INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Corre l’anno 1989, quando il presidente giallorosso Dino Viola, al termine della terrificante annata contraddistinta dalla comica coppia brasileira Andrade-Renato, decide di porre fine alla terza esperienza giallorossa in panchina del grande Nils Liedholm.
Il campionato appena concluso è stato avaro di soddisfazioni per la Magica, finita soltanto ottava e che rimarrà fuori dall’Europa durante la stagione seguente dopo lo spareggio perso contro la Fiorentina (a causa del gol del mai dimenticato ex Roberto Pruzzo, alla sua ultima rete in carriera: classica storia da Roma) sul campo neutro del Renato Curi di Perugia.
Il presidente romanista, comunque, non ha la minima intenzione di mollare e anzi vorrebbe rilanciare, portando sulla panchina capitolina un grande nome. Le sue attenzioni si posano su Ottavio Bianchi, tecnico che ha portato a Napoli il primo, storico scudetto (oltre a una Coppa Italia) appena due anni prima. L’allenatore bresciano, tuttavia, è ancora legato ai campani da un altro anno di contratto e la società di Ferlaino non ha la minima intenzione di liberarlo.
Dino Viola non si arrende e ‘blocca’ Bianchi per la stagione 1990/1991. C’è, però, un’annata ancora tutta da giocare.
Il numero uno del club di Trigoria si mette così alla ricerca di un tecnico che accetti la scomoda posizione di traghettatore per un solo campionato. Alla fine, la scelta cade su Gigi Radice, il ‘Sergente di Ferro’ che a metà degli anni 70 ha condotto il Torino sul tetto d’Italia.
La gente storce la bocca. La scelta di Radice non convince buona parte del tifo romanista, che sognava un nome più altisonante e al ‘tiro al bersaglio’ verso il trainer di Cesano Maderno partecipa anche parte della stampa della Città Eterna.
Soltanto un’estate dopo, la situazione sarà completamente diversa ed essere costretto a salutare l’ex allenatore del Torino sarà molto triste per il popolo giallorosso.
La stagione 1989/1990, infatti, che passa alla storia anche come quella ‘del Flaminio’, poiché la Roma (e la Lazio) disputa le proprie gare interne in tale a impianto a causa dei lavori di ammodernamento dell’Olimpico in vista dei Mondiali di Italia 90, fa letteralmente innamorare la fan base romanista della squadra organizzata e messa in campo da Gigi Radice.
La compagine giallorossa disputa un campionato molto buono, contraddistinto da grande carattere mostrato sul terreno di gioco e anche spunti di calcio gradevole. Il ‘tedesco volante’ Rudi Voeller realizza 14 gol mentre il giovane Stefano ‘Ciccio’ Desideri ne mette a segno ben dieci; da segnalare anche l’ottimo rendimento di Ruggiero Rizzitelli, che dopo un anno di apprendistato nella capitale mostra a tutti di che pasta sia fatto.
Da ricordare, in particolare, entrambi i derby disputati in stagione: all’andata, ci pensa capitan Giannini a recuperare lo svantaggio laziale firmato da Bertoni e salvare Radice dalla sconfitta alla sua prima stracittadina romana, mentre al ritorno Rudi Voeller batte Orsi con un fantastico ‘cucchiaio’ su rigore (episodio che ispirerà Francesco Totti a far diventare tale gesto il suo marchio di fabbrica) e regala la vittoria ai giallorossi).
L’annata per la Roma si conclude al sesto posto, ma con la sensazione fino a metà della stagione che la squadra di Radice potesse giocarsela davvero con le più grandi per i primissimi piazzamenti in classifica.
Alla fine, dunque, Gigi Radice, nel frattempo diventato un vero beniamino del popolo romanista, saluta a malincuore la capitale, con la sensazione di aver lasciato un buon lavoro soltanto a metà dell’opera.
Si aprono le porte della panchina giallorossa per Ottavio Bianchi, che al contrario del suo predecessore non sarà mai amato dai tifosi della Roma.