8 Set 2019In Breaking News3 Minuti

Graziani: “Nkoulou merita quattro anni di squalifica e di stare senza stipendio”

Quello di Nkoulou era uno dei nomi per la difesa della Roma prima che Petrachi facesse l’affondo decisivo per Smalling. Il centrale del Torino durante gli ultimi giorni di mercato ha poi chiesto al suo allenatore Mazzarri di non essere schierato perché non sereno mentalmente. Nei giorni successivi la rivelazione all’Équipe che la società granata gli aveva promesso una cessione mai arrivata. Sulla vicenda è intervenuto a Toronews.net Ciccio Graziani, ex attaccante proprio di Torino e Roma, che non ha risparmiato il difensore camerunese: “È una triste vicenda, gli sono mancate serietà e professionalità. Un calciatore professionista non può mai rifiutarsi di scendere in campo qualora l’allenatore lo richieda. È gravissimo”.

Le dichiarazioni di Nkoulou giustificano in parte il suo comportamento?
Assolutamente no. Non si possono tollerare simili atteggiamenti. Un giocatore serio se ha delle problematiche con l’allenatore o con la dirigenza, ne discute e cerca di trovare una soluzione. Una volta che si firma un contratto, ogni calciatore ha un diritto: ricevere lo stipendio, ma ha anche un dovere, scendere in campo ogni qualvolta l’allenatore lo ritiene opportuno.

Va punito
Sì, e non soltanto dalla società. Per casi come quello di Nkoulou dovrebbero intervenire l’Uefa e la Fifa. La punizione corretta sarebbe una squalifica di almeno 4 anni senza stipendio e senza campo.

Per lei il Torino poteva gestire meglio il problema?
No, Cairo ha fatto il possibile. Ora lo multerà e poi, come vuole la prassi, lo reintegrerà nella squadra. Francamente, però, non so con quale dignità Nkoulou potrà ripresentarsi di fronte ai compagni di squadra e di fronte al proprio allenatore.

Quando giocava le è mai capitato di avere a che fare con un caso simile?
No, ai miei tempi non sarebbe mai potuto succedere. Ti avrebbero mandato a casa senza stipendio a lavorare, anche perché nello spogliatoio non saresti più rientrato. Tanti compagni si lamentavano ogni domenica con l’allenatore perché non giocavano, ma mai nessuno si è permesso di rifiutare l’ingresso in campo.