INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – C’è chi dice no. Era il 1987 quando Vasco Rossi proponeva in radio quello che sarebbe poi diventato uno dei suoi tanti grandi successi. A trentadue anni di distanza, in casa Roma, proprio in questi giorni c’è stato chi ha detto un ‘no’ importante: Lorenzo Pellegrini.
Il centrocampista cresciuto a Trigoria ha gentilmente rispedito al mittente la proposta pervenuta dall’Inter del duo Marotta-Conte, vistasi nel frattempo sorpassare proprio dai giallorossi nella corsa al talento del Cagliari Nicolò Barella. Un tentativo di ‘contro-sgarbo’ vero e proprio da parte del club milanese, tuttavia spento sul nascere dalla ferma volontà di Pellegrini di restare nella città e nella squadra che lo hanno formato.
Una scelta tutt’altro che ovvia visto il momento storico attraversato dalla Roma, ma soprattutto dai suoi tifosi, costretti a salutare dapprima Daniele De Rossi e poi Francesco Totti nel giro di poche settimane. Proprio l’ex numero dieci, durante la sua conferenza di addio presso il Salone d’Onore del CONI, ha designato come erede suo e di DDR nella dinastia di capitani romani e romanisti Lorenzo Pellegrini, dimenticando (volontariamente o meno, non è dato sapere) Alessandro Florenzi: un’investitura non certo da poco. Chissà che anche tale ‘responsabilità’ non abbia pesato nella scelta da parte dell’ex Sassuolo di chiudere le porte in faccia all’Inter senza neppure sedersi intorno a un tavolo con la società meneghina.
Di sicuro, il fatto che Pellegrini resti al centro del progetto giallorosso anche con l’arrivo del nuovo tecnico Paulo Fonseca ha contato e molto.
Tornato nella Capitale durante il mercato estivo del 2017, dopo il prestito biennale a Sassuolo, nel primo anno e mezzo con la Roma ‘dei grandi’, Lorenzo Pellegrini ha potuto contare sulla presenza in panchina di quell’Eusebio Di Francesco che lo aveva espressamente richiesto in nero-verde, risultando pertanto spesso fondamentale anche in giallorosso nello scacchiere tattico proposto dal mister pescarese.
Come accaduto per il resto della squadra con Difra al timone, le prestazioni di Pellegrini non sono state contraddistinte da una grossa continuità di rendimento, tuttavia, il centrocampista classe 1996 ha offerto diverse performance di buon livello, che ne hanno certificato la prosecuzione del suo processo di crescita.
Con l’avvento in panchina di Claudio Ranieri, anche a causa di un infortunio al bicipite femorale rimediato a inizio marzo, il minutaggio di Pellegrini è sceso sensibilmente rispetto a quanto avveniva con il ‘mentore’ Di Francesco.
Complice l’ormai arcinota strategia di player trading aggressivo da parte del club di Trigoria, le voci di un possibile addio estivo del ragazzo, stimato da più parti tanto in Italia quanto in Europa, non sembravano affatto ipotesi remota.
La scelta di Fonseca come allenatore, però, ha rimesso tutto in discussione.
L’ex Shakhtar Donetsk, infatti, predilige un centrocampo composto da un regista a fungere come perno centrale (il sogno del portoghese resta Fred, già avuto alle dipendenze in Ucraina prima del passaggio al Manchester United) e uomini di grande corsa; caratteristica, quest’ultima, che si sposa alla perfezione con il profilo dello stesso Pellegrini.
I margini di miglioramento del ragazzo sono ampi e la speranza è che Lorenzo Pellegrini, sotto la gestione Fonseca, possa definitivamente esplodere, magari riuscendo a proseguire con successo la dinastia dei capitani romani e romanisti.