ALESSANDRO CAPONE – Ci sono serate che hai atteso, cercato, conquistato. Sono quelle serate dove ti senti sospeso fra il sogno e la realtà.
Mentre ti avvicini a quel luogo così carico di significati, mentre le luci che ne celebrano la bellezza si fanno sempre più forti e la tua passione si mescola a quella di chi è intorno a te, mentre a ogni passo lungo il ponte aumentano i battiti dalla tensione, mentre tutto il mondo corre… qui… ad un tratto… tutto sembra fermarsi…Le torce che accendono la sera, i fumogeni che riempiono l’aria e diradandosi mostrano facce tese che cercano di sciogliersi in qualche brindisi. I suoni, i rumori, i colori, ti senti come al centro del mondo, come se tutta un’attesa fosse concentrata in questo punto dell’universo. Non sarà così nella realtà, ma sicuramente è il tuo e di chiunque vedi intorno a te. La file all’ingresso che aumentano sempre più, così come i tuoi pensieri che si lasciano andare a momenti di euforia per poi rivivere nella mente le serate amare che gli anni ti hanno lasciato dentro. Ma il bello è questo, perché nonostante tutto, ogni volta, torni a crederci come fosse la prima. C’è sempre una gioia, un momento, un ricordo da conservare. Tutto questo non ha nulla a che fare con l’aspetto sportivo. Questo è sentimento e passione, emozione e appartenenza, è il punto in cui i sogni sono faccia a faccia con la realtà perché se ci credi, a volte, le due cose possono incontrarsi e mescolarsi.
Ed è in questo turbinio di pensieri che inizi a salire i gradini. Li guardi uno ad uno, quasi li conti come fosse un conto alla rovescia per una partenza e arrivato in cima, alzi gli occhi e capisci che si, veramente si parte e adesso tocca anche a te. Il manto verde circondato dai colori della tua città, uno sventolio incessante che smuove l’aria spazzando ogni timore e adesso i brividi ti vengono….Ora non è più il momento dei pensieri, ora è il momento di conquistare il sogno di giocarti una finale europea e tu devi fare la tua parte.
Prendi il tuo posto, guardi dall’altra parte. Gli inglesi sono tanti ma oggi capiranno cosa vuol dire sentirsi lontano casa. Fai un respiro, le squadre in campo per il riscaldamento e come ogni volta, si capisce che la tua passione, i tuoi colori, la tua città non sarà mai sola, mai. Poi cor core acceso e la bandieretta in mano la cornice diventa il quadro e si fa sempre più bello da lasciare incantati. IN BRITANNIA CUNCTI NOMEN ROMANORUM HORREBANT e oggi i britannici devono temerci sul serio. Mentre tanta gente comincia a soprirà e carica la voce dando il via alla spinta, un fischio secco fa cominciare a correre il pallone sul terreno di gioco. I decibel si alzano secondo dopo secondo e migliaia di cuori che battono all’unisono andando a creare uno spartito e un ritmo che in campo stavolta viene interpretato al meglio. Ora sei immerso nel trasporto, sei travolto dalla voglia di raggiungere l’obiettivo. E’ iniziata da poco ma cominci a pensare che veramente questa sarà la volta buona perché vedi la palla che vola verso il centro dell’area inglese. A metà coro un sospiro. E poi un colpo de testa da fa ‘ncantà… il pallone la rete va trovà…l’urlo di gioia collettiva. E in una bolgia di esultanza fra abbracci, braccia al cielo e polmoni che si svuotano d’aria e per un attimo ti ritrovi seduto con le mani sulla testa e ti chiedi se veramente sarà così…L’urlo della città riecheggia sotto un cielo di una notte piena di nuvole, squarciandole e portando il sereno dentro chiunque abbia il core grosso, mezzo giallo e mezzo rosso. Da questo momento tutti con le forze amplificate nello stadio si fa sentire la voce di Roma che si spinge verso Tirana. Il conto alla rovescia è lunghissimo. I minuti lenti ti portano a fine primo tempo dove rimani in silenzio concentrato con qualche sguardo e qualche sorriso teso scambiato con chi è insieme a te. Sei pronto per ricominciare. Il tempo sembra ancor più lento, i minuti interminabili e qualche sussulto ti fa trattenere il fiato che, terminato il recupero, quando parte il triplice fischio, puoi liberare nell’aria con un urlo di felicità che ti porta in finale. Non vorresti più andar via… perché in fondo… quelli come noi… una finale europea… se la sono meritata nel tempo. Per averci sempre creduto, per esserci sempre stati, per continuare a inseguire le emozioni. Non è nell’importanza della competizione che si trova l’importanza del sentimento. In una emozione che non conosce ragione ti perderai da ora al venticinque maggio come in delle montagne russe emotive. Ed è questo quello che volevi vivere, quello che hai meritato, quello che hai conquistato stagione dopo stagione, coro dopo coro, chilometro dopo chilometro. E adesso AVANTI ROMANISTI… PRENDIAMOCI LA COPPA E PORTIAMOCELA A CASA…