La Roma e la sua gente. Un legame d’amore dalla Capitale a Budapest
Il legame tra la Roma ed i suoi tifosi è paragonabile ad una storia d’amore.
Perché non si parla di semplice tifo, ma di una passione che nasce dal cuore e si espande per tutto il corpo. Come l’aorta o le arterie sistemiche che pompano sangue ossigenato e ricco di sostanze nutritive dal cuore in tutti gli organi, così è per l’amore verso la Roma. Una squadra che per il tifoso è ossigeno giornaliero o sostanza nutritiva; un amore pari a quello che si prova per la propria compagna o compagno di vita o per i figli (con le dovute proporzioni). La Roma è quel sentimento che o lo hai o non lo puoi capire, a prescindere dall’essere nato all’interno del Raccordo o in una regione diversa. E’ un legame indissolubile, che tra alti e bassi o che sia nel bene o nel male ti porti dietro tutta la vita.
Un filo conduttore anche tra la gioia ed il dolore, perché come tutti i sentimenti ti condiziona le giornate. Se la Roma vince sei felice e vivi il giorno successivo con positività ed il sorriso, ma se perde allora non ti vuoi nemmeno alzare dal letto. Il giorno prima della partita è quell’ansia che ti assale, perché tu la ami a prescindere, ma fino al 90’ non sai se quell’amore sarà pura gioia o come una litigata.
Ed in questi giorni, i pochi giorni che ci separano dalla finale di Budapest, solo tu sai con che sbalzi d’umore stai vivendo le giornate. A lavoro o nei momenti di svago, il pensiero va sempre la; e vivi queste giornate come se fossi sulle montagne russe, toccando picchi di positività per poi in un secondo crollare nel disfattismo.
Ma nonostante questo tu sei sempre convinto del tuo amore e di questo legame.
Un legame che la Roma, sportivamente parlando, sta stringendo anche con questi appuntamenti importanti. Perché dal 2018 a oggi sono quattro le semifinali europee disputate (una in Champions League, due in Europa League ed una in Conference League), con due finali conquistate ed un trofeo già alzato al cielo di Tirana. Due finali, consecutive, con la seconda che si disputerà mercoledì sera. Due trofei in palio, uno già custodito gelosamente a Trigoria ed un altro da conquistarsi in campo. Un legame con i grandi appuntamenti a cui non eravamo abituati, ma “ci stiamo facendo la bocca”; ben consapevoli che potrebbe essere l’ultimo ma anche il giusto prosieguo di una nuova pagina della storia giallorossa. Mettendo in conto che al triplice fischio si potrebbe gioire come rammaricarsi. Sapendo che il Siviglia, l’avversario della finale, è un osso duro e di questa coppa detiene il record di successi.
Il Siviglia, squadra che sul campo è stata affrontata solo una volta e proprio in Europa League, sul campo neutro di Duisburg nel 2020. Quel Siviglia che, in un ottavo di finale inedito giocato in gara unica causa pandemia, ti ha battuto 2-0. Ma è lo stesso Siviglia che segna la fine dell’era Pallotta e l’inizio della “dinastia” Friedkin, perché proprio quel 6 agosto 2020 a poche ore dall’inizio della gara fu firmato l’accordo preliminare con il quale la proprietà giallorossa sarebbe passata di mano. Una data che sancisce l’inizio di un nuovo legame, dapprima con i Friedkin e successivamente con Mourinho e con una nuova mentalità. Ma senza tralasciare il legame più importante, ovvero quello della squadra con la sua gente e la sua città; con quella storia che sportivamente nasce nel 1927, ma che è legata a stretto giro con la storia di Roma.
La storia di un impero che nel 206 a.c., sotto la guida di Scipione l’Africano, sconfisse i cartaginesi proprio alle porte di Siviglia. Al tempo si chiamava Hispalis, legata all’insediamento romano di Italica ed in seguito promossa a colonia dell’impero romano, che ne fece una delle città più importanti della Spagna.
Un legame tra Roma e Siviglia che negli anni seguenti, tra avvento del cristianesimo ed invasione dei mori, si è affievolito; riproponendosi più avanti vari secoli dopo. Non vi erano più condottieri e legionari, ma giocatori o dirigenti; non si parlava di colonie ma di progetti. A volte si è commerciato come ai tempi di Hispalis, ma questa volta i trasferimenti riguardavano i giocatori. Perché tra Roma e Siviglia esiste anche un legame sportivo, in primis con la figura di Ramon Monchi, che è stato uno degli artefici dei successi andalusi e provò a fare lo stesso nella Capitale, ma senza riuscirvi per poi ritornare li dove tutto era cominciato (ovvero al Siviglia).
Ma tanti sono stati anche i giocatori che hanno vestito entrambe le maglie. Dai più noti Lamela, Fazio e Perotti passando per Keita, Kjaer e Julio Baptista. Senza dimenticare gli italiani Marco Andreolli e Morgan De Sanctis.
Un legame che al suo interno ha varie diramazioni, intrecci, ma che alla fine si ricongiunge sempre nello stesso punto. Perché la storia è il passato ma che a volte ritorna, gli intrecci di mercato o di vite passano alla storia (nel bene o nel male), le partite durano sempre 90’ ed il poi è un futuro tutto da scrivere e vivere.
Ma quello che rimane sempre, sia nel passato che nel futuro ma soprattutto oggi ed ancora di più mercoledì, è quel legame tra la gente e la Roma.
Tra il tifoso e la sua squadra del cuore.
Tra un innamorato ed il suo grande amore, che supera tutte le intemperie.
Perché nel bene o nel male è un legame che non si spezzerà mai.
a cura di Federico Falvo