Per riempire lo Stadio non servono solo tragici addii
INSIDEROMA.COM – ROBERTO CONSIGLIO – Fair play finanziario e soldi: sono queste le basi su cui la proprietà americana ha portato avanti la sua gestione della AS Roma da quando ne è diventata proprietaria nel 2011. Si possono comprare dei giocatori, insomma, ma non prima di averne venduti altri. E questi altri purtroppo, soprattutto negli ultimi tempi, erano i migliori della rosa giallorossa.
Tale visione che ha fatto sì che si prendesse più di qualche scelta non proprio gradita ai tifosi capitolini.
L’ultimo episodio, dal punto di vista cronologico, che rientra appieno in questa ottica, è il mancato rinnovo di Daniele De Rossi, dopo 18 anni di più che onorata carriera con la maglia giallorossa tatuata sulla pelle
Il contratto non è stato rinnovato perchè, secondo le voci provenienti da Boston, il calciatore ha raggiunto una certa età e quindi, almeno secondo i dirigenti della Roma, non è più in grado di dare il proprio supporto alla causa giallorossa.
Lo stadio per l’ultima partita di Capitan Futuro, giocata ieri sera contro il Parma, è andato sold out nel giro di pochi giorni dopo la triste notizia giunta da oltreoceano. Sugli spalti dell’Olimpico, infatti, erano presenti più di 60.000 persone per dare l’addio ad un giocatore che, non solamente per i tifosi capitolini, rappresentava l’ultima bandiera nel mondo del cosiddetto “calcio moderno”.
Per essere presenti ad una partita storica, e non certo per il risultato che si doveva raggiungere sul campo, moltissime persone non hanno badato a spese per assicurarsi uno dei preziosi tagliandi dell’evento sovra-citato. E così facendo hanno dato una mano, almeno dal punto di vista economico, al contestatissimo presidente James Pallotta.
Non è la prima volta che la Roma riesce a fare uno stadio sold-out per salutare uno dei suoi giocatori simboli. Infatti, anche 28 maggio 2017, quando appese gli scarpini al chiodo un certo Francesco Totti, l’impianto romano si presentò, per tale occasione, esaurito in ogni ordine di posto. Insomma, anche in quella data, i tifosi romanisti fecero di tutto per dare il degno saluto ad un’altra loro eterna bandiera. Ed anche allora, proprio come oggi, non mancarono proteste per quanto riguarda il trattamento ricevuto dall’ex numero 10 giallorosso.
Il fatto che vorremmo mettere in risalto in questo pezzo è che la Roma, negli ultimi tempi, ha fatto registrare il pienone allo stadio Olimpico soprattutto in occasioni che definire “tristi” ci sembra più che necessario. Sono, infatti, poche le partite, in cui ci si giocava qualcosa di importante sul campo, che hanno visto una presenza di pubblico adatta a questo tipo di incontri.
Da questo punto di vista potremmo citare due partite di Champions League della scorsa stagione: quella contro il Barcellona nel ritorno dei quarti e quella contro il Liverpool nel ritorno delle semifinali. Ma questi due eventi non sono stati sold-out così a caso: erano, pur sempre, match del più importante trofeo europeo contro avversari che, già dal nome e per i giocatori della rosa, dovunque vadano a giocare richiamano una discreta quantità di pubblico della squadra avversaria.
Noi crediamo che si debba far tornare il pubblico allo stadio sempre, sia contro le squadre più blasonate che contro quelle di più basso profilo, e non solo in determinate occasioni come accaduto, troppo spesso negli ultimi anni. Perchè, alla fine, sia che si giochi contro la Juventus o contro l’Udinese, sempre tre punti in palio ci sono.
Ma come si fa a riportare la gente allo stadio sempre e comunque?
Sicuramente, a parere di chi scrive, non certo smantellando quei concetti di “romanità” e attaccamento alla maglia che, da sempre, contraddistinguono i tifosi giallorossi. D’altronde, i due casi delle partite di Champions Lague sovra-citate, rendono bene il concetto espresso poche righe sopra.
Basta mettere su una squadra che dopo aver dato tutto, sul rettangolo da gioco, riesce, anche con un po’ di fortuna, a raggiungere livelli del genere ed il pubblico romanista, di conseguenza e per tradizione, tornerà in massa allo stadio. La passione dei tifosi capitolini, infatti, non è mai mancata. Tutto questo nel bene e nel male: anche quando la Roma, per i bassi risultati raggiunti, veniva descritta da molti addetti ai lavori con il termine di “Rometta”.
D’altronde la passione sfrenata del popolo giallorosso viene riassunta anche da numerosi cori, cantati durante ogni partita: da “nessun mai ti amerà più di me” a “non c’è donna non c’è fede, perchè io amo solo te” passando per “non smetterò mai di lottar”.
In chiusura, tornando all’ultima partita di De Rossi vogliamo darvi un dato in particolare riguardante la serata: l’incasso dai biglietti del match è stato di oltre 2 milioni di euro, quasi 2,5 milioni. Questa cifra, paradossalmente, si avvicina molto a quella che percepiva DDR prima che non gli rinnovassero il contratto (3 milioni). Praticamente con una sola partita “di passione” ci si può ripagare quasi l’intero ingaggio di un top player. Chissà, magari con quegli stessi soldi, la società di Boston avrebbe rinnovato il contratto del biondo di Ostia di un altro anno. Questa decisione avrebbe portato ad un addio più graduale di De Rossi, come il suo predecessore Totti, e quindi più accettato da tutti.
Questa è chiaramente una provocazione ma, dal momento che“business is business”, non capire che per riportare la gente allo Stadio (e aumentare gli incassi) servono emozioni (possibilmente positive e non legate a tragici addii) è un errore da imprenditori alle prime armi e non da chi ha fatto dello slogan di cui sopra un mantra da seguire irrimediabilmente.