18 Gen 2019In Breaking News9 Minuti

L’importanza dei leader giallorossi

INSIDEROMA.COM – MASSIMO DE CARIDI – La Roma ha bisogno dei suoi leader. Il girone d’andata è trascorso tra alti e bassi, qualche bella sorpresa come il giovane Nicolò Zaniolo che si è messo in luce e qualche altro calciatore che ha faticato ad ambientarsi o a ritrovarsi.

La campagna acquisti estiva di Monchi è stata all’insegna del ringiovanimento della rosa e questo nel breve periodo ha creato delle problematiche acuite dagli infortuni di giocatori cardine come Edin Dzeko, Daniele De Rossi e, qualche volta, anche di Kostas Manolas.

Questi 3, insieme ad Aleksander Kolarov, rappresentano l’asse portante della squadra ai quali si sono aggiunti Lorenzo Pellegrini, Cengiz Under, Steven Nzonzi e Bryan Cristante ma la prima parte di stagione non è stata tutta rose e fiori neanche per loro.

L’ex Sassuolo ha faticato molto a trovare la collocazione che ne valorizzasse le capacità: il ruolo di interno nel centrocampo a 3 gli stava un pò stretto e la svolta è arrivata con l’infortunio di Javier Pastore e con il cambio di modulo, quando ha potuto esprimersi da trequartista dietro il centravanti. A quel punto, ha preso sicurezza e ha sentito la squadra più a sua immagine.

Percorso simile per l’ex Atalanta, anche se appunto veniva da una realtà diversa e dove era incastonato in un orologio ben oliato da mister Gasperini. Il suo ruolo di trequartista dietro il Papu Gomez e Petagna è stato abbandonato al suo arrivo nella Capitale, anche lui spostato nel ruolo di interno di centrocampo nel 4-3-3 di Di Francesco ed anche lui in evidenti difficoltà. Tutto è cambiato quando si è fatto male De Rossi ed il mister ha dovuto fare di necessità virtù inserendolo nei 2 della mediana nel nuovo modulo e promuovendolo a regista della squadra. Questa nuova collocazione tattica ha fatto sentire Cristante al centro del gioco e la sua leadership è cresciuta all’interno del gruppo.

Per quanto riguarda l’esterno turco, l’allenatore abruzzese ha sempre avuto piena fiducia nelle sue capacità. Under ha alternato prestazioni di livello (pure all’interno dello stesso match) ad altre più opache ma è comunque quasi sempre partito dal primo minuto. Di Francesco lo considera uno dei pochi in grado di saltare l’uomo, tirare da fuori area e servire assist interessanti per le prime punte.

Discorso un pò diverso per il centrocampista francese che veniva dal Siviglia. Nzonzi è il classico frangiflutti davanti alla difesa ed è stato preso come vice-De Rossi ed in quella posizione dà il meglio di sé, in aiuto ai difensori e nello spezzare la manovra altrui. Nel centrocampo a 2 c’è bisogno di gente un pò più dinamica e che sappia far ripartire l’azione e, pur avendo dei piedi buoni, non è nelle sue corde. L’altezza non lo facilita quando la squadra deve recuperare palla a campo aperto e spesso è in ritardo.

Florenzi da terzino non rende quanto potrebbe se spostato più avanti ma né Santon né tantomeno Karsdorp stanno dando le garanzie sufficienti per spostare con continuità il vicecapitano in altra posizione.

In difesa, il solo Manolas è una garanzia assoluta, con Marcano che sta provando a non rivelarsi il nuovo Moreno, Fazio che sembra l’ombra del giocatore dei precedenti campionati e Juan Jesus, che infortunio a parte, ogni volta che è stato schierato ha sempre fatto il suo (unica macchia: la rete di De Paul ad Udine). A sinistra, Luca Pellegrini ha avuto qualche chance ma non l’ha sfruttata nel migliore dei mondi, in particolare contro la SPAL, dove ha causato il fallo da rigore su Lazzari e da lì in poi ha fatto tanta panchina e subito qualche guaio fisico.

La sola certezza sulle fasce è Kolarov, che a novembre compirà 34 anni ed è stato definito dal ds giallorosso “il mio migliore acquisto alla Roma”.  Il serbo è un leader nato anche se recentemente ha spiegato di non sentircisi ma quando parla lui, si vede che i compagni gli danno retta.

Stesso discorso vale per Edin Dzeko, mancato per 2 mesi e si è sentita la sua assenza sia per le prestazioni non all’altezza di Schick che per lo spessore del calciatore nello spogliatoio ed all’interno delle gare. Il suo score stagionale in campionato è di sole 2 reti (5 però in Champions) ma la sua partecipazione alla manovra è utile anche quando non segna perché attira su di sé gli avversari, fornisce assist e permette ai compagni di liberarsi per il tiro.

Altro giocatore determinante nello scacchiere di Di Francesco è Kostas Manolas, ormai considerato un capitano aggiunto dalla tifoseria. La foto che lo ritrae come l’unico calciatore romanista sotto la curva nella deludente sfida di Plzen persa 2-1 ha fatto breccia nel cuore della gente ed è sempre uno degli ultimi a mollare. In più è l’uomo del gol-partita contro il Barcellona nella splendida gara dei quarti di finale della passata Champions League e questo anche ha contributo a cementare il rapporto con i supporters romanisti.

Dulcis in fundo: Daniele De Rossi. Il problema alla cartilagine del ginocchio lo sta tenendo fuori dai campi di gioco da ottobre e nelle partite in bilico avrebbe fatto tremendamente comodo. Una su tutte: la sfida a Cagliari contro i sardi. Con il numero 16 in campo difficilmente gli ultimi minuti sarebbero stati gestiti così male dai giallorossi, ha i tempi di gioco ma sa anche quando far rallentare o accelerare il passo alla squadra, ne ha perfettamente in mano il controllo, magari sbaglierà qualche lancio ma quello non fa parte del suo repertorio ed era più congeniale ad un giocatore come Pirlo. De Rossi è un leader anche quando va ad abbracciare il compagno in difficoltà. Fotografia segnante quella in cui abbraccia Olsen dopo la vittoria a Torino coi granata all’esordio del portiere svedese, che spiegherà in seguito che quel gesto fu molto apprezzato e lo stesso fece prima con Doni, poi con Szczesny e con Alisson. Il ruolo del portiere è delicato e a Roma ancor di più e se una figura così carismatica ti dimostra la sua stima, ti rafforza nello spirito e nella voglia di contribuire al meglio per la causa. Altro momento importante in questi ultimi anni è quando lo stesso De Rossi andò ad abbracciare Dzeko al primo campionato italiano, quando l’ex City veniva criticato aspramente e il biondo centrocampista disse apertamente frasi irriguardose verso chi criticava il compagno.

Ecco, questi sono i giocatori che servono nel girone di ritorno, perché partiti Nainggolan, Alisson e Strootman, la Roma ha bisogno dei suoi elementi carismatici per dare una svolta a quest’annata.