Lunga intervista al Corriere della Sera per Francesco Totti, incentrata soprattutto sulla fine del suo matrimonio con Ilary Blasi. L’ex capitano della Roma ha però parlato anche del suo addio, molto sofferto, al calcio: “Smettere non è facile. È un po’ come morire”.
Lei aveva più di quarant’anni. “Sì, ma giocavo in Serie A da quando ne avevo sedici. E certe cose ti mancano. L’adrenalina, la fatica. L’ho anche detto, nel discorso di addio allo stadio: “ho paura, statemi vicino”. E i romanisti non mi hanno mai lasciato solo”.
Lei in campo dava di sé un’immagine spavalda, quasi strafottente. «Mo je faccio er cucchiaio». “Perché sapevo, in quella semifinale dell’Europeo, che il portiere dell’Olanda si sarebbe buttato a destra o a sinistra, e se facevo il pallonetto avrei segnato. Ma quel che mi aspettava dopo il ritiro, io non lo sapevo. E comunque il rigore che ricordo con più soddisfazione è quello ai Mondiali con l’Australia”.
Fino all’addio al calcio. “E dopo lasciai anche la Roma, dove avevo cominciato a lavorare come dirigente. La rottura con la vecchia proprietà fu traumatica: come dover abbandonare la propria casa. Ero fragile, mi mancavano i riferimenti”.