Totti: “C’è stato un pò di contrasto con Sensi e stavo andando al Real, ma il mio sogno era la Roma”
Francesco Totti, ex giocatore e capitano della Roma, anche quest’oggi ha intrattenuto i propri fans con una diretta Instagram insieme a Damiano “Er Faina” Coccia:
Da laziale, te lo devo dire, mi stavi antipatico.
“Giustamente, sennò non eri della Lazio“.
Prima di andare alla Roma potevi venire alla Lazio.
“C’era un momento che ero alla Lodigiani, avevo 8 anni, dovevo farne 9 a settembre. A fine anno chiamano la mia famiglia e gli dicono: Ci sono due opzioni: Roma o Lazio. Mio fratello da sotto al tavolo gli dava i calci, come a dire: non t’azzardà. Mio padre e mio fratello erano i veri romanisti, mia madre simpatizzava Lazio. Però sapeva quale squadra tifavo, quindi non potevo andare alla Lazio”.
Quando hai cominciato a capire di essere uno dei più forti?
“Ho iniziato a capirlo nel momento in cui ho esordito il prima squadra, ho capito che era un lavoro. Prima lo prendevo come un gioco. Prima dell’esordio ci speravo, perché quando stai tra Primavera e prima squadra è il sogno di tutti. Per fare quel salto non è sempre facile: o salti e caschi di sotto o salti ed entri dove vorresti. Mai avrei immaginato di arrivare fino a questo punto. Speravo, quello sì, ma fino a questo no”.
Che hai pensato quando Capello ti ha sostituito con Nakata?
“Pensavo che stava facendo una stro**ata, anche perché dovevi ribaltare la partita. Da quel cambio è cambiato tutto. Ha fatto il gol del 2-1, il tiro del 2-2: è stato un cambio azzeccatissimo. Se l’avessi saputo prima sarei uscito alla fine del primo tempo, anzi neanche sarei entrato. In quel contesto ti può rodere perché ti sostituiscono in una partita così importante, la partita dello scudetto. Se non avessimo perso sarebbe andata come è andata, alla fine i cambi sono stati azzeccatissimi e in quel contesto pensi alla squadra e non a te stesso. Con me la squadra ha faticato di più rispetto a Nakata. È stato bravo Capello a capire e cambiare nel momento giusto della partita. È la stessa cosa quando abbiamo vinto al derby che Ranieri ha levato me e De Rossi. Anche perché lì ci stavamo giocando lo scudetto, possiamo dire che l’avevamo quasi vinto dopo quella partita. Sono cose istintive che ti vengono, come un giocatore quando fa una giocata. Come Spalletti con me a Roma-Torino, quando a 3 minuti dalla fine ho fatto gol”.
L’arrivo di Batistuta alla Roma. Ti ha aiutato nello spogliatoio o hai sofferto la sua presenza?
“Con il mio carattere non ho mai sofferto nessuno: mi sentivo forte per il nome, per il fatto di essere capitano, romano e romanista. Anche se venisse qualcun’altro è difficile che possa ripetere quello che ho fatto io. Un nome così importante nello spogliatoio invece di averne uno ne hai tre o quattro, cambia nella testa dei giocatori dello spogliatoio. Ti aiutano a fare gruppo, a cercare quello che tutti vorrebbero: i risultati la domenica. Il gruppo lo fai vincendo, quando perdi fai l’apoteosi. Oltre alla Juve in quella stagione c’era anche la Lazio forte”.
Ricordi l’intera giornata di Roma-Parma?
“Non è mai iniziata quella giornata, è iniziata il sabato.È difficile da spiegare, per un tifoso romano e romanista, capitano. Dopo 20 anni che aspettavamo quel giorno c’era ansia, paura e timore. Non ho dormito tutta la notte, sono stato con gli incubi: pensavi sia a cose belle e a cose brutte. Il calcio è bello anche per questo, che ti riserva sorprese”.
Hai ricevuto tante offerte in passato.
“Il sogno mio era di rimanere alla Roma, poi è normale che crescendo capisci che ci sono degli intoppi durante un periodo di tanti anni. Il Milan iniziò prima che io esordissi con la Roma. Venne Braida a casa e voleva portarmi al Milan a tutti i costi. C’era il momento del 2004/05 che voleva a tutti i costi che andassi al Real. È mancato veramente un capello che andassi, era quasi tutto fatto. Il presidente Sensi voleva una cosa, io un’altra. Avevamo vinto uno scudetto e ne avevamo persi due immediatamente. Stavo andando a rilento, volevo che comprassero campioni e allenatori per vincere. C’è stato un po’ di contrasto, ma guai chi me lo tocca Franco Sensi, è stato veramente un padre. Ho dato tutto quello che potevo dargli. È stata una cosa reciproca e non lo negherò mai, non sputo sul piatto dove ho mangiato. Ma mancava pochissimo per andare lì”.
Parliamo di Lazio. Il derby più bello e quello più brutto?
“Il derby più bello dove ho segnato: quando ho segnato non ho mai perso. Non voglio dire una cavolata ma penso che sia così. Difficilmente sul calcio sbaglio. Se ne dovessi scegliere uno direi il 5-1, per la serata, il gol mio che ha chiuso tutto. Peruzzi era uno dei più forti, aveva tutte le componenti per essere il top. Quello più brutto è il 26 maggio, è scontato. Ma non perché hai perso la finale di Coppa Italia, ma per come è stata la partita, una delle più brutte. C’era la paura di giocare, la tensione extra campo, in campo. Quello che poteva succedere nel post gara, pensavi più a quello. Purtroppo abbiamo fatto una partita di me**a”.
Il giocatore più forte della Lazio contro cui hai giocato?
“Nesta, per me è il simbolo della Lazio. Uno dei giocatori più forti del mondo in difesa. Se mi fai questa domanda ti rispondo Alessandro. La Lazio poi ha avuto fior fiori di campioni: Vieri al top, Simeone, Marchegiani…”
Se domani arriva una proposta della Lazio per tuo figlio, tu che fai?
“Se dipendesse da me ci penserei. Conoscendo Cristian neanche mi farebbe mettere a sedere: farebbe lo stesso percorso che ho fatto io con mia madre alla Lodigiani. Se ci fosse solo quella? O cambia lavoro o va a giocare alla Lazio”.
Se dovesse riprendere il campionato, cosa pensi della Lazio?
“La Lazio l’ho vista come l’hanno vista tutti, non da romanista, da sportivo, perché devi esserlo nel calcio. Sta disputando un campionato che nessuno si sarebbe mai aspettato: ha 3-4 calciatori che possono giocare in grandi squadre, e il contorno che li aiuta. Simone è bravo, non ha una squadra per essere a un punto dalla Juve, perciò in questo contesto sta facendo un campionato top. Se dovesse riprendere non so come può andare a finire. Sarà un altro campionato. Ci saranno meno infortuni, perciò aspettiamo e vediamo se riparte”.
De Rossi e il travestimento in Curva Sud al derby.
“Non pensavo facesse una cosa del genere. Ho detto che se dovessi andare in curva ci vado come Totti. Volevo andare al derby ma c’era già Daniele”.
Il calcio a Balotelli?
“È stata un accumulo di rotture, era strafottente. Faceva le battute, io poi sono permaloso e quando accumulo c’è un momento che sbotto. Purtroppo è successo, non dovrebbe ma ti si annebbia la vista. Da fuori è più facile gestire la testa e la rabbia. Quella partita non mi ha fatto giocare il mister, perdevamo e sono entrato: c’è stato il momento che mi è capitato una volta e ci ho pensato, alla seconda non ci ho visto più e sono andato. Era un pensiero di altri giocatori: sbagliando ho fatto un gesto che non avrei mai voluto fare, mi dispiace e gli ho chiesto scusa”.
Com’era la tua vita da calciatore a Roma prima della famiglia?
“Invivibile. Prima era impossibile perché ero il capitano romano e romanista. Ho un rapporto con la gente che va extra-calcio, come se fossero tutti di casa. Adesso è improponibile. Pensavo che smettendo si attenuava, invece qui il contrario. Anche quando vado all’estero ti vedono come un’icona, come una cosa che tanti tifosi delle altre squadre ti osannano tutti: prima ti rompevano perché eri un avversario, ora sei il beniamino di tutti. Da una parte mi fa veramente piacere, mi gratifica. Sono andato a Napoli, Bergamo, posti che prima mi odiavano. Ora ogni volta che vado sembra come se fossi uno di loro. Come persona è gratificante. Alla fine eri un avversario però hai sempre portato rispetto”.
C’è un nuovo Totti oltre a tuo figlio?
“Di cognome sì, ma non è il nuovo Totti. Si diverte, è appassionato. Mi piace vederlo, scrutarlo senza che si accorga. Quando parla lo vedo come si esprime, lo percepisco. In Serie A ora non c’è nessuno che ricorda me. Con il lavoro che sto facendo cerco giovani promettenti in Italia, in Europa e nel mondo, cerco persone che potranno riuscire a fare quello che ho fatto io. L’occhio mi è rimasto, riesco a visionare se una persona può arrivare ad alti livelli”.
Pallotta come te l’ha detto che non ti rinnovava il contratto?
“Neanche me l’ha detto lui, me l’ha fatto arrivare. Sinceramente non pensavo di essere trattato così, mi dispiaceva perché quello che ho fatto per la Roma era un riconoscimento. Alla fine ho portato rispetto a 360° tutti i giorni, dal portiere al presidente. Nessuno può dire cose di male contro di me perché ho rispettato sempre tutti. Ma mi è arrivata questa chiamata che mi ha detto che mi erano rimaste le ultime due partite. Sapevo che ero agli sgoccioli, almeno un altro anno l’avrei fatto con la pipa in bocca. Se ti alleni tutti i giorni, non salti un allenamento, stai bene fisicamente, non condizioni l’allenatore per chiedere di giocare: se il mister reputava che potevo giocare bene, altrimenti no. Io però ero lì, c’era sempre Totti nel gruppo. Riuscivi a tamponare tante situazioni, negative e positive”.
Quanto pesava quel pallone del rigore nel Mondiale?
“Pesava tantissimo: il portiere era enorme e la porta piccola. Non potevo sbagliare. Non l’ho chiesto io, tutti si erano allargati e sono rimasto solo io: sembrava Mosè con le acque. Chi si allacciava gli scarpini, chi si girava”.
Il rapporto con l’Antonio Cassano di allora?
“È stato un fratello, ho cercato di farlo crescere nel migliore dei modi. Antonio è stato il partner ideale, giocavamo a occhi chiusi, facevamo cose impensabili. Ha sfruttato il suo talento al 30-40%. Adesso si è stabilizzato dopo che si è sposato, ma prima era matto vero. Va come gira la Roma. Antonio se lo conosci è come lo vedi, un matto in tutto e per tutto. Allo stesso tempo una persona squisita che ti darebbe il braccio. Quando è andato via mi è dispiaciuto, speravo che potesse percorrere la strada che ho fatto io, era l’unico che riusciva a fare le cose che ho fatto io”.
Il giocatore più forte con cui hai giocato?
“Ronaldo il fenomeno è stato il top del top sotto tutti i punti di vista, senza togliere a Messi e Ronaldo ma lui era di un’altra categoria”.