Di Francesco: “Zaniolo va mantenuto con i piedi per terra”
Eusebio Di Francesco, tecnico della Roma, ha partecipato alla VI Edizione del Corso per Team Manager, una delle iniziative di formazione della Luiss. In occasione dell’inaugurazione del Corso da Team Manager, oltre all’allenatore abruzzese, era presente anche il team manager giallorosso, Morgan De Sanctis.
Risponde De Sanctis. Come avresti gestito Totti nel momento del suo addio?
“Il ruolo di team manager non mi permette di dare giudizi che non siano gli stessi della società. Quello che posso fare è dare il mio giudizio ai dirigenti prima che una decisione venga presa. Per fortuna stavo a Montecarlo in quel momento. Ho un rapporto meraviglioso sia con lui che con Spalletti. Essere stato fuori era un bene. Il Team Manager che c’era si è tenuto a distanza da questa situazione“.
Per Di Francesco. Darete la maglia numero 10 a Zaniolo?
“Non me ne frega nulla. Bisogna mantenerlo con i piedi per terra. Non si smette mai di lavorare. Non valuto in base a quello, è riduttivo“.
Per De Sanctis. Come si gestisce la crescita di Zaniolo?
“Al team manager arrivano informazioni. Capisce come cambia lui e come cambiano i componenti della squadra. Poi si fanno valutazioni, le fanno l’allenatore e la società. Vorrei parlare dei social. Quando scrivete qualcosa tracciate la vostra storia, quando andrete avanti qualcuno la guarderà. Sulla maglia da dare a Zaniolo non se n’è mai parlato. Però sono usciti dei post di 4-5 anni, quando lui aveva 14 anni, e questo deve farvi capire quanto è importante”.
Parla nuovamente Di Francesco:
“Vi faccio una predica. In questo posto a volte si esagera con i giudizi, bisogna dare tempo e non smettere di impegnarsi” .
Per De Sanctis. Il team manager ha influenza nelle scelte di mercato?
“Il team manager raccoglie informazioni. Per la mia sensibilità di ex calciatore so cosa vuol dire per qualcuno approcciarsi al mercato e lo sa anche il mister. Quando un calciatore dice qualcosa tu le senti e le comunichi, ballando su un equilibrio particolare. A volte da calciatore mi dicevano che ero un uomo società e mi arrabbiavo, ma da un certo punto di vista mi rendeva orgoglioso. Non si deve perdere la fiducia dei giocatori sennò nello spogliatoio non ci puoi più stare. Un esempio: ho legato molto con De Rossi, per questioni anagrafiche non è che frequenti tutti fuori dallo spogliatoio. Prima uscivamo io e lui, adesso ci siamo imposti di non vederci più tanto perché avendo ruoli diversi non è adeguato. Monchi mi ha detto subito ‘Ricorda che non sei più calciatore’.
Per De Sanctis. Come avete gestito la situazione legata a Kolarov?
“Essendo un professionista di livello e di età avanzata, c’è stato un confronto con il team manager. Poi si è confrontato con allenatore, con ds e compagni. Il confronto più importante è con De Rossi e Totti. Alla Roma ti spiegano come comportarti per avere meno pressioni possibili. Per questo è importante conoscere la storia del club. Io non mi sarei mai permesso di dire qualcosa a Kolarov di mia volontà. Lui è venuto per sfogarsi, è stato un momento delicato“.
Per De Sanctis. Com’era Gigi Riva in Nazionale?
“Era come un confessionale, era un riferimento per tutti. Questo ruolo nella Roma piano piano lo sta prendendo Totti. Ha rappresentato la Roma da giocatore nel miglior modo possibile e ora continua a mettere a disposizione la sua esperienza. Totti sta iniziando un percorso nella Roma. Se hai fatto il calciatore ad alto livello fino ad una certa età vuol dire che ti ci sei dedicato tanto e non hai preparato altro. Lui ha il vantaggio di essere romanista dentro“.
Per Di Francesco. Come gestite le pressioni?
“Ho la fortuna di avere ottimi addetti stampa che mi fanno capire le situazioni. Ho la forza di ascoltare e non leggere. Anche perché magari oggi senti una cosa e domani un’altra. C’è un grande errore: le mie responsabilità erano enormi anche a Sassuolo, cambiano solo i contesti. Anche lottare per salvezza è una responsabilità. Sì ingigantisce solo quello che c’è intorno a noi. A Sassuolo c’erano numeri diversi, magari qui piaccio e non piaccio a molte più persone, ma il lavoro è sempre quello”.
Interviene Eusebio Di Francesco:
“L’attenzione di un team manager è nella settimana. È determinante che si prepari ogni situazione. Infatti sto rompiscatole di Morgan mi manda messaggi anche a mezzanotte e mezza e spesso faccio finta di non rispondere (ride, ndr). Ieri abbiamo avuto una discussione tattica con Morgan, ma abbiamo sdrammatizzato. La capacità del team manager è quella di portare il sorriso, anche al proprio allenatore. Lui si è preso responsabilità che erano spesso mie ed anche io l’ho fatto con lui“.
Questo, invece, l’intervento di Morgan De Sanctis:
“Monchi l’avevo conosciuto a Siviglia come giocatore, mi telefonò dopo Roma-Genoa, il giorno dell’addio di Totti,credevo volesse farmi tornare a Roma come calciatore e invece mi propose un ruolo capace di rappresentarlo quando lui era assente a Roma: il ruolo di team manager. Non ho avuto un attimo di esitazione, anche perché volevo tornare alla Roma e rimanere nel mondo del calcio. Ho tre referenti in squadra: allenatore, amministratore delegato e direttore sportivo. Io mi trovo nel mezzo. La Roma è una società strutturata in maniera importante. Ho a che fare con tutto l’ufficio stampa, il marketing, chi si occupa del magazzino e della manutenzione Trigoria, Roma Cares, Roma Club ecc. Ci sono dei rischi: non bisogna perdere la credibilità e la fiducia da parte di tutti. Il team manager deve essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire.Quando ho cominciato questo lavoro ho cambiato stile di abbigliamento per fare capire ai miei compagni che non ero più uno di loro, ma un rappresentante della società a loro disposizione. È importante nello spogliatoio sapere cosa dire, a chi dirlo, come dirlo e quando dirlo. Bisogna conoscere la storia del club e condividere valori e obiettivi alla squadra. Nella Roma i calciatori appena arrivano firmano un regolamento interno. Abbiamo deciso che tutte le multe che i calciatori e staff subiscono vanno a finire nel fondo Roma Cares“.
A chiudere l’evento pensa Guglielmo Stendardo:
“Lo sport è la mia vita quotidiana. Grazie alla LUISS che mi permette di continuare a fare parte di questo mondo. L’obiettivo è di creare figure professionali qualificate nel mondo dello sport. Anche Di Francesco è partito come team manager e oggi sta facendo una grande carriera. De Sanctis è il vero collante tra squadra e società. Ha le caratteristiche perfette per il ruolo di team manager. Di Francesco al Perugia faceva la formazione al posto di Colantuono, era un allenatore in campo”.