Totti e la Roma divorziano ma le altre bandiere resistono
INSIDEROMA.COM – ILARIA PROIETTI – Francesco Totti ha dovuto dire addio alla Roma due volte in due anni. Nel 2017 ha abbandonato il calcio giocato all’età di quasi 41 anni, con la sensazione e l’amaro in bocca che qualcuno lo avesse portato a farlo. Lo stesso qualcuno che sarebbe anche la causa del secondo addio del pupone alla società giallorossa. Questo club (pardon, azienda) era diventato troppo piccolo per tutti e due. Così l’eterno capitano ha deciso di fare un passo indietro e lasciare la sua Roma.
L’addio stavolta è stato più composto, più consapevole, più distaccato. Niente lacrime e più di una risata amara. Nella Sala d’Onore del CONI, gentilmente offerta dall’amico Malagò, Francesco ha spiegato le sue ragioni, in quasi un’ora e mezza di botta e risposta con i numerosissimi giornalisti presenti. Tra frecciatine più o meno esplicite, ha detto la sua verità: mi hanno tagliato fuori. Ha spiegato che il ruolo di direttore tecnico offertogli dalla Roma, al quale aspirava da quando ha appeso gli scarpini al chiodo, fosse di pura facciata, per niente operativo, men che meno incisivo.
L’accusa più grave mossa al club è stata quella di voler estirpare il romanismo da Trigoria, tagliando fuori uno ad uno tutti i suoi rappresentati, con De Rossi ultima vittima. Il club ha debolmente ribattuto alla conferenza stampa di Totti prima con un comunicato in cui smentiva ogni accusa, giudicando la sua ricostruzione molto lontana dalla realtà, poi con delle dichirazioni del poliziotto buono Baldissoni. I tifosi sono ormai rimasti senza alcun punto di riferimento nella Roma di proprietà americana che ad oggi appare più distante che mai (Pallotta non si vede nella Capitale da oltre un anno). Non puntare sul beniamino dei tifosi sembra essere un autogol clamoroso, soprattutto considerando che molti altri club, invece, hanno scelto di trattenere alcune delle loro bandiere e affidargli un ruolo ben preciso.
Basti pensare a Javier Zanetti. Dopo quasi 19 stagioni all’Inter e 13 anni passati con la fascia da capitano al braccio, si ritira nel maggio 2014. Il neo presidente, l’indonesiano Erick Thohir, decide subito che Zanetti sarà il suo vice. L’argentino è tuttora vice-presidente dell’Inter, nonostante la proprietà sia passata al gruppo Suning. Altro esempio lampante è Pavel Nedvěd. Nel 2009 lascia il calcio al termine di quasi 10 anni di Juventus. A poco più di un anno dal suo ritiro, nell’ottobre 2010, entra a far parte del CdA bianconero, diventando uno degli undici componenti del board della società. Cinque anni dopo viene nominato vice-presidente della Juventus, diventando a tutti gli effetti braccio destro di Andrea Agnelli. Anche lo storico capitano Paolo Maldini è tornato a far parte del Milan. I rossoneri già in passato avevano fatto una corte spietata all’ex difensore, ma soltanto lo scorso anno sono riusciti a riportarlo a Milanello. Il 5 agosto 2018 viene annunciato il suo ingresso nell’organigramma societario del Milan come direttore sviluppo strategico area sport. La settimana scorsa, invece, è stato investito del ruolo di direttore tecnico, in sostituzione del dimissionario Leonardo. Altra vecchia conoscenza in casa Milan è Zvonimir Boban. Il croato ha militato con i rossoneri dal 1992 al 2001 e, dopo essere stato vicesegretario generale della FIFA per lo sviluppo del calcio e l’organizzazione delle competizioni, è tornato a Milano per ricoprire il ruolo di Chief Football Officer. La Fiorentina, invece, fresca di proprietà americana, vorrebbe riportare a Firenze Batistuta. Il Re Leone sembrerebbe più che favorevole ad entrare nella società viola e nella giornata di ieri ha avuto un colloquio più che positivo con Joe Barone, il braccio destro del neo patron della Fiorentina Commisso. L’ex bomber è a un passo dal ritorno a Firenze e per lui sembra prospettarsi un ruolo tutt’altro che marginale.