Meglio tardi che mai. La Roma cede Ibanez e si prepara all'assalto per la punta

Nella giornata in cui Mourinho si "confessa" sulle pagine del Corriere dello Sport, arriva la tanto attesa cessione che potrebbe sbloccare il mercato giallorosso.
Lo Special One, nell'intervista, non ha nascosto il suo disappunto per il mancato arrivo della punta, dichiarando come ormai sia già tardi.
Ma come si dice in questi casi, meglio tardi che mai.
Infatti solo oggi, 7 agosto, si è smosso qualcosa che possa dare la marcia giusta al mercato della Roma. Questo "qualcosa" sarebbe la cessione di Ibanez, che si è lasciato convincere dall'Al-Ahli a vestire la loro maglia. Una corte, quella araba, che a suon di milioni ha silenziato le sirene inglesi di Aston Villa e Nottingham Forrest. Così Ibanez andrà in Arabia Saudita, con la Roma che dovrebbe incassare 28.5 milioni di parte fissa più bonus (per un totale poco superiore ai 30 milioni) ed il 10% sulla futura rivendita del giocatore.
Un tesoretto, che sommato a quello ricavato dalle cessioni degli ultimi esuberi (circa 6 milioni), potrebbe garantire alla Roma quanto basta per rinforzarsi li dove ne ha più bisogno: il reparto offensivo.
I primi passi da compiere saranno in direzione Brasile, per chiudere la trattativa realitva a Marcos Leonardo. Dopo un lungo tira e molla, la Roma oggi ha presentato un'ulteriore offerta di 12 milioni di parte fissa più 6 di bonus più il 10% sulla futura rivendita. Un'operazione che potrebbe sbloccarsi, sia perchè la Roma ha migliorato le richieste iniziali del Santos (11 milioni), sia perchè Marcos Leonardo (che avrebbe già un accordo con i giallorossi per 1.4 milioni annui) spinge per la partenza. Inoltre l'esonero del tecnico Paulo Turra e le dimissioni di Falcao (per ragioni extra calcio), potrebbero influire sulla scelta del Santos, che in campionato è invischiato nella lotta per non retrocedere.
Ma Marcos Leonardo non è l'unico obiettivo giallorosso. Questa "boccata d'aria" nelle casse della Roma potrebbe sbloccare l'approdo nella Capitale di Morata. Il giocatore, recentemente, aveva chiuso ad un suo possibile trasferimento alla Roma, ma senza chiudere del tutto la porta a Mourinho, che lo allenò già al Real Madrid. Ma se non dovesse arrivare Morata, sicuramente arriverà un altro attaccante di egual livello. Non dovrebbe trattarsi, però, di Arnautovic; che il Bologna ritiene incedibile salvo offerte faraoniche che la Roma non sembra propensa a fare per un giocatore di 34 anni spesso tormentato dagli infortuni.
Sul fronte centrocampo rimane da sciogliere il nodo legato a Renato Sanches, che dovrebbe approdare alla Roma in prestito con diritto di riscatto. Ma sempre dalla Francia c'è da temere per il futuro di Matic, cercato dal Rennes. Il giocatore però vorrebbe prima palrare con Mourinho e poi prendere una decisione sul suo futuro. Futuro che da Trigoria non mettono in dubbio, perchè per la Roma è un giocatore fondamentale.


Tutti contro Mou: ancora una squalifica. Dopo l'Uefa arriva la sanzione anche in Campionato

Dopo l'Uefa anche la FIGC si è espressa sulle parole di Josè Mourinho, squalificandolo per dieci giorni; ovvero due giornate di campionato.
L'inizio della vicenda risale allo scorso 3 maggio, dopo Monza-Roma, quando Mourinho al termine della partita si era espresso contro l'arbitro Chiffi: "Questo risultato si adatta al peggior arbitro che ho avuto in carriera e ne ho avuto tanti di scarsi. Io penso che l'arbitro non ha avuto grandi influenze sul risultato, ma è dura giocare con lui: tecnicamente orribile, dal punto di vista umano non è empatico, non crea rapporto con nessuno, dà un rosso a un giocatore (Celik) che scivola perché è stanco all'ultimo minuto. Doveva dare un rosso, va a casa frustrato perché non dà il rosso a me perché non gli ho dato l'opportunità. È un po' il limite di questa squadra: non abbiamo la forza che hanno altre società di dire 'questo arbitro non lo vogliamo', io ho finito di allenare a venti-trenta minuti dalla fine perché sapevo che altrimenti mi avrebbe espulso".
Non proprio delle parole al miele per lo Special One, non nuovo a dichiarazioni del genere. Anche in Europa, dopo la sfuriata contro Taylor nel parcheggio della Puskas Arena, sono arrivate quattro giornate di squalifica per il portoghese. Parole di "pancia", dette magari con la rabbia di una decisione arbitrare non data nonostante l'evidenza. Parole che forse si potevano evitare o, per lo meno, dire in maniera differente e con l'ausilio della società.

Ma quella contro Mourinho sembra una vera e propria crociata.
Anche lo scorso febbraio, dopo Cremonese-Roma, Mourinho fu squalificato per due giornate dopo essere stato espulso dal direttore di gara Piccinini. Un'espulsione richiesta dal quarto uomo Serra, che dopo un battibecco con l'allentatore della Roma ne avrebbe chiesto l'espulsione. Mourinho ha denunciato l'accaduto immediatamente dopo il termine della gara: "Il quarto uomo Serra gli ha detto di espellermi ma non è stato onesto e non ha detto cosa mi ha detto e come me l'ha detto: parole ingiustificabili. Ora voglio capire se posso fare qualcosa dal punto di vista legale. Mi ha parlato in modo ingiustificabile. A fine partita Piccinini mi ha visto entrare nello spogliatoio di Serra e dirgli: 'Voglio che tu sia onesto e che dici cosa è successo', ma lui ha problemi di memoria e non ricorda. Le sue parole? Preferisco non dirle. Se avesse detto all'arbitro cosa mi aveva detto, era lui che andava via: ma lui è bugiardo".
La Procura Federale, nonostante a Serra fosse contenstata la violazione dell'articolo 4 del codice di giustizia sportiva e deontologico dell'AIA, chiese di archiviare il tutto poichè non sussitevano le prove fondanti e certe contro Serra. La Procura Generale del Coni, però, si oppose e fece partire comunque il deferimento il 17 aprile; con due giorni di ritardo rispetto al termine ultimo. Motivo per cui non vi sono state ripercussioni su Serra, impunito. Mentre Mourinho scontò le due giornate di squalifica.

Squalifiche che, in altre occasioni, non vengono comminate o non vengono scontate correttamente.
Rimanendo in tema di allenatori che si espromono contro gli arbitri, vi sono delle dichiarazioni di Sarri contro Ghersini al termine di Lazio-Torino: "L'arbitraggio è stato discutibile e devo fare un applauso ai miei ragazzi che sono riusciti a non andare fuori di testa. con questo arbitraggio solitamente si finisce la partita in 9 o in 10. Il nervosismo c'è, siamo stati fortemente penalizzati. Se dovessi dire cosa non mi è piaciuto, non si potrebbe fare una puntata ma una serie tv completa. Ha fischiato falli di un tipo, tre minuti dopo ne ha fischiati di un altro tipo, non si è nemmeno accorto che loro volessero sostituire un giocatore. Per non parlare del fallo laterale battuto un metro dento al campo in occasione dell'azione che ha portato al gol. Spero che questo arbitro venga fermato, perché se non lo fermano è preoccupante". Dichiarazioni passate in sordina, con il tecnico biancoceleste che rimase impunito, al contrario di Mourinho che dovrà pagare le conseguenze delle sue parole.
Ma Sarri non è stato il solo biancoceleste a "farla franca". Capitò anche a Lulic nel dicembre 2016 dopo le frasi offensive (e razziste) contro l'allora difensore giallorosso Rudiger. Il giocatore biancoceleste fu squalificato per 20 giorni e multato per 10 mila euro, che scontò quasi interamente durante le vacanze natalizie e dunque saltò solamente il match alla ripresa contro il Crotone.
Andò meglio ad Andrea Pinamonti, attaccante del Sassuolo, che ad ottobre 2022 rivolse parole offensive contro l'incaricato all'antidoping. Circa un mese più tardi, e dopo il patteggiamento, arrivò la squalifica di 20 giorni. Una squalifica mai scontata, poichè il campionato era fermo causa Mondiali in Qatar. Dunque Pinamonti non saltò alcuna giornata di campionato e si continuò ad allenare regolarmente con il resto della squadra.

Tutto ciò, analizzando anche i casi del passato, suona come una beffa per i tifosi della Roma. Poichè sembra che si agisca in maniera diversa in base all'imputato e non in base al reato. C'è chi paga sempre ed anche in maniera pesante, mentre altri vengono puniti in maniera leggera o graziati.
Certo, il comportamento di Mourinho, per quanto sia parte del suo essere, non è sempre corretto. A volte potrebbe ridimensionare le sue parole, ma è anche vero che quando parla lo fa con un motivo ben preciso. Come è vero che a volte, portati all'esasperazione, tutti noi esseri umani possiamo perdere le staffe e lasciarci andare in parole che sarebbe stato meglio non dire.
E Mourinho, come essere umano, può sbagliare.
Pagherà per questo suo errore, come ha pagato in passato. Ma dovrebbe essere giusto che chiunque paghi, senza distinzione alcuna.

Alla prima di campionato Mourinho non ci sarà, così come gli squalificati Foti, Pellegrini e Dybala. Ma ci sarà la Roma, ci saranno i suoi tifosi, ci sarà tutta la sua gente. Pronta a lottare sul campo nel rispetto delle regole anche per il suo allenatore.

Federico Falvo


La Roma e la sua gente. Un legame d'amore dalla Capitale a Budapest

Il legame tra la Roma ed i suoi tifosi è paragonabile ad una storia d’amore.
Perché non si parla di semplice tifo, ma di una passione che nasce dal cuore e si espande per tutto il corpo. Come l’aorta o le arterie sistemiche che pompano sangue ossigenato e ricco di sostanze nutritive dal cuore in tutti gli organi, così è per l’amore verso la Roma. Una squadra che per il tifoso è ossigeno giornaliero o sostanza nutritiva; un amore pari a quello che si prova per la propria compagna o compagno di vita o per i figli (con le dovute proporzioni). La Roma è quel sentimento che o lo hai o non lo puoi capire, a prescindere dall’essere nato all’interno del Raccordo o in una regione diversa. E’ un legame indissolubile, che tra alti e bassi o che sia nel bene o nel male ti porti dietro tutta la vita.
Un filo conduttore anche tra la gioia ed il dolore, perché come tutti i sentimenti ti condiziona le giornate. Se la Roma vince sei felice e vivi il giorno successivo con positività ed il sorriso, ma se perde allora non ti vuoi nemmeno alzare dal letto. Il giorno prima della partita è quell’ansia che ti assale, perché tu la ami a prescindere, ma fino al 90’ non sai se quell’amore sarà pura gioia o come una litigata.
Ed in questi giorni, i pochi giorni che ci separano dalla finale di Budapest, solo tu sai con che sbalzi d’umore stai vivendo le giornate. A lavoro o nei momenti di svago, il pensiero va sempre la; e vivi queste giornate come se fossi sulle montagne russe, toccando picchi di positività per poi in un secondo crollare nel disfattismo.
Ma nonostante questo tu sei sempre convinto del tuo amore e di questo legame.

Un legame che la Roma, sportivamente parlando, sta stringendo anche con questi appuntamenti importanti. Perché dal 2018 a oggi sono quattro le semifinali europee disputate (una in Champions League, due in Europa League ed una in Conference League), con due finali conquistate ed un trofeo già alzato al cielo di Tirana. Due finali, consecutive, con la seconda che si disputerà mercoledì sera. Due trofei in palio, uno già custodito gelosamente a Trigoria ed un altro da conquistarsi in campo. Un legame con i grandi appuntamenti a cui non eravamo abituati, ma “ci stiamo facendo la bocca”; ben consapevoli che potrebbe essere l’ultimo ma anche il giusto prosieguo di una nuova pagina della storia giallorossa. Mettendo in conto che al triplice fischio si potrebbe gioire come rammaricarsi. Sapendo che il Siviglia, l’avversario della finale, è un osso duro e di questa coppa detiene il record di successi.

Il Siviglia, squadra che sul campo è stata affrontata solo una volta e proprio in Europa League, sul campo neutro di Duisburg nel 2020. Quel Siviglia che, in un ottavo di finale inedito giocato in gara unica causa pandemia, ti ha battuto 2-0. Ma è lo stesso Siviglia che segna la fine dell’era Pallotta e l’inizio della “dinastia” Friedkin, perché proprio quel 6 agosto 2020 a poche ore dall’inizio della gara fu firmato l’accordo preliminare con il quale la proprietà giallorossa sarebbe passata di mano. Una data che sancisce l’inizio di un nuovo legame, dapprima con i Friedkin e successivamente con Mourinho e con una nuova mentalità. Ma senza tralasciare il legame più importante, ovvero quello della squadra con la sua gente e la sua città; con quella storia che sportivamente nasce nel 1927, ma che è legata a stretto giro con la storia di Roma.

La storia di un impero che nel 206 a.c., sotto la guida di Scipione l’Africano, sconfisse i cartaginesi proprio alle porte di Siviglia. Al tempo si chiamava Hispalis, legata all’insediamento romano di Italica ed in seguito promossa a colonia dell’impero romano, che ne fece  una delle città più importanti della Spagna.
Un legame tra Roma e Siviglia che negli anni seguenti, tra avvento del cristianesimo ed invasione dei mori, si è affievolito; riproponendosi più avanti vari secoli dopo. Non vi erano più condottieri e legionari, ma giocatori o dirigenti; non si parlava di colonie ma di progetti. A volte si è commerciato come ai tempi di Hispalis, ma questa volta i trasferimenti riguardavano i giocatori. Perché tra Roma e Siviglia esiste anche un legame sportivo, in primis con la figura di Ramon Monchi, che è stato uno degli artefici dei successi andalusi e provò a fare lo stesso nella Capitale, ma senza riuscirvi per poi ritornare li dove tutto era cominciato (ovvero al Siviglia).
Ma tanti sono stati anche i giocatori che hanno vestito entrambe le maglie. Dai più noti Lamela, Fazio e Perotti passando per Keita, Kjaer e Julio Baptista. Senza dimenticare gli italiani Marco Andreolli e Morgan De Sanctis.

Un legame che al suo interno ha varie diramazioni, intrecci, ma che alla fine si ricongiunge sempre nello stesso punto. Perché la storia è il passato ma che a volte ritorna, gli intrecci di mercato o di vite passano alla storia (nel bene o nel male), le partite durano sempre 90’ ed il poi è un futuro tutto da scrivere e vivere.
Ma quello che rimane sempre, sia nel passato che nel futuro ma soprattutto oggi ed ancora di più mercoledì, è quel legame tra la gente e la Roma.

Tra il tifoso e la sua squadra del cuore.
Tra un innamorato ed il suo grande amore, che supera tutte le intemperie.

Perché nel bene o nel male è un legame che non si spezzerà mai.

a cura di Federico Falvo


Roma contro Lecce, una storia dolce-amara

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Non sempre le partite vanno come si pensa debbano andare, o come si spera.
Il calcio è uno sport bellissimo determinato da diversi fattori, non segue una linea retta e non rientra nella casistica di una scienza esatta. E' puro sport, sentimento, momento, emozione ed a volte anche tanta rabbia.

STORIA PASSATA - Come in quel lontano 20 aprile 1986. La Roma doveva vincere per continuare a reggere il passo della Juventus e giocarsi lo scudetto. Penultima giornata di campionato, all'Olimpico arriva il Lecce, alla sua prima esperienza in Serie A e già retrocesso. Una gara che sulla carta doveva essere già vinta dalla Roma, ma solo sulla carta. Perchè quella partita non va come tutti si aspettavano, o speravano. Apre le danze Graziani, dopo sette minuti, la gara sembra essersi messa in discesa; ma il Lecce reagisce e pareggia con Di Chiara al 34'. Non appagati, i salentini dilagano e prima della fine del primo tempo raddoppiano con Barbas su rigore. Ancora Barbas, nella ripresa, realizza la doppietta personale che costringe la Roma alla sconfitta, con Pruzzo che accorcia le distanze ma senza più speranze per conquistare almeno un punto. La Juventus, intanto, batte il Milan e si cuce sulle maglie lo scudetto.

STORIA RECENTE - Nel 2004, sempre contro il Lecce, succede ancora una volta quello che non ti aspetti. E' la stagione che a Roma viene ricordata come quella "dei quattro allenatori": Prandelli (dimessosi prima dell'inizio della stagione per problemi familiari), Voeller, Del Neri e Conti. Un anno che era inizato con una vittoria ed una sconfitta, ed alla terza giornata arriva all'Olimpico il Lecce. Questa volta passano in vantaggio "loro", con Cassetti. La Roma sul finire di primo tempo conquista un calcio di rigore grazie a Ledesma che atterra Cassano in area di rigore.
Sul dischetto va il capitano Totti, una garanzia dagli undici metri, un cecchino quasi infallibile, quasi, per l'appunto. Quel giorno, 22 settembre 2004, Totti decide di esibirsi nel suo cavallo di battaglia, il "cucchiaio". Stallo alla messicana con Sicignano, sguardo negli occhi, poi sul pallone e rincorsa...Totti calcia, Sicignano effettua un passetto in avanti, il pallone si alza, Sicignano decide di non lanciarsi nè a destra nè a sinistra. Rimane fermo, come tutto l'Olimpico che per pochi secondi trattiene il fiato, come se respirando si potesse influire sulla traiettoria del pallone. Col sennò di poi, sarebbe stato meglio soffiare su quel pallone. Perchè Sicignano non si muove, rimane fermo fino all'ultimo. Alza le braccia come se stesse effettuando lo stretching di inizio gara e blocca la sfera.
Totti non la prende bene e da una spinta all'estremo difensore dei salentini, che però non reagisce perchè sa che in quel momento è diventato l'unico ad aver parato un "cucchiaio" di Totti. Quella partita finirà 2-2, con Sicignano che prova anche a scambiare la maglietta con il capitano giallorosso, sbattendo però contro un secco "no" di un campione colpito nell'orgoglio.

Ma le partite contro il Lecce non fanno tornare alla mente solo ricordi brutti. E' vero, nel 2012 al Via del Mare si è perso 4-2, ma è solo la seconda vittoria del Lecce contro la Roma. Perchè su 33 sfide totali, la Roma ha portato a casa il bottino pieno in 23 occasioni.
Un esito che speriamo possa verificarsi anche domani, soprattutto se prendiamo la famosissima carta in mano e leggiamo che negli ultimi tre precedenti la Roma non ha mai perso contro il Lecce. O se andiamo a ritroso all'anno dell'ultimo scudetto, quando la Roma batte 4-0 il Lecce in trasferta.
Questa stagione non si lotta per lo scudetto, o meglio, lo scudetto della Roma quest'anno si chiama "qualificazione in Champions League", ed all'andata si è vinto 2-1 anche se con un pò di fatica.

Ma tutto questo è sulla carta, è storia, è un punto di vista ma non una verità assoluta. Perchè alla fine le partite non vanno come si pensa debbano andare, o come si spera; ed il calcio rimane uno sport bellissimo, determinato da diversi fattori.

a cura di Federico Falvo


Una serata con Zdenek Zeman: "La bellezza non ha prezzo"

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Giovedì 1 dicembre è stata una serata ricca di storia a tinte giallorosse e non solo. Una serata ricca di aneddotti, ricordi, sorrisi, momenti di commozione ed anche risate di gusto. E' stata la serata di Zdenek Zeman, che ha presentato la sua autobiografia insieme al giornalista Andrea De Caro.
La Bellezza Non Ha Prezzo, questo il titolo del libro che lo stesso Zeman vuole spiegare: "Mi piace il bello, ma penso piaccia a tutti. Qualche volta per difendere il bello ci vuole anche coraggio, e penso di averlo avuto sempre". Un biglietto da visita che racchiude quasi tutta la carriera del tecnico boemo, che stempera immediatamete la pressione con il suo stile inconfondibile: "Mi sono concesso per questo libro, ma non so se ho fatto bene. Per dieci anni mi hanno chiesto di fare questa autobiografia, pensavo fosse meglio farla post mortem. Poi ci ho ripensato e mi sono detto che era meglio adesso perché potevo evitare ci fossero imprecisioni".
Un allenatore che ha sempre preferito uno stile offensivo rispetto a quello difensivo, come ricorda lo stesso Sinisa Mihajlovic intervenuto nel corso della serata: "Una volta siamo andati con Andrea (De Caro) a vedere gli allenamenti di Zeman a Trigoria nella sua seconda avventura romana. Cinque giorni di allenamenti, mai un esercizio per la difesa, solo attacco".  Ma Zeman non replica, anzi, così come le sue squadre, continua nella sua presentazione: "Penso che sia piaciuto agli zemaniani quello che facevano le mie squadre, anche se non sempre ci siamo riusciti al meglio. Oggi ci si lamenta tanto delle cattive condizioni dei campi d'erba. Ma quanta polvere abbiamo respirato sui campetti di terra. Certe volte c'erano i sassi che spuntavano dal terreno. Però erano bei tempi. Il sud mi piace di più perché fa caldo, perché la gente è più calda e perché vincere lí o a Roma è un'altra cosa. La mentalità vincente non significa vincere sempre, ma  dare tutto per vincere e trasmettere questo concetto anche a chi ha meno qualità degli altri".
Interviene anche Luigi Di Biagio, che con Zeman ha un rapporto speciale avendolo avuto a Foggia, Roma e Brescia: "Si ho avuto il privilegio di avere il mister e l'ho avuto tre volte. Con il mister ho un rapporto privilegiato anche se ci siamo scontrati in tante situazioni. Mi ha aperto un mondo. A volte provavamo a rifiatare e magari facevamo qualche passaggio in orizzontale. E lui allora ti sostituiva. Diceva sempre che c'è passaggio solo quando tagli l'uomo".
Uno Zeman scatenato, che racconta anche un aneddoto sul suo approdo alla Roma: "Squilla il telefono, rispondo pronto e sento 'sono Sensi' ed io replico 'so Napoleone' e metto giù. Poi mi chiama Perinetti e andai a Villa Pacelli da Praga per firmare con la Roma".
Presente all'evento anche Eusebio Di Francesco, che alla Roma vi ha giocato ed allenato: "Mi hanno sempre detto di essere un allenatore zemaniano. Io ne sono fiero, perché per me è stato una fonte d'ispirazione. Ricordo che durante una cena quando ero a Pescara mi disse 'hai delle idee, ma devi trovare la tua strada'. E dopo quell'esperienza andai al Sassuolo e il resto è storia". Replica Zeman da grande maestro ed ispiratore per i suoi ragazzi: "Se tu credi in una cosa e la settimana dopo credi in un'altra ti fai male. Ma non fai male solo a te, anche agli altri". Poi prosegue spiegando il perchè non abbia mai firmato un contratto per più di una stagione: "Ho sempre firmato per un anno perché così poi si poteva valutare. La società se si trovava bene continuava o in caso contrario no".
Non mancano le frecciatine ai suoi ex giocatori: "Di Francesco correva più di tutti. Anche perché se non avesse avuto la corsa, difficilmente avrebbe giocato a calcio". Come non mancano i ricordi ed anche i rimpianti: "Arrivando la seconda volta a Roma dopo Pescara pensavo di poter far bene. Poi le condizioni di interferenza del lavoro mio di  Cangelosi non ce lo hanno permesso. Serviva un esecutore di quello che volevano loro più che un allenatore".
Immancabile anche il capitolo doping, a cui Zeman si è sempre opposto con fermezza: "La salute è la cosa più importante, io sono rimasto a prima. Per me la gente sana non ha bisogno di prendere farmaci. Se una persona fa sport si presume sia sana, si fanno anche le visite di idoneità". Gli fa eco il professor Donati, che nel 1998 lo sostenne nella lotta al Doping: "Che Zeman si sia servito della sua notorietà in maniera generosa è chiaro. Lui ha creato una breccia con le sue frasi. Dopo le due dichiarazioni un giovane tecnico dell' antidoping mi disse che le analisi non venivano fatte e gettate via. Mi disse qualcosa di sconvolgente e Guariniello mandò i suoi ispettori ed i risultati delle analisi non gli furono mostrati. Le analisi sui calciatori non venivano fatte. Cadde il presidente del Coni. Questo ha fatto Zeman, ed ha pagato. Questo è tutto".
In chiusira una frase che spiega il titolo del libro ma anche la filosofia zemaniana: "La bellezza non ha prezzo. Per me il grazie della gente vale più di 100 scudetti".


Duro sfogo di Mourinho. La pazienza è finita

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - La Roma ha pareggiato a Sassuolo, un 1-1 che sta stretto essendo passati in vantaggio e immediatamente raggiunti poco più tardi. Ma nonostante il solo punto raccolto si è visto un barlume di gioco in mezzo al campo. La Roma, rispetto alle ultime partite, ha cercato di far girare maggiormente palla dal centrocampo in su e provato a creare una manovra costruita per arrivare alla conclusione. Ne è un esempio il recupero palla di Shomurodov che lascia la sfera a Zaniolo e poi si butta nello spazio. Un taglio intelligente, poichè l'uzbeko invece di continuare la corsa sulla sinistra e provare un due contro due ha deciso, saggiamente, di andare a destra e crearsi lo spazio per ricevere. Zaniolo intuisce e lo serve perfettamente, con Shomurodov che però calcia su Consigli sciupando una ghiotta occasione.
Ma la partita di ieri passerà alla storia per altri motivi. In primis, per i messaggi che Mourinho ha voluto lanciare ai suoi giocatori. I primi messaggi sono rivolti ad Abraham e Belotti, lasciati fuori dall'undici titolare in favore di Shomurodov. L'uzbeko, da parte sua, recepisce la scelta di Mourinho come un'occasione per dimostrare che questa maglia la può indossare. Lotta, corre, cerca il gol e fa vedere buone cose. Ma il messaggio principale è per Abraham e Belotti, soprattutto per l'inglese che chiamato in causa nel secondo tempo entra in campo con l'atteggiamento giusto di chi ha fame. Un approccio alla gara che viene ripagato con il gol del momentaneo vantaggio, un colpo di testa imperioso che batte Consigli. Mourinho apprezza, ma non esita nel richiamare il suo attaccante: "Poi ad un altro ho chiesto perché non ha sempre questo atteggiamento quando scende in campo. Questo nome non ho problemi a dirlo, è Tammy Abraham e ha disputato sicuramente una buona partita, a parte il bellissimo gol". Lo stesso Abraham a fine partita si scuserà con allenatore, squadra e tifosi per mezzo stampa: "Vorrei rivolgermi ai tifosi, ai compagni di squadra, all'allenatore e in qualche modo scusarmi per non essermi espresso sui livelli della scorsa stagione, non sono stato me stesso. Sono una persona, un ragazzo, in fondo. Ho attraversato un momento difficile, con poca fiducia. Oggi ci tenevo a dimostrare ai tifosi che sono ancora io, che sono pronto ad aiutare la squadra". Messaggio recepito.
Ma il vero messaggio Mourinho lo comunica a fine partita con le sue dichiarazioni. Parole dure rivolte a tutta la squadra ma in particolare ad un giocatore: “Mi dispiace perché lo sforzo della nostra squadra è stato tradito da un giocatore che ha avuto un atteggiamento, non so se posso dire la parola, meglio non dirla, diciamo non professionale, e così ha finito con il tradire lo sforzo di tutti quanti. Gli ho detto di trovarsi una squadra a gennaio”. Non fa nomi Mourinho, ma analizzando gli episodi si può intuire chi sia il destinatario di questo sfogo. Stiamo parlando di Rick Karsdorp, che fin dal suo arrivo alla Roma ha alternato buone prestazioni a partite opache. Ma sul banco degli imputati non è finita la prestazione in sè, ma principalmente gli atteggiamenti di Karsdorp in campo. In passato il giocatore è stato ampiamento difeso da Mourinho, soprattutto nel derby quando dopo la sostituzione non siede in panchina con i compagni ma scende direttamente negli spogliatoi. In quell’occasione fu “coperto”, dichiarando che era andato a mettere il ghiaccio sul ginocchio. Ma ieri ha avuto dei comportanti che allo Special One non sono piaciuti per niente. Iniziamo con l’ingresso in campo, quando impiega troppo tempo per rientrare in panchina dopo il riscaldamento e mettere la divisa da gioco. Si continua con lo sfogo dopo il gol di Abraham, quando invece di festeggiare con i compagni rimprovera Cristante per non averlo servito nello spazio invece di scaricare su Mancini (poi autore dell’assist vincente). Infine gli errori su Laurentiè ed il mancato recupero sul giocatore, soprattutto in occasione del gol di Pinamonti. Karsdorp perde la marcatura su Laurentiè in occasione del lancio lungo ed invece di provare il recupero alza il braccio per chiamare un fuorigioco che non c’era. Dopo il gol subito viene richiamato dai compagni e reagisce in maniera non professionale. Un atteggiamento che Mourinho questa volta non ha perdonato. Già in passato, dopo gli errori contro Juventus ed Udinese, aveva detto di lui “Karsdorp l’anno scorso era una storia, quest’anno non sta bene? Arrivederci amico”. Un chiaro messaggio a spronarlo a fare meglio, ma a quanto pare non recepito.

Mourinho non è nuovo a queste dichiarazioni, lo ha sempre fatto ed in giallorosso successe già la scorsa stagione dopo la debacle contro il Bodo/Glimt: “Abbiamo una differenza significativa di qualità tra un gruppo di giocatori e un altro. Sapevo i limiti di qualche giocatore, non è niente di nuovo per me, ma ovviamente mi aspettavo una risposta migliore”. Un chiaro messaggio a dare di più, recepito alla perfezione da Kumbulla che allenamento dopo allenamento dimostrò di meritarsi un’altra occasione ed ancora oggi è in rosa al fianco di Mourinho. Non reagirono, quantomeno non come si aspettava il portoghese, i vari Villar, Diawara e Mayoral; con gli spagnoli ceduti nel mercato invernale ed il guineano relegato ai margini della rosa.
Un qualcosa che potrebbe succedere anche questa volta con Karsdorp, già invitato a trovarsi una squadra per gennaio. Ma allo stesso tempo un messaggio verso tutti gli altri giocatori che potremmo tradurre con: la pazienza è finita, ora dimostrate che siete giocatori da Roma.


La Roma batte l'Helsinki, ma pecca ancora di cattiveria sotto porta

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - La Roma vista ieri sera contro l'HJK Helsinki è stata una squadra dalle due facce. Leziosa e sprecona nel primo tempo, determinata e cinica nella ripresa.

POCO CINICI - Una Roma che avrebbe potuto chiudere il match molto prima, contro avversari determinati ma tecnicamente non perfetti. Oltre agli errori in fase di controllo e disimpegno, l'Helsinki è stato anche sfortunato quando al 15' rimane in dieci uomini per l'espulsione del capitano Tenho. Nasce tutto da un errore di Lingman che sbaglia la misura del passaggio e serve Belotti, il numero 11 giallorosso punta Tenho e lo dribbla, con il difensore finlandese che non può fare altro che fermarlo con un fallo. Dapprima Petrescu, l'arbitro del match, ammonisce il capitano dell'Helsinki; ma successivamente, dopo aver rivisto l'azione al VAR, opta per il cartellino rosso facendo valere la regola del fallo da ultimo uomo.
La Roma, per sfruttare il vantaggio dell'uomo in più, cambia modulo passando dal 3-4-2-1 al -4-2-3-1. Vina e Karsdorp scalano sulla linea difensiva come terzini puri, mentre Spinazzola si sposta sulla sinistra in fase offensiva con Pellegrini centrale e Zaniolo a destra. Una mossa che da maggiore forza offensiva alla Roma, che però deve cercare spazi in una linea difensiva finlandese totalmente serrata. Il tecnico Koskela preferisce chiudersi con cinque uomini davanti il portiere Hazard e i rimanenti quattro a dar fastidio ai giallorossi, per impedirgli di pensare ad una giocata ed essere pronti a ripartire in contropiede. Ed è proprio da un contropiede che gli ospiti si rendono pericolosi con il difensore Hoskonen, rimasto davanti dopo una punizione. Il finlandese è abile a colpire di testa dopo un cross partito dalla snistra, ma non trova lo specchio della porta lambendo il palo.
La Roma ci prova in tutti i modi a far breccia, ma i troppi colpi di tacco e leziosismi fanno solo scena muta davanti al risultato bloccato ancora sullo 0-0. In più, quando si riesce ad arrivare al tiro, si devono fare i conti con un perfetto Hazard; abile a sventare ogni minaccia e tenere i suoi ancora in partita. La miglior occasione arriva sulla testa di Belotti, che in tuffo manca di un millimetro il bersaglio.

TRAZIONE ANTERIORE - Nella ripresa Mourinho cambia, inserendo Smalling per l'ammonito Ibanez e Dybala per Vina. Una mossa che permette a Spinazzola di tornare nella sua posizione naturale e libera Dybala davanti. Stesso modulo, 4-2-3-1, ma con un'arma in più nel trio che opera alle spalle di Belotti. Un'arma che si rivela immediatamente letale. Infatti Dybala ci mette un minuto dal suo ingresso per toccare il suo primo pallone e fare breccia nel muro finlandese. Un mancino a incrociare, su assist di Pellegrini, su cui Hazard questa volta non può nulla. Un gol che da coraggio alla Roma, che in due minuti raddoppia con il capitano Pellegrini, che di petto mette dentro un cross di Zaniolo deviato. 2-0 e Roma che ci mette pochissimo per stabilire la propria supremazia. Ma gran parte del merito del secondo gol va a Zaniolo, che partendo dalla sinistra supera il diretto marcatore e mette in mezzo per i compagni. Un gesto da grande giocatore e da altruista che ripeterà pochi minuti più tardi quando mette nuovamente in area un pallone, questa volta per Belotti che con un facile tap-in trova il 3-0 ed il suo primo gol in giallorosso.
Una rete che chiude virtualmente il match e porta la Roma a tirare i remi in barca nel tentativo di risparmiare qualche energia per l'impegnativa sfida di domenica contro l'Atalanta.

Risultato tondo e primo successo in Europa League per la Roma, che insegue il Betis Siviglia (punteggio pieno) e si prepara ad affrontarlo nei prossimi due match europei, dove ci si giocherà con molta probabilità il primo posto nel girone.


Juventus-Roma: precedenti, statistiche e curiosità

 INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Questa sera la Roma sarà impegnata a Torino, nel primo big match della sua stagione. Avversaria la Juventus, da sempre ostica e storica rivale.

Mourinho, in conferenza stampa, non ha dubbi: la Roma andrà a Torino a cercare di vincere. Si potrebbe anche perdere, certo, ma la squadra deve giocare bene e senza timori. Mourinho vuole che i suoi ragazzi giochino con fiducia ed a viso aperto. Confermata la stessa formazione vista contro la Cremonese, con il solo Matic in campo al posto dell'infortunato Zaniolo.
Massimiliano Allegri, in casa Juventus, si aspetta una partita equilibrata contro un allenatore che sta facendo un ottimo lavoro. Recupera Szczesny, mentre mancheranno gli infortunati Bonucci e Di Maria. Rispetto all'ultima di campionato, Allegri vuole vedere una squadra che faccia bene in entrambi i tempi. Dubbi per quanto riguarda il centrocampo, con Allegri che ha ammesso di poter convocare anche il neo arrivato Milik.

I PRECEDENTI - Sono 90 le sfide giocare finora allo Juventus Stadium, di cui ben 60 vinte dai padroni di casa. La scorsa stagione i bianconeri si imposero per 1-0 grazie al gol di Kean in una partita controversa, con un gol annullato alla Roma per concedere un rigore non applicando il vantaggio.
Fermo a 21 il totale dei pareggi, che non si verificano dall'1-1 di stagione 2010/11, quando Totti su rigore rispose al momentaneo vantaggio di Iaquinta.
Solo nove le vittorie della Roma, che nell'agosto 2020 (ripresa del campionato post chiusura a casau del Covid) vinse 3-1 grazie a Kalinic e la doppietta di Perotti (Higuain per la Juventus).
Mourinho in carriera ha affrontato la Juventus in nove occasioni. Cinque volte come allenatore dell'Inter e due come tecnico della Roma. Con i nerazzurri tre vittorie, un pareggio ed una sconfitta. Due sconfitte come allenatore della Roma. Vi sono anche due precedenti in Champions League sulla panchina del Manchester United, con una vittoria ed una sconfitta per Mourinho.
Ben 23 i precedenti tra Allegri e la Roma, con nove vittorie in favore del tecnico livornese. Sette le sconfitte e sette i pareggi.
L'arbitro del match sarà Massimiliano Irrati, che in carriera ha diretto la Roma in 22 occasioni; con uno score in favore dei giallorossi grazie a 12 vittorie, cinque pareggi e cinque sconfitte. Sedici i precedenti tra Irrati e la Juventus; con i bianconeri che vantano 11 vittorie, due parehhi e tre sconfitte.

LE STATISTICHE - Al momento la Roma è sopra in classifica, forte dei sei punti conquistati finora. Quattro i punti della Juventus, che nell'ultima di campionato è stata fermata della Sampdoria sullo 0-0. Roma e Juventus, finora, sono le uniche due squadre del campionato a non aver mai subito gol, mentre per quanto riguarda le reti all'attivo i bianconeri hanno timbrato il cartellino tre volte, rispetto alle due segnature giallorosse.

Stasera sarà una partita sentitissima, tra due squadre che sognano in grande e vogliono arrivare sempre in alto. Una forte rivalità lega Roma e Juventus, partita che viene vissuta con forte ardore dai tifosi e che spesso è stata protagonista di episodi controversi. Ma sarà una partita molto sentita anche per Dybala, per la prima volta da avversario contro la sua ex squadra, in quello che fino a poco tempo fa è stato il suo stadio. Mourinho è sicuro che il 21 della Roma giochi tranquillo e con professionalità, con le emozioni che sicuramente si faranno sentire prima o dopo la partita.


Roma-Cremonese: precedenti, statistiche e curiosità

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Dopo il successo alla prima di campionato contro la Salernitana, la Roma è pronta per tornare all'Olimpico dove domani sera affronterà la Cremonese neo promossa.

Mourinho, in conferenza stampa, non vede la Cremonese come una squadra di B. Ma anzi, fa i complimenti alla società per gli investimenti sul mercato e ad Alvini per farla giocare in maniera da mettere in difficoltà ogni avversario. Quindi per Mourinho domani sarà un match difficile, ma dal quale spera di uscire con i tre punti per rendere felici i tifosi, un vero vanto per questa Roma. Elogi per Pellegrini, che ritiene un giocatore importantissimo ed in grado di giocare ovunque. Parole di fiducia anche per il resto della rosa; in particolare per Cristante, Matic, Wijnaldum e Zaniolo. Su quest'ultimo un grande complimento: "per noi è più importante della scorsa stagione".
Anche Alvini, tecnico della Cremonese, ha parlato alla stampa dichiarando che è consapevole dell'avversario che affronterà, ma vuole che i suoi ragazzi giochino senza pressione ed in maniera naturale. Importante sarà chiudere le linee di passaggio per i tre giallorossi che giocheranno davanti, quindi infoltire il centrocampo.

I PRECEDENTI - All'Olimpico si sono giocati sette match tra Roma e Cremonese, cinque dei quali vinti dai giallorossi. L'ultimo successo della Roma, in ordine di tempo, è il 3-0 della stagione 1995/96, con le reti di Di Biagio, Balbo e Cappioli.
Un solo pareggio, con il risultato di 1-1, registratosi durante la stagione 1994/95. In quell'occasione segnarono Lanna per la Roma ed Enrico Chiesa per la Cremonese.
Una sola vittoria per i grigio-rossi, che espugnarono l'Olimpico nel 1993 grazie ad un 2-1 firmato da Dezotti su rigore e Tentoni (Benedetti per la Roma).
Non vi sono precedenti tra Mourinho e la Cremonese ed Alvini contro la Roma. Dunque la sfida di domani sarà un inedito.
L'arbitro del match sarà Luca Massimi della sezione di Termoli. Il direttore di gara 33enne non ha mai diretto la Roma in carriera. Sei, invece, i precedenti con la Cremonese tra Serie B e Lega Pro; con uno score di tre vittorie, due pareggi ed una sconfitta per i grigio-rossi.

LE STATISTICHE - Dopo una sola giornata di campionato vi sono poche statistiche da registrare, se non i tre punti conquistati dai giallorossi e la sconditta registrata dalla Cremonese contro la Fiorentina. Differenza reti di +1 per la Roma, che ha segnato una rete a Salerno senza subirne. Tre le reti subite dalla Cremonese a fronte delle due segnate; una delle reti subite è stato uno sfortunato autogol di Radu, che ha condannato i ragazzi di Alvini alla sconfitta. Due i cartellini gialli a sfavore della Roma finora; mentre la Cremonese ne ha rimediati tre più il rosso di Escalante, squalificato ed assente domani.

Domani sarà un match complicato, tra una Roma che vorrà ripetersi e posizionarsi stabilmente tra le posizioni di vertice ed una Cremonese che vorrà dimostrare quanto di buono fatto con la Fiorentina migliorandone il risultato finale. Straordinaria la risposta dei tifosi giallorossi, che nonostante sia un lunedì per molti lavorativo, ha risposto alla grande facendo registrare il nono "sold out" consecutivo in casa tra la scorsa stagione e quella attuale.


La Roma con Dybala: varie opzioni, tanto divertimento

Paulo Dybala è un nuovo giocatore della Roma.
Un annuncio che ha riportato a Roma l'entusiasmo che si è respirato la sera del 25 maggio pre e dopo la finale di Conference League; ma soprattuto il 26 maggio, con i festeggiamenti al Circo Massimo.
Un acquisto che fa gia sognare i tifosi, impazziti di gioia per la Joya.
Ma al di là del nome e dell'importanza del giocatore, bisogna anche capire come Dybala possa collocarsi nello scacchiere di Mourinho. L'argentino in 403 presenze in carriera ha giocato 161 volte da prima punta in un attacco a due e 147 volte da seconda punta. Trentatre le volte messo in campo da ala destra e 21 da trequartista. Solo cinque come ala sinistra.
Nella Roma potrebbe posizionarsi sia largo a sinistra o destra (in alternanza con Zaniolo o Pellegrini), sia affiancare Abraham in un attacco a due.
Finora Mourinho, nelle tre amichevoli pre campionato, ha provato tre moduli diversi. Vediamo insieme come potrà essere impegnato Dybala con queste tre soluzioni:

4-3-2-1: Con questa formazione Dybala giocherebbe nei due dietro la punta insieme a Zaniolo, con Pellegrini da trequartista d'inserimento e gestore della manovra offensiva. Ovviamente i due dietro Abraham giocherebbero larghi, così da favorire gli avanzamenti palla al piede del terzo di centrocampo, aprendo gli spazi e guadagnandosi occasioni per ricevere la palla e servire la punta, o provare l'azione personale. Ma questo modulo potrebbe facilmente tramutarsi in 4-2-3-1, con Matic ed uno fra Cristante e Veretout ad agire davanti la difesa e Dybala a giocare da trequartista o esterno insieme a Pellegrini e Zaniolo. Un ruolo che non sempre ha ricoperto ma è in grado di fare ottimamente, così come Pellegrini potrebbe giocare largo a destra come spesso fatto in nazionale. Ma anche lo stesso Dybala potrebbe giocare largo a destra, con Zaniolo che potrebbe spostarsi al centro o a sinistra. Insomma, un trio che potrebbe giocare insieme alla perfezione e creare molti pericoli alle difese avversarie. Ma potrebbero anche non giocare tutti e tre insieme.

3-5-2: Con questo modulo, provato nel secondo tempo della gara contro il Sunderland, la Roma ha siglato due reti ed esaltato le doti di Zaniolo. Lo stesso potrebbere succedere con Dybala, che giocherebbe da punta insime ad Abraham. Ovviamente Zaniolo non sarebbe titolare con questo modulo, a meno che non prenda il posto di Karsdorp o Spinazzola o Zalewski sulle corsie esterne. Pellegrini verrebbe spostato sulla linea a tre dei centrali di centrocampo, dovendo rinunciare in parte alle sue doti offensive. Con questo modulo Dybala e Zaniolo potrebbero entrare in conflitto, poichè entrambi mancini e con la predisposizione a libersrsi al tiro con quel piede. Dunque è quasi impossibile, ma non toaltmente impossibile, vederli giocare insieme se la Roma si schiererà con il 3-5-2.

3-4-2-1: Modulo visto contro la Portimonense, dove Dybala giocherebbe nei due dietro Abraham insieme a Pellegrini o Zaniolo, ma più presumibilmente insieme al numero sette. Potrebbe anche giocare con Zaniolo, ma si dovrebbe sacrificare Pellegrini come centrocampista puro e più attento alla fase difensiva che offensiva. Sacrificare perchè il capitano giallorosso ha dimostrato ampiamente nella scorsa stagione come si trovi a suo agio più vicino alla porta. Zaniolo potrebbe subentrare a gara in corso o persino essere schierato da prima punta qualora mancasse Abraham.

Varie alternative, tutte valide e tutte che renderebbero la Roma molto equilibrata in campo; capace sia di difendersi che proiettarsi in area avversaria e colpire.
Forse, a titolo prettamente personale, il modulo migliore per includere Zaniolo e Pellegrini insieme a Dybala sarebbe il 4-2-3-1. Poichè tutti e tre potrebbero giocare insieme, trovare il giusto equilibrio per non darsi "fastidio" a vicenda e colpire in diversi modi. Un quartetto in realtà, perchè non dobbiamo dimenticare la presenza di Abraham che renderebbe l'attacco giallorosso potenzialemente devastante e difficile da affrontare per chiunque.
Ma qualsiasi sia il modulo, qualsiasi siano le scelte di Mourinho, chiuqnue giocherà, ci sarà da divertirsi.


Tutto su Frattesi. Veretout, Diawara e Perez in uscita. Ceduti Reynolds, Fuzato e Milanese

Il mercato entra sempre più nel vivo, come le trattative della Roma.
Sempre in piedi la pista che conduce a Frattesi, che si è arricchita quest'oggi con notizie relative ad un incontro già in programma per settimana prossima con l'entourage del centrocampista neroverde. Nel possibile accordo con il Sassuolo, oltre alla rinuncia della percentuale sulla rivendita per uno sconto sul cartellino, si potrebbe inserire una contropartita tecnica di alto valore. Stiamo parlando di Carles Perez, che vorrebbe maggior minutaggio e quindi accetterebbe un trasferimento o in Italia o in Spagna. L'ex blaugrana piace al Sassuolo, dunque un ipotesi scambio non sarebbe totalmente da escludere.
Non tramonta Dybala, con l'Inter che sta prendendo tempo in attesa delle visite di Mkhitaryan (fissate per domani) e del ritorno di Lukaku. Un'indiscrezione più che una realtà, con la Roma che tenta il fantasista argentino che si è promesso ai nerazzurri e aspetta prima di decidere il da farsi. Sullo sfondo per l'ex bianconero c'è anche il Tottenham.
Ma la giornata giallorossa di mercato è stata contraddistinta principalmente dalle cessioni.
Fuzato e Milanese hanno salutato Trigoria. Il portiere brasiliano si unirà all'Ibiza, con la Roma che in cambio riceverà 300 mila euro in caso di promozione del club spagnolo ed il 30% sulla futura rivendita. Milanese, invece, rimane in Italia e passerà alla Cremonese per 750 mila euo più il 30% di una futura rivendita.
Prestito per Reynolds che si unirà al Westerlo, che potrà riscattarlo al termine della stagione. Sarà la sua seconda esperienza in Belgio dopo quella di scorsa stagione al Kortrijk.
In uscita vi è sempre Veretout; seguito da Marsiglia, Milan ed Everton ma nessuna delle tre società ha ancora presentato offerte concrete. Possibile la partenza di Diawara, che piace molto al Lecce ma ha un ingaggio troppo alto che rappresenta uno scoglio per club pugliese.


La Roma lavora ai rinnovi e prova a chiudere per Celik. Piacciono Anguissa e Sabitzer

La Roma sta lavorando alla squadra con cui presentarsi in campo alla prossima stagione. Un organico di qualità con il quale centrare l'obiettivo qualificazione in Champions League dal campionato e non sfigurare in Europa League.
Una squadra già ricca di talento e su cui Mourinho farà molto affidamento. A cominciare dal neo acquisto Matic e dalle conferme dei pilastri che hanno guidato i giallorossi alla conquista della Conference League.
Sul fronte rinnovi è già tutto fatto per Mancini, con cui si è raggiunto un accordo per proseguire insieme fino al 2026 (si attende l'ufficialità). Primi contatti avviati con l'entourage di Zaniolo, che fa gola a Milan e Juventus. Il ragazzo oggi ha parlato della sua stagione, ammettendo che l'interesse delle grandi squadre fa piacere ma non lo distraggono dal suo obiettivo: lavorare e fare ancora meglio.

Si punta anche al rinnovo di Cristante, giocatore su cui Mourinho fa molto affidamento. Il centrocamista piace, anche lui, a Milan e Juventus; ma vuole rimanere alla Roma. Dunque i colloqui per continuare insieme non dovrebbero essere lunghi o difficili.
Sul fronte acquisti è in dirittura d'arrivo Celik, con Lille pronto ad accettare l'offerta di circa 7 milioni della Roma. Trattative ancora in corso per Frattesi, mentre rimane alla finestra Aouar del Lione.
Si seguono anche Torreira, in uscita dalla Fiorentina e nelle mire anche della Lazio, e Sabitzer; messo in vendita dal Bayern Monaco poichè poco usato la scorsa stagione (solo otto partite da titolare). Interessa anche Anguissa, in rotta con il Napoli e cercato personalmente da Mourinho. Il tecnico portoghese, infatti, avrebbe chiamato il centrocampista per presentargli il proprio progetto tecnico e convincerlo ad unirsi alla Roma. Una mossa che a Napoli non hanno molto gradaito.
Smentiti i collegamenti per De Paul, che la Roma non sta cercando e non ha contattato. Il costo totale dell'operazione, infatti, sarebbe troppo alto per le casse giallorosse. Intanto è stato offerto Demiral, profilo che non piace alla Roma e proposta rispedita al mittente.
In uscita potrebbero aprirsi nuovi contatti con il Marsiglia, che dopo Pau Lopez ed Under vorrebbe acquistare anche Veretout e Kluivert.