8 Lug 2019In Breaking News12 Minuti

Pau Lopez ‘y sus compañeros’, l’ex Betis è l’undicesimo spagnolo nella storia della Roma

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Il portiere iberico Pau Lopez è sbarcato nella Capitale e si appresta ad iniziare la propria avventura in giallorosso dopo che il neo ds Gianluca Petrachi, su segnalazione diretta di mister Fonseca, ha convinto il Betis Siviglia con una somma vicina a trenta milioni di euro.

La porta della Roma, dunque, continuerà a ‘parlare straniero’ anche per la stagione 2019/2020; lo scorso anno fu lo svedese Robin Olsen a essere scelto dall’ex direttore sportivo Monchi come portiere (sulla carta, visto come andò a finire…) titolare per la compagine allora guidata da Eusebio Di Francesco. L’ex Copenhagen arrivò per rimpiazzare un altro ‘numero uno’ non italiano come Alisson Becker, che a sua volta aveva preso il posto del polacco Wojciech Szczęsny a partire dall’estate del 2017.

Per tornare alla scelta di un portiere nato nello ‘Stivale’ a cui affidare i gradi di titolare bisogna riferirsi addirittura al 2013, anno in cui Walter Sabatini scelse di puntare con decisione sull’esperto Morgan De Sanctis, in uscita dal Napoli, dove nel frattempo erano arrivati Rafa Benitez (in panchina) e il fido Pepe Reina (come nuovo estremo difensore titolare); per un puro scherzo del destino entrambi spagnoli come il nuovo acquisto giallorosso.

La Spagna e la Roma: un binomio già venuto alla luce nel corso degli otto anni di gestione americana sin qui trascorsi.

In principio, ci fu l’avvento di Luis Enrique in panchina. Voluto fortemente da Franco Baldini, l’ex centrocampista del Barcellona fu il primo tecnico della Roma made in Usa. Sembrava potesse essere il principio di una vera e propria ‘rivoluzione culturale’, ma si trattò alla fine di un’esperienza durata soltanto un anno, tra molti bassi e pochissimi alti.

Al di fuori del rettangolo di gioco, poi, la Roma tornò a parlare spagnolo a partire dalla primavera del 2017, quando James Pallotta scelse Monchi come nuovo direttore sportivo del club al posto di Walter Sabatini. Poco meno di un biennio, con una semifinale di Champions League e un terzo posto in Serie A ma anche una serie di acquisti quantomeno discutibili, per l’ex ‘Re Mida’ venuto da Siviglia e poi le dimissioni irrevocabili per fare ritorno a casa.

Dal punto di vista dei calciatori, invece, Pau Lopez sarà il primo portiere spagnolo nella storia della Roma; l’undicesimo nato nel paese iberico, tuttavia, a vestire i colori della società capitolina.

Il primo della lista fu Joaquín Peiró, che lasciò l’Inter di Herrera nell’estate del 1966 per approdare in giallorosso. A Roma rimase per quattro stagioni in cui, nonostante l’età non più verde, riuscì a mostrare molti sprazzi del suo talento cristallino e a entrare nel cuore dei tifosi, divenendo anche capitano della squadra.

Altro campione spagnolo giunto nella Capitale soltanto a fine carriera fu Luis Del Sol. Classe 1935, il centrocampista iberico arrivò alla corte di Helenio Herrera nell’estate del 1970, quindi a trentacinque anni, dopo otto stagioni con la Juventus. Il dinamismo che aveva contraddistinto l’intera sua carriera si era ormai drasticamente ridotto, ma in una Roma per nulla competitiva ad alti livelli, Del Sol ebbe comunque modo di offrire alcune prestazioni di livello e di vestire in più occasioni la fascia di capitano grazie alla sua esperienza.

Brevissima e anonima fu, invece, l’esperienza romanista di Bruno Nobili, di chiare origini italiane, ma nato in quel di Valencia. Si trattava di una mezz’ala, che disputò una sola gara con la maglia della Roma: una sfida contro il Varese del leggendario Armando Picchi nella stagione 1968/69.

Furono necessari poi quasi trent’anni per ritrovare dei calciatori spagnoli all’interno della rosa giallorossa.

Nell’estate del 1997, infatti, dalla penisola iberica arrivarono ben due elementi per il neo allenatore Zdenek Zeman: due casi completamente distinti, seppur entrambi segnalati proprio dal boemo. Si trattava di Ivan Helguera e di Cesar Gomez.

La trattativa per portare Helguera a Trigoria fu tutt’altro che facile anche a causa dell’improvviso (e scorretto) inserimento del Real Madrid, che fece infuriare l’allora presidente Sensi. Alla fine, comunque, il 14 giugno del 1997 Helguera diventò un giocatore della Roma per 5 miliardi di lire. Si pensava di aver trovato il metronomo perfetto per dettare i tempi del calcio zemaniano, ma la storia disse il contrario. Dopo un solo anno, il ragazzo fece così ritorno in patria (all’Espanyol) prima di diventare una leggenda del Real Madrid come difensore centrale.

Cesar Gomez, invece, ha avuto modo di entrare di prepotenza nella storia della Roma unicamente per il suo status di meteora e per la storia che si celerebbe dietro al suo acquisto. Tutto ebbe inizio nell’ottobre del 1996, quando la Lazio, allora allenata da Zeman, venne travolta per 5-3 in un match di Coppa Uefa sul campo del Tenerife, guidato in difesa dalla coppia centrale Paz-Gomez. Oltrepassato il Tevere, il mister boemo non dimenticò quella serata e consigliò alla società l’acquisto di ‘quel difensore con la -z‘ che tanto bene aveva marcato Casiraghi. Visti i pessimi risultati di Cesar Gomez in giallorosso, negli anni in molti, tra tifosi e addetti ai lavori, hanno iniziato a narrare la storia (o leggenda metropolitana?) che il vero obiettivo fosse in realtà il compagno di reparto di Gomez, ovvero tale Pablo Paz, e che si verificò un grossolano errore da parte della dirigenza romanista e del tecnico.

Successivamente, toccò a Josep ‘Pep’ Guardiola. Leggenda del Barcellona dal 1990 al 2001, il centrocampista di Santpedor fu un grande colpo a costo zero messo a segno dal presidente del Brescia Corioni nell’estate del 2001. Poche partite con le ‘Rondinelle’ sembrarono bastare alla Roma per tesserarlo nella stagione successiva. Nella Capitale, però, Guardiola disputò soltanto sei partite, prima di fare ritorno (brevemente) ancora a Brescia e di volare poi alla volta dell’esotico calcio qatariota.

Da Barcellona arrivava anche Bojan Krkic. Era l’estate del 2011, la prima della Roma americana, e Walter Sabatini era alla ricerca di un grande colpo da regalare in attacco al nuovo mister Luis Enrique. Proprio l’allenatore iberico segnalò come primo nome sulla sua lista di gradimento quello del giovane blaugrana Bojan, che nelle giovanili del club catalano aveva fatto sfracelli, ma che allo stesso tempo aveva iniziato a faticare in prima squadra, dopo una stagione come debuttante da sogno. In giallorosso, Bojan continuò a mostrare ciò che non gli aveva permesso di sfondare in Catalogna: grande classe, ma anche eccessiva discontinuità. Dopo un solo anno, venne ceduto al Milan.

Sempre nel corso dell’estate del 2011, il club di Trigoria ebbe la necessità di sostituire il partente John Arne Riise con un nuovo terzino sinistro. Sabatini seguì ancora una volta le indicazioni di Luis Enrique e prelevò il giovane Josè Angel dallo Sporting Gijòn. Dopo le prime apparizioni, lo spagnolo sembrò stregare i fan romanisti grazie a entusiasmanti sgroppate e a un piede sinistro davvero delicato. Con il trascorrere della stagione, tuttavia, emersero i limiti difensivi e caratteriali del ragazzo, che concluse l’annata tra i fischi dei tifosi. La cessione divenne inevitabile e dopo un solo anno, Josè Angel fece ritorno in patria, precisamente alla Real Sociedad.

Quattro anni dopo la coppia Bojan-Josè Angel, la Roma tornò ad acquistare un calciatore spagnolo: Iago Falque. Reduce da una grande stagione con il Genoa di Gasperini, l’esterno offensivo di Vigo sembrava poter essere un innesto veramente importante per la squadra di Rudi Garcia, che gli diede fiducia sin dalle prime partite. A causa di diversi contrattempi fisici e del successivo avvicendamento in panchina tra il francese e Luciano Spalletti, con quest’ultimo che proprio non puntava sul ragazzo, l’attaccante non riuscì ad affermarsi nella Capitale e fu frettolosamente (troppo?) spedito al Torino, dove ha poi continuato a offrire ottime prestazioni e a siglare diversi gol.

Si giunge, dunque, alla precedente estate, quando l’ormai ex direttore sportivo Monchi sceglie di mettere sotto contratto il centrale difensivo Ivan Marcano, svincolatosi dal Porto. Difensore roccioso, ma anche abbastanza lento, Marcano viene raramente considerato da Eusebio Di Francesco, che non lo ritiene adatto al proprio calcio contraddistinto dalla difesa alta e da centrali preferibilmente rapidi. Dopo l’allontanamento del tecnico pescarese, tuttavia, il ragazzo si prende una piccola rivincita personale con Claudio Ranieri in panchina: grazie a una disposizione difensiva assai più accorta, infatti, l’ex Porto offre qualche prestazione di buon livello. Probabilmente un elemento non sufficiente per guadagnarsi la conferma anche per la stagione che sta per prendere il via, con Paulo Fonseca in panchina e il connazionale Pau Lopez in porta.