INSIDEROMA.COM – SARA BENEDETTI – La Roma non va, o per meglio dire va, ma male. La sconfitta subita in casa della SPAL sembrava essere il picco di bruttezza raggiunto dai giallorossi ma così non è. Per assurdo, nonostante si stesse giocando contro una squadra più blasonata, il Napoli, il match contro i partenopei ha mostrato a tifosi ed addetti ai lavori un team allo sbando in tutto e per tutto. Infortuni che ormai arrivano come se piovesse, zero cattiveria, zero motivazione e ancora di più, zero trama. Undici giocatori, 14 se si considerano i cambi, arresi ancor prima di scendere in campo ed un’unica eccezione chiamata Daniele De Rossi. Proprio lui, metafora della Roma e dei romanisti. Singolare il fatto che a tirare la carretta sia lui, forse il più acciaccato tra gli acciaccati ma nonostante tutto, sempre l’ultimo a mollare. In panchina molti si aspettavano che con il cambio Di Francesco-Ranieri ci fosse una scossa immediata ma così non è stato. Per il testaccino in tre gare al timone giallorosso ha raccolto una vittoria, soffertissima con l’Empoli e ben due sconfitte, con SPAL e Napoli.
ED ORA? – Il Ranieri bis era cominciato con una sorta di promessa: portaci a fine stagione, magari facendoci arrivare in Champions e da giugno diventerai parte integrante dell’organigramma del club di Trigoria. Forse aspettarsi chissà quale partenza è stato il vero errore, fatto sta che nelle ultime ore, forse anche esageratamente, sul nome di Ranieri cominciano ad addensarsi dubbi, sia tra gli addetti ai lavori, sia tra i dirigenti. E’ giusto mettere in discussione l’ex Leicester? Probabilmente no, anzi, mettiamolo per iscritto a caratteri cubitali: “NO”. Il perché è tra le righe di una squadra sbagliata già in partenza ma cionostante è giusto spenderci qualche parola: la Roma, intesa come parco giocatori, è una squadra fatta male. Le cessioni degli ultimi due anni e della scorsa estate soprattutto, hanno lasciato spazio ad acquisti capaci di portare più punti interrogativi che certezze. Olsen il primo su tutti, un portiere 29enne arrivato dal campionato danese. Giusto non fermarsi alle apparenze ma a pensare che fino alla scorsa stagione a difendere i pali c’era Alisson, il fatto stride. A centrocampo, tra concordi e meno, Strootman e Nainggolan hanno salutato ed eccezion fatta per l’exploit Zaniolo, ecco che i nomi su cui si è puntato sono: Nzonzi, Cristante, Coric e Pastore. Su quattro probabilmente l’unico a salvarsi a fasi alterne è stato l’ex Atalanta. Per gli altri tre, molti errori e poca qualità, soprattutto in ottica Nzonzi, mentre per Pastore e Coric difficile esprimersi. L’argentino reduce da stagioni fatte di panchina ed infortuni al PSG, l’ex Dinamo Zagabria ammirato per lo più solo sui social tra palleggi con arance e palloni (perché non mandarlo in prestito a gennaio? ndr). In difesa poi un Federico Fazio irriconoscibile, coadiuvato da un Florenzi molto al di sotto dei suoi standard e con cambi alla Marcano spesso sembrati spaesati. In attacco uno Schick zio di quello arrivato dalla Sampdoria e un Dzeko inguardabile, con comportamenti da prima donna verso i compagni ed errori non da lui. L’unico a salvarsi è El Shaarawy assieme a quei pochi scampoli visti tra Perotti e Cengiz Under, che sarà finalmente della partita con la Fiorentina. In soldoni, non era totalmente colpa di Di Francesco quando c’era, non è completamente colpa di Ranieri ora. Bisogna guardare in faccia la realtà e rendersi conto che questa Roma non è una grande Roma e che probabilmente non merita la Champions League (chissà l’Europa League ndr). La vera domanda è questa: se ce ne siamo resi conto noi, come ha fatto a non rendersene conto il Presidente James Pallotta? Che forse i veri errori siano stati i suoi, piuttosto di quelli che si sono trovati ed ora si trovano sulla graticola? Ai posteri l’ardua sentenza.