5 Mag 2019In Breaking News7 Minuti

Genoa-Roma, quanto è lunga la lista dei doppi ex

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Quanti intrecci di mercato nella storia delle compagini che oggi alle 18 si sfideranno allo Stadio Ferraris di Genova. In alcuni casi si è trattato di comparsate fugaci e prive di ogni significato, ma altre volte parliamo di storie diventate di amore vero, come quelle di Roberto Pruzzo e Sebino Nela. Entrambi genovesi e genoani, in comune hanno l’aver iniziato la carriera col Grifone sul petto, prima di sostituirlo con l’allora lupetto stilizzato presente sulle maglie giallorosse degli anni ’80

Pruzzo arrivò nella Capitale nell’estate del 1978, un colpo clamoroso del presidente Anzalone, che batté la concorrenza di Milan e Juventus su tutte per portarlo in giallorosso grazie all’allora somma record di tre miliardi di lire. Da ‘O’Rey du Crocefieschi’ sarebbe semplicemente diventato il Bomber; Nela lo raggiunse tre stagioni più tardi per diventare l’Hulk che arava la fascia destra. Insieme conquisteranno uno scudetto e faranno grande la Roma di Dino Viola.

Con loro, ovviamente, Bruno Conti, che del Bomber ne era stato compagno di squadra già a “Marassi“, dove la società lo spedì nell’annata ’75-’76 e successivamente in quella ’78-’79, prima riprenderselo ormai maturo e pronto a diventare Marazico.

Percorso simile visse Roberto Policano, malgrado le qualità non fossero di certo come quelle del genio di Nettuno. Come Conti però, “Rambo” a Roma era nato e nelle giovanili giallorosse cresciuto, salvo poi uscirne nell’81. Lo svezzò il Latina e quando il Genoa gli mise gli occhi addosso era già un terzino dal tiro forte e i modi rudi. Sotto la Lanterna visse quattro anni, finché l’estate del 1987 l’ingegner Viola ritenne necessario regalarlo a Liedholm per il suo ultimo capitolo da scrivere nella Capitale. Nello stesso periodo arrivarono altri due elementi destinati a passare per Genova o già transitati per quelle parti.

Chi ci arriverà sarà Fulvio Collovati, campione del Mondo ’82 e il meglio regalato a Milan e Inter. A Roma arrivò trentenne, prelevato dall’Udinese. Vi rimase due stagioni senza farsi rimpiangere, prima di imbarcarsi verso la Liguria. Quando approdò a PegliCollovati trovò chi con lui aveva intrapreso il viaggio verso Trigoria, salvo farne i bagagli appena un anno prima.

Un grande uomo, prima cha grande calciatore, enfant prodige del primo Parma di Arrigo Sacchi, al punto di essere valutato 1,6 miliardi di lire al momento della cessione ai capitolini, dove però non lasciò traccia. Lo accolse il Genoa e lì fu amore, prima che una malattia ne divorasse muscoli e mente, uccidendolo il 6 novembre 2002. Si chiamava Gianluca Signorini, ma con chi ha il Grifone tatuato sul cuore non azzardatevi ad usare l’imperfetto.

Anche Vincenzo Montella planò su entrambe le città, spiccando il volo proprio dalla Liguria, dove i rossoblù lo condussero via Empoli nell’estate del ’95. Rimase poco, ma fece in tempo a lasciare rimpianti, grazie a 21 gol e la conquista della Coppa Anglo-Italiana. Quando a fine anno il presidente Luciano Spinelli lo cedette alla Sampdoria, per l’altra metà di Genova fu come le fosse stato levato un sogno.

Stesso dicasi per Christian Panucci, savonese e prodotto di casa Zena fino al ’92, quando sotto le gestioni Maifredi e Maselli trovò continuità e 30 presenze in Serie A. Fu un attimo per il Milan accorgersi del suo talento, pagato profumatamente con 9,5 miliardi l’anno successivo al suo esordio con il Grifone. Come per Montella, qualcuno non gradì mai.

In quegli anni, i due incrociarono anche Maurizio Iorio, arrivato ormai sotto la Lanterna per chiudere una carriera da vero girovago del pallone. Tante le maglie vestite, dal Vigevano al Verona, passando per InterBariAscoli e Udinese. In mezzo anche la Roma, in due occasioni, ma specialmente nell’82-’83, giocando spesso con l’11, alcune volte col 7 e laureandosi campione d’Italia.

L’esempio più recente conduce a Marco Borriello. Cresciuto nel Milan, seppur napoletano di origine e nascita, sotto la Nord rossoblu esultò 19 volte nel 2007-2008, trovando una momentanea consacrazione che lo riportò brevemente alle pendici del Duomo. Di lì poi a Roma, partenza col botto con mister Ranieri in panchina, poi svariati prestiti poiché non più rientrante nel progetto della Roma intanto divenuta amaricana. Gol da ricordare, comunque, ce ne sono: due nei derby, un terzo al Chievo, per la decima vittoria consecutiva nel primo capitolo della saga Garcia