AIC, Calcagno: “La questione degli orari per noi non voleva essere una polemica, ma un contributo costruttivo”
Umberto Calcagno, vicepresidente dell’AIC, ha parlato ai microfoni di Sky Sport della questioni sugli orari delle partite da disputare nel corso della ripresa del campionato:
“Noto che si sbandiera ai quattro venti che ci saranno solo dieci partite al pomeriggio, che non si gioca a Lecce o Napoli. Siamo abituati al fatto che qualcosa, se proposto dai calciatori, da costruttivo diventi motivo di polemica”.
In concreto, però, le temperature cambiano poco.
“Ripeto, purtroppo i calciatori non possono dare un contributo, non ci viene richiesto e si tenta di darlo. In tanti ci hanno segnalato questa criticità, alle 17:15 giocare è un problema anche in Pianura Padana, non solo a Lecce o Napoli, vogliamo dare un contributo perché si abbasserebbe il livello delle partite. Si fanno paragoni con i Mondiali, ma stiamo parlando di due scenari completamente diversi. Probabilmente si poteva vivere la nostra richiesta in maniera più serena”.
È difficile prenderla con serenità però, ognuno ha il suo mondo del lavoro. E questa battaglia è poco comprensibile.
“Partiamo dal presupposto che ho giocato cinque volte i playoff in Serie C, a temperature abbastanza elevate. È giusto anche ragionare delle categorie inferiori: qualche passo avanti sulle 17:15 è stato fatto. Se oggi si sbandiera ai quattro venti che ci saranno solo dieci partite e non saranno alle 16:30 vuol dire che un problema c’è”.
Non c’è, per la gente là fuori.
“Però noi non abbiamo sentito la gente fuori. Abbiamo sentito i rappresentanti all’interno delle squadre e ci hanno sottoposto questo problema. Poi non voleva essere una polemica, ma un contributo costruttivo”.
Il problema non riguarderà solo la A?
“Abbiamo detto che non facciamo demagogia, e poi i calciatori di A non possono fare una richiesta? Tra l’altro riguarderà anche quelli di B e C. Qui nessuno ha detto che non si giocherà senza che si dica sì a queste richieste. Però non è possibile che non possiamo fare nemmeno una richiesta”.
Ma concretamente, avete avuto richieste sull’orario dopo tre mesi chiusi in casa?
“Anzitutto, si parlava delle 16:30. Quando c’è stato il via libera con il protocollo abbiamo detto che giocare a questo orario sarebbe stato sbagliato. Abbiamo portato avanti un confronto, che ha portato a svolgere solo dieci partite e alle 17:15: vuol dire che la richiesta non era così strampalata”.
Ci sono problemi più spinosi rispetto all’orario, per esempio i contratti?
“Certo che sì, concordo su questo”.