallorossa, per chiedere il roccioso mediano Barusso; il ghanese, di cui si parlava un gran bene quando venne acquistato dal Rimini nel mercato estivo del 2007, aveva disputato i primi sei mesi con la maglia del Brescia, tuttavia insoddisfatto del suo rendimento. Nessun problema, dunque, per l’allora ds giallorosso Daniele Pradè nel ‘girare’ il prestito dalla Lombardia al Piemonte.
Due anni dopo, impegnato nella costruzione della prima rosa granata agli ordini di Giampiero Ventura, Gianluca Petrachi ottenne dalla società capitolina il prestito dell’esterno Stefano Guberti, colui che era salito agli onori della cronaca nell’estate del 2009 poiché unico acquisto della deprimente sessione di mercato in entrata della Roma di Rosella Sensi (contraddistinta, invece, dal sorprendente addio ad Alberto Aquilani, in direzione Liverpool).
Al termine della stagione 2011/2012, l’ex ds del Pisa raccoglie finalmente i frutti del proprio lavoro e il Torino torna in Serie A dopo tre anni di ‘purgatorio’. Inizia, così, la rinascita del Torino all’interno del panorama calcistico dello Stivale grazie al binomio Petrachi-Ventura.
Per l’annata del ritorno tra i ‘grandi’, il direttore sportivo granata compie una robusta campagna di rafforzamento, che prevede, tra gli altri: Matteo Brighi, ormai non più rientrante nei piani della nuova società giallorossa made in Usa e Alessio Cerci, prelevato dalla Fiorentina, ma su cui Petrachi e Ventura avevano puntato fortemente già nel lontano 2007 in quel di Pisa, valorizzando al massimo il ragazzo come non era invece accaduto nella sua precedente esperienza a Brescia.
Alla fine, arrivano una salvezza piuttosto tranquilla e soprattutto il bel gioco, grazie a ‘mister libidine’ Ventura.
Si arriva, così, alla stagione 2016/2017, quando la sponda granata di Torino appare praticamente una colonia giallorossa.
In estate, Petrachi, su espressa richiesta dell’allenatore Sinisa Mihajlovic, sceglie di credere nel ritorno a grandi livelli del centrale difensivo Leandro Castan, reduce da un’annata piuttosto negativa nella Capitale dopo la delicata operazione per la rimozione di un cavernoma che lo aveva costretto a saltare l’intera stagione 2014/2015.
Contestualmente, vengono, invece, ritenuti come veri e propri ‘colpi’ di mercato gli arrivi dalla Roma di Iago Falque e Adem Ljajic. Grazie all’ex Genoa e al talento serbo, il Torino stravolge completamente il proprio look riguardo alla titolarità delle fasce d’attacco.
All’interno della medesima finestra di mercato, comunque, Gianluca Petrachi conclude con la Roma anche un affare in uscita per la sua società: si tratta del laterale difensivo Bruno Peres, che lascia il granata per la cifra globale di quasi diciotto milioni di euro. Un autentico capolavoro del ds agli ordini di Cairo, il quale aveva acquistato il brasiliano nel 2014 per l’esigua somma di 2.2 milioni.
Non fossero bastati gli esterni offensivi Iago Falque e Ljajic, durante il successivo mercato di riparazione, il Torino di Petrachi e Mihajlovic acquista dalla Roma anche l’argentino Iturbe, ormai fuori dal progetto giallorosso dopo l’ultimo (naufragato) tentativo di rigenerazione dell’ex Verona effettuato da Luciano Spalletti.
Pochi mesi dopo, Petrachi mette gli occhi sul colosso d’ebano Umar Sadiq, che pare aver rallentato il proprio processo di crescita dopo un anno assai deludente in prestito al Bologna. Dalla parte dell’attaccante nigeriano, però, c’è ancora la giovane età e i piemontesi scelgono di portare tra le proprie fila il ragazzo, sperando in una sua definitiva esplosione agli ordini di Sinisa Mihajlovic. Si tratterà, invece, di un fallimento totale: dopo soltanto sei mesi (con tre misere presenze all’attivo, senza alcun gol realizzato) in granata, Sadiq viene rispedito al mittente.
A partire dalla prossima estate, tuttavia, con ogni probabilità Gianluca Petrachi non dovrà più ‘importare’ pezzi di Roma in altre società, poiché sarà proprio lui a prendere in mano la direzione sportiva del club di Piazzale Dino Viola.