Monchi e il suo piano strategico: ridimensionarsi oggi per essere vincenti domani
EDITORIALE – GABRIELE NOBILE – Esprimere un giudizio quando la Roma ha appena giocato la prima partita del girone di ritorno, può sembrare azzardato, specialmente quando i giallorossi sono in piena corsa per quelli che erano i 3 obbiettivi di inizio stagione: il piazzamento tra le prime 4 in Champions League, una partecipazione dignitosa nella stessa coppa dalle grandi orecchie e cercare di portarsi a casa il primo trofeo dell’era americana, cercando di vincere la Coppa Italia. In linea teorica la critica e di conseguenza la tifoseria potrebbero ritenersi soddisfatti, anche se la squadra guidata in panchina da Eusebio Di Francesco, solamente da fine novembre ha iniziato un percorso diverso e più virtuoso dopo un inizio disastroso. Il punto centrale dell’analisi è però un altro, cercare di capire se, con la partenza di questa stagione, è in atto un ridimensionamento.
Il metodo Monchi è sicuramente diverso da quello utilizzato nei suoi 5 anni romani dal vecchio DS Walter Sabatini. Parliamo sempre di un sistema di autofinanziamento che fa del “player trading” lo strumento principale per arrivare a dama all’interno del FFP e rispettare rigorosamente i bilanci. Sabatini vendeva meno (massimo un campione per ogni stagione) comprando giocatori pronti a loro volta ad essere rivenduti. Monchi è più compulsivo in alcune fasi di acquisto, ma molto deciso quando si tratta di vendere. Allo stato attuale, il turco Under e Zaniolo sono i due giocatori centrati dal DS ex Siviglia, con altri giocatori in cerca di una consacrazione rapida: di grandi speranze, ma da plasmare con il tempo, grazie anche alle sapienti mani del trainer Di Francesco.
Per comprendere questa metodologia di Monchi, bisognerà aspettare la fine di questo campionato, quando per la prima volta anche noi potremmo capire se le scelte in sede di calciomercato operate dal DS spagnolo saranno quelle giuste, non solo sotto l’aspetto tecnico, ma anche finanziario. Infatti, tranne Manolas, sarà il primo mercato nel quale Monchi potrà vendere (tanto la Roma sicuramente venderà) giocatori da lui scelti. Nelle precedenti sessioni di mercato i giocatori che la Roma ha immesso nel circuito di vendita erano infatti frutto del lavoro effettuato da Sabatini (sempre con l’avallo della società). Rudiger, Salah, Paredes, Emerson Palmieri, Alisson, Nainggolan e Strootman, solo per citare i top.
In attesa della futura sessione di mercato estiva, possiamo sicuramente fare un bilancio su quelle che erano e sono gli obbiettivi della società ed alcuni risvolti pratici. Un dato certo è che la Roma di Monchi è meno competitiva di quella precedente, che fu plasmata dal DS umbro. Al di là di una meritatissima semifinale di Champions, la differenza tra quella e questa Roma è la distanza, in termini di punti, dalla capolista Juventus. Con Sabatini (levati i primi due anni, quando i giallorossi arrivarono rispettivamente al 7° e 6° posto) la Roma, almeno in alcuni frangenti della stagione, ha sempre dato l’impressione di giocarsela con i bianconeri. Questo testa a testa ha generato tre secondi posti ed un terzo, nell’ultimo anno di Spalletti. Lo scorso anno la Roma arrivò terza, ma senza mai giocarsela fino in fondo, non solo con la Juve scudettata, ma neanche con il Napoli. La sensazione è che si sia abbassata l’asticella e quindi, di conseguenza, sono scese le ambizioni del club. La Roma attuale non ci ha dato mai modo neanche di sognare: il livello competitivo del team giallorosso si è stabilizzato, posizionandosi fuori da quella che è l’elite (vedi Juve e Napoli e attualmente l’Inter) dei top club italiani, affiancandosi molto di più a quelli medio-alti (Milan, Lazio etc.)
L’analisi non potrebbe essere completa se non si sottolineasse il fatto che Monchi potrebbe aver scelto la via più complessa, ovvero di creare una base di giovani giocatori fortissimi, svecchiando la rosa per cercare di costruire l’impalcatura di un team vincente in un tempo ragionevolmente non troppo lungo. Un progetto a medio termine che saremo in grado svelare solamente all’inizio del calciomercato estivo. Se alcuni di questi profili dovessero essere ceduti, vorrà dire che la Roma si ritroverà di nuovo in una fase di start-up calcistica con tutte le conseguenze del caso, prima fra tutte il fatto di non aver colmato il gap con i principali competitor.