10/05/2003 – La prima volta di Daniele De Rossi e la gioia di Sensi in tribuna
INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – A maggio del 2003, la stagione della Roma di Fabio Capello in campionato ormai non ha più alcun obiettivo (se non quello di evitare brutte figure), dal momento che i giallorossi stazionano malinconicamente in ottava posizione, lontani anni luce dalla zona Champions.
Già dall’estate precedente, purtroppo, qualche campanello d’allarme all’interno del centro sportivo di Trigoria aveva iniziato a suonare, a causa delle scintille tra il tecnico giallorosso e il presidente Sensi in merito alla possibilità di acquisto di Edgar Davids dalla Juventus. Capello vuole di nuovo (dopo l’esperienza al Milan) con sé il centrocampista olandese; il numero uno della società, invece, non è disposto a spendere troppo per portare il numero 26 bianconero nella capitale.
Da gran furbacchione, quindi, il mister della Roma mette le mani avanti in previsione della stagione in procinto di iniziare e dichiara: “Ho chiesto solo quel giocatore e se volessimo davvero lo potremmo comprare”. L’allenatore friulano aggiunge poi che “vista la situazione lottiamo per il quarto posto dal momento che gli altri si sono rinforzati e noi no”, concludendo con un perentorio: “Nella testa continuo a pensare al primo posto, ma in realtà siamo da quarto“.
La risposta del presidente del terzo scudetto giallorosso non si fa attendere e il clima in casa giallorossa si fa davvero rovente. Più di qualcuno ipotizza che si possa arrivare addirittura ad una clamorosa rottura prima dell’inizio della nuova stagione quando Sensi afferma: “Se Capello porta la Roma al quarto posto, non so se arriva a fine campionato e poi Capello su Davids non può dire niente perché un giorno lo vuole e il giorno dopo ci ripensa”.
Alla fine, l’olandese resta a Torino ma il tecnico della Roma (almeno pubblicamente) se ne fa una ragione, affermando che “se riterremo giuste le richieste della Juve acquisteremo Davids, altrimenti no, perché le follie non dobbiamo farle. Saremmo gli unici ad andare fuori mercato, una sciocchezza”.
Qualcosa, però, si è inevitabilmente rotto nel rapporto tra i due e da allora le frasi al vetriolo si moltiplicheranno.
Come se non bastasse, Franco Sensi perde quella che non è fuori luogo definire una vera e propria ‘battaglia’ per la presidenza della Lega Serie A contro Adriano Galliani e misteriosamente i giallorossi in campionato iniziano a subire torti arbitrali a ripetizione.
Addirittura, al termine della stagione, probabilmente per la prima volta nella storia, i designatori Bergamo e Pairetto ammettono candidamente che la Roma è stata danneggiata durante il campionato appena conclusosi e che in questa circostanza “torti e favori non si sono compensati”.
Storie strane.
La squadra, comunque, ci mette del suo nell’ambito del naufragio che porta la Roma ad allontanarsi ben presto dalla vetta della Serie A e dalla zona che porterebbe alla qualificazione per l’Europa che conta l’annata seguente: Batistuta ormai è soltanto la brutta fotocopia del ‘Re Leone’ che ha trascinato una città allo scudetto; Montella incappa in una stagione no ed appare spesso irriconoscibile; Delvecchio viene lasciato sempre più spesso in panchina da Capello, che evidentemente lo vede all’inizio del tramonto da calciatore e lo stesso discorso vale per quelli che erano un tempo il punto di forza della compagine di Capello, ovvero gli esterni Candela e Cafu.
Insomma, la rosa giallorossa, pur competitiva sulla carta, si rivela alla fine inadeguata per lottare per grandi traguardi. Le poche gioie vissute sono fornite ai tifosi dal solito capitan Totti e da Antonio Cassano, che dopo un anno di apprendistato nella capitale mostra una crescita notevole.
Si arriva così alla giornata numero 32, terz’ultima del campionato, con i giallorossi che sfidano il già retrocesso Torino in una gara che ha veramente poco o nulla da dire. L’occasione è però buona per vedere come si comporti in campo un giovanissimo proveniente dal settore giovanile di Trigoria, per il quale Fabio Capello letteralmente stravede, dal momento che lo ha già fatto esordire in Champions e in Serie A: si tratta di Daniele De Rossi.
Il centrocampista di Ostia viene scelto come titolare accanto a Tommasi ed Emerson in una formazione comunque ampiamente rimaneggiata. Capello manda in campo il seguente undici: Pelizzoli, Zebina, Samuel, Dellas, Candela, Tommasi, De Rossi, Emerson, Lima, Guigou, Cassano.
Il Torino risponde con: Sorrentino, Delli Carri, Fattori, Galante, Conticchio, De Ascentis, Vergassola, Donati, Castellini, Lucarelli, Ferrante.
Arbitra il signor Pieri.
La partita inizia e già dal principio viaggia sui classici ritmi lenti di fine stagione tra compagini che non hanno necessità di fare risultato. La Roma tiene in mano il pallino del gioco, mentre il Torino non rinuncia alle ripartenze in contropiede. Tra il 5′ e il 10′, i giallorosso vanno vicini al gol del vantaggio dapprima con Samuel (colpo di testa neutralizzato da Sorrentino), poi con Gianni Guigou (diagonale salvato a un passo dalla linea di porta dalla retroguardia granata).
Il più attivo nella formazione di Capello è colui che possiede più talento nei piedi in questo piovoso pomeriggio romano: Antonio Cassano. Il barese si mostra attivo su tutto il fronte offensivo ma anche assai impreciso: al 13′, l’attaccante manda fuori di nuca su bell’assist di Candela; al 16′, invece, imbeccato da Tommasi, Cassano calcia di piatto in modo quasi svogliato un buon pallone.
Poco dopo la mezz’ora, comunque, il numero 18 della Roma riesce a trovare la via del gol: ottimo spiovente di Lima dalla sinistra, Cassano interviene di testa, anticipando anche il compagno Emerson e porta in vantaggio i capitolini, effettuando poi una delle più classiche ‘cassanate’ beccandosi un’ammonizione per aver alzato al cielo la bandierina del corner in un match assolutamente inutile.
Sbloccato il risultato, prima del duplice fischio di Pieri, la Roma sfiora pure il raddoppio con Candela.
Nella ripresa, i giallorossi mostrano subito di voler chiudere i conti e, dopo un grande stacco al 48′ di Zebina da angolo, realizzano il 2-0 con il baby Daniele De Rossi, che sigla la sua prima rete nella massima serie mediante una bordata dalla distanza che lascia Sorrentino di sasso. Anche il presidente Sensi gioisce in tribuna e viene ripreso dalle telecamere mentre si alza e urla di gioia per il gran gol del ‘ragazzino’.
Al 61′, la Roma fa tris: Tommasi recupera un pallone a centrocampo e mette in mezzo, è Cassano il più lesto di tutti per la doppietta personale e il nono gol in campionato. Prima del 90′, c’è tempo solo per il gol della bandiera granata ad opera di Frezza e una bomba di Dellas direttamente da calcio di punizione.
Termina 3-1, una vittoria inutile ai fini della classifica ma fondamentale per un grande calciatore del futuro giallorosso. Recentemente, infatti, lo stesso De Rossi ha confessato quanto sia stata importante quella partita di maggio del 2003 con il presidente Sensi sugli spalti per dare il via alla sua carriera con una sola maglia: “Il mio primo gol in Serie A, a Roma-Torino, è stato qualcosa di importante, volevo lasciare il segno anche se ero giovane. Sapevo che sarei dovuto andare via in prestito a farmi le ossa, ma sicuramente quello era anche un modo per dire ai tifosi, all’allenatore e al presidente che io c’ero e che potevo restare in squadra. L’esultanza del presidente Sensi in quel caso fu emblematica, aveva visto “er regazzino”, come mi chiamava. In quel momento si sono accorti che potevo restare e da lì non mi sono mosso mai da Roma”.