7 Gen 2019In Breaking News5 Minuti

Il calcio si spaccherà in due se non sarà superato il fair play finanziario

IL CORRIERE DELLA SERA – SCONCERTI – Probabile che questo sarà l’anno di una ridiscussione del fair play finanziario. Lo ha in pratica annunciato Boban, vicepresidente della Fifa, nei giorni scorsi a Dubai, ne parla sottovoce tutto il calcio da molto tempo. C’è un problema evidente. Se la regola dice giustamente che non puoi spendere più di quanto guadagni, questo vuole anche dire che sarà molto difficile guadagnare di più senza poter spendere, nel senso di investire. Così in dieci anni il calcio si è cristallizzato. I ricchi sono rimasti ricchi, gli altri non lo sono diventati. Il risultato è un’Europa dove vivono e vincono sempre le stesse squadre, sia in Champions che nei campionati. Fa eccezione in parte l’Inghilterra perché ha una ricchezza diffusa grazie a contratti televisivi tre-quattro volte superiori alla media ed è l’unico movimento davvero vendibile in tutto il mondo. In sostanza il calcio nuovo cerca soldi nuovi e non vuole limiti d’investimento. L’idea è corretta, ma ha una buona risposta: spesso i soldi nel calcio non hanno portato investimenti ma sono diventati debiti. E il calcio è un mondo piccolo, gli errori entrano presto in circolo e coinvolgono tutto il sistema. L’uscita di scena di presidenti come Moratti, Berlusconi e Sensi ha per esempio scosso tutto il nostro calcio, lo ha cambiato profondamente. La prima risposta ai debiti è stata la svalutazione, cioè l’aumento del costo dei giocatori. I 50 milioni dal mercato oggi possono arrivare a qualunque società, ma quando chi ha venduto andrà a comprare dovrà farlo sempre per giocatori di seconda fascia perché altrimenti non reggerebbe l’ingaggio di un grande giocatore. Questo manterrà le differenze. In pratica centinaia di squadre fanno da vivaio perenne a una ventina. L’idea è anche buona, ma è troppo stretto il passaggio. Alla fine, se non ci sarà una revisione del fair play, il gruppo di grandi società si metterà in proprio e nel giro di poche stagioni (2024) organizzerà una nuova Champions, una coppa degli eletti che cancellerà gli avversari classici ma poveri, lasciati a giocare il mercoledì nei campionati nazionali. Tutto questo non è futuro, esiste già, è già in potente discussione. [..]  Veniamo ora al lato tecnico. Il nuovo anno cercherà sempre più velocità. E la velocità che mette in evidenza le differenze tecniche, cioè di palleggio. Ma non si può essere sempre veloci. Questo sta portando le squadre migliori, dovunque, ad avere sistemi di gioco diversi, formazioni diverse, a seconda degli avversari. [..] Le vere formazioni titolari, le vere idee di un tecnico, si potranno vedere solo nelle grandi partite. Diminuirà il possesso palla, non più funzionale a cercare 11 gol, ma buono per tenere la palla in sicurezza nella propria metà campo, prima di allungare secondo estro in verticale e velocità. Mi sembrano già finiti in Italia gli scambi tra portiere e difensori per ricominciare l’azione palla al piede. Ormai è un trucco capito. Gli avversari attaccano subito i tre uomini che possono avere il pallone e trasformano una rimessa dal fondo in un’azione da gol. Infine gli uomini. Sono una decina i veri cambiamenti singoli di una stagione. E non sempre reggono. Nainggolan è l’esempio di deriva più recente, ma anche Schick, Diawara, Howedes, Gagliardini, tanti altri. Ora c’è molta legna sul fuoco. La Roma affermerà altri due ragazzi del vivaio, Lorenzo e Luca Pellegrini, due nazionali inevitabili, a cui va aggiunto Zaniolo che non viene dal vivaio. La Roma è la società più moderna. E in autoproduzione costante e resta sempre in Champions. Non mi sembra ci sia riuscito nessuno. [..]