8 Mar 2019In Breaking News9 Minuti

La Roma cambia tutto col rischio di rimanere sempre uguale

INSIDEROMA.COM – MASSIMO DE CARIDI – La Roma prima perde il derby, poi esce dalla Champions League ed a pagare sono allenatore e direttore sportivo. I 2 hanno lavorato in grande sintonia e con stima reciproca, visto che molto spesso si è detto che Monchi sarebbe andato via nel momento in cui fosse stato esonerato Di Francesco e così è stato. Scelta giusta, sbagliata, doveva rimanere l’uno o l’altro, tante le discussioni che si sono e si stanno facendo in queste ore in merito alle decisioni societarie ma forse il problema è più profondo.

L’ormai ex mister giallorosso ha pagato il suo ostinarsi a credere nel progetto prospettatogli dalla dirigenza con l’ex ds romanista in testa ma dal suo arrivo ha visto partire Szczesny, Salah, Paredes e Rudiger appena messo piede a Trigoria ed Alisson, Nainggolan e Strootman la scorsa estate. La rivoluzione di Monchi non doveva trasformare la Roma in un supermercato ed invece questo è stato con giocatori di alto livello venduti quasi tutti a prezzi sin troppo “modici”. A fronte di questi calciatori, sono arrivati: Olsen, Moreno prima e Marcano poi, Under, Cristante, Nzonzi e Zaniolo. Il raffronto tra il mercato degli ultimi 2 direttori sportivi appare impietoso.

Lo spagnolo si era presentato nella Capitale con le stigmati del vincente ma evidentemente non è saputo entrare nello spirito italiano o quantomeno romanista perché il ridimensionamento è stato palese nonostante lo scorso anno i giallorossi avessero raggiunto le semifinali di Champions, evento che non accadeva da 34 anni ed incassato più di 100 milioni da investire sul mercato sempre grazie ai giocatori della gestione precedente. Le spese sono state fatte la scorsa estate perché Nzonzi, Cristante, Pastore, Bianda e Coric sono costati più di quei 100 milioni ma potevano e dovevano esser investiti meglio.

Al trainer abruzzese, invece, si rimprovera di non aver dato un vero e proprio gioco alla squadra, cosa che è vera solo in parte. La passata stagione, la Roma aveva un’identità tattica ben precisa con movimenti di squadra chiari sia in fase difensiva che in avanti. I giallorossi sono stati la terza miglior difesa del campionato e davanti gli schemi erano svariati, piacevoli da vedere e spesso eseguiti al meglio. La differenza sostanziale è stata negli interpreti: sia perché il centrocampo è stato smembrato sia perché i sostituti non erano nè all’altezza nè adatti al gioco di Di Francesco. Alcuni giocatori facenti parte della rosa anche l’anno precedente, in questa sono andati completamente nel pallone e l’esempio più lampante è Federico Fazio, passato da colonna difensiva a problema sistematico. 

Un altro “capo d’accusa” verso l’ex tecnico di Pescara, Sassuolo e Roma è quello di aver avallato una campagna acquisti-cessioni che non corrispondeva minimamante alle sue idee di gioco. Una rosa “monca” (non è un gioco di parole ma la semplice realtà) in alcuni ruoli, con doppioni ed esuberi in altri e che ha costretto il tecnico a passare dal suo amato 4-3-3 al 4-2-3-1 adattando Lorenzo Pellegrini nel ruolo di trequartista, Cristante in cabina di regia, Nzonzi a giocare a 2 a centrocampo quando preferisce giocare “alla De Rossi” davanti alla difesa, lasciando che a gennaio partisse Luca Pellegrini senza prendere un sostituto dovendo adattare Santon a sinistra e con 3 terzini a destra. Davanti, Under è l’unico esterno destro offensivo di piede mancino quando per 2 anni e 4 campagne acquisti il tecnico ne aveva chiesto un altro di esperienza internazionale ed è stato preso Kluivert, che ancora non è arrivato a 20 anni. Saltato Malcolm, Monchi ha preso Nzonzi invece di acquistare un calciatore con le caratteristiche del brasiliano. 

Un altro problema imputabile all’ex allenatore della Roma è dovuto alla preparazione ed agli infiniti infortuni muscolari (anche lo staff sanitario non può esser totalmente esente da responsabilità se ad esempio Lorenzo Pellegrini ha avuto 2 ricadute ed una volta è successo anche per De Rossi, Manolas ed Under). Una volta, alcuni se la prendevano anche con i campi di Trigoria ma sono stati rifatti da poco e la problematica è molto più atavica. 

L’ultimo preparatore atletico della Roma premiato come migliore della stagione è stato Paolo Bertelli, attualmente in forza al Chelsea ma col contratto in scadenza nel 2019. Sarà il caso di riprendere anche lui dopo i 3 allenatori dell’era Sensi? E’ ormai dai tempi di Rudi Garcia che la preparazione atletica (per non parlare di quella sui generis di Luis Enrique) che i giallorossi hanno numeri record di infortunati ogni anno, soprattutto muscolari ma non solo.

Ora, la direzione tecnica è stata affidata a Claudio Ranieri e quella sportiva a Frederic Massara. In entrambi i casi, la scelta appare più momentanea che definitiva anche se nel caso dell’ex vice di Sabatini le speranze di rimanere in carica appaiono più alte. Sembra, però, che tutto cambi ma che in realtà rimanga tutto uguale. Le scelte degli allenatori sono continui corsi e ricorsi storici, quella dei ds in base alle loro capacità di fare trading ma la sostanza resta sempre la stessa: se giocatori, mister e ds sono all’altezza si può puntare ad una posizione in Champions e nelle coppe si vive di speranza. Una volta si diceva che quando mancano i soldi bisogna sopperire con le idee ma ultimamente sembra che ci siano stati più soldi a disposizione delle idee. 

8 anni fa, la Juventus veniva da un anno di serie B, 2 stagioni fallimentari ed i tifosi in subbuglio. Lo stadio ha certamente aiutato a far tornare la gente ma gli acquisti di Pirlo e Pogba a parametro 0, di Vidal a 10 milioni più Lichsteiner allo stesso prezzo ed Asamoah con al comando un tecnico emergente ma dal carattere forte come Conte, le cose hanno preso un’altra piega. La società li ha supportati ciecamente ed ora i bianconeri sono impredibili per chiunque in Italia ma allora l’attacco era composto da Vucinic (preso proprio dalla Roma a 9 milioni), Quagliarella, Matri, Giovinco e Del Piero all’ultimo anno di Juve ed in rosa c’erano De Ceglie, Krasic ed Elia

Si può fare bene anche con un budget non eccelso (chiedere a Daniele Pradè proprio nella prima era Ranieri) o spendere male i soldi a disposizione. Questa è la vera rivoluzione che dovrà fare la società giallorossa: spendere con intelligenza i soldi che ha e mettere quei giocatori agli ordini di un tecnico preparato, dal carattere forte e che possa rimettere in sesto un ambiente difficile ma che può esaltarlo come accadde con Fabio Capello.