INSIDEROMA – SARA BENEDETTI – Scontro frontale Petrachi-Pallotta a pochi giorni dalla ripresa della stagione. La causa scatenante, tra l’altro, è considerata da tutti un pretesto: il ds si sarebbe risentito per il fatto che Pallotta, mentre si complimentava con Fonseca per il suo primo anno alla Roma, abbia nominato i dirigenti Fienga e Zubiria e non il ds. Ma nonostante gli fosse stato detto che erano state solo estrapolate delle frasi nell’ambito di una lunga intervista in cui la sua figura veniva elogiata, e nonostante gli fosse stato intimato di non contattare Pallotta, Petrachi è andato avanti lo stesso, accentuando una frizione che pare quasi definitiva. E all’interno del club ci si interroga sul motivo che possa spingere un direttore sportivo a cercare la rottura pochi mesi prima del mercato. Ormai al vertice si stanno convincendo che il d.s. possa avere un club alle spalle. A questo punto, la Roma valuta se intentare un licenziamento per giusta causa, visto che l’intervista rilasciata la scorsa settimana a Sky aveva fatto arrabbiare proprio tutti, dalla dirigenza alla squadra.
Stamattina sembra che Petrachi si presenterà a Trigoria per un chiarimento e anche per non dare estremi a un licenziamento, senza prendere i due anni di contratto che vanta, ma la ricucitura sarà complicata. Anche grazie alla presenza di Baldini, il traghettatore sembra essere Morgan De Sanctis.
Di giocatori, oggettivamente, Gianluca Petrachi ne ha sbagliati pochi a Roma. Considerando il budget a disposizione, forse il solo Kalinic, ad ora, può essere definito un flop della sua gestione. Ma se, adesso, l’ex direttore del Torino sembra pronto ad andar via dalla Roma dopo neppure un anno non è né per gli acquisti né per le cessioni (anche se a Boston ci si aspettava qualche vendita in più). Se Petrachi non arriverà a festeggiare dodici mesi completi da direttore della Roma – l’ufficialità arrivò il 25 giugno di un anno fa – è per una serie di rapporti che non sono mai stati sereni. Con Pallotta, complice il fatto che Petrachi non parla inglese e il presidente italiano, i contatti erano ai minimi termini e la presenza ombra di Baldini certo non ha aiutato; con Fienga e Fonseca, almeno all’inizio, erano di fiducia e cordialità, ma col tempo entrambi hanno digerito poco le uscite “muscolari” del ds, sia pubbliche sia private; con la squadra Petrachi ha spesso fatto la voce grossa, in alcuni casi anche a ragione, ma dopo tre mesi di inattività e la rinuncia agli stipendi, Dzeko e compagni non si aspettavano certo che la prima dichiarazione fosse, in negativo, sui loro allenamenti.
L’INIZIO — Petrachi fa la sua comparsa, davvero, nel mondo romanista il 4 giugno di un anno fa quando, da ds in pectore, accompagna Fienga a Madrid da Fonseca. Intercettato all’aeroporto, nega ufficiosamente di lavorare già con la Roma, nonostante fosse sotto contratto con il Torino, ma la frittata è fatta. Il 25 giugno l’annuncio ufficiale e la firma fino al 2022. Petrachi entra a Trigoria con la volontà di rivoluzionare tutto, dai campi ai rapporti con la stampa, fino alle persone intorno alla squadra. Sempre meno, perché vuole che Fonseca e i giocatori siano concentrati solo sul campo. Un’idea condivisa dagli altri dirigenti, senza dubbio, meno i modi nel comunicarla.
LE GAFFE — D’altronde, che Petrachi con la comunicazione non vada molto d’accordo è cosa nota. Sia internamente (vedi la sfuriata alla squadra durante l’intervallo di Sassuolo-Roma), sia esternamente. Quel giorno, a Reggio Emilia, non era la prima volta che il ds diceva la sua con toni aspri, ma era la prima volta che la cosa, a Fonseca, non andava giù. Senza filtri anche davanti alla stampa, vedi il 10 settembre quando ammette di aver incontrato l’Inter “a maggio” per Dzeko. Ne nasce un’indagine della Procura Federale, che però a febbraio lo assolve ritenendo che non ci fossero comportamenti non in linea con i principi di lealtà sportiva. Altra gaffe poco gradita a Boston quella dello scorso ottobre quando, dopo Roma-Cagliari e il gol annullato a Kalinic, si presenta in zona mista per dire: “Il calcio è un gioco maschio, non per ballerine”. Gli risponde mezza Italia, tra cui l’allenatrice della Nazionale Bertolini. Parole che vanno di traverso a Pallotta che, da americano, è ancora più sensibile al calcio femminile.
LA FINE? — Adesso è difficile immaginare che lo strappo possa ricucirsi, per quanto nello sport tutto cambi rapidamente. Di certo, nella conferenza stampa di presentazione, Petrachi disse: “Questo per la Roma è l’anno zero”. Chissà se immaginava, quel 4 luglio del 2019, che avrebbe faticato a vedere anche solo il primo, di anno. Lasciando, se così sarà davvero, per incomprensioni societarie, come prima di lui Sabatini e Monchi.