INSIDEROMA.COM – FEDERICO FALVO – La Roma ha vinto ieri sera, in rimonta e nei minuti di recupero. Una vittoria che, per certi versi, ha ricordato il 3-2 in casa contro il Torino nel 2016; quando Totti in tre minuti segnò la doppietta che regalò il successo ai giallorossi. Ieri, come nel 2016, è successo tutto in tre minuti, con l’Olimpico in delirio per quella che sembrava, ormai, una sconfitta.
IL MURO FALCONE – Il primo tempo della partita si potrebbe riassumere con un solo cognome: Falcone. Il portiere del Lecce, romano e romanista, quando gioca contro la sua squadra del cuore si esalta e nel primo tempo tiene in piedi i salentini. Già al terzo minuto, quando Baschirotto tocca di mano e l’arbitro assegna il rigore dopo la revisione al VAR, si capisce che Falcone è in giornata. Rigore per la Roma, sul dischetto va Lukaku e non Dybala che, come spiegherà Mourinho in conferenza stampa, sentiva dolore nel calciare forte da fermo. Il numero 90 della Roma prende la rincorsa e prova a piazzare la sfera sulla destra di Falcone, che intuisce e neutralizza. Risultato fermo sullo 0-0 e primo rigore sbagliato in Italia da Lukaku. Ma la Roma non si demoralizza e ci prova, vuole il vantaggio. Ma sempre è sempre Falcone a dire di no: dapprima con una parata spettacolare su El Shaarawy andando a togliere la sfera dall’angolo basso e successivamente mettendo le dita su una conclusione di Bove. Ci prova anche Dybala, con un sombrero e successivo sinistro al volo, ma la palla esce di poco a lato.
LA PAURA E L’ESTASI – Nel secondo tempo si vede anche il Lecce, che prova a impensierire la Roma ma con scarsi risultati. I tiri dei salentini vengono schermati bene dalla difesa giallorossa o trovano un attento Rui Patricio tra i pali. La Roma risponde colpo su colpo, ma è imprecisa sotto porta, sprecando quanto di buono costruito. Non spreca, invece, Almqvist che al 72’ porta in vantaggio gli ospiti grazie ad un tiro preciso nell’angolo basso su suggerimento di Banda. Mourinho mette mano alla panchina inserendo Azmoun e Belotti per rinforzare il reparto offensivo e Zalewski e Kristensen per dare freschezza sulle fasce. Una mossa che paga, ma solo nel finale, quando il Lecce è sulle gambe e costretto a chiudersi per difendere il risultato. Ma questa Roma ci ha insegnato che è proprio nel finale che si esalta, soprattutto in casa dove il suo pubblico incita e canta senza sosta. Un connubio tra campo e spalti unico, un qualcosa che lo stesso Mourinho ha ammesso di non aver mai visto in nessuna delle squadre da lui allenate; e non erano squadrette. Una fusione che ha dato carica ai ragazzi in campo, abili a ribaltare la partita in tre minuti, come fece Totti contro il Torino. Questa volta non c’è il numero 10 in campo, ma c’è comunque un ragazzo di Roma che al 91’ dalla sinistra mette in mezzo e trova Sardar Azmoun. L’iraniano, con un terzo tempo più da giocatore di basket che da calciatore, incorna di testa e mette la palla alle spalle di Falcone che nemmeno ci prova ad arrivare sulla sfera. L’Olimpico esplode, la squadra corre verso il centrocampo convinta che si può fare un altro gol. E la rete arriva, al 94’, quando Dybala scappa per vie centrali e serve Lukaku; il belga controlla e cadendo trova il sinistro vincente che si infila sotto l’angolo alto di destra. L’Olimpico implode, la gente impazzisce, chi è andato via prima amareggiato esulta di gioia ma allo stesso tempo si mangia le mani per non essere stato presente. La Roma vince, alla fine, ma vince.
ESPERIENZA – Una vittoria in “zona Cesarini” a cui ormai la Roma ci ha abituato. Da quando Mourinho allena i giallorossi sono 14 le partite, tra campionato e coppe, in cui si è vinto o pareggiato nei minuti di recupero. Sono 28 i punti conquistati nel finale, non una casualità, ma una vera e propria forza di questa squadra. Come canta Marco Conidi, “mai sola mai”; ma con queste statistiche si potrebbe benissimo cantare “mai morta mai”.
Perché la Roma ci prova sempre, se è in giornata non molla mai, ci crede e lotta. E questa settimana si dovrà lottare ancora più forte, perché giovedì c’è una qualificazione in Europa League da poter ottenere con largo anticipo. Ma ancora di più si dovrà lottare domenica prossima, nel Derby, dove serviranno le urla di incitamento di tutti i romanisti. Dove servirà una Roma cattiva, sul piano agonistico, e desiderosa di non farsi mettere i bastoni tra le ruote in questo suo cammino. Una partita dove le emozioni e le ansie saranno già altissime perché, sembrerà banale dirlo ma è la verità, il Derby non è mai una partita come le altre.
a cura di Federico Falvo