5 Lug 2019In Breaking News5 Minuti

Da “Aquì se gana” a “Bisogna essere realisti, siamo all’anno zero”. Petrachi ‘cancella’ Monchi

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Era il 3 maggio del 2017 quando Ramón Rodríguez Verdejo, noto a tutti semplicemente come Monchi, si presentava alla stampa come nuovo direttore sportivo giallorosso. Le aspettative erano alte, anzi altissime: il dirigente spagnolo portava in dote una valanga di trofei vinti con il ‘suo’ Siviglia, storicamente non certo una delle regine di Spagna, tanto economicamente quanto sportivamente.

Erano giorni caldi nella Capitale: poche settimane dopo, al termine dell’ultima gara di campionato contro il Genoa, Francesco Totti avrebbe salutato lo Stadio Olimpico, divenuto per l’occasione una valle di lacrime, ma ufficialmente ancora non il calcio giocato e toccò proprio a Monchi all’interno della sala stampa di Trigoria mettere nero su bianco agli occhi del popolo romanista che per l’ex capitano la storia in giallorosso con gli scarpini ai piedi era davvero giunta al termine.

Inoltre, era ancora da chiarire la posizione del tecnico Luciano Spalletti. Il mister di Certaldo, infatti, con il contratto in scadenza il 30 giugno seguente, aveva sempre rimandato “a fine stagione” il discorso su una sua possibile permanenza a Trigoria: in realtà, anche i sassi erano a conoscenza del fatto che l’ex Zenit, soprattutto dopo l’ultima annata colma di veleni in merito al rapporto con Francesco Totti, non aveva la minima intenzione di proseguire il proprio rapporto con la Roma ed era già pronto per raggiungere un altro ex giallorosso, Walter Sabatini, all’Inter del gruppo Suning.

In un panorama tanto frastagliato, Monchi tentò di ‘scaldare’ l’ambiente con qualche frase a effetto. La più importante riguardò il tema delle cessioni, in sede di calciomercato il vero tallone d’Achille degli ultimi anni giallorossi. L’ex Siviglia affermò che “la Roma non ha un cartello su cui è scritto che qui si vende, ha un cartello in cui c‘è scritto che qui si vince”.

Già, la vittoria. L’aspetto che, oltre ai contrasti profondi nati con il presidente James Pallotta, costò il posto al predecessore di Monchi, ovvero Walter Sabatini. Tante plusvalenze, vitali per il malandato bilancio societario, ma zero trofei.

Dopo sei anni di gestione a stelle e strisce, Pallotta pensò bene di puntare su colui che sulla carta era ritenuto il miglior ds in circolazione: molti successi portati in Andalusia e altrettante plusvalenze generate da cessioni di calciatori acquistati a poco prezzo e poi diventati campioni. Il mix perfetto per un club come la Roma non guidato da sceicchi.

I proclami, tuttavia, lasciarono presto spazio alle polemiche.

Se parli di nuovo corso e in poche settimane cedi calciatori come Rudiger, Salah e Paredes, ovviamente non si può che partire con il piede sbagliato.

Nella conferenza stampa di presentazione, inoltre, Monchi confessò che “il problema maggiore nel nostro lavoro non è vendere, ma comprare male“: a posteriori, una sorta di profetica e beffarda ammissione di colpa.

Come è finita lo sappiamo tutti, con lo spagnolo che dopo neppure due anni di Roma riapre la sua valigia e acquista un biglietto di ritorno verso Siviglia. Inizia così l’interregno di Ricky Massara.

Si tratta, comunque, soltanto di una soluzione tampone. Al termine di settimane contraddistinte da uno stucchevole tira e molla con il Torino del presidente Cairo, infatti, i giallorossi ufficializzano come nuovo direttore sportivo Gianluca Petrachi.

L’ex centrocampista, tra le tante, del Perugia si presenta quindi davanti ai microfoni della sala stampa di Trigoria e la discontinuità con il suo predecessore spagnolo appare lampante.

Zero proclami e tanta sincerità.

Se Monchi affermò che “la Roma è un club con un margine di crescita grande, qui la base esiste: non ricominceremo da zero. Credo ci siano enormi possibilità di crescita, per entusiasmarci e per sognare”, Petrachi ha invece sentenziato che “bisogna essere realisti, fa parte del mio carattere. Oggi la Roma è all’anno zero, deve ripartire con dei valori e dei principi”.

Meglio una dura verità che una bella bugia.

In bocca al lupo, direttore.