Amelia: “Spero un giorno di tornare a Trigoria, magari da tecnico”
Marco Amelia, ex portiere della Roma, ora allenatore della Lupa Roma, ha rilasciato un’intervista al sito tuttoseried.com. Queste un estratto delle sue dichiarazioni:
Che ricordi hai dell’anno dello scudetto con la Roma?
“Quando si vince i ricordi sono sempre belli, però non è stato facile. La stagione iniziò molto male perché uscimmo subito in Coppa Italia con l’Atalanta e io ero in panchina in entrambe le partite. I tifosi venivano già dallo scudetto vinto dalla Lazio pochi mesi prima e quella delusione li portò a contestarci pesantemente quando rientrammo da Bergamo. La società è stata brava a rimettere insieme i pezzi e ricostruire il rapporto col pubblico, Fabio Capello ha fatto un lavoro straordinario e il gruppo lo ha seguito. Quella Roma non era composta soltanto da campioni in campo ma anche da uomini incredibili, soprattutto chi ha giocato meno è stato fondamentale nella tenuta dello spogliatoio. L’unità di intenti è stata fondamentale soprattutto nei momenti difficili, quando la Juventus è tornata sotto e poteva giocare lo scontro diretto in casa. Quello scudetto è un ricordo tra i più belli, non solo per me ma anche per tutti i compagni di allora, non a caso anche chi ha poi vinto altrove, ne parla sempre in maniera speciale. Vincere a Roma ti dà delle sensazioni che sono esponenziali rispetto a quelle che puoi provare vincendo a Milano o Torino, sponda Juventus”.
Ti ha dato fastidio la cessione frettolosa della Roma e il fatto di non aver mai potuto esordire in giallorosso?
“Stavo talmente tanto bene a Livorno che non ho avuto una grande delusione da questo. L’ho presa come una possibilità per emergere, ho salutato la Roma con la speranza che fosse solo un arrivederci e negli anni ho sperato di poter tornare. In molte sessioni di mercato ho messo la Roma davanti a tutti nelle richieste, però non si è mai concretizzata una vera e propria trattativa. Forse solo una volta, con Pradè, ci fu una possibilità però i giallorossi erano in difficoltà economica e il mio cartellino era di proprietà di una squadra, quindi non potevo arrivare a costo zero. Alla fine non ho rimpianti, la mia carriera l’ho fatta e spero di tornare un giorno a Roma, magari come allenatore, perché sarebbe la chiusura di un cerchio”.
D’Agostino allenatore come te. Un giorno anche De Rossi in panchina?
“D’Agostino è sempre stato un grande ragionatore in campo, soprattutto quando si è spostato da trequartista a mediano davanti alla difesa. Anche De Rossi, quando smetterà, spero il più tardi possibile, diventerà sicuramente un allenatore importante perché in quel ruolo capisci come si muove tutta la squadra. Anche la carriera da giocatore conta, perché se la abbini ad un carattere di un certo tipo riesci ad importi in un certo modo”.