Ginulfi: “Ci siamo fatti rimontare per fare la difesa alta. Con più attenzione, staremmo comodamente in Champions League”
Alberto Ginulfi, ex portiere della Roma, è stato intervistato dall’AS Roma Match Program. Queste le sue parole:
201 presenze in maglia giallorossa, già questa una bella soddisfazione…
“Sì, senza dubbio. Abbiamo vinto due Coppa Italia: una nel 1964, l’altra con il sottoscritto in porta,da titolare, nel 1969. Mi porto nei ricordi tante sfide ad ottimi livelli, l’esordio in casa contro il Vicenza. Tuttavia, ci ho messo tempo per diventare il titolare. Sono capitato nelle stagioni di Cudicini, poi di Panetti, ma ad un certo punto è stato il mio momento. La Roma mi ha cambiato la vita”.
Di lei, si ricorda anche un rigore parato a Pelè…
“La storia è nota, l’ho raccontata più volte e mi fa piacere. Era il 1972, all’Olimpico si giocò un’amichevole con il Santos. Intercettai quel rigore e a fine incontro Pelè mi fece i complimenti, regalandomi la maglia. Però ne ho giocate pure tante altre di partite, eh. Mica solo quella…”.
Tra queste, ricorda un Genoa-Roma 2-1 del 1973? Nell’occasione, Claudio Ranieri debuttò in maglia giallorossa, in gare ufficiali. Aveva 22 anni, l’attuale tecnico della Roma.
“Qualcosa mi è rimasto in mente. Perdemmo, il gol della loro vittoria lo realizzò Gigi Simoni, però Claudio fece una bella prestazione. Di personalità. Per noi segnò Domenghini, che restò un solo campionato e veniva dal Cagliari campione d’Italia con Riva. Ranieri era un ragazzo sveglio, faceva parte della squadra del campionato riserve, spesso si allenava con noi. Fino a quando Scopigno gli diede quella possibilità a Genova, a Marassi. E da lì iniziò il suo percorso calcistico, che poi si è sviluppato soprattutto lontano dalla Capitale”.
Che rapporto vi legava?
“Ci trovavamo spesso, anche fuori dal campo. Eravamo due romani. Io di San Lorenzo e lui di Testaccio. Quartieri non troppo distanti, dalla forte connotazione popolare. Qualche volta andai anche alla macelleria del padre a comprare la carne. Nel corso del tempo siamo restati in contatto. Lo rividi a Trigoria nel 2010, pochi giorni dopo che la squadra perse lo scudetto in casa con la Sampdoria”.
Di cosa avete parlato quella volta?
“Un po’ di tutto. Di calcio e di altre questioni generali. Abbiamo, naturalmente, ricordato i tempi passati. Poi, parlando di calcio, gli dissi di sistemare la difesa e di porre particolare attenzione a questa cosa”.
Un argomento anche oggi di attualità, per la Roma di adesso…
“Non mi ci faccia pensare. Quante gare abbiamo sprecato in questa stagione per tenere la linea difensiva alta? In casa con il Chievo Verona, a Cagliari abbiamo preso il 2-2 in superiorità numerica di due uomini, in contropiede. A Bergamo vincevamo 3-0, per poi farci rimontare di tre gol. Ai miei tempi erano impensabili cose del genere. Se andavi avanti di due o tre gol, era praticamente impossibile riprendere il risultato. Se solo avessimo fatto attenzione in queste partite, staremmo comodamente già in Champions League. Adesso, per conquistare un posto nella competizione europea, sarà necessario vincerle tutte e superare un’Atalanta in ottima forma”.
Da ex portiere, non le sarà sfuggito l’avvicendamento tra i pali: Olsen-Mirante.
“Claudio è l’allenatore e avrà avuto i suoi motivi per fare questa scelta. Lui ha il polso della situazione, lui sa i giocatori in che condizioni sono. Olsen non era in un momento di forma eccezionale, è entrato Mirante e ha fatto ottime prestazioni. In particolare a Milano, contro l’Inter”.
La rincorsa Champions inizia dall’impegno di domenica contro il Genoa.
“Sarà una partita spigolosa, bisognerà fare attenzione e non avere fretta. Soprattutto, sarà importante giocare con semplicità. Senza cercare troppo il fraseggio e di iniziare l’azione dal basso. Quanti gol abbiamo preso in questo modo? Glielo dico io, troppi. Ora conta il risultato, sono necessari i tre punti”.
È perfettamente sul pezzo, sembra che parli con le parole del suo amico Ranieri.
“Per me la Roma è sempre stata una cosa molto importante, per la mia vita e per la mia famiglia. Guardo ogni partita, non me ne perdo mai una. Mi dispiace solo una cosa…”.
Cosa?
“Non poterla più seguire allo stadio. Hanno chiuso troppe strade, ci sono diverse limitazioni per raggiungere l’Olimpico. Ho una certa età, non posso più camminare per tanti chilometri. È un peccato perché la società ha fatto anche la bella iniziativa per gli ex, che possono venire a vedere la partita gratis allo stadio. È per questo che spero facciano presto lo stadio nuovo”.
Anche su questo è preparato…
“Gliel’ho già detto, ho studiato bene la lezione… (ride, ndr). Scherzi a parte, per me è una cosa normale. È sempre stata così. Forza Roma sempre. Perché la Roma è una cosa seria”.