Dzeko: “La Roma è cresciuta molto e ogni anno diventa più grande”
Edin Dzeko, attaccante e capitano della Roma, ha rilasciato una lunga intervista per The Athletic in cui ha parlato della sua avventura in giallorosso e dei gol più belli messi a segno: “Non dormo mai dopo le partite, anche dopo una grande vittoria per la testa ho tanti pensieri. Dopo ogni partita, vinta o persa, ho le basi per fare un’analisi. Penso alle volte in cui avrei dovuto segnare e non l’ho fatto o a qualche passaggio importante che ho mancato”.
Il feeling con Nainggolan e Salah
“È stato facile giocare con Radja e con Momo perchè trovano vie di passaggio uniche, mi aprivano bene gli spazi ed io per loro. Salah era molto veloce e Radja giocava da numero 10 in quella stagione. Ci intendevamo a meraviglia gli uni con gli altri. Capirsi con loro però non è una cosa nata dal primo giorno in cui abbiamo calcato il prato insieme. La pratica e l’allenamento hanno permesso di costruire la nostra intesa. Eravamo in continui confronto prima durante e dopo le partite, sui nostri movimenti e su come ci piaceva giocare”.
Sul suo stile di gioco
“Di solito si pensa che il centravanti attenda solo la palla al centro dell’area. Mi piace muovermi, avere il pallone e toccarlo molte volte, penso a dove si trova il difensore avversario e quale sia la migliore via di passaggio da creare per i miei compagni e che pallone gli posso dare. Io non sono il classico numero 9 che aspetta un cross o qualcosa del genere e basta”.
Sul piede debole
“È difficile nascere calcisticamente ambidestri. Non credo di avere un piede più debole dell’altro, ci ho lavorato tanto in allenamento si da giovane. A fine di questi ci esercitavamo sui tiri in porta e io insistevo a provare di sinistro. Tutti mi chiedevano perché lo facessi, io rispondevo che avevo solo tanto da imparare”.
Sulla rimonta epica contro il Barcellona
“I miei amici mi chiesero biglietti prima dell’andata. Dopo il 4-1 in Catalogna nessuno credeva che avremmo potuto ribaltare il risultato. Quelli a cui avevo dato i biglietti sarebbero venuti comunque all’Olimpico, anche se data la difficoltà dell’impresa sulla carta non volevano più farlo”.
Sulla semifinale contro il Liverpool
“Concedere 5 gol volle dire regalargli il match di andata, fu molto difficile da mandare giù. Eravamo molto tesi e avvertivamo tanta pressione, e c’è da dire che iniziammo bene con una traversa di Kolarov.
Dopo il primo gol cambiò qualcosa, sembrammo quasi non pensare al ritorno, al fatto che avevamo due partite. Nonostante il 5-2 incassato i tifosi ci sostennero in maniera focosa e ci diedero ancora più forza per provare a fare meglio. Nel secondo tempo della partita di ritorno impedimmo agli avversari di oltrepassare la metà campo. Li pressammo in maniera asfissiante. Mi rimarrà come un qualcosa che avremmo potuto fare meglio”.
Sulla squadra del 2015
“Tanti buoni giocatori. Se ogni anno vendi un calciatore, perdi continuità. I giocatori nuovi hanno sempre bisogno di tempo per abituarsi al campionato e al club. Ma devo dire che la Roma è cresciuta molto negli ultimi 4 anni e ogni anno diventa più grande”.
Sulla fascia di capitano
“Sono l’unico calciatore rimasto rispetto a 5 anni fa e non penso di aver rubato nulla a nessuno, è il corso del tempo. Sono onorato ad indossare la fascia dopo due leggende, non solo della Roma ma anche d’Italia, come Totti e De Rossi. È una grande responsabilità per me, mi sento pronto”.
Sulle critiche
“Segni un gol e tutti ti amano. Poi non segni per 3-4 partite e quasi tutti ti odiano. Bisogna farci l’abitudine perchè questo è il calcio, le cose vanno così. Per i giovani è più difficile perchè avvertono maggiormente la pressione. Loro sono i miei bimbi, ho 14 anni in più di loro e fischiare me o fischiare un Kluivert è diverso, è molto più difficile per loro”.
Sulla sua forma
“I miei compagni ed i miei avversari mi dicono che ho 34 anni ma corro come uno di 22”.
Sui trofei
“È un peccato per un club come la Roma non aver vinto nulla in questi anni. Un club così merita di vincere trofei, ci manca solo quello, qui c’è tutto quello che puoi desiderare. Dobbiamo fare solamente questo ultimo passo: ogni coppa ti dà più fiducia nel fatto di poter raggiungere traguardi più alti”.