Josè Mourinho: “Smalling non rientrerà a breve. Sanches non ci sarà. Pellegrini si”
Josè Mourinho, alla vigilia di Roma-Udinese in programma domani alle 18:00, ha parlato in conferenza stampa.
Fondamentale il ritorno di Pellegrini? “L’importante nella qualità del possesso palla collettivo. Dobbiamo stare attenti alle loro ripartenze perché hanno gente molto veloce. Se perdiamo palla in zona pericolosa siamo più aperti. La nostra squadra è migliorata in questo. Abbiamo più la palla rispetto a prima. Lorenzo è sempre un giocatore importante per noi ma io guardo all’Udinese con queste difficoltà di cui hai parlato. Il loro inizio di campionato è una sopressa perché hanno potenzialità. Se giochiamo bassi e gli regaliamo palla, ci fanno male. Sono forti su palla inattiva e hanno gente che tira come Samardzic e Walace. Non guardo la classifica per definire la difficoltà della partita che è difficile”.
Come è cambiata l’Udinese? ”Hanno perso giocatori importanti. Hanno gente con esperienza nel calcio, non è un problema per loro vendere giocatori come Beto e Becao. Hanno preso Kabasele che ha esperienza in Premier e trova terzini offensivi che hanno gamba. Sono molto intelligenti, sono gente con tanta esperienza nella gestione di un club di calcio. L’Udinese è sempre l’Udinese anche se gli piace fare soldi in estate”.
Gli infortunati hanno saltato complessivamente 52 partite. Come sta Smalling, si aspetta di più da lui? ”Hai questo numero e lo abbiamo anche noi. Questo numero di 52 partite è un numero che si concentra tanto du 2/3/4 giocatori massimo. Ci sono altri che non hanno saltato un’unica partita. Sono i giocatori con storia clinica pulita con infortuni occasionali come ad esempio Cristante, Mancini, Rui Patricio, Bove. Questo tipo di giocatori non è nel gruppo dei 52 del quale fanno parte fondamentalmente Smalling, Renato, Pellegrini, ogni tanto Dybala e Spinazzola. È quel gruppo lì e lo sappiamo. I giocatori sono professionisti e fanno di tutto per stare bene. Noi allenatori e staff lavoriamo tanto insieme. Qualche volta la gente pensa che l’allenamento sono 2 ore e mezza ma noi lavoriamo su tante variabili e pensiamo che stiamo facendo un ottimo lavoro. Nel caso di Smalling, l’infortunio c’è. Anche tra le persone normali c’è chi riesce a sopportare meglio il dolore. Smalling non è un ragazzo che sa giocare soffrendo, si tira un pochino indietro. Il suo infortunio è difficile. È una grande frustrazione per me perché è nella posizione in cui noi abbiamo più necessità. Dobbiamo avere pazienza e io non posso massacrarmi e non devo farlo con lui. Vediamo quando torna. Nell’ultima settimana non ha fatto neanche un minuto fuori l’infermeria. Non sa nemmeno se fa freddo fuori perché non ci va da tempo. È però la prima settimana in cui non c’è più il dolore. La prossima settimana speriamo che possa andare in campo ma non con me, con i preparatori. È in ritardo. Non mi aspetto Smalling nelle prossime 2 o 3 settimane. Non so se torna prima del 2024, speriamo”.
C’è empatia con i Friedkin o l’importante è averla con la squadra? “Con la squadra lavori ogni minuto, e come con la famiglia se non hai empatia con loro sei in difficoltà. Sono loro che mi sono più vicini. Questa è quella che io chiamo empatia funzionale: creare empatia lavorando. Con la proprietà è diverso perché io sono qui e la proprietà è là. Io sono pagato per non creare problemi alla proprietà, si devono fidare del mio lavoro. L’altro giorno mi hanno fatto la domanda quando avessi parlato l’ultima volta con loro. Se me lo chiedi oggi, l’ultima volta che ho parlato con loro è ieri ma non abbiamo parlato del contratto”.
È arrivato il momento che la squadra risponda alla presenza incondizionata dei tifosi? ”Non sono sicuro che abbiamo dato meno di quello che potevamo are ma sono d’accordo con te. Dobbiamo dare di più. Non mi stanco di parlare dei tifosi. Con questi tifosi devi dare sempre di più. Abbiamo avuto risultati negativi, qualche performance negativa ma mai mancanza di professionalità e di rispetto per la gente ma dobbiamo dare qualcosa di più. In casa di solito riusciamo a farlo anche in difficoltà e all’ultimo minuto. Fuori casa invece ci manca un po’ di mentalità che ho avuto sempre nella mia carriera che è godere dell’antagonismo di giocare fuori casa. Con qualche squadra mi piaceva più giocare in trasferta che in casa. Qualche gang di banditi godeva del giocare fuori casa. Noi come squadra non lo facciamo però, c’è gente alla quale piace il conforto di casa perché gli manca la mamma o la nonna che gli fa il dolce. Abbiamo un pochino questo problema qua. Ho avuto squadre che provocavano la gente fuori da dentro il pullman perché volevamo qualcosa, non c’era casino. Volevamo qualcosa per esaltarci di più. Ho avuto questo tipo di squadre. Dobbiamo migliorare perché fuori casa di solito possiamo fare ottime partite ma anche perdere contro lo Slavia, Ludogorets o Bodo. Anche in campionato abbiamo perso quando non dovevamo. Questa mentalità non dico che dobbiamo trovarla ma dobbiamo cambiare qualcosa. In casa sono 70mila che arrivano da casa, mentre quando vai fuori sono 1500 tifosi che hanno fatto una grande sforzo per esserci sia economicamente che altro. Dobbiamo dare di più”.
In estate sembrava che la Roma stesse provando un impianto di gioco diverso poi gli infortuni vi hanno condizionato.
“Hai sempre un progetto di squadra e poi fai fatica quando non c’è continuità ma fanno fatica anche i calciatori. Io dal punto di vista della pianificazione, loro perché si devono spostare di posizione come succede a Cristante. Se metti la qualità di Paredes e metti la qualità tecnica di Renato in progressione. Se sono insieme danno il massimo, se ce n’è uno solo fanno fatica. Contro la Lazio abbiamo avuto lo stesso possesso ma mancava il cambio di velocità. Siamo arrivati in zone pericolose, abbiamo messo più volte noi i piedi nella loro area ma ci è mancata l’esplosione. Abbiamo limitazioni. Renato non è infortunato ma in due settimane dove Pellegrini ha lavorato durissimo per arrivare alla fine in una condizionato quasi ottimale, Renato ha interrotto il processo con un piccolo problema che lo ha fatto allenare con la squadra solo ieri. Lui ha bisogno di continuità nel lavoro e non l’ha avuto. Lavora oggi, domani e lunedì che è il giorno libero per la squadra per arrivare bene a giovedì a domenica. Se mi chiedi se è infortunato ti dico di no, ma non gioca. non va nemmeno in panchina sennò pensate che sono scemo perché non lo faccio giocare. Potenzialmente è molto bravo e sarebbe importante per noi”.
Lei parla spesso di mancanza di protezione per la squadra. Vi confrontate su questo con la proprietà oppure è rimasto tutto come dopo Budapest.
“Ho tante qualità e molti difetti. Non so se questa è una qualità o un difetto ma di solito la gente che mi sta vicino sa tutto quello che penso. Non mi risparmio le parole. Non risparmio le critiche o i complimenti. Nel lavoro sono un libro aperto, tutti sanno cosa penso quando sono felice o meno”.