INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Roma-Cagliari finisce sulle note di “Grazie Roma” e con il popolo giallorosso finalmente felice, particolare non da poco all’interno di una stagione tanto disgraziata, ma, a quanto pare, forse ancora salvabile.
La squadra di Claudio Ranieri vince con un rotondo 3-0 contro i sardi, confermando il proprio buon momento di forma e andandosi a prendere, almeno per una notte, quel tanto agognato quarto posto, che equivarrebbe alla qualificazione per la prossima edizione della Champions League.
Continuano le note positive da evidenziare in casa romanista, tanto che al momento il tecnico ex Leicester appare un autentico Re Mida, piuttosto che un semplice allenatore. Basti pensare a coloro che ieri pomeriggio hanno, rispettivamente, sbloccato il risultato e condotto la Roma sul 2-0, chiudendo virtualmente la sfida già entro i primi dieci minuti di gioco: stiamo parlando del ‘Comandante’ Federico Fazio e del ‘Flaco’ Javier Pastore.
Entrambi argentini, tanto l’ex centrale del Siviglia di Monchi, quanto il talento scoperto da Walter Sabatini ai tempi del Palermo, durante la sfida contro i sardi di Maran sono stati in gradi di ‘riprendersi’ la Roma.
Arrivato per una cifra irrisoria nell’estate del 2016 su precisa indicazione dell’allora mister giallorosso Luciano Spalletti, che lo avrebbe voluto alle proprie dipendenze già ai tempi dello Zenit, Federico Fazio doveva rappresentare la prima alternativa alla consolidata coppia titolare di centrali difensivi rappresentata da Kostas Manolas e Antonio Rudiger (sulla carta c’era anche il belga Vermaelen, ma tutti sappiamo come sia stata la sua esperienza capitolina…). In realtà, l’allenatore toscano concesse poi notevole spazio nel corso della stagione al difensore prelevato dal Tottenham, soprattutto da quando scelse di puntare forte sulla difesa a tre, proprio con Fazio perno centrale grazie alla sua abilità nell’impostare il gioco.
Le prestazioni del difensore classe 1987 stupirono addetti ai lavori e tifosi, non proprio entusiasti al momento dell’acquisto del calciatore di Buenos Aires, tanto da permettere al ragazzo di guadagnare l’affettuoso soprannome di ‘Comandante’ per la sua capacità nel gestire la difesa giallorossa.
Salutato Spalletti, tuttavia, per Fazio iniziano i problemi e la sua vita romanista comincia a vivere di spaventosi alti e bassi. Il nuovo mister, Eusebio Di Francesco, ha in mente una Roma assai offensiva, impostata in campo con difesa alta e modulo 4-3-3: per un difensore con le qualità di Federico Fazio, ottimo ad impostare il gioco e a far valere il proprio fisico contro gli avversari diretti, ma non certo impeccabile quando c’è da rincorrere un attaccante in campo aperto, è ovvio che ci sarà da soffrire. Il primo campanello d’allarme suona addirittura in un’amichevole estiva, quando i giallorossi vengono travolti a Vigo dal Celta di Iago Aspas e l’ex Siviglia appare tra i più in difficoltà.
La stagione 2017/2018 prosegue con buone prestazioni alternate ad altre da dimenticare: il fatto di non avere più due centrali accanto, ma il solo Manolas, sembra ridimensionare le pur buone capacità del ‘Comandante’. Arrivano, comunque, l’impresa contro il Barcellona (con Di Francesco che sperimenta la difesa a tre) e il terzo posto finale in Serie A e Fazio resta uno dei perni della squadra dell’ex allenatore del Sassuolo anche per l’annata ancora in corso.
Fino all’arrivo di Claudio Ranieri, però, i tifosi della Roma sono sfortunatamente costretti a vedere la peggior versione romanista di Federico Fazio: svarioni continui e scarsa lucidità pure nel dare il là all’azione offensiva. Di Francesco inizia a preferirgli sempre più spesso Juan Jesus. Con il tecnico testaccino, tuttavia, cambia tutto: i giallorossi vengono rivoluzionati nel proprio modo di stare in campo e con una compagine più accorta in fase difensiva, Fazio torna a essere il ‘Comandante’. Il segreto? Spiegato con facilità disarmante dallo stesso Ranieri nella conferenza stampa post match di ieri: “Quadrando la difesa, un giocatore bravo di testa e intelligente nelle letture come lui è logico che si ritrovi subito”. Bastava adattare la squadra alle qualità dei singoli a disposizione e non viceversa.
Capitolo Pastore. ‘El Flaco’, arrivato l’estate scorsa e accolto trionfalmente in aeroporto dai fan giallorossi, fino alla sfida con il Cagliari rappresentava un perfetto ibrido tra il ‘flop’ e il ‘mistero’. Chiariamo: una partita, seppur ben giocata, non cambia il finora pessimo bilancio dell’ex Palermo all’ombra del Colosseo, oltre alle colpe da attribuire a chi ha portato nella Capitale l’argentino in luogo di Ziyech (leggasi Monchi). Tuttavia, il match di ieri mostra incoraggianti segnali di risveglio da parte del ‘Flaco’ e fino a quando l’argentino sarà un calciatore della Roma, ben venga.
Javier Pastore è stato anche sin da subito ‘vittima’ del confronto con il calciatore che idealmente, ma inspiegabilmente, sarebbe andato a sostituire: Radja Nainggolan. Due giocatori, nonché uomini, completamente diversi. Impossibile pensare semplicemente di togliere la pedina belga dallo scacchiere dell’undici titolare inserendo al suo posto quella albiceleste. Dopo vari tentativi iniziali, puntualmente falliti, infatti, complici anche gli svariati infortuni del ragazzo (soprattutto per un polpaccio malandato, che già da anni tormentava Pastore, un dettaglio che chi ha portato l’ex Psg a Roma, leggasi nuovamente Monchi, avrebbe avuto il dovere di conoscere), Eusebio Di Francesco ha sostanzialmente accantonato il ‘Flaco’.
Ieri pomeriggio sono arrivati un bel gol da fuori area con un preciso destro a giro e tante giocate degne della sua fama, ma soprattutto l’impressione di aver finalmente ammirato un calciatore facente parte di una squadra e non un lezioso talento circense.
Sarà stato soltanto un acuto solitario oppure l’inizio di una nuova vita a tinte giallorosse? Chi vivrà, vedrà.
Intanto, godiamoci questa Roma tanguera, che vince e continua a credere al quarto posto.