Finale Conference League, Mourinho: “In finale per vincere e scrivere la storia. Mkhitaryan è a disposizione”
Alla vigilia della finale di Conference League sono intervenuti in conferenza stampa il mister Mourinho ed i giocatori Pellegrini e Mancini:
PAROLE MOURINHO
È stato un lungo viaggio, iniziato il 19 agosto e in mezzo 9 mesi di un bellissimo percorso e 55 partite ufficiali. Arriva qui con quale consapevolezza?
“È vero, siamo arrivati alla fine del percorso di questa stagione con due finali da giocare in 4 giorni: la prima finale ci dava quello che meritavamo e quello che era il nostro obiettivo dal primo giorno, cioè giocare in Europa League e migliorare la classifica dello scorso anno. In quella finale non si poteva scrivere la storia, ma finire il lavoro di una stagione e raggiungere un obiettivo, ma senza scrivere la storia. Per la Roma finire in una posizione di qualificazione in Europa League è normale. Questa finale è storia, che è stata già scritta per arrivare qui e giocare una finale europea dopo tanti anni, ma quando arrivi in finale devi fare tutto il possibile per scrivere la vera storia, cioè vincere la finale”.
Lei aveva detto che doveva contenere l’euforia, come sta la squadra? E Mkhitaryan?
“Lo abbiamo fatto prima di Torino, era una partita difficile ed era importante il focus, sapere che giocare una finale ha un livello alto di tensione e non c’era bisogno di avere una doppia tensione: giocare coppa e qualificazione di Europa League. Abbiamo tolto questo, siamo qualificati. L’obiettivo è stato raggiunto, è stato il miglior modo di pensare solo a questa finale. Io e il mio staff da venerdì sera siamo insieme a Trigoria, non siamo mai usciti, ovviamente non potevo chiederlo ai giocatori. I giocatori stanno molto bene, con concentrazione, tensione giusta e gioia, perché serve anche la gioia. Stiamo bene. Mkhitaryan si è allenato oggi per la prima volta con la squadra, una sessione piccola senza significato del lavoro per la finale vista che era aperta alla stampa, non dico ‘fake’, ma basica. Per lui è importante per le sensazioni, mi fido della sua esperienza: alla fine dell’allenamento mi ha detto di sentirsi bene e a disposizione per giocare”.
Il suo carisma può fare la differenza?
“Penso di no, la gente svaria nell’analisi. L’unico motivo per cui esiste questo feeling pro Roma è perché abbiamo un giocatore albanese, è la cosa più logica. Se la Roma vince un albanese alza la coppa. Questo ha un significato. Ho giocato una Supercoppa europea Manchester United-Real Madrid in Macedonia del Nord, è stato bellissimo. Qui a Tirana è lo stesso, è un momento importante per loro e lo meritano come Paese. Lo stadio è molto bello, ma è un peccato per la capacità. Sono comunque contento di giocare qui. Mi sono dimenticato che hai fatto 3-4 domande insieme…Ah la differenza, penso di no: le finali sono le ultime partite della stagione e quando arrivi all’ultima partita il lavoro è fatto. Per noi che abbiamo giocato venerdì non c’è niente da fare in questi ultimi giorni, la leadership non si può mettere sul tavolo o produrre un effetto. Domani è il giorno dei giocatori, noi allenatori siamo fuori: cerchiamo ovviamente di aiutare, il lavoro è fatto e domani è solo l’ultima partita, che fortunatamente è una finale. Dico fortunatamente perché quando arrivi in finale devi giocare con l’atteggiamento giusto”.
Questo suo modo di essere serio è perché è una finale o ha qualche pensiero in più?
“È una finale. Fino a domani non c’è nient’altro nella mia testa, niente, solamente la finale. È il modo di essere, l’esperienza non aiuta. Pensavo che potesse aiutarmi, ma non aiuta. Il modo di essere e sentire è uguale alla mia prima finale. Se mi vedi serio magari è concentrazione, un mio modo per prepararmi. Penso solo a questo”.
Lei è scaramantico?
“No no non lo sono, a volte litigo con qualcuno che lo è”.
Quindi non la preoccupa che la gente a Roma veda la partita all’Olimpico?
“No, il sostegno e la passione dei tifosi può solo fare bene. Se la Roma ha perso la finale con gente davanti agli schermi, non è sicuramente colpa loro. Mi hanno chiesto con che maglia giochiamo domani, non voglio saperlo. È uguale. Non sono scaramantico”.
Come sta la sua caviglia? Il futuro di Kumbulla? Può diventare il tecnico con più coppe europee diverse vinte.
“Non sono scaramantico, è la verità (ride, ndr). Non mi piace parlare di ‘se’, vediamo. Marash mi ha fatto veramente male, di tutti i giocatori era l’ultimo a poterlo fare perché è il più pesante. Pensavo di andare alla partita con le infradito perché il piede non entrava nella scarpa. Ho indossato un 44 e io ho 42…. È un bravo ragazzo e un bravo giocatore, ha imparato tanto e il prossimo anno sarà con noi al 100%. Ha potenzialità per diventare ancora più bravo”.
La sua prima impressione del Paese? Le persone mi hanno detto di chiederle come uno Special One può vincere un match speciale?
“Hai parlato in inglese? Pensavo in albanese (dice ridendo e togliendosi le cuffie, ndr). La storia dello Special One è vecchia, quando sei maturo pensi di più alle persone e meno a te stesso. Per me è davvero una vecchia storia. Farò quello che fanno tutti gli allenatori: cercare di aiutare, non credo nei momenti magici. Il lavoro è fatto, è il momento della squadra, i giocatori, lo staff, tutti…è il nostro momento, non quello di un individuo. Non dobbiamo fare niente di speciale, dobbiamo essere noi stessi. L’Albania è uno dei paesi in cui non ho giocato, sono felice di essere venuto. Non ho visitato la città, sono felice dell’aeroporto. Quando abbiamo giocato contro il Vitesse siamo stati in aeroporto per due ore, non so perché, ma ci sono stati troppi controlli, come fossimo criminali e stessero cercando qualcosa. Il campo è buono, lo stadio è bellissimo ma non può contenere 50-60mila persone. Sono felice di essere qui e di giocare questa finale albanese, se si può definire così”.
È sorpreso di Zaleswki? In futuro in che posizione lo vede?
“Non sono d’accordo quando dice che ha passato un brutto periodo: un anno fa giocava in Primavera contro gente della sua età e in questo momento gioca in prima squadra. Questi mesi sono stati importanti per la sua carriera. Sulla sua posizione, ad essere onesto, può giocare ovunque. La gente ha diverse opinioni: quando hai qualità hai possibilità di giocare, è un bravo ragazzo, un buono studente. Ha un buon futuro per noi e per la sua Nazionale”.
La Roma ha giocato due finali, il designatore Rocchi ha parlato oggi anche degli errori arbitrali. Comunque vada domani la finale, questa stagione è positiva per lei?
“Per me sì, è una stagione positiva”.
Ha dei dubbi di formazione? Ha fatto giocare Spinazzola anche titolare, ha concrete chance o è un premio?
“Non è un premio, è un giocatore disponibile per domani. 10 mesi fuori sono tanti, ha lavorato tanto per tornare, gli mancavano minuti e sensazioni, quello che ha avuto col Torino cioè 75 minuti in campo che sono diversi dai 6-7 minuti di Firenze. Le sensazioni di Torino sono state positive, domani è una possibilità per noi”.
PAROLE PELLEGRINI
Cosa ha di più la Roma?
“Penso sia una finale, sarà una partita decisiva, non mi sento di dire che la Roma abbia qualcosa in più o che il Feyenoord abbia qualcosa in più. Mi sento di dire che faremo di tutto per vincere, ce la giocheremo con determinazione, cercando di coronare il percorso di crescita fatto con questa vittoria”.
Cosa dirai ai compagni domani?
“Credo che una finale sia diversa dalle altre partite, mi sento di dire realmente ai compagni un ‘grazie’. Al di là di come vada, e vogliamo che vada in un senso e ci proveremo, ci terrò a ringraziarli. È stato un anno bellissimo, in cui tutti ci siamo sempre sacrificati l’uno per l’altro, abbiamo sofferto e gioito insieme. Questo rende un gruppo e una squadra vera. L’ho detto da un paio di settimane che finalmente siamo una squadra vera, per me che sono il capitano quando si ha la sensazione di avere a che fare con una squadra vera è tutto più semplice”.
Un messaggio per i tifosi?
“I nostri tifosi sono stati incredibili, ci hanno sempre sostenuto. Quindi direi che siamo a fine stagione, sarà una partita importantissima per noi e per loro. Possiamo rassicurarli: domani la Roma cercherà di giocare con tutto quello che ha in corpo per vincere la partita”.
Oggi sono 14 anni che la Roma non alza un trofeo, avresti mai immaginato di vederti qui?
“14 anni fa ero con la mia famiglia, sono tutti tifosi della Roma. Non avrei mai pensato di essere qui, di poter giocare questa partita così importante per tifosi e società. Quest’anno abbiamo fatto un ottimo percorso, che ci ha fatto crescere sempre di più, ma a chi non piacerebbe portarsi qualcosa a casa. La partita va presa con gioia e serenità, siamo determinati e concentrati. Spero che possa diventare uno dei giorni più belli della mia vita”.
Il fatto di alzare la coppa da romano e romanista ti dà più responsabilità?
“Sì, sono responsabilità belle da prendersi. Se vuoi arrivare ad un certo punto in cui vincere diventa la normalità devi prenderti delle responsabilità. Sarei contentissimo di vincere, ma legare questa cosa solo a me perché sono il capitano e romanista è sbagliato, la squadra la fanno tutti i componenti. Quando dico che siamo migliorati e stiamo diventando una squadra vera mi riferisco a 360°. Se domani dovessimo vincere questo gruppo penserebbe a vincere subito altro”.
E’ la partita più importante della vostra carriera?
“Per me assolutamente sì, è la prima finale che ho la possibilità di giocare e in più la faccio con questa maglia addosso”.
PAROLE MANCINI
Le difficoltà da temere?
“Non bisogna temere niente in una finale. Abbiamo studiato il Feyenoord, dal centrocampo in su hanno qualità, come noi. Domani 50-50%, abbiamo preparata la partita in questi 5 giorni e sappiamo cosa dobbiamo fare. Siamo pronti ad affrontare punti deboli e forti”.
Continuerai a giocare come sai?
“Mi stai chiedendo se prendo il giallo? (ride, ndr) Chiaramente le finali si giocano su tanti aspetti, quello mentale per i difensori è il più importante. È importante vedere e capire quello che fanno gli avversari, bisogna essere sempre lucidi e nelle finale di più. Il mio modo di giocare è essere aggressivo e tenere gli avversari lontani dalla porta, ma con più concentrazione”.
Un messaggio per i tifosi?
Mancini: “Sono stati unici, una parte sarà qua domani e una parte all’Olimpico. L’unica cosa che possiamo fare è dare tutto in campo”.
Cosa ne pensate del Feyenoord più riposato? Avete parlato con Kumbulla dell’entusiasmo della città?
Mancini: “Le parole del mister sono vere, se fossimo stati quinti potevamo giocare le ultime 3 partite diversamente. Invece ci siamo complicati le cose da soli. Domani è una finale, possiamo giocare anche 300 minuti per la vittoria, non si deve far sentire la stanchezza, stiamo bene mentalmente e fisicamente. Marash ci ha raccontato subito dopo il Leicester, ci ha detto che qui tifano per la Roma e siamo felici”.
C’è stato un momento in cui si è accesa una scintilla?
“A dirti la verità da inizio stagione, il nostro obiettivo era la finale. Ovviamente è più facile a parole. Siamo partiti nel girone pensando fosse ‘la coppa dello scherzo’, poi abbiamo preso la batosta a Bodo. Poi a mano a mano affrontavamo ogni partita per raggiungere la finale. Ci manca l’ultima cosa per fare qualcosa di unico”.
E’ la partita pià importante della vostra carriera?
“Vale per me lo stesso, ho fatto la finale di Coppa Italia ma una finale europea è diverso quindi sì è la più importante”.
Abraham ti ha chiesto il favore personale di fermare Dessers?
“Non solo a me, tutta la squadra. L’ho studiato, è un buon attaccante, Abraham è più forte. Spero che Tammy alle 23.30 sia il capocannoniere di questa competizione”.