I tifosi ci sono, ma i loro diritti? Serve un “sindacato”: ecco perchè
(INSIDEROMA- Avv. Marco Valerio VERNI) – Un ringraziamento ai “cugini” biancocelesti è d’obbligo: come riportato giorni fa dal Corriere della Sera, infatti, sembrerebbe che, ad Aronzo di Cadore, luogo attuale del ritiro della squadra di Sarri, i tifosi laziali abbiano fatto apparire il cartonato della sagoma dell’arbitro Taylor, noto alle cronache per aver malamente diretto la finale di Europa League, lo scorso 31 maggio, tra la Roma ed il Siviglia, vinta da quest’ultima ai rigori.
Già si è scritto su queste pagine dell’assurda direzione di gara che ha privato i giallorossi di Mister Mourinho dell’ambito trofeo, unitamente alle migliaia di tifosi che, tra Roma e Budapest, avevano seguito con passione ed affetto la squadra: innegabile che, al netto delle pessime decisioni del fischietto inglese, i capitolini avrebbero certamente potuto alzare al cielo la coppa.
Ebbene, è encomiabile che i tifosi d’oltre raccordo, passato lo spauracchio che li ha evidentemente accompagnati, tra indicibili sofferenze e patemi d’animo, a ridosso di quella finale (in realtà, il malessere è andato crescendo nel tempo, man mano che la squadra dello Special One superava, tra indicibili difficoltà, turni su turni), riconoscano sportivamente il ruolo decisivo assunto dall’arbitro proveniente dalla perfida Albione, a cui, peraltro, un club di tifosi della stessa società biancazzurra pare aver addirittura regalato la tessera di socio onorario.
Insomma: i nostri stessi “cugini” ammettono che, senza di lui, la Roma avrebbe vinto quella maledetta finale. Chissà che non decidano, in un prossimo futuro, di dedicargli anche un settore di Formello o di farlo entrare nella Hall of Fame del club. Nel frattempo, sulla sponda giallorossa, non vi è stato alcun fremito ulteriore, da allora, dopo la fin troppo pacata conferenza stampa di Thiago Pinto: un maltrattamento che pare quasi esser passato inosservato agli occhi della dirigenza romanista, da cui forse il mondo dei relativi tifosi si sarebbe aspettato una reazione più veemente.
Ma forse, come sostengono anche molte glorie del passato, il calcio romantico di un tempo è davvero finito ed oggi è solo un mondo di freddo business: non a caso, il mondo arabo sta facendo incetta di giocatori del nostro campionato (si vedano, ad esempio, proprio i 40 milioni ricevuti dalla Lazio per la partenza in direzione Arabia Saudita di Milinkovic-Savic)- e non solo- con proposte faraoniche, oltre che con sponsorizzazioni che, al di là della gioia dei tifosi, subito incantati dalle prospettive di acquisti stratosferici, hanno certamente altre logiche.
Un calcio sempre più votato agli affari, dove la cura ed il rispetto dei tifosi è sempre più relegato al ricordo di un qualcosa che non c’è quasi più. Ed il “quasi” lo si mette solo perché si ama mantenere viva la speranza che non sia davvero così o che un giorno possa invece tornare tra le priorità delle varie società.
Per tornare alla Roma, quasi verrebbe voglia, ancora a distanza di settimane, di raccogliere il grido di protesta delle migliaia di tifosi giallorossi, ancora scossi- è inutile negarlo- in una lettera, da firmare in massa, come si suol dire, da inviare all’Uefa, per fare ciò che sarebbe stato compito di altri fare: manifestare il proprio sdegno per quanto accaduto quella fatidica notte, perché non si può subire sempre e comunque. Soprattutto quando il torto è oggettivo, nonostante le varie difese d’ufficio che, pure, si sono avute, con tanto, addirittura, di promozioni.
Forse, ancora, sarebbe il caso di pensare ad un sindacato dei tifosi, perché al dunque, gli unici ad essere davvero danneggiati, nel cuore e nelle finanze, sembrano essere solo loro. O, quantomeno, paiono gli unici a soffrirne ad oltranza. Con tutto il rispetto, si intende, per gli altri attori del proscenio calcistico, allenatore e calciatori in primis.
E, nel caso della Roma, perché non sfruttare anche l’(involontario) endorsement fornito dagli stessi “cugini”?
Avv. Marco Valerio Verni