Premessa doverosa: chi vi scrive è stato uno di quelli che questa estate, a fine agosto per l’esattezza, ha esultato quando Dybala si è affacciato dalla finestra della sua casa all’Eur e ha detto: “Io in Arabia non vado, resto a Roma”.
Da quel giorno però sembra passata una vita sportiva. Ora la Roma è tredicesima in classifica, ha già cambiato tre allenatori e Dybala è riuscito a fare una sola grande partita in stagione: quella contro il Torino. Il resto è noto a tutti. Sono i soliti fastidietti muscolari, le solite alzate di mano per dire: “Io mister a questa non sono disponibile”.
Gianluca Grignani in uno dei suoi più grandi successi musicali che si intitolava “Il più fragile” sembra aver letto negli occhi Paulo Dybala. Il suo rendimento ora non basta più, perchè la Roma naviga in brutte acque e ha bisogno di stabilità, non può permettersi il lusso di un giocatore part-time. Ora anche tanti tifosi si stanno accorgendo di questo e stanno chiedendo più impegno e dedizione alla causa al fuoriclasse argentino. Tutto ribolle e ora l’amore non conosce riconoscenza o tempo da concedere. C’è da salvare la stagione e poi il futuro della Roma. Un futuro che ora vede Dybala messo in discussione anche dall’opinione pubblica e sono lontani i tempi del sinistro vincente all’incrocio dei pali contro il Feyenoord e del gol del vantaggio a Budapest quando siamo stati per qualche minuto i Vincitori della coppa Uefa. (Europa League per i più giovani).
Tutto sembra esser dimenticato perchè all’altare dell’immediatezza si sacrifica anche il ricordo. Non è più tempo per l’album delle fotografie. Dybala serve adesso. Se ci sei ancora batti un colpo, Paulo. E fallo presto.