INSIDEROMA.COM – FEDERICO FALVO – Il Sudamerica, calcisticamente parlando, è stato la patria di diversi giocatori talentuosi saliti alla ribalta nei campionati europei. Negli ultimi anni sulla cresta dell’onda vi sono stati e vi sono tutt’oggi vari campioni nati nel sud dell’America, che hanno fatto e continuano a fare le fortune dei principali club europei. Principalmente i maggiori esponenti sudamericani di questo sport provengono dall’Argentina e dal Brasile. Su tutti basti pensare a Messi ed Aguero per l’Albiceleste o Neymar e Coutinho per la Seleção.
Anche dalla Roma sono passati vari brasiliani ed argentini, e ad oggi vi sono cinque calciatori provenienti dal sudamerica: i brasiliani JuanJesus e Fuzato e gli argentini Fazio, Pastore e Perotti.
Sui primi due, i brasiliani, c’è poco da dire visto che JuanJesus è infortunato e Fuzato non ha mai giocato. Discorso diverso legato agli argentini, con cui la Roma ha sempre avuto un feeling particolare.
Molti gli argentini che hanno vestito la maglia giallorossa, a cominciare dal primo argentino e primo straniero della storia per la Roma, Arturo Chini Ludueña. Sempre attaccante e recentemente scomparso, Pedro “Piedone” Manfredini. Nella storia più recente non possiamo non ricordare gli scudettati Batistuta, Balbo e Samuel; gli ultimi argentini ad aver vinto un titolo nazionale nella Capitale.
Ma torniamo ai giorni correnti ed ai tre argentini menzionati prima. A Fazio, Pastore, Perotti ed a come stanno aiutando sul campo la Roma a raggiungere i propri obiettivi:
PEROTTI – Diego “El Monito” Perotti è arrivato alla Roma il primo febbraio 2016 dal Genoa, in prestito oneroso con diritto di riscatto esercitato prima della fine del mese per un totale di 10 milioni di euro. Perotti comincia subito forte andando in gol contro la Sampdoria. Ma è nella stagione successiva che si consacra in giallorosso, con 47 presenze tra campionato e coppe e 10 reti, l’ultima delle quali in giorno dell’addio al calcio di Francesco Totti contro il suo Genoa, per il successo che è valso l’accesso diretto in Champions League.
Ma purtroppo in questa stagione El Monito è stato costretto a restare lontano dai campi a causa degli infortuni, troppi infortuni. Solo a dicembre contro l’Inter si è potuto vederlo in campo, subentrando dalla panchina e toccando le 100 presenze con la maglia della Roma. Sembrava tornato, pronto a giocare, ma alla prima di Coppa Italia contro l’Entella un problema al polpaccio lo ha bloccato di nuovo. Il rientro in campo, salvo ricadute, è previsto per la seconda settimana di febbraio.
Una stagione sfortunata per Perotti, che ancora non ha potuto dare il suo apporto alla causa avendo collezionato solo cinque presenze.
FAZIO – Federico Fazio è arrivato alla Roma sei mesi dopo Perotti, già suo compagno di squadra al Siviglia. In giallorosso il comandante ci impiega un po’ a farsi spazio, cominciando spesso come panchinaro. Ma piano il suo valore e la sua determinazione in fase difensiva lo rendono un titolare inamovibile e perno della retroguardia con Manolas. Una retroguardia che la scorsa stagione ha fatto vedere ottime cose risultando una delle migliori della stagione.
Ma è in questa nuova esperienza giallorossa che Fazio sta deludendo, facendo vedere solo in minima parte tutto il suo valore. In varie occasioni il difensore non si è dimostrato molto attento e determinante come l’anno scorso, commettendo diversi errori nonostante le reti segnate. Pochissime le partite, su 23 totali in stagione, in cui Fazio ha fatto vedere prestazioni di livello.
Un dato che potrebbe fare allarmare la dirigenza giallorossa, soprattutto in previsione della prossima stagione. Infatti Fazio, nonostante i 31 anni, dovrebbe essere il perno del reparto difensivo; soprattutto se dovesse partire Manolas (corteggiato da Chelsea e Manchester United) e con Marcano che non ha inciso e che sembra destinato all’addio. Un Fazio che si spera possa tornare sui suoi livelli, sia per il suo bene che per quello della Roma. Altrimenti in estate ci sarà tanto lavoro per Monchi, con un reparto intero da ricostruire da zero.
PASTORE – Javier Pastore è l’ultimo argentino, in ordine di arrivo, della Roma. Acquistato in estate dal Paris Saint Germain per circa 25 milioni. Il flaco è tornato così in Serie A dopo l’esperienza al Palermo ed i sette anni trascorsi in Francia in cui, causa anche i vari campioni arrivati sotto la Tour Eiffel, ha trovato sempre meno spazio. Sette anni in cui in Ligue 1 sono arrivati vari trofei ma a livello di prestazioni non ha mantenuto alta l’asticella. Un parere sull’argentino espresso anche da Walter Sabatini, che lo portò al Palermo nel 2009 dall’Huracan: “Pastore a 19 anni è arrivato a Palermo e giocava un calcio che solo nei sogni si poteva immaginare. Poi è andato al Psg, stava facendo una grande carriera, ma a un certo punto si è totalmente seduto e mi dispiace perché è un giocatore che avrebbe ancora delle qualità straordinarie”.
“Si è totalmente seduto”, una frase che per un calciatore fa male da sentire, ma che nel caso di Pastore è pura verità. L’argentino, infatti, è solo una pallida imitazione di se stesso ed i tempi in cui era determinante ed elegante come pochi in campo sembra ormai un lontano ricordo. Ed anche alla Roma la musica sembra rimasta su note basse.
Alla sua prima partita in giallorosso contro il Torino la sua prestazione è stata deludente, quasi sufficiente. In campo sembrava molto lento e macchinoso, sbagliando molti passaggi semplici. Alla prima in casa, contro l’Atalanta sembrava fosse tornato sui suoi livelli con un buon match ed un gol di tacco da vero fuoriclasse e genio del calcio. Ma è stato solo un fulmine a ciel sereno. Nelle partite successive il livello di Pastore è rimasto medio-basso, fino all’infortunio che lo ha portato a stare a lungo lontano dai campi. Uno stop forzato che è costato caro a Pastore, scavalcato nelle gerarchie di Di Francesco da Lorenzo Pellegrini e da Nicolò Zaniolo, che si stanno rivelando determinanti e fondamentali per la Roma.
Lunedì 14 gennaio, contro l’Entella in Coppa Italia, Pastore ha ritrovato il gol che potrebbe dargli nuova linfa per il prosieguo della stagione; ma principalmente dovrà lavorare sulla fase mentale e psicologica. Perché i numeri ed il talento per essere determinante li ha, deve solo ritrovare fiducia in se stesso e giocare senza pressioni dall’esterno.
La Roma e l’Argentina, un feeling che in passato ha fatto le fortune della compagine capitolina, ma che questa stagione sembra non funzionare più come una volta. Sembrano ormai lontani i tempi di Batistuta, bomber infallibile con una costante fame di gol. Manca molto la cattiveria e la presenza difensiva di Samuel, un muro quasi impenetrabile capace di fermare anche i più grandi campioni dei suoi anni. Mancano molto le trame e le giocate degli argentini che sono passati dalla Roma facendone le fortune e portando trofei.
Tempi andati, lontani, ma che si spera possano tornare il prima possibile. Fazio, Perotti e Pastore hanno tutti i numeri per essere determinanti sul campo e per portare in alto la Roma. La società e Di Francesco credono molto in loro, con l’augurio che questa fiducia venga ripagata nel migliore dei modi. La stagione è ancora lunga, la Roma è in corsa per tutti gli obbiettivi ed i tre giocatori argentini possono dare ancora il loro aiuto.
Fazio, Pastore, Perotti, “vamos”.