Franco Baldini, il Mark Caltagirone che decide le sorti della Roma
INSIDEROMA.COM – EDITORIALE – Che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di Franco Baldini, anche se si dimettesse o avesse un’altra mansione, serberebbe pur sempre lo stesso potere.
Scomodando e parafrasando il sommo Shakespeare, il pensiero di Giulietta non è poi così distante da quello dei tifosi della Roma, già avvelenati senza dover ingurgitare niente, disposti a ad andare contro i propri interessi, proprio come Romeo, pur di seguire l’amata una volta annunciata la sua morte come squadra di calcio fatta di bandiere e passione popolare per lasciare spazio ai follower sui social, al brand e all’azienda.
Franco Baldini incarna la frustrazione di tutti: il nemico a cui bisogna aggrapparsi e o inventarsi quando non si sa più con chi prendersela e soprattutto ci si accorge di non avere più il potere di un tempo di contare qualcosa e di poter cambiare qualcosa. Il divario, non solo in termini di Km, con la proprietà è incolmabile e le squadre di calcio non hanno più bisogno dei tifosi veri e in loco per generare soldi ma solo di appassionati dal soldo facile che comprano magliette con i fulmini e ditoni di spugna da portare allo stadio una volta l’anno per farsi un po’ di foto, quelli che vivono in America e pensano che a Roma ci si vesta ancora con la toga bianca e l’alloro in testa o quelli con gli occhi a mandorla, sentiti con le mie orecchie, che davanti alla basilica di S.Marco a Venezia asserivano fosse San Pietro e chiedevano indicazioni per il Colosseo.
Franco Baldini è anche il Keyser Soze a cui ruotano attorno i “soliti sospetti” un giorno avvalorati un altro smentiti su chi decida veramente le sorti dell’azienda Roma. Il super cattivo immaginario, che incute timore ma che non si sa nè dove sia nè cosa faccia: “Sta a Londra? sta in Sudafrica? Guarda le partite o sta solo macinando chicchi di caffè?” In fondo non importa è importante che crediamo ci sia per potersela prendere con qualcuno e dare la possibilità a chi invece sta a Roma di scaricare il barile allargando le braccia e dicendo di non avere poteri, quando in realtà almeno un potere c’è ed è quello delle dimissioni.
Il potere di Franco Baldini, la sua egemonia è come Mark Caltagirone, ci tiene in scacco da 10 anni ma non sappiamo se esista o meno. Sappiamo solo che proprio come il finto fidanzato di Pamela Prati, abbia destabilizzato mentalmente le sue vittime, i tifosi della Roma sotto tutti i punti di vista. Proprio come l’attrice fidanzata e pronta sposarsi con uno che non ha mai visto e che non esiste, sulle stesse basi illogiche i tifosi romanisti vogliono combattere un fantasma, un fumo grigio, che appena provi a prenderlo sparisce e si dissipa di nuovo nel nulla.
Ieri sera è stata l’ultima battaglia, l’ultimo rigurgito di passione popolare, la resa o se preferite la “morte” dell’ultimo capitano, simbolo e baluardo romanista, Daniele De Rossi. L’ultima battaglia di una guerra impossibile da vincere che ci mette davanti a solo due alternative entrambe scomode: inchinarsi e sottomettersi al nuovo corso o scappare in ritirata disperdendosi.
Quel concetto di Roma non esiste più battuto dalla sua ombra, o se preferite uomo ombra, e proprio come canta il cantante Salmo: “Ho perso quando ho fatto a pugni contro l’ombra”. L’ombra siamo noi, pronti addirittura all’estremo atto di masochismo rinunciando allo stadio per fare l’ultimo dispetto a chi comunque da questa storia ne uscirà senza graffi e molto probabilmente, se mai dovesse levare le tende, con il portafoglio molto più gonfio di quando è arrivato.