2 Apr 2019In Breaking News5 Minuti

Pallotta e Totti: mai così lontani mai così vicini

EDITORIALE – GABRIELE NOBILE – Pallotta e Totti non si sono mai sopportati, sono due personaggi probabilmente incompatibili. Il presidente e maggior azionista della Roma, nato e cresciuto a Boston, dal “deal” di aprile 2011 ad oggi non ha mai voluto capire l’importanza del giocatore più importante della storia del club giallorosso. Francesco Totti, di conseguenza, non è mai riuscito ad entrare nella mentalità dell’uomo forte di Boston, cosi distante dalla Capitale e così poco partecipe alla vita del club. Pallotta non è mai stato amato dalla maggior parte dei supporter giallorossi, anche a causa di qualche suo scivolone a livello mediatico, mentre Totti era idolo prima, parliamo di quasi tutta la sua carriera in giallorosso e divinità adesso da quando è entrato di diritto tra i dirigenti top di piazzale Dino Viola.

In questi 8 anni di presidenza yankee ci sono stati parecchi screzi tra le parti, alcune volte dovute a personaggi e manager vicini allo stesso presidente, chiedere a Franco Baldini che, un secondo dopo essersi insidiato rilasciò un’intervista dove raccontava della “pigrizia” del numero 10 giallorosso, passando poi alla penosa gestione del fine carriera del capitano per eccellenza, con Spalletti protagonista assoluto e mai una parola, a sua difesa, da parte del numero uno giallorosso. All’interno di questi anni difficili possiamo ricordare delle tante difficoltà, da parte di JP, di rinnovare i vari contratti a Totti, quando era ancora calciatore. 

Chiedersi da dove nasce tutto questo sottilissimo ma reale livore tra le parti è sinceramente argomento poco interessante, visto che al centro di tutto dovrebbe esserci la Roma, intesa come squadra ma soprattutto come club. Il presidente, solo ultimamente, sta iniziando a capire l’importanza di un front man come Francesco. Il dipartimento del marketing di AS Roma, ci racconta di come Totti testimonial sia ancora argomento centrale, anche a due anni dal 28 maggio 2017. Difficile un cambio generazionale, visto che di campioni al top ne stanno arrivando pochi e quelli che iniziavano ad imporsi con i fans, poi inevitabilmente vengono ceduti, vedi Nainggolan, Alisson e Strootman. Di idoli non ce ne sono, questo è un dato di fatto.

Inizialmente si parlava di un ruolo defilato per Totti, all’interno della cerchia ristretta di manager di AS Roma. L’idea era di farlo crescere affiancandosi a gente come Monchi, Baldissoni e Fienga. Il problema è stato di non aver percepito che il capitano, al di là di qualche tecnicismo societario da imparare, ha sempre avuto qualcosa di superiore ai nomi citati. Totti vive di talento da quando, nel 1989, arrivò a Trigoria. Un talento calcistico mixato a doti innaturali di comunicazione. Francesco è estremamente intelligente e sa dosare benissimo i suoi interventi, anche perché conosce bene Roma ed il suo stravagante ambiente. Ne è stato vittima nei primissimi anni della sua carriera, conosce ogni sfumatura della comunicazione capitolina e sa bene come muoversi all’interno del delicato mondo del calcio. Gli altri, chi più e chi meno, hanno clamorosamente fallito.

Il fallimento non è relativo ovviamente alla crescita del club in termini di marketing e di valorizzazione del brand. Ottimo il lavoro di Fienga nella fase di start-up di alcuni dipartimenti legati alla comunicazione di AS Roma. Benissimo Baldissoni nel gestire le varie fasi di sviluppo del club. Il vero dramma è stata la gestione dell’aspetto tecnico e di campo della Roma: il lavoro di Walter Sabatini non ha avuto un seguito con Monchi, disastroso nel metodo di come affrontare le varie campagne acquisti. In tutto questo marasma la Roma non ha mai avuto solidità e continuità negli allenatori, da Luis Enrique a Di Francesco. Da chiarire poi la figura di Franco Baldini che insieme a Baldissoni, sono gli unici due manager che hanno accompagnato il cammino di Pallotta fin da suo arrivo del 2011 (periodo di DiBenedetto compreso). 

Francesco Totti si sta prendendo la Roma a piccole dosi, sfruttando un vuoto mai colmato da chi conta nella AS Roma, ma serve l’ufficialità da parte del presidente e maggior azionista del club. Lo stesso Pallotta che dovrà percepire che questi cambiamenti sono fondamentali per le sorti ed il futuro della Roma.