INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – E venne il giorno.
In un pomeriggio di sole autunnale tipicamente capitolino, il 15 novembre del 1998, ore 15, si affrontano laRoma, reduce dal pari di Bologna contro l’ex Mazzone, e la Juventus di Marcello Lippi, Campione d’Italia in carica dopo una stagione colma di veleni a causa di un episodio che sarebbe poi passato alla storia: il rigore non dato nello scontro diretto contro l’Inter per fallo di Iuliano su Ronaldo.
I giallorossi sono terzi in classifica, a tre punti esatti dai rivali torinesi e a quattro dalla capolista Fiorentina: una vittoria della Roma vorrebbe dunque dire ‘aggancio’.
Non è questo, però, il leitmotiv del match.
L’estate da poco trascorsa ha lasciato in eredità soprattutto un elemento: l’intervista dell’Espresso a Zeman, in cui il tecnico boemo accusa che “il calcio deve uscire dalle farmacie”. Obiettivi più o meno dichiarati sono principalmente la Juventus e due suoi giocatori: Del Piero e Vialli.
Come se non bastasse lo storico odio (sportivo) tra le due società e tifoserie.
La Curva Sud ‘omaggia’ i rivali prima del match con un eloquente striscione, che recita: “Venticinque scudetti: ventidue rubati, tre da dopati”.
Mai come in quella giornata si ebbe la sensazione, anche (se non soprattutto) fra i media, di stare trattando non solo una partita di calcio ma molto di più: un confronto/scontro tra due modi diversi di intendere il calcio (forse la vita?), una epica lotta tra il Bene ed il Male.
La Roma scende in campo col classico 4-3-3 di stampo zemaniano. Il tecnico boemo può contare sull’undici titolare e schiera: Chimenti in porta; Candela, Aldair, Zago e Cafu in difesa; Di Francesco, Di Biagio e Tommasi in mezzo al campo; Totti, Delvecchio e Paulo Sergio davanti.
Risponde la Juventus di Lippi, che, squalificato, siede in tribuna (al suo posto in panchina Narciso Pezzotti), con un conservativo 4-4-1-1: Peruzzi, Ferrara, Montero, Tudor, Iuliano, Di Livio, Conte, Tacchinardi, Davids, Zidane, Inzaghi.
Anche a causa degli schieramenti e delle tattiche, diametralmente opposti, la gara ha una trama ben precisasin dal principio: i giallorossi attaccano a pieno organico e arrivano da Peruzzi letteralmente da tutte le parti. La Juventus è in bambola.
Sul finire del primo tempo, il meritato vantaggio della Roma: Totti batte rapidamente un calcio di punizione, cogliendo di sorpresa la barriera e l’intera difesa avversaria, e serve l’accorrente Paulo Sergio, che batte Peruzzi al volo. Esplode lo Stadio Olimpico. La terra trema.
Nella seconda frazione, la storia non cambia: la Juventus, continua a non giocare e Montero pensa bene di rifilare addirittura un pugno sul volto a Paulo Sergio. L’arbitro Braschi vede tutto e lo caccia dal campo.
Alla fine, il sigillo; e che sigillo.
Al termine di uno spettacolare scambio di passaggi, Candela batte Peruzzi da posizione quasi impossibile.
Delirio romanista. La festa, ora, può davvero avere inizio.