2 Apr 2019In Breaking News7 Minuti

La rivoluzione della Roma comincia dal preparatore

INSIDEROMA.COM – MASSIMO DE CARIDI – Si volta ancora pagina. La Roma ha deciso di cambiare nuovamente preparatore atletico, visti i 42 infortuni muscolari che hanno colpito i giocatori giallorossi nel corso della stagione non ancora terminata. Maurizio Fanchini era arrivato la scorsa estate al posto del duo Norman-Lippie proprio a causa dei tanti guai fisici che avevano colpito i calciatori della Roma ma i risultati sono stati paradossalmente peggiori.

Facendo, però, un percorso a ritroso da quando la proprietà americana si è insediata a Trigoria, notiamo come siano ben 6 i preparatori atletici che si sono alternati in questi 8 anni e solo Norman e Lippie, voluti espressamnte dal presidente Pallotta in persona, hanno resistito più di una stagione.

Il primo fu Pol Cabanellas Rafael, all’epoca 24enne che arrivò con Luis Enrique e sino a quel momento era stato ricercatore sportivo ed aveva curato solo il settore giovanile e gli allievi nazionali di Barcellona e Poblense. Fu un flop, come tutta l’esperienza del tecnico asturiano con i giallorossi che chiusero al settimo posto in classifica ed un numero di infortuni piuttosto alto. Un dato colpisce subito: gli uomini di Luis Enrique accusarono 9 infortuni al flessore già a fine novembre e se si pensa che erano usciti a luglio dall’Europa League, si capisce come quella preparazione non fosse certo la migliore della storia giallorossa.

Poi arrivò Zdenek Zeman, coadiuvato nella preparazione da Roberto Ferola. Il mister boemo per molti era una certezza almeno dal punto di vista della preparazione atletica ma non erano più gli anni ’90 ed i giocatori moderni non gradiscono molto i gradoni. Lo stesso Zeman ebbe a dire una volta che con la pioggia e d’inverno la squadra era costretta ad allenarsi in 12 su 25 perché gli altri erano o infortunati o a casa per l’influenza e così era difficile mantenere una forma fisica importante per tutta la stagione. Esonerato il boemo, fu la volta di Andreazzoli e la gestione atletica fu interna per giungere (male) al termine della stagione con l’infausto 26 maggio in cui i giallorossi persero la Coppa Italia nel derby con la Lazio.

A quel punto, si doveva dare una svolta: tecnica, di metodologia di lavoro, societaria e dirigenziale. L’allora ds Walter Sabatini scelse Rudi Garcia, ex allenatore del Lille, che non era conosciuto dalle nostre parti ma che aveva vinto una Ligue 1 pochi anni prima e che era molto stimato dallo stesso direttore sportivo umbro. La Roma prese Luigi Febbrari come preparatore atletico, che come curriculum poteva vantare una stretta collaborazione con Edy Reja, che aveva seguito anche alla Lazio. Era il momento di maggior attrito tra dirigenza e tifoseria proprio per le accuse di aver messo in società un alto numero di “laziali” e certamente questa mossa non aiutò. Il percorso dello stesso Febbrari fu breve come quello dei suoi predecessori perché il numero di infortunati per problemi muscolari non accennò a diminuire, anzi.

Quindi, arrivò Paolo Rongoni, un preparatore molto stimato da Garcia, che infatti lo ha voluto nel suo staff anche nell’attuale esperienza al Marsiglia. Anche lui veniva dall’esperienza nelle fila dei biancocelesti ed anche per lui la parentesi Roma durò solo una stagione. Il presidente Pallotta ebbe a dire: “La preparazione atletica non è stata sufficiente. Dopo un’ora la squadra non aveva più energie, faticava”.

L’estate successiva, campionato 2015-16, fu lo stesso massimo dirigente americano a scegliere chi dovesse curare sotto ogni aspetto la preparazione dei calciatori e si affidò al duo Norman-Lippie considerati tra i migliori nel proprio settore. La loro permanenza alla Roma durò più degli altri perché riuscirono a rimanere nella Capitale sino a giugno 2018 ma anche qui le strade si divisero a causa dei troppi infortuni muscolari.

Il tecnico Di Francesco chiamò il preparatore atletico che lo aveva supportato nelle stagioni vissute al Sassuolo e giunse a Roma Maurizio Fanchini. “La metodologia dell’allenamento applicata al singolo calciatore viene definita ‘carico interno’, che ha la capacità di stimolare l’organismo verso il miglioramento dei risultati sportivi”. Questo il suo pensiero su come far lavorare la squadra ma, come visto, anche questo metodo si è rivelato fallimentare ed è stato allontanato insieme al mister abruzzese nel momento dell’esonero di quest’ultimo.

Per la prossima estate si fanno 2 nomi e sono entrambe vecchie conoscenze: un ritorno di Ed Lippie (senza Darcy Norman) e quello di Paolo Bertelli, sotto contratto col Chelsea ma in scadenza a giugno.

Il primo è sicuramente molto apprezzato nelle alte sfere di Trigoria e conserva ottimi rapporti con lo staff giallorosso ma non ha lasciato ricordi indelebili tra i tifosi. Discorso ben diverso per il preparatore toscano: in giallorosso vinse il premio come miglior preparatore atletico italiano dell’anno, la Roma aveva una tenuta atletica ottimale per tutta la stagione e gli infortuni erano molti più contenuti di questi anni. Lo stesso Bertelli ha lavorato sia con Conte che con Sarri nel suo periodo ai Blues e chissà che una di queste 2 accoppiate non possa ripetersi anche alla Roma.