Daniele De Rossi ha parlato in una intervista durante la sesta edizione dello Sport Industry Talk, organizzato dalla RCS Academy al Maxxi di Roma: “Proseguire tutta la carriera in una squadra ha un sapore particolare, poi le tentazioni ci sono. Ogni tanto ci pensi e dici “vado a fare un giro da un’altra parte”. Ma alla fine rimani per quel sentimento forte. Non è solo la vittoria a renderci felici, ma di sicuro ci rende credibili e belli alla gente. Il giocatore più affascinante con cui ho giocato? È Francesco, ci ho giocato tanti anni insieme ed era affascinante anche per i suoi compagni. Oltre a essere il più forte aveva questa luce, questo carisma silenzioso. Lui parlava coi gesti, c’era sempre quando eri in difficoltà. L’ho vissuto da tifoso e da compagno. Le doti che servono per allenare una squadra? L’altruismo, Io era da calciatore e lo è anche da allenatore. Alla Spal ero visto come un oggetto non identificato, mi vedevano come ex giocatore e serviva la chiave giusta per essere credibile e dirgli che erano più importanti di me. Nella Roma sono entrato da bandiera, per molti ero un amico e anche lì bisognava essere vicino a loro ma non dargli troppo spazio. Bisogna saper gestire e accompagnare gli umori sia dello staff che della squadra. La parte mentale di gestione è importante, poi ovviamente ci vuole la calcistica ma la gestione del gruppo ề fondamentali”.