7 Ago 2019In La squadra8 Minuti

La Roma, l’Athletic Bilbao e quel precedente di ventuno anni fa così simile a oggi

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Questa sera, alle ore 20, di nuovo presso lo Stadio Renato Curi di Perugia, esattamente una settimana dopo la sfida contro i padroni di casa guidati da Massimo Oddo, la Roma di Paulo Fonseca torna in campo per affrontare gli spagnoli dell’Athletic Bilbao.

Si tratta del secondo match amichevole di respiro internazionale consecutivo, dopo il successo di sabato scorso per 3-2 sul campo dei francesi del Lille, utile a testare l’effettiva crescita della compagine giallorossa agli ordini del nuovo mister portoghese ex Shakhtar Donetsk.

Sino a questo momento, pur spesso in campo con formazioni verosimilmente lontane da quella che verrà schierata per la prima giornata di Serie A contro il Genoa allenato da Aurelio Andreazzoli, il precampionato romanista si è mosso tra luci e ombre. Sebbene fino a questo momento siano giunte soltanto vittorie, infatti, la squadra ha mostrato anche dei limiti evidenti, soprattutto in fase difensiva. La linea della retroguardia altissima voluta da Fonseca, con i centrali di grande prestanza fisica ma altrettanta lentezza nei recuperi in velocità attualmente a disposizione del tecnico, è andata spesso in sofferenza e non soltanto a Lille, dove pure l’avversario era di un certo spessore, ma anche negli impegni ben più abbordabili con avversari come Ternana e Perugia.

C’è ancora molto da lavorare per il tipo di calcio che ha in mente il nuovo allenatore della Roma, il quale può comunque ritenersi soddisfatto per l’abnegazione mostrata da tutti i componenti dell’organico giallorosso, a partire da quell’Edin Dzeko da tempo in odore di partenza con direzione Inter.

Il pressing alto, che deve partire dagli attaccanti, nella metà campo avversaria per recuperare la sfera nel minor tempo possibile, infatti, è parso il vero marchio di fabbrica di queste prime partite disputate dalla nuova Roma di Fonseca. Quando le gambe ‘gireranno’ meglio e con alcuni accorgimenti tattici riguardo alla fase difensiva, la formazione capitolina potrebbe davvero svolgere un ruolo di primo piano nelle competizioni che la vedranno impegnata nella stagione 2019/2020.

Nel frattempo, c’è l’amichevole di stasera da disputare: una sfida che contro i baschi dell’Athletic Bilbao si preannuncia di grande agonismo. La formazione biancorossa è reduce dall’ottavo posto della scorsa stagione in Liga e presenta in panchina il confermato tecnico Gaizka Garitano. Sino ad ora, la sessione di mercato degli spagnoli è stata piuttosto anonima: hanno salutato gli esperti Mikel Rico, Iturraspe, Susaeta ed Etxeita, mentre in entrata sono stati semplicemente promossi alcuni elementi del settore giovanile per dare nuova linfa al sangue unicamente basco che scorre nelle vene della squadra.

Nella storia dei due club che si affronteranno stasera, ci sono soltanto due precedenti, curiosamente in entrambi i casi delle sfide amichevoli. La prima circostanza è quella, per varie ragioni, più simile alla situazione giallorossa odierna e riporta al 19 agosto del 1998: la seconda Roma di Zdenek Zeman (durante il primo passaggio sulla panchina giallorossa del boemo), come la formazione attuale agli ordini di Fonseca ancora un autentico ‘cantiere aperto’ per i diversi innesti effettuati rispetto all’annata precedente, affrontò l’Athletic Bilbao guidato in panchina da Fernandez e in campo da alcune reali leggende del club basco, come il fantasista Julen Guerrero, l’esterno offensivo Joseba Etxeberria e la coppia di attaccanti UrzaizEzquerro.

I giallorossi, dal canto loro, dovevano fare a meno del portiere titolare Konsel, che sarebbe stato ancora a lungo assente durante la stagione 1998/1999, di Vincent Candela e di ‘Pluto’ Aldair in difesa e del nuovo acquisto Alenichev in mezzo al campo. Fu, comunque, una delle prime occasioni di un certo spessore per ‘scoprire’ altri nuovi arrivi, come Pierre Wome, Ivan Tomic e soprattutto l’attaccante argentino Javier Bartelt, colui che teoricamente avrebbe dovuto essere il centravanti titolare dei giallorossi nella stagione a venire in luogo di Marco Delvecchio. Il solito 4-3-3 zemaniano di quella serata basca recitava, dunque, così: Chimenti; Cafu, Zago, Petruzzi, Wome; Di Francesco, Di Biagio, Tomic; P. Sergio, Delvecchio, Totti.

Alla fine, arrivò una deludente sconfitta per 1-0.

Anche se opposta a una squadra già nel pieno della stagione agonistica (l’Athletic Bilbao era, infatti, già stato impegnato nel turno preliminare di Champions League), la squadra di Zeman deluse le aspettative, soprattutto poiché mostrò di non aver superato i suoi vecchi limiti: difesa sbilanciata sui rovesciamenti di fronte e fuori posizione sui calci piazzati, oltre a un centrocampo più portato alla distruzione del gioco avversario che alla costruzione, nonostante la presenza del ‘geometra’ Gigi Di Biagio.

Non brillò neppure lo jugoslavo Ivan Tomic, schierato come interno di sinistra nel centrocampo a tre, quasi a far presagire i futuri insuccessi che avrebbe ottenuto nella Capitale. Gli unici lampi giallorossi arrivarono da un ventiduenne con la maglia numero dieci, che proprio nel corso della stagione 1998/1999 avrebbe iniziato, dopo il passaggio di testimone da parte di Aldair, ad essere il capitano della Roma: si parla, ovviamente, di Francesco Totti.

Dopo un primo tempo di grande sofferenza, con il gol del bomber Ezquerro arrivato a conclusione di una prolungata azione corale dell’Athletic Bilbao, la Roma riuscì parzialmente a riscattarsi nella ripresa grazie a un paio di importanti occasioni da gol: la prima con il nuovo acquisto (e futura meteora) Alessandro Frau, che centrò la traversa con un bel sinistro dalla distanza; l’altra, invece, con il già citato Bartelt, subentrato a Delvecchio nella ripresa e apparso più ‘vivo’ rispetto all’ex Inter, il cui destro in diagonale chiamò alla prodezza il portiere avversario Etxeberria.

Una Roma, come oggi, in piena costruzione,  che, nonostante un precampionato assai poco brillante e fatto di aperte contestazioni nei confronti del presidente Franco Sensi, reo di non aver portato nella Capitale un bomber di grido (si parlò a lungo di campioni del calibro di Batistuta, Trezeguet e Shevchenko) in sostituzione di Abel Balbo, ma lo sconosciuto Bartelt dal Lanus, disputò comunque una stagione fatta di grande calcio e tanti torti arbitrali, casualmente arrivati dopo la denuncia del “calcio che deve uscire dalle farmacie” dell’allenatore romanista Zdenek Zeman.