21 Mag 2020In Breaking News5 Minuti

Zago: “Capello era quello che serviva alla Roma, ma Zeman era più forte tatticamente”

Antonio Carlo Zago, difensore della Roma 1998 al 2002 e campione d’Italia con i giallorossi nel 2001, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Roma TV:

Come stai?
Ho passato un periodo brutto avendo perso mia madre 40 giorni fa“. 

Sei diventato un allenatore in Giappone?
Sì, alleno il Kashima Antlers

Com’è la situazione in Giappone? 
Il campionato è stato rinviato per la fine di giugno o inizio luglio. Ci stiamo allenando in gruppi da 8-9, fino a venerdì. Dalla prossima settimana possiamo allenarci in gruppi di 12-13 giocatori, poi dalla settimana successiva possiamo allenarci tutti insieme. Auguriamoci che tutto possa tornare alla normalità, perché ci manca il calcio. Noi che viviamo di calcio, siamo professionisti ci auguriamo che riescano a trovare una soluzione al virus“. 

Sei venuto alla Roma con Zeman?
Sono arrivato a inizio gennaio e ancora non stavo bene. Ho fatto una preparazione a parte con Vito Scala. Mi solo allenato per venti giorni e ho sofferto tantissimo. Io e Vito ci allenavamo nel secondo campo di Trigoria e il mister che ci guardava dall’altro campo diceva a Vito di aumentare l’intensità degli allenamenti. Sono stato due mesi fermo e poi una preparazione con Zeman, che tutti sanno com’è, ho sofferto. Poi quando ho iniziato a giocare le cose sono tornate alla normalità“. 

Come vi comportavate con un allenatore che voleva tutti in attacco?
Per me è stato uno dei migliori allenatori con cui ho lavorato. Negli allenamenti tutto quello che faceva, si vedeva in campo. I movimenti erano talmente precisi che in campo erano automatici, non li forzavamo. Delle volte volevamo stare più dietro, vero, ma lui era bravissimo nell’inculcare nella testa dei giocatori quello che si doveva vedere in campo. Avevamo una bella squadra, ma non siamo riusciti a vincere. Forse avevamo una buona squadra, non una buona rosa, altrimenti avremmo potuto lottare per lo scudetto o vincere una coppa“. 

Poi arriva Capello. Cosa è cambiato? 
Per ricordare la partita persa 4-5 contro l’Inter all’Olimpico… è stata una partita pazzesca e alla fine con un gol di Simeone abbiamo perso. Succedevano queste partita, ma Zeman è stato uno dei migliori. Con Capello mi sono trovato benissimo, poi in un determinato periodo della stagione ho avuto problemi, poi ho giocato pochissimo. Sono successe delle cose, poi abbiamo vinto lo scudetto. Zeman tatticamente è più forte di lui. Capello era un sergente, una persona più tosta, più deciso a vincere, a fare qualcosa di diverso, era quello che magari serviva alla Roma. È stata una persona importantissima in quegli anni dove anche noi ci siamo divertiti“. 

L’eliminazione in Coppa Italia
Non mi sono presentato con la squadra per il ritiro, ero in nazionale e ho avuto più vacanze. Quando sono arrivato, avevo una proposta del Milan e stavo per andare lì. Volevo andare al Milan in quel momento lì, perché erano successe delle cose tra me e il mister. Per me l’offerta del Milan era buonissima, volevo rinnovare con la Roma ma non è successo. Tornato a Trigoria mi stavo allenando benissimo, ero carico e si vedeva negli allenamenti. Poi abbiamo giocato contro l’Atalanta e non sono andato neanche in panchina né all’Olimpico né a Bergamo. La notte prima della contestazione a Trigoria mi chiama Mortadella e mi disse di arrivare presto a Trigoria che avrebbero sfondato tutte le macchine. Mi ricordo benissimo, l’allenamento quel giorno era di pomeriggio. Io sono arrivato alle 10:30 e Piazzale Dino Viola era già pieno“. 

La Roma di Capello ha vinto poco? 
Durante quella settimana (dopo la contestazione ndr) sono andato in sauna e il mister (Capello ndr) mi chiese come stessi. Gli risposi che stavo bene, meglio se avessi giocato. Poi arriva la gara contro il Bologna e mi fa giocare. Avremmo dovuto vincere di più perché abbiamo vinto uno scudetto, potevamo vincere una coppa. Se avessi continuato la stagione dopo, avrei potuto contribuire a vincere. Io avevo una carica dentro lo spogliatoio, volevo aiutare perché mi piaceva Roma, la Roma, ero uno che in campo dava tutto per la squadra“.