Conferenza Stampa Gasperini: "Ho scelto la Roma perchè sono convinto sia la strada giusta"

Gian Piero Gasperini, neo allenatore della Roma, si è presentato ai suoi nuovi tifosi durante la conferenza stampa presso Trigoria. Insieme a lui è intervenuto Claudio Ranieri, nella nuova veste di Senior Advisor del club:

Apre la conferenza Ranieri: "Buongiorno a tutti. Credo che per la prima volta state vedendo due allenatori, perché lo sono fino al 30 giugno. Mi avete dato del bugiardo quando mi avete detto che era Gasperini, avevo chiesto la sua disponibilità e lui mi disse "perché no?" ma da lì a dire che fosse lui, ce ne voleva. I Friedkin hanno scelto lui. Dove è andato ha fatto bene, Crotone, Genoa, Atalanta. Riesce a cambiare la fisonomia di un atleta, riesce a rendere ottimi determinati giocatori ed è quello che speriamo tutti qua. Sa delle difficoltà che incontreremo in questi due mercati, se fossi restato io avremmo perso un anno di tempo per la costruzione, è stato chiamato per costruire qualcosa che possa dare frutti rigogliosi. Personalità, schietto, parla in faccia, a volte anche a brutto muso, con me poche volte è successo perché fa parte del mio carattere, anche se a volte ero un po' risentito. Voi siete bravi a trovare sempre le notizie, ora ci direte anche chi sarà il nuovo direttore sportivo. Lo conoscete tutti per quello che ha fatto, Gian Piero è qui con noi, grazie per essere venuto"

PAROLE GASPERINI

Il suo rapporto con Friedkin? Le ha chiesto come si fa a stare stabilmente in Champions League? Ha indicato un percorso? Si è dato una risposta sul perché la Roma non sia mai stata competitiva per la qualificazione in Champions? 
"I primi contatti li ho avuti con Claudio e lui mi ha descritto per filo e per segno realtà e situazione di squadra e città, delle vicissitudini di questi anni. Poi ho avuto modo di incontrare la proprietà e sono persone con grande entusiasmo sulla Roma. Non so se traspare, ma mi hanno detto che spendono molto tempo sulla Roma, è nei loro pensieri, hanno progetti ambiziosi che hanno fatto fatica a raggiungere. Hanno individuato in me attraverso Claudio la possibilità di creare qualcosa di costruttivo e forte. Ci siamo confrontati sulle loro idee, sappiamo della situazione di Fair Play Finanziario di questi due mercati, ma è una società molto forte, che ha intenzione di investire nella Roma ma bene, in modo più sostenibile rispetto agli anni precedenti e vogliono portare la Roma in alto. Mi sembra sufficiente per una buona impressione"

Cosa l'ha convinta a venire qui? Roma non è Bergamo, anche per questa sala così piena, Roma ha una sua liturgia particolare. La spaventa?
"Da quando sono arrivato tutti mi mettete in guardia sulla città di Roma, dove è difficile raggiungere obiettivi sportivi, ma questa deve essere una forza, non una debolezza. Mi parlano della radio, della pressione, ma io da fuori vedo un grande entusiasmo, grande voglia di calcio e di raggiungere obiettivi. Queste forze vanno incanalate nel modo migliore. Se negli ultimi sei anni ci sono state difficoltà a raggiungere obiettivi sperati probabilmente possiamo correggere qualcosa che consenta alla Roma di essere più forte e competitiva. Se il Napoli ha vinto due volte lo Scudetto, se Parigi è diventata capitale d'Europa non più per turismo ma anche per il calcio, vuol dire che si può fare risultati non solo a Milano e Torino. Bisogna costruire nel modo giusto, mettere tutto nelle spinta giusta. Tutti siete tifosi della Roma, tutti volete il meglio per la Roma, come chi lavora di qua. Se riusciamo a fare questo siamo tutti più forti"

Deve costruire un feeling con i tifosi?
"Il feeling con i tifosi c'è sempre stato a Roma. Contano i risultati. Quello che mi ha spinto in modo forte ad affrontare questa realtà è che possiamo alzare il livello. Certo che se parto dai risultati di Claudio nelle ultime 22-23 giornate sono stati straordinari. Questo significa che la squadra conta più di tutto, ha dato una dimostrazione fondamentale che i giocatori in difficoltà di risultati riuscendo ad avere un po' più di atteggiamento per la squadra, è stato molto bello vedere chi era in panchina che aiutava e spingeva, è la base su cui fare squadra e poi ottenere il migliore. Non è che si possono fare programmi a dieci anni in una piazza come Roma, bisogna essere più veloci e concreti, ma bisogna mettere un punto, far crescere la squadra, volere che i tifosi si identifichino nella squadra per come vince e a volte come perde. Il resto viene di conseguenza".

Ranieri ha detto che lei sa cambiare la fisonomia di alcuni giocatori. Crede di riuscire a farlo con Dybala? Può essere un suo giocatore?
"Spero non serva, che vada bene così, che Dybala stia bene e abbia una buona condizione. Per lui come per tanti altri giocatori. C'è un prospetto di squadra che deve essere identificata per tutti, dove tutti spingono al di là dei personalismi, poi ci sono i singoli sui quali con lo staff ci mettiamo per cercare di migliorare tecnica, tattica, personalità, se alzi il livello dei singoli la squadra ne giova. Fa parte del mio lavoro da sempre, forse perché ho fatto settore giovanile, questi sono gli obiettivi. Non ci sono giocatori che non sono adatti, devono stare bene. Dybala quando sta bene è un grande giocatore, quando ha difficoltà anche a voi piace meno".

Con lei sono esplosi attaccanti fortissimi come Milito e Retegui. Che idee ha su Dovbyk e Abraham? Possono entrare in questa scia?
"Quegli attaccanti erano giocatori forti. Io non ho mai dato di più a loro di quello che già avevano, il merito è stato tirare fuori il meglio di ciò che avevano. Gli attaccanti hanno fatto bene forse per come giocano le mie squadre, prolifiche, dipende da come la squadra interpreta il gioco. Vorrei riproporre anche qui questa caratteristica. Ora si parte da quello che c'è, poi altre decisioni di mercato verranno prese strada facendo".

Si parla di un anno di costruzione. Lei sarebbe contento alla fine della stagione?
"Il risultato massimo può essere la qualificazione in Champions. In questo momento la Roma non può essere in grado di vincere lo Scudetto, poi non si sa mai, quello è il traguardo massimo da porci. Io voglio rendere questa squadra più forte, con più giocatori possibile da nazionale, internazionali, costruire un nucleo sempre più ampio di giocatori che possono dare continuità a questa squadra, che possono creare un nocciolo duro sul quale nel prossimo anno con più disponibilità sia possibile arrivare a giocatori che ora non possono arrivare. Un nocciolo che dia solidità, continuità a una squadra con giocatori relativamente giovani, poi serve sempre un mix. Nella mia esperienza anche vendendo dei pezzi, magari la Roma non avrà bisogno, però può essere una forza anche questa. Se hai giocatori che raggiungono una valorizzazione alta ne giova tutto il movimento".

Nel 2017 a Sconcerti disse, tornando sull'esperienza all'Inter: "Se dovesse ricapitarmi farei in un altro modo. Sono stato troppo accomodante, dovevo entrare forte, o spacchi o vieni spaccato". La pensa così?
"Rimango della stessa idea. Devi dare segnali importanti, devi portare la gente dalla tua parte, devi dare identità alla squadra e la gente deve riconoscersi in essa, deve dare fiducia, ma non c'è bisogno di dirlo, lo hanno sempre fatto. Se crei la sinergia con la tua gente poi superi anche meglio le difficoltà dettate dagli avversari. Dietro la Roma ci sono squadre importanti ed emergenti fuori dalle Coppe, c'è una corsa più che allo Scudetto alle posizioni Champions, che permettono di creare un gap con le altre. È evidente che in una piazza con così tanto entusiasmo devi entrare forte, intendo con la squadra che ti segue, crei un ambiente forte. Ti senti più forte in tutto".

Da qualche anno c'è un gruppo di giocatori che hanno partecipato nel bene e nel male alle fortune e sfortune. Ranieri ne ha parlato come monumenti, Dybala, Paredes, Cristante, Pellegrini. Lei ha in mente rispetto a loro un mantenimento di questo zoccolo, saranno ancora così importanti, o si pensa di rinunciare? Paredes parla sempre del ritorno al Boca.
"Si parte da quello che c'è. C'è tanto già. Poi non possono essere gli stessi, mi aspetto dal mercato che porti qualcosa di diverso, a dei giocatori che creino un nucleo, poi ci sarà un mix. La Roma deve guardare e aspirare ad avere anche nuove figure che possano portare più in alto la squadra".

Le caratteristiche principali degli obiettivi di mercato? Dove ci indirizziamo viste le difficoltà?
"Sono poche le società che possono prendere allenatori già affermati. I giocatori molto spesso te li devi costruire in casa, prendere giocatori emergenti che possono raggiungere traguardi, che possono crescere. Per raggiungere obiettivi di alto livello ti servono giocatori di quel livello, nazionali, internazionali, di spessore e valore nelle coppe. Questo è il programma che si vuole arrivare a fare. A volte anche con giocatori emergenti. Mancini e Cristante, che ho avuto, in quel momento sono andati via presto dall'Atalanta e sono andati in nazionale. Spero che tutti questi ragazzi abbiano l'obiettivo non di difendere quello che hanno fatto finora, ma di fare la stagione migliore della loro carriera. Non è il momento di accontentarsi e gestirsi. Se hai 30 anni non sei vecchio, se ne hai 22 e vuoi scalare posizioni, questo deve essere lo spirito. Se mettiamo tutto questo mettiamo più chance. Parto da una base fortunata, quella fatta da Claudio, dimostrazione che gli stessi giocatori hanno avuto un cambiamento di prestazioni e risultati. Difendere le posizioni non è sufficiente"

Su Pellegrini. Ranieri disse che aveva perso il sorriso. Lei si è fatto un'idea di come farglielo tornare, dove lo vede in campo? Si è fatto un'idea su Soulé?
"Pellegrini ora è infortunato, ma il discorso vale per lui e per tutti. Devono pensare tutti di fare la miglior stagione. A voi piace Pellegrini che entra, calcia e fa gol, vi piace meno quello in difficoltà. Soulé è un giocatore offensivo, deve segnare, fare assist, prendere rigore. Oggi nel calcio moderno si attacca e si difende, conta essere squadra. Quello che abbiamo visto con il PSG è straordinario, ha perso Messi e Neymar e raggiunto risultati mai raggiunti. Il calcio è questo. Il Napoli ha vinto da squadra, forse c'era una squadra più forte ma sono stati squadra. La Roma è stata una squadra, questi sono i principi. Devi saper fare tutto, devi andare forte. L'Atalanta ha vinto un'EL dopo 25 anni che un'italiana non lo vinceva, brutto segnale, a parte la Conference della Roma. Dobbiamo togliere luoghi comuni e vedere le cose con altra ottica. Dobbiamo prendere quella strada"

Quanto c'era di vero nell'avvicinamento della Juventus?
"Vero, ma ho avuto la sensazione che questa fosse la strada giusta, oltre i rischi che mi vengono elencati. Per la mia carriera, per il modo di fare calcio, per la possibilità di incidere questa poteva essere la soluzione giusta. Ho ragionato su questo, ho messo davanti questa situazione. Questo è quello che cerco e di cui ho bisogno ora, ho la convinzione forte di aver fatto la scelta giusta".

Lei è stato l'iniziatore di un tipo di gioco che ha inventato lei e ha portato grandi risultati. Non a caso ora a Bergamo c'è Juric e qui le cose non hanno funzionato. Ha visto quelle partite, ha capito il problema? Pensa ci sia modo di giocare in quella maniera?
"La mia esperienza è diversa. Con Juric abbiamo condiviso tanti anni, sia da tecnico e giocatore sia come vice, ma sono passati parecchi anni, nel frattempo le esperienze sono state diverse. Il mio modo di vedere calcio negli anni si è evoluto. Ci sono due aspetti: vuoi aspettare che la squadra avversaria perda palla o vuoi conquistarla? Sono validi entrambi. A stare senza palla sto un po' male, preferisco averla io, ma dipende contro chi giochi. La cosa ideale è avere la palla noi e andarla a prendere alta, ma devi saper fare tutto. Ora lo fanno in tanti, ci sono grandi cambiamenti nel calcio e devi avere una grande duttilità. Non so cosa non ha funzionato per Juric".

I suoi pregi e difetti? Cosa proverà affrontando l'Atalanta? 
"Fortunatamente sarà a gennaio, c'è tempo. Pregio? Lavoro, mi piace lavorare in campo, mi piace quando fai cose che vedi nel giocatore in campo, mi piace convincere i giocatori, non ho mai imposto niente ai calciatori. Molti risultati sono ottenuti dipendono dal fatto che hanno tratto vantaggio da questo e il merito è loro. Difetti? Faccio fatica (ride, nda). Forse me la prendo a volte, ma non penso sia un difetto (ride, nda)".

Dai tempi di Zeman non si fa una preparazione di un certo tipo. Come pensa di organizzarla? Con i gradoni?

"Ma non è vero, mai fatto un gradone in vita mia (ride, nda). Quando giocavamo al Palermo, Zeman era alla Primavera del Palermo e noi facevamo un mega torello a centrocampo sempre, e i ragazzini della Primavera si giocavano i gradoni. Allora, anche su questo: intanto non è morto nessuno. Intanto credo che, come ho detto prima, per noi è importante che i giocatori si divertano e trovino il loro benessere, così come chi va in campo. Abbiamo la fortuna, tutte le mattine, di svegliarci e fare il mestiere che più ci piace, quello che facevamo da ragazzi. E in più lo fai anche con la Roma, e quindi ti devi sentire molto fortunato. L’allenamento è fondamentale, è un allenamento importante. È importante per tutte le professioni migliorarsi, e l’allenamento è fatto in funzione di: uno, stare bene; due, cercare di migliorare la tua prestazione. Non può essere un problema allenarsi, deve essere anche un divertimento, perché il gioco del calcio è essenzialmente divertente. Sono d’accordo su quello che si diceva prima, forse anche sull’esempio di Pellegrini: se non sorridi, non puoi giocare bene a calcio. Io la vedo come un brasiliano in questo. Un brasiliano triste non può giocare a calcio. E quindi anche un calciatore deve avere sempre un bello spirito. Probabilmente è così in tutto lo sport. Bisogna avere un bel clima di lavoro, di crescita l’uno con l’altro, di trasmettersi a vicenda le migliori situazioni per potersi migliorare. È finalizzato a questo il mio lavoro, non ci sono altre cose. Deve esserci anche un bel clima, non può mai essere un clima teso. Deve essere sempre un clima in cui, quando vai a giocare, ci sono sempre avversari molto difficili da superare. Gli avversari sono quelli fuori, non quelli dentro. E bisogna arrivare sempre con un bello spirito, perché i risultati da ottenere si fanno con molta fatica e sono difficili, e tutti quanti sono ben armati".

PAROLE RANIERI

Ci sono soluzioni imminenti per il DS ?
"La società sta valutando dei nominativi. Quanto prima conoscerete il prossimo direttore sportivo"

Come sarà il suo rapporto con Gasperini?
"Stava antipatico anche a me, gliel'ho detto. Ai tifosi della Roma, per me molto di più. È stato scelto lui perché sono convinto che Roma ha bisogno di una personalità forte, di un tecnico che non si accontenta mai, che è sempre incavolato, che vuole migliorare la squadra, il singolo. Non sarà facile, per questo gli offriamo un anno per farsi capire. Sarò un amico per lui, starò da una parte e se avrà bisogno di qualcosa cercherà di risolvere problemi"

Dove pensa possa arrivare la Roma di Gasperini? Com'è andata la trattativa?
"La bugia bianca l'abbiamo scoperta. L'ho chiamato e gli ho chiesto se poteva interessargli la panchina, ne abbiamo riparlato a fine campionato, sono andati avanti i discorsi. Siamo stati sorpresi a Firenze e il resto è noto. È stato molto pratico, veloce, c'è stata subito sintonia, ho trovato una persona super motivata, super entusiasta, perciò io sono particolarmente contento. Per il momento sono soddisfatto, poi bisogna lavorare, i ragazzi devono capire che c'è un cambio di mentalità. Quando sono arrivato il morale era sotto terra, sono stato più un fratello maggiore che li ha stimolati in ogni verso. Se dovevo riprendere qualcuno lo riprendevo in modo costruttivo, sono fatto così, non ho mai accusato nessuno, nella mia carriera con alcuni ci sono riuscito e con altri meno. È la qualità di ogni allenatore, arrivare ai giocatori che ti analizzano in ogni discorso. Vogliono persone leali e schiette. La Roma dove può arrivare? Alla fine del triennio stabilmente in Champions e quando si può vincere il campionato. Siamo orgogliosi di essere parte di questa nuova nascita. I Friedkin hanno speso tanto, vogliono ancora investire, sono bloccati ma stanno andando avanti sullo stadio. Vogliono il massimo, vogliono portare Roma a livello calcistico allo stesso livello del brand turistico".

Cosa avete chiesto nell'immediato a Gasperini?
"Di fare il Gasperini. Mi sorprendeva Percassi quando diceva 'partiamo per salvarci'. Roma non era l'Atalanta di allora, noi dobbiamo fare bene. I nostri tifosi hanno vinto grandi giocatori e grandi squadre, i tifosi si identificheranno con il suo gioco. Gli chiediamo di far bene, di conoscere la squadra e la piazza per un anno e salire sempre di più. Io sono sincero, vogliamo sempre il massimo, ma non ho fatto la volpe che non arriva all'uva e dice che è acerba. In Champions avremmo incontrato 6 inglesi, 5 spagnole e noi forse non siamo pronti per questo, siamo più agguerriti sull'Europa League. Spero in un buon percorso in campionato e uno in Europa, accettando le cose belle e qualche boccone amaro. Anche quando la costruzione è ben fatta ci sono partite che perdi. Il popolo romano vuole vedere la squadra lottare fino in fondo, da arrabbiati. Sono sicuro che anche quando si perderà il romanista avrà visto i suoi giocatori lottare come mai prima".

La sua versione sulla Nazionale?
"Si è detto tanto, tenetevi quello che s'è detto. Rispetto l'Italia, ma sono della Roma"

Quanto c'è di suo nel riavvicinamento Svilar-Roma sul contratto?
"Sono cose che ha fatto Ghisolfi. Io ho solo chiamato il ragazzo e gli ho detto che si vuole fare bene, una grande Roma e che ci sono i presupposti. Lui è ambizioso, abbiamo preso un tecnico ambizioso e prenderemo giocatori ambiziosi. Io ho fatto solo questo".

Cosa è successo con Ghisolfi?
"Lo ha detto Castaldi, non commentiamo".

Può spiegarci meglio le limitazioni del FPF?
"Ci sono dei paletti. Siamo vicini, manca qualcosina, sono sicuro che riusciremo a essere dentro questi parametri da rispettare a giugno 2026, poi saremo liberi di lavorare con più tranquillità. La società si sta operando, non può mettere soldi altrimenti li avrebbe messi. Ci sono due mercati in cui stringere i denti, in cui trovare giocatori validi, ma ci sono squadre che prendono ragazzi a 60 milioni e hanno 20 anni, 18, non è facile. Te ne prendono 4, 5, 6, poi li tengono, li danno in prestito, li vendono, tu devi lottare con questi mostri, come i club di Premier League. Dobbiamo stimolare le idee e farci trovare pronti, parlo del calcio italiano in generale".

La composizione ideale per lei dal punto di vista societario quale sarà? Ci sarà un direttore sportivo, lei e Gasperini?
"Questo non posso saperlo, non so se la proprietà vorrà mettere altri. A livello calcistico resterà la base solida creata e un altro direttore sportivo, se vogliono prendere altre figure non sta a me decidere o saperlo".


Roma e Milan non si fanno male a vicenda. A San Siro regnano gli alti e bassi

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - La Roma chiude il 2024 con un punto conquistato a San Siro contro il Milan. Di per se è un bottino magro, ma ciò che fa ben sperare per l'anno nuovo è la prestazione. I giallorossi non sono stati perfetti e non hanno fatto la partita eccezionale come aveva chiesto Ranieri in conferenza stampa; ma hanno fatto il loro senza sfigurare, mantenendo un livello di gioco soddisfacente ed ancora migliorabile. Anche il Milan ha fatto bene, mettendosi alle spalle i vari problemi interni ed i tanti infortuni, dimostrando tutta la forza della propria rosa. Dunque il pareggio è un risultato giusto, equo per quanto si è visto in campo.

TUTTO NEI PRIMI 45 - Il risultato finale è stato deciso interamente nella prima frazione di gioco, ricca di occasioni ma anche decisioni dubbie e tanti cartellini. Insomma, non ci si è fatto mancare niente sul palcoscenico della "Scala del Calcio". Il primo acuto è di marca giallorossa, con Dovbyk che dopo undici minuti scheggia il palo. Un brivido che da al Milan la spinta per entrare con decisione nel match e provare ad imporre il proprio gioco. Una scelta che da subito i suoi frutti quando al 16' i rossoneri trovano il vantaggio; Fofana vede l'inserimento di Rejinders in area e lo serve alla perfezione, da li è tutto facile per l'olandese che calcia in rete il gol dell'1-0. San Siro esplode ed i giocatori del Milan spingono ancora di più per mettere maggiore distanza sul tabellino. La Roma accusa il colpo ma si difende e riesce a venirne fuori con Pisilli che serve in area Dovbyk; l'ucraino fa sponda di tacco per l'accorrente Dybala che di destro calcia al volo e trova l'angolino alla destra di Maignan. Portiere battuto e risultato e risultato nuovamente di parità. Il finale di primo tempo è condito dal nervosismo, causato in parte dall'arbitro Fabbri. Il direttore di gara, infatti, sorvola su un possibile rigore per il Milan causato da un presunto fallo di Pisilli su Rejinders. Tutto lo stadio protesta e Theo Hernandez commette fallo su Dybala per richiamare l'attenzione dell'arbitro e magari dargli modo di andare a rivedere l'azione al VAR. Ammonito Hernandez, l'azione non si rivede, per Fabbri non è rigore. Protesta Morata, ammonito. Si infuria Fonseca, già ammonito in precedenza e adesso espulso. San Siro diventa una bolgia, tutti sono contro Fabbri. Tutti tranne la Roma, che forse ne è uscita anche fin troppo bene da questa situazione. Rimane il forse, perchè bisogna essere onesti e dire che Pisilli non entra su Rejinders per fermarlo ma per contrastarne il tiro. Rejinders da parte sua non calcia ma con un colpo di tacco prolunga la sfera per Jimenez e frana su Pisilli che in scivolata lo tocca con la gamba di richiamo. L'arbitro decide per il non rigore, presumibilmente perchè Reijnders non era più in possesso del pallone; ma poteva anche starci. Rimane il dubbio che salva la Roma.

PAURA - Nella ripresa Ranieri corre ai ripari per la sua Roma, sostituendo gli ammoniti Koné ed Hummels con Pellegrini e Celik. Ciò non aiuta la squadra, che perde forza ed esplosività ma per lo meno abbassa i rischi di ritrovarsi con un uomo in meno nel corso della gara. Si abbassano anche i ritmi del match in generale, come se entrambe le squadre avessero paura di farsi troppo male. Eppure i tentativi di passare in vantaggio non mancano, sia da una parte che dall'altra. Il Milan si rende molto pericoloso con i tiri dalla distanza, neutralizzati in maniera superlativa da Svilar, poi eletto miglior giocatore della partita. La Roma prova a colpire ma con troppa imprecisione e disordine, finendo spesso in fuorigioco. Ma alla fine i secondi 45' di gioco hanno lasciato ai presenti la sensazione che la partita fosse ancora in bilico fino al fischio finale.

La prestazione della Roma lascia un pò di amaro in bocca. Nel primo tempo più concentrata e pericolosa, nella ripresa un pò caotica e troppo frettolosa. Anche la prestazione di alcuni giocatori va rivista, su tutti Celik e Pellegrini. Il primo spinge troppo poco per essere un terzino, rallentando spesso l'azione dando il pallone indietro come scelta primaria piuttosto che come ultima spiaggia. Pellegrini, invece, sembra solo un lontano ricordo di quello che una volta era un giocatore determinante ed incisivo. Non se ne discute il valore, ma il momento. Possiamo capire le negatività, la pressione psicologica ed il peso delle aspettative, ma la Roma ha ancora bisogno del suo capitano. Soprattutto adesso, perchè domenica c'è il Derby, non una partita come tutte le altre.


Piccola peste

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - La Roma, nonostante l'ennesima prova altalenante, riesce a vincere contro il Venezia e portarsi a casa tre punti preziosissimi. Il merito va ai cambi, i primi due per l'esattezza, che danno una marcia in più a tutta la squadra.

SOLO RISCHI - Il primo tempo della Roma è disastroso. Si crea molto poco e si concretizza ancora meno. Troppi gli spazi lasciati al Venezia, che li sfrutta al meglio ed al terzo minuto impegna Svilar che è bravo a deviare in corner. La Roma si fa vedere solo su iniziativa dei singoli, che non preoccupano Joronen. La forma fisica dei giallorossi, vuoi per l'impegno infrasettimanale, non è delle migliori; ma per i tifosi presenti all'Olimpico non è un alibi. Le qualità tecniche dei ragazzi di Juric dovrebbero bastare per avere la meglio su un avversario determinato, ma è il Venezia a creare i maggiori pericoli. I tentativi dei giallorossi si infrangono sulla difesa veneta, mentre i lagunari riescono ad incidere maggiormente in fase offensiva. L'unico pericolo concreto per Joronen è un colpo di testa di Pellegrini sugli sviluppi di un corner che termina di poco a lato. Svilar, invece, ha molto da fare ed al 44' deve arrendersi a Pohjanpalo. Busio prova la conclusione che si stampa sul palo, si crea una mischia in area con l'attaccante dei veneti che riesce a sbrogliare la matassa con un destro secco. 0-1 per gli ospiti a fine primo tempo e fischi dell'Olimpico per la prestazione dei giallorossi.

PICCOLA PESTE - La ripresa inizia come era finito il primo tempo, con il Venezia in rete al 57' dopo un contropiede finalizzato da Busio. Ma l'arbitro annulla per fuorigioco. La Roma trema e Juric corre ai ripari inserendo Pisilli e Baldanzi; due ragazzi che si riveleranno essere la mossa vincente. Entrambi corrono come forsennati contro tutti gli avversari, si lanciano su tutti i palloni e non si risparmiano mai; cambiando il passo della Roma. Due giovani con la testa da veterani che vogliono fare la differenza e condurre la squadra alla rimonta. Soprattutto Pisilli, che per ben due volte prova a battere Joronen di testa su corner ma non trova la porta. L'estro dei due ragazzi infonde carica anche al resto della squadra, che inizia a spingere e trova il pareggio al 74' con Cristante, che prova la botta da fuori aria deviata dal tacco di Busio: la sfera si impenna, supera Joronen e si insacca in rete. Adesso anche l'Olimpico ci crede e spinge a gran voce la Roma alla vittoria. Chi non ci crede, in senso metaforico, è Pisilli; che all'82' non crede a quello che è appena successo. E corre, come ha fatto dal suo ingresso in campo, corre velocemente verso Juric, verso il resto dei compagni in panchina. Corre e sorride. Esulta perchè questa volta, dopo aver preso le misure in precedenza, il suo tempismo di testa su corner è perfetto e la palla si insacca in rete. Urla di gioia, perchè in un colpo solo ha segnato il gol del vantaggio ed anche la sua prima rete in Serie A. Una rete che la piccola peste non dimenticherà mai. Lui che è romano e romanista, lui che ha sognato questo momento fin dai primi calci al pallone; lui che è stato la piccola peste della partita. Un epiteto positivo, quello di piccola peste, per un ragazzo che fin da subito ha dimostrato di poter giocare a certi livelli. Un giocatore già mentalmente pronto e sempre attento a migliorarsi costantemente, che sia sul campo o rubando con lo squadro dai compagni o dagli avversari. Un centrocampista che marca, pressa, ruba palla ma allo stesso tempo crea, si propone, serve i compagni e prova a rifinire. Una piccola peste del centrocampo giallorosso.

SOLO IL RISULTATO - Finisce così il match, 2-1 per la Roma, che rimonta il Venezia e si porta a casa i tre punti. Ed è questa l'unica nota positiva della giornata: il risultato. Quasi tutto il resto va rivisto e analizzato. Bisogna soprattutto lavorare sulla costanza, perchè non è possibile vedere sempre una Roma a metà. Bella per metà partita e quasi assente nell'altra metà. Da molti giocatori ci si aspetta di più a livello di impegno, perchè hanno tutti i mezzi per poter fare la differenza. Da altri ci si aspetta maggior partecipazione al gioco di squadra e meno sortite in solitaria. Gli unici elogi per ieri vanno a Pisilli e Baldanzi, che sono entrati in campo con la testa e la grinta necessaria per cambiare il passo e dare una scossa. Gli elogi vanno anche al Venezia, che è riuscita a mettere sotto la Roma e deve rammaricarsi solo con se stessa per alcune occasioni mancate; ma avrebbe meritato qualcosina di più.


Solo un tempo non basta

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - La Roma pareggia la prima partita della nuova versione dell'Europa League contro l'Athletic Bilbao, alternando un primo tempo quasi perfetto ad una seconda frazione di gioco sotto tono.

DOMINIO - Nei primi 45 minuti di gioco si è vista quasi solo la Roma. Il quasi è d'obbligo, perchè fino al 17' è l'Athletic Bilbao a fare la partita e provare ad andare in vantaggio. La Roma si limita a mantenere il possesso, facendo girare palla soprattutto nella sua metà campo per provare a far aprire gli avversari e creare spazi. Ma la musica cambia e sale sul palco l'orchestra giallorossa. Pressione costante, possesso palla stabile e senza troppi rischi, raddoppi e voglia di fare proprie le seconde palle. Suona tutto alla perfezione si traduce in sinfonia al 32', quando Agelino detta il ritmo con un cross perfetto dalla sinistra e Dovbyk prende l'accordo giusto per staccare di testa e battere il portiere. Il resto lo fa il coro, i 63 mila dell'Olimpico, che esplodono di gioia per la rete del vantaggio.

SUFFICIENZA - La ripresa inizia subito con una novità per la Roma, che sostituisce un acciaccato Dybala con Soulé. L'argentino ci prova subito a rendersi pericolo sfruttando un disimpegno sbagliato della difesa basca, ma spreca clamorosamente. Si abbassa l'intensità della Roma e prende fiducia l'Athletic, che grazie anche all'ingresso in campo Nico Williams cambia passo. La Roma spinge sempre di meno, forse anche a causa dei cambi non proprio azzeccatissimi. L'Olimpico accoglie l'esordio di Abdulhamid (entrato al posto dell'infortunato Celik) con gli olé, ma il ragazzo si vede che ancora non è al massimo della forma. Manca anche di fiducia, facendo un ottimo anticipo su Nico Williams e liberandosi per la fuga in solitaria; ma non ci crede totalmente e scarica sui compagni invece di dettare il contropiede. L'Atlhetic invece ci crede sempre di più e trova il pareggio all'85' con Paredes che sugli sviluppi di un corner sfrutta una spizzata di un compagno ed insacca.

NON BASTA - Finisce così, con un pareggio che ci può anche stare ma allo stesso tempo lascia dell'amaro in bocca. L'aria che si respira all'Olimpico al triplico fischio è carica di amarezza, perchè il gol degli ospiti è arrivato a pochi minuti dalla fine. Ma vi è anche tanta rabbia, per aver visto la Roma mollare quasi la presa nel secondo tempo. Juric, in conferenza stampa, dirà che secondo lui il suo modo di giocare non è troppo dispendioso a livello fisico. Noi gli crediamo, ma sul campo si è vista una Roma a due velocità diverse. Calo fisico o mentale, ci sarà sicuro da lavorare per migliorarli entrambi ed arrivare a mantenere il livello e la concentrazione alti per tutti i 90 minuti, recupero compreso.

Ma le premesse per fare bene ci sono tutte. Se la Roma giocherà sempre (o quasi) come nel primo tempo di ieri, ci sarà tanto da divertirsi. Il cammino è ancora lungo, ci sono molte partite da giocare e con la nuova formula dell'Europa League non è troppo importante arrivi primi; basta arrivare tra le prime otto per qualificarsi direttamente alla fase successiva e continuare a sognare.


Adesso basta

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - La Roma esce dal campo del Genoa con un solo punto. A pochi secondi dalla prima vittoria del campionato è arrivata la doccia fredda, un colpo di testa di De Winter che ha sancito il definitivo pareggio. Il terzo della stagione, in quattro partite disputate. Un bottino troppo magro per una squadra che ambizioni da Champions League. Adesso basta, serve la vittoria.

SI SBLOCCA DOVBYK - Eppure nella prima frazione di gioco la Roma sembrava essersi messa alle spalle le prestazioni poco convincenti delle prime uscite. Si concede sempre qualcosa, ma la squadra fa girare bene palla e si muove nel modo corretto. Koné, una volta presa palla, punta verso l'area avversaria. Pisilli marca stretto ed in fase offensiva si stacca dal centrocampo per provare l'inserimento e dare modo a Dybala di accorciare e ricevere sui piedi. Saelemaekers ed El Shaarawy allargano le maglie della difesa rossoblu e puntano l'area quando possibile.
Ne guadagna anche la pericolosità, con due ghiotte occasioni nel giro di pochi minuti sventate da un ottimo Gollini che dapprima blocca un tiro centrale di Dovbyk e successivamente allunga in angolo un piazzato di El Shaarawy. L'estremo difensore del Genoa, al 37', era arrivato anche sul tap-in di Dovbyk; ma la palla è comunque terminata in rete. Un gol tanto atteso per l'attaccante della Roma, che ha dovuto aspettare altri cinque minuti di revisione VAR per un presunto fuorigioco. Si chiude così la prima frazione di gioco, con la Roma in vantaggio per 1-0.
Da segnalare anche un rigore non concesso su Dybala nonostante l'ausilio del VAR.

SOLITA STORIA - La ripresa comincia nel peggior modo possibile. Alexis Saelemaekers si infortuna ed è costretto a lasciare il terreno di gioco. Per lui, lo si scoprirà nella serata di ieri, si parla di una frattura composta del malleolo mediale per cui sarà operato già oggi. Un duro colpo per la Roma, che da questo momento in poi perde lucidità commettendo molti falli e rinunciando a fare tutto quello di buono fatto nel primo tempo. In un colpo solo sono mancate la cattiveria agonistica, la voglia di chiudere la partita ed il desiderio di sovrastare (sportivamente parlando) l'avversario.
È subentrata la paura, la Roma si è chiusa per provare a non subire più piuttosto che dominare la partita, ed infatti è arrivata la beffa finale. Nasce tutto da uno scontro di gioco tra Pellegrini e Sabelli, con il capitano giallorosso che rimane a terra e dopo essere stato soccorso dai sanitari è costretto a lasciare il campo come da regolamento. Il gioco prosegue ed il Genoa conquista un calcio di punizione; mentre De Rossi, che continuava a chiedere all'arbitro perchè non avesse fischiato fallo su Pellegrini, viene espulso per proteste. Il numero sette della Roma chiede di rientrare ma intanto il Genoa batte la punizione nel cuore dell'area giallorossa dove De Winter stacca di testa e pareggia.
Ad onor del vero bisogna ammettere che su Pellegrini non vi è fallo ma è un semplice contrasto di gioco. Nel primo tempo succede la stessa cosa ma a parti invertite con l'arbitro che lascia correre.

ADESSO BASTA - Termina, dunque in pareggio il match di Marassi. Un altro pareggio. Adesso basta pareggiare, la Roma deve tornare a vincere e farlo già domenica prossima. Basta scendere in campo con queste prestazioni altalenanti. Basta dare tutto in una frazione di gioco per poi sparire nella seconda. Basta creare poche occasioni e sprecarle pure. Basta giocare con un atteggiamento che potrebbe sembrare di superiorità verso gli avversari. Basta, anche, con le prestazioni mediocri di alcuni giocatori.
È vero che siamo la Roma, che siamo una grande squadra e non siamo quelli visti in queste prime quattro partite. Ma adesso basta sentirselo solo dire, è arrivato il momento di dimostrarlo veramente e seriamente.

Si deve lavorare, molto duramente, sistemare tutto quello che non va, fare un'inversione di rotta. Si deve correre, pressare senza sosta e non risparmiarsi mai; perchè le altre corrono mentre la Roma è ancora inchiodata li, in fondo. Si deve tirare fuori il carattere, quello che la Roma ed il suo allenatore hanno quasi sempre avuto quando la guidava sul campo con il numero 16 sulle spalle. Si deve iniziare a fare sul serio, altrimenti arriverà un "basta" molto più pesante che potrebbe destabilizzare tutto l'ambiente, sia all'interno dello spogliatoio che quello del tifo.

Adesso basta, rivogliamo vedere la vera Roma.


Una sosta per "fare" la Roma

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Pronti, via, pausa.
L'attesa dei tifosi, per la ripresa del campionato, era snervante. Nonostante un'estate ricca di sport, tra Europeo ed Olimpiadi, il rivedere in campo la propria squadra del cuore è un sentimento insostituibile. Riassaporare i momenti che precedono la partita, rivedersi con gli amici al pub prima di recarsi allo stadio, varcare i tornelli per salire i gradini che portano al proprio posto. Tutti momenti ormai ripetuti all'infinito e che si fanno anche inconsciamente, in maniera macchinosa, ma che ogni volta che si effettuano sembra di essere la prima.
E come ogni prima partita della stagione si ripropongono le proprie aspirazioni, le sensazioni su come andrà l'anno calcistico e su cosa si vincerà o per cosa si lotterà. Il tutto condito dai mille nomi di possibili nuovi acquisti o delle probabili cessioni. In breve: il calcio in tutte le sue sfaccettature.

FALSA PARTENZA - Appena resi noti i calendari, per la Roma si prospettava un avvio non troppo difficile, almeno per le prime due giornate. Cagliari ed Empoli, sulla carta, erano due sfide abbordabili e che potevano concludersi con due vittorie. Invece si è bissato l'avvio di scorsa stagione: pareggio alla prima e sconfitta alla seconda. Il rammarico per il solo punto raccolto a Cagliari si è trasformato in rabbia e fischi dopo la sconfitta casalinga contro l'Empoli. Il dito, più che contro i singoli, si è puntato contro la prestazione della squadra. Moscia, senza desiderio se non nel finale quando ha accorciato le distanze spinta più dalla disperazione che dalla consapevolezza nei propri mezzi.
Tutte premesse che facevano temere il peggio per la trasferta dello Juventus Stadium, con molti che si aspettavano la sconfitta esattamente come avvenuto un anno fa contro il Milan. Invece a Torino scende in campo una Roma più combattiva, più compatta e che riesce a strappare un punto senza troppo soffrire. C'è da dire che anche la Juventus non ha costruito grossi pericoli; vuoi per demeriti suoi o vuoi per i meriti dei difensori giallorossi. Ma quello che conta è che non si è perso il primo scontro diretto della stagione, che di per se ti da una grossa spinta per tornare in campo dopo la sosta con un piglio diverso.

LAVORO, LAVORO E LAVORO - L'unica via per risalire velocemente la classifica ed inanellare una serie di risultati positivi è quella del lavoro. Al momento si potrà fare in maniera limitata, avendo diversi giocatori via con le rispettive nazionali, ma si potranno gettare le basi per il lavoro che si dovrà fare da ora in avanti.
Ci sono vari tasselli da sistemare. Alcuni sono stati messi a posto con le ultime mosse di mercato, che hanno visto approdare a Roma gente d'esperienza come Hermoso e giovani di gamba e talento come Koné e Saelemaekers. Il resto del lavoro lo si dovrà fare in campo. Creare l'amalgama tra chi già era in rosa e chi è arrivato da poco, dare più dinamismo al gioco, mettere in pratica le direttive del mister e tirare fuori il carattere.
Lo stesso De Rossi domenica, in conferenza stampa, ha ammesso che con alcuni ragazzi dovrà lavorare molto. Chi per migliorare i movimenti in campo, chi aumentare l'intensità e chi ritrovare la condizione. Non mancano le lodi, ampiamente meritate, per Pisilli; che entra sul campo del fortino bianconero senza timori reverenziali e sforna una prestazione più che sufficiente.
Parole di stima ed incoraggiamento per Dovbyk, che domenica sera ha dovuto vedersela contro due mastini come Gatti e Bremer; ma che in generale deve dare di più. Al di là del gol che ancora manca all'appello, ma che per De Rossi arriverà molto presto e sarà seguito da molti altri, l'ucraino dovrà impegnarsi di più. Oltre a battagliare con i difensori centrali, ha il fisico per reggere botta ed avere il sopravvento; Dovbyk dovrà anche mettere più intensità, muoversi maggiormente in campo per liberarsi e ricevere il passaggio o creare spazi per i tagli e gli inserimenti dei compagni. Del resto se i compagni non riescono a servirti sui piedi, devi fare in modo di farti consegnare la palla anche in profondità. La squadra si può aiutare in tanti modi, anche incitando dalla panchina come sta ancora facendo El Shaarawy; non ancora in condizione ma che presto vorremo rivedere in campo.

RICOMINCIARE - Campo che la Roma rivedrà il prossimo 15 settembre a Marassi contro il Genoa e che ci si augura possa vederla vittoriosa. Campo che sicuramente vedranno i giocatori che torneranno dalle nazionali nelle condizioni migliori e che meriteranno la presenza per quanto dato in allenamento. Perchè su questo De Rossi non transige: in campo va chi spinge forte in allenamento. Chi dimostra la voglia di esserci e di contribuire, di farsi valere e giocarsi le proprie carte. Ma soprattutto speriamo di vedere in campo una Roma rinata, rinvigorita e con due o tre marce in più. Una Roma agonisticamente cattiva e con la voglia di (ri)cominciare il proprio cammino in campionato inanellando successi su successi.

È il momento di correre, di provare a non sbagliare nulla e di rimanere concentrai sempre. Perchè le altre già corrono, i punti persi contro Cagliari ed Empoli già pesano; ma nulla è ancora perduto e gli obiettivi sono ampiamente raggiungibili.
Non siamo partiti per vincere lo scudetto, non chiediamo gli allori da subito. Ma pretendiamo la voglia ed il desiderio di "fare la Roma".


Poca incisività e meccanismi da oliare. La Roma parte in prima, ma si deve già cambiare marcia

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Anche la Roma, come quasi tutte le big del campionato (almeno finora), ha fatto il suo esordio in Serie A conquistando un solo punto sul campo del Cagliari.

AFFANNO - Nel primo tempo il motore dei giallorossi fa fatica ad accendersi. Gira a vuoto, senza dare la spinta giusta per poter ingranare la marcia. Manca lucidità e l'intensità non è delle migliori. Troppi errori negli ultimi 25 metri, con filtranti troppo lunghi ed un'intesa tra compagni non oliata come si deve. Fortunatamente il Cagliari non colpisce, anche se non ha mai rinunciato a pressare e giocare la propria gara. A dire il vero la prima occasione pericolosa della gara la costruiscono proprio i sardi, ma la conclusione di Marin non impensierisce Svilar. Sul fronte giallorosso si mettono in luce i nuovi acquisti Le Fée e Soulé. Il primo si fa vedere sia in interdizione che in fase offensiva con filtranti o inserimenti, purtroppo sterili e senza esito. Estro e voglia di incidere per Soulé, che forse per il voler strafare o forse per la giovane età commette errori di scelta che sono costati alla Roma il possesso della sfera. Quasi assente Dovbyk, che comincia con il freno a mano tirato dando l'impressione di essersi smarrito come un turista senza navigatore e portata di mano.

FERMI AL PALO - Nella ripresa la Roma entra in campo con un piglio diverso, desiderosa di prendersi l'intera posta in palio. Soulé e Zalewski sfiorano il vantaggio, ma prima Scuffet e poi l'imprecisione vanificano il tutto. Ma è al 55' che la Roma sciupa la miglior palla gol creata fino a quel momento. Angeliño dalla sinistra crossa basso in area, Dovbyk esegue un velo sublime per l'accorrente Pellegrini che però rallenta la corsa e calcia quasi in caduta: tiro insidioso ma centrale con Scuffet che para. Girandola di cambi da ambo le parti con De Rossi che si gioca la carta Dybala. Ed è proprio suo il cross morbido che all'80' trova Dovbyk in area, ma il colpo di testa dell'ucraino si infrange contro la traversa. Una sorte avversa che due minuti più tardi si accanisce anche contro il Cagliari, con Marin che prova la conclusione dalla distanza e Svilar tocca quel tanto che basta per deviare la palla sul legno. All'83' la situazione sembrava essersi sbloccata, con Pellegrini abile a respingere in rete una respinta di Scuffet dopo un diagonale violento di Dovbyk; ma è tutto vano. Gol annullato, Pellegrini era davanti la linea dei difensori rossoblu quando era partita la conclusione. Rimane lo 0-0, che poi sarà anche il risultato finale del match.

TANTO LAVORO - La partita di Cagliari ha dimostrato che c'è ancora tanto lavoro da fare. Vanno trovati gli automatismi tra i reparti e tra i ragazzi in campo. Le corsie difensive andrebbero coperte meglio, poichè la Roma si è trovata spesso in inferiorità numerica e scoperta sulle ripartenze sarde. Davanti servirebbe più lavoro sugli inserimenti, per trovare i tempi giusti di passaggio e non sciupare delle potenziali occasioni pericolose. Tutte cose che non dobbiamo spiegare noi al mister De Rossi, che già oggi lavorerà con la squadra prima del giorno di riposo concesso per domani.
Fanno un pò riflettere le scelte di formazione iniziale, nello specifico Zalewski dal primo minuto invece che El Shaarawy. Una spiegazione potrebbe essere la voglia di giocarsi l'estro del "Faraone" nella ripresa con gli avversari più stanchi. Oppure per Zalewski è stata una prova per dimostrare il proprio valore prima di decidere se privarsene in questi ultimi giorni di mercato o poterci puntare un'altra stagione. Risultano però troppo tardivi i cambi di El Shaarawy ed Abraham, entrati in campo quando la gara non aveva quasi più nulla da raccontare.
Lasciano l'amaro in bocca le smorfie e le quasi lacrime di Dybala dopo il saluto ai tifosi della Roma. Possono significare tutto, come niente. Possono essere lacrime di addio come di consapevolezza che quell'amore non lo troverà più da nessun'altra parte. La verità non la sappiamo, forse non la sapremmo mai, pretendiamo che qualcuno ce la racconterà; ma intanto rimaniamo con l'amaro in bocca.

Un amaro più per l'occasione sciupata a Cagliari e per i tre punti mancati che per un addio di un giocatore. Perchè una cosa è sacrosanta: "Niente e nessuno è più importante della Roma".


Forza Roma, sempre

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - La Roma è stata eliminata dall'Europa League. Si ferma in semifinale il cammino dei giallorossi, battuti in nel doppio confronto contro il Bayer Leverkusen. Questo è l'esito della serata ed il succo di ogni discorso che si possa fare in merito alla gara. Complimenti al Bayer Leverkusen che sta vivendo la stagione perfetta, sicuramente la migliore di tutta la sua storia dall'anno di fondazione; la Bundesliga è stata già vinta con largo anticipo ed ora mancano due finali (Europa League e Coppa di Germania) per provare a fare il Triplete. Tanto di cappello e complimenti sinceri a loro, essere battuti dai più forti non è mai un dramma.
Ma soprattutto complimenti alla Roma, condannata all'andata dagli episodi ma mai rassegnata al proprio destino. Alla BayArena i giallorossi ci hanno creduto anche quando in pochi ci speravano, lottando e soffrendo su ogni pallone e dando tutto in ogni azione. Nessun rimpianto e nessuno rimorso. Si è dato tutto, ci si è spinti fino al limite ma purtroppo non è bastato.

IL SOGNO - Eppure a fine primo tempo la gara sembrava essersi messa sui binari giusti, grazie alla trattenuta di Tah su Azmoun ed al rigore trasformato da Paredes. Quarantacinque minuti non di dominio, ma di lotta. Attacchi da ambo le parti, con il Bayer Leverkusen desideroso di spegnere sul nascere qualsiasi barlume di speranza dei giallorossi, mentre le Roma provava a tenere palla per piazzare il colpo del vantaggio. Equilibrio e velocità, ma anche tanta sfortuna quando Spinazzola alza bandiera bianca ed è costretto ad uscire dal campo lasciando spazio a Zalewski. Cambia il piano di gara, poichè Zalewski non regge il confronto con Frimpong che è molto più veloce rispetto a lui, e De Rossi è costretto a invertire le fasce: El Shaarawy a sinistra su Frimpong e Zalewski a destra su Grimaldo. Intorno alla mezz'ora la Roma suda freddo quando Palacios prova la botta dalla distanza e colpisce il palo, la sfera carambola sulla schiena di Svilar e continua la corsa verso la porta ma la difesa riesce a liberare. Una doccia fredda, che si trasmforma però in un ardente fuoco quando l'arbitra fischia il rigore per la Roma. Uno a zero all'intervallo e tuto ancora aperto.
Nella ripresa si lotta ancora più duramente, le speranze di riacciufarre il risultato si fanno più concrete e diventano realtà quando Hlozek, sugli sviluppi di corner per la Roma, tocca la sfera di mano. L'arbitro, richiamato al VAR non ha dubbi e fischia il secondo rigore per la Roma. Sul dischetto va nuovamente Paredes che trasforma con decisione. 0-2, la rimonta è compiuta, i supplementari non sono più un miraggio.

FORZA ROMA, SEMPRE - Tutto è cambiato, adesso ci si crede ancora di più, si sente la spinta dei tifosi, anche quelli rimasti a Roma. Il Bayer Leverkusen capisce che ora si rischia grosso. C'è in gioco la finale, che sembrava quasi scontata per i tedeschi ad inizio della partita ma adesso non è più così certa.
Ma purtroppo gli episodi condannano nuovamente la Roma. Come all'andata, con l'errore di Karsdorp che cambia la partita, anche questa volta ci si fa male da soli. Corner per il Bayer Leverkusen, Svilar esce alto ma non riesce a far sua la sfera disturbato da Smalling ed un giocatore tedesco, la palla sfila verso Mancini che se la ritrova improvvisamente sulla spalla ed incolpevole la vede entrare in porta.
Uno a due, finisce tutto. Il morale crolla, la stanchezza si fa sentire ed ora non si hanno più le forze per provare un altro miracolo. Nessuna colpa per Svilar sul gol subito, ha fatto il suo dovere al massimo chiudendo lo specchio contro ogni assalto del Bayer Leverkusen. Nessun dito puntato contro Mancini, che non si aspettava quel pallone addosso e non ha potuto fare nulla. Solo sfortuna, che condanna la Roma.

Nel finale di recupero Stanisic segna anche il gol del 2-2 e fa esplodere di gioia la BayArena. Il Bayer Leverkusen è in finale, la Roma alza bandiera bianca.

Ma onore a questa squadra, che rinuncia solo all'ultimo alla sua terza finale europea consecutiva. Onore alla Roma, che ha disputato quattro semifinali europee consecutive, cinque in sei anni considerando quella del 2018 contro il Liverpool in Champions League.
Sostegno continuo ed incondizionato per questi ragazzi, che domenica affronteranno l'Atalanta (altra finalista di Europa League dopo aver battuto il Marsiglia) in uno scontro diretto che molto probabilmente varrà un posto nella prossima Champions League.

Forza la Roma, Sempre.

a cura di Federico Falvo


Tra Roma e Juventus finisce in pareggio. Un punto non basta, ma la prestazione fa ben sperare per il finale di stagione

INSIDEROMA.COM – FEDERICO FALVO – La Roma c’è. Ha messo da parte la stanchezza accumulata giovedì scorso contro il Bayer Leverkusen e ieri sera ha sfornato un’ottima prestazione contro la Juventus. I bianconeri, nonostante le prestazioni altalenanti degli ultimi tempi, erano indubbiamente più freschi rispetto ai giallorossi; ma non si è notata tutta questa differenza in campo. Ritmi alti e sostenuti per quasi tutta la partita, azioni continue da entrambi i lati ed alla fine è arrivato il pareggio. Un risultato giusto per quanto si è visto, ma che alla Roma va stretto dovendo guardarsi le spalle dall’Atalanta.

PARI E PATTA – La Juventus vuole fare il colpaccio e parte subito fortissimo con un tiro di Chiesa che si spegne a lato. Weah è frenetico e frana su Svilar procurandosi un cartellino giallo, ma è Vlahovic a rendersi il più pericoloso. Siamo al sesto minuto di gioco e l’attaccante serbo riceve in area in posizione favorevole ma tutto solo calcia clamorosamente fuori graziando la Roma. I giallorossi, dopo lo spavento per il possibile svantaggio, reagiscono e colpiscono la parte alta della traversa con Kristensen che stacca di testa dopo un cross dalla sinistra. Al 15’ arriva il vantaggio giallorosso con Lukaku che si ritrova il pallone sui piedi dopo una mischia in area e scarica in rete la palla che vale l’1-0. L’Olimpico esulta e sogna il colpaccio, incitando i suoi ragazzi che sfiorano il raddoppio ancora con Lukaku che di testa questa volta manda a lato. Ma la Juventus non si lascia affossare e reagisce, trovando il pareggio al 31’ con Bremer. Il difensore bianconero sfrutta un ottimo cross di Chiesa e di testa insacca. Ottimo il tempo di stacco del brasiliano, che però viene lasciato troppo libero di saltare senza essere contrastato adeguatamente, con Svilar che viene preso in controtempo e non abbozza nemmeno un tentativo di parata. Uno ad uno e tutto da rifare per la Roma. Ci prova Baldanzi a scardinare la difesa bianconera con ottimi passaggi e dribbling magistrali che fruttano due calci piazzati dal limite che Dybala non riesce a trasformare. Ottima la prestazione di Baldanzi, che a tratti sembrava essere il Dybala di giornata con movimenti e giocate che solitamente sono attribuite all’argentino. Una partita da sette in pagella per lui, che ha dimostrato di poter rappresentare al meglio la Roma e di essere degno di indossare questa maglia.

SAN SVILAR – La ripresa comincia con un cambio per la Roma, che sostituisce un acciaccato Dybala con Zalewski. Ma i tifosi non hanno nemmeno il tempo di domandarsi cosa abbia costretto la Joya ad uscire dal campo che sono subito richiamati all’attenti da Chiesa, che con diagonale di sinistro colpisce il palo. Al 59’ Weah entra in maniera ruvida su Paredes commettendo fallo. Potrebbe scattare il secondo giallo ma per Colombo non vi sono gli estremi per sanzionare il giocatore. Lo stadio si infiamma ed Allegri corre subito ai ripari sostituendo lo statunitense con Kostic. La Roma vede questa decisione come uno smacco e reagisce catapultandosi in avanti. I giallorossi sfiorano il nuovo vantaggio con Kristensen che si coordina bene e calcia di destro facendo sbattere la palla per terra; Szczesny è battuto ma alle sue spalle interviene Bremer che di testa alza la palla quel tanto che basta per farla uscire dallo specchio della porta. Si alzano i ritmi con la Roma che spinge e la Juventus che reagisce. All’80’ Locatelli, da posizione centrale, calcia in controbalzo e vede la palla dirigersi all’incrocio dei pali; ma Svilar vola e la mette in corner. Un intervento magistrale da parte del 99 giallorosso che si ripeterà otto minuti più tardi su Kean, alzando sopra la traversa un colpo di testa da posizione ravvicinata. Una parata che per estetica ha ricordato l’intervento di Buffon su Zidane durate la finale dei Mondiali 2006. Al 94’ l’ultima occasione della partita capita sui piedi di Abraham che riceve da Azmoun e calcia in porta trovando l’opposizione di Szczesny.

SPERANZE – Finisce così, con il risultato di 1-1 che lascia un po' di amaro in bocca, perché un solo punto è sicuramente meglio di niente ma non è abbastanza per tenere le distanze dall’Atalanta che stasera sarà impegnata a Salerno. Ma rimane la prestazione, ottima e dinamica. Si è vista una Roma che sa andare oltre la stanchezza o gli acciacchi quando si tratta di dover raggiungere l’obiettivo. Una Roma che ci spera e ci prova fino alla fine. Una Roma che, siamo sicuri, giovedì affronterà il Bayer Leverkusen con la consapevolezza di non avere un impegno facile ma anche la certezza che nulla è ancora impossibile. Una Roma che domenica prossima andrà a Bergamo con la fiducia di non essere inferiori agli avversari e di poter fare bottino pieno.

Una Roma che ci spera e che lotta fino al triplice fischio.

a cura di Federico Falvo


La Roma non convince a pieno, ma conquista l'intera posta in palio. Huijsen gioia e dolori, Azmoun torna a sorridere

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Ieri sera, a Frosinone, la Roma non ha disputato una delle sue migliori partite. Anzi, nel primo tempo è stata artefice di una prestazione davvero brutta, ma nonostante ciò è arrivata la vittoria con un tondo 0-3 finale.

HUIJSEN, NEL BENE E NEL MALE – Nel primo tempo il protagonista, sia in positivo che in negativo, è stato Dean Huijsen. Il giovane difensore olandese, imbeccato dai fischi di matrice giallo-azzurra, perde la solita concentrazione e sbaglia molto. Appoggi errati, passaggi sui piedi degli avversari e coperture blande. Vuoi che la classe di Soulé è emersa nuovamente, vuoi che tutta la Roma non era lucida, si è sofferto più di quanto ci si aspettasse.
Lo ammette lo stesso De Rossi al termine della partita: “Mai sofferto così tanto come stasera. Non possono mangiarci così nel primo tempo”.
Una frase che racchiude l’essenza dei primi 45 minuti di gioco. Il Frosinone ci crede e ci prova, con Svilar che tiene a galla la Roma. Una prova sublime dell’estremo difensore giallorosso, che esce con i tempi giusti limitando i danni. Su Kaio Jorge è proprio Svilar che compie il “miracolo”, ribattendo il primo tiro e andando subito a chiudere la distanza tra lui e l’attaccante frusinate per impedirgli di vedere lo specchio. Ne esce un batti e ribatti in area con successiva conclusione a lato del brasiliano. Qualche minuto prima aveva compiuto una prodezza su Soulé, spingendo bene sulle gambe e togliendo la palla che era destinata all’angolino basso alla sua destra. Una padronanza tra i pali che ripaga la scelta di De Rossi, che lo sta preferendo a Rui Patricio.
A circa dieci minuti dalla fine del primo tempo sale in cattedra Huijsen, che prende palla e la porta fino alla trequarti avversaria, salta due difensori e di destro batte Turati. Un gol meraviglioso, più da fantasista puro che da difensore centrale, rovinato dall’esultanza del ragazzo che porta il dito davanti la bocca per zittire lo Stirpe. Giusta l’ammonizione, sbagliato il gesto di un ragazzo bersagliato dai fischi e poco lucido nell’esternare la sua “rabbia”.

PRATICA CHIUSA – Nel secondo tempo De Rossi preferisce, anche se a malincuore, togliere Huijsen già ammonito e nervoso per inserire Llorente. Esce anche Lukaku, non molto in partita, per Pellegrini; con Azmoun spostato nella posizione di prima punta. Una scelta che non paga subito, poiché il Frosinone ci crede e prova a cercare il pareggio ma con imprecisione. Entra anche Celik al posto di Kristensen per dare maggiore spinta sulle fasce, ma il secondo gol arriva per vie centrali. Nasce tutto dai piedi di Cristante che si trova la strada spianata davanti e prova un rasoterra su cui Turati respinge, la sfera arriva precisa sui piedi di Azmoun che da due passi non può sbagliare e sigla lo 0-2. Il Frosinone crolla e la Roma ne approfitta con Baldanzi, il cui tiro viene respinto con il braccio da Okoli. Interviene il VAR e Guia, dopo un’attenta revisione assegna il calcio di rigore per i giallorossi. Sul dischetto va Paredes che sorride alle parole sussurrategli da Soulè ma non si lascia intimorire; palla nell’angolino basso e la Roma chiude la pratia Frosinone.

Una partita dalle due facce per la Roma, che nonostante il turnover e la prestazione opaca del primo tempo si porta a casa i tre punti. Benissimo Svilar, che “mette in tasca” la fiducia dimostratagli da De Rossi e pensa solo a fare il suo dovere. Autoritario sulle uscite alte, riceve anche i complimenti da parte dei compagni, consci di avere minor lavoro da fare se un portiere sventa sul nascere le minacce. Benino Huijsen, autore di un grande gol macchiato da un gesto “di pancia” di un ragazzo appena approdato tra i professionisti. Bene De Rossi, che si prende le colpe per il brutto primo tempo ma riesce a invertire la rotta con i cambi. Da belle speranze la prova di Baldanzi, non ancora al 100% nella sua nuova veste giallorossa ma già capace di far vedere barlumi di luce che fanno ben sperare per le prossime partite. Da applausi il gesto di Azmoun, che chiede scusa ai tifosi di casa per il gesto di Huijsen ribadendo come il calcio (e lo sport in generale) siano prima di tutto rispetto per l’avversario anche se in campo prevale l’agonismo.

Bene la Roma in generale, che si permette di limitare la partita di Lukaku a 45 minuti di gioco o di lasciare in panchina calciatori come Dybala, Bove e Spinazzola senza snaturarsi. Ed ora testa al campo di allenamento di Trigoria ed al Feyenoord, consapevoli che giovedì ci sarà una notte europea da vivere ed un ottavo di finale da conquistare.

 

a cura di Federico Falvo


La Roma perde, ma solo sul tabellone. Vince l'Inter, ma tremando

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Ieri sera la Roma ci ha provato, veramente. Il popolo giallorosso ci ha sperato, ci ha creduto, ma alla fine è arrivata la sconfitta. Zero punti, ma una prova che lascia ben sperare per il futuro e per la corsa al quarto posto.

SUPREMAZIA - Nei primi minuti di gioco la Roma sembrava irriconoscibile. Una squadra aggressiva, propositiva, desiderosa di avere la meglio sugli avversari fin da subito. Una Roma non timorosa come poteva sembrare in passato, ma orgogliosa e decisa a dimostrare tutto il suo valore.
Poi si va sotto, in maniera quasi inaspettata con un colpo di testa di Acerbi che supera Rui Patricio. Un gol viziato da un presunto fuorigioco di Thuram, che lo stesso De Rossi valuterà come inesistente sappur spesso annullato in questo calcio "moderno". Da sottolineare il brutto gesto di Acerbi, che rivolge al popolo giallorosso un saluto poco cordiale, forse frutto dei suoi trascorsi sull'altra sponda del Tevere.
Un piccolo inciampo per la Roma, che trova immediatamente il pareggio con un schema perfetto da calcio di punizione. Bravo Pellegrini a calciare forte e tagliato dentro l'area di rigore dove Mancini incorna mettendo la sfera alle spalle di Sommer. 1-1, palla al centro e la Roma ritorna a crederci ed attacca. Sul finire di primo tempo i giallorossi raddoppiano con El Shaarawy che di sinistro trova un colpo da biliardo e porta davanti la Roma dopo un'azione in ripartenza in superiorità numerica. Ottima prova dei giallorossi, come ammette anche Bastoni ai microfoni dei media: "Primo tempo inguardabile. Ci hanno mangiato".

RITORNO ALLA REALTA' - Nella ripresa, però, il sogno dei giallorossi viene infranto da Thuram; abile a farsi trovare in area per insaccare sul primo palo. La Roma cala d'intensità e l'Inter ne approfitta trovando un gol quasi in fotocopia rispetto al precedente. Questa volta l'azione si svolge sulla sinistra con Angelino che per anticipare Thuram insacca nella propria porta. Due azioni in cui l'Inter ha sfruttato le fasce con tutto il suo potenziale, mettendo in difficoltà la Roma dove era più debole. I giallorossi però ci provano e avrebbero potuto pareggiare con Lukaku, che in un uno contro uno con Sommer si fa ipnotizzare dal portiere svizzero. Un ottimo tempismo in uscita per Sommer, male Lukaku che li avrebbe potuto provare un colpo sotto o aprire il piatto sinistro piuttosto che osare e smarcare l'estremo difensore.
Nel finale saltano gli schemi e l'Inter trova anche il quarto gol con Bastoni.

BELLE SPERANZE - Nonostante la sconfitta, con un passivo ingiusto per quello che si è visto in campo, la prova della Roma è da lodare.
Ieri sera si è vista una squadra mai rinunciataria, decisa a vendere cara la pelle e vogliosa di fare il colpaccio. Purtroppo il campo ha dato un esito diverso dal punto di vista del risultato, ma la Roma ne è uscita vittoriosa per gioco dimostrato ed idee. Si è vista una Roma dinamica, con corsa e mentalità. Una Roma totalmente diversa da quella che eravamo abituati a vedere ultimamente. Una Roma che, se così si dovesse continuare, ha tutte le carte in regola per lottare per la Champions League e per poterla anche raggiungere. La scelta, a metà del secondo tempo, del 4-2-3-1 è la dimostrazione di come le influenze di Spalletti si facciano sentire sul mister De Rossi. Un modulo che in futuro sarà sicuramente riproposto con la possibilità di vedere in campo sia Dybala che Baldanzi ad agire insieme dietro la punta.
Una sensazione, quella di vedere la Roma in crescita, che si fortifica dopo aver sentito le parole di De Rossi a fine partita: "Se vogliamo competere a questi livelli dobbiamo diventare perfetti, analizzando la sconfitta e capire il perché. Se siamo contenti nonostante la sconfitta si parla di mediocrità e noi non possiamo permettercelo".

Non mancano ancora gli errori individuali ed i cali di concentrazione, ma fanno parte di quegli aspetti su cui si può lavorare e migliorare. Ma non è il momento di puntare il dito contro nessuno, citando nuovamente De Rossi: "Le partite si vincono e perdono tutti quanti insieme".
Dunque è il momenti di lavorare tutti uniti e decisi a migliorare sempre di più per ottenere gli obiettivi prefissati ad inizio stagione.

a cura di Federico Falvo


La Roma saluta Tiago Pinto e si prepara per il futuro

INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Si è concluso gennaio e con esso anche il calciomercato invernale.

FINE DI UN'ERA - La Roma, dopo aver salutato Mourinho, vede andar via anche Tiago Pinto.
Il General Manager giallorosso, con professionalità ed impegno, ha svolto il suo ruolo fino allìultimo giorno, regalando al fotofinish a De Rossi un talento giovane e di prospettiva.
Un lavoro quasi impeccabile quello svolto da Tiago Pinto, che tra restrizioni economiche ed i paletti imposti dal Fair Play Finanziario, è riuscito a rimanere nei limiti e consegnare ai suoi allenatori delle ottime squadre. Cedendo gli esuberi ed operando con intelligenza è riuscito a portare alla Roma, senza spendere un euro per i loro cartellini, un campione come Dybala e giocatori giovani e di prospettiva come Svilar, N'Dicka ed Aouar. Sul suo taccuino va annoverato anche il colpo Lukaku ed in ultimo, per ordine cronologico, quello di Baldanzi.
Non mancano, però, i colpi sbagliati; per esempio Vina o Shomurodov, ma fanno parte del mestiere. Nessuno è infallibile e per il tempo che è stato qui non possiamo fare altro che dire grazie a Tiago Pinto ed augurargli il meglio per la propria carriera. La Roma, da oggi, sarà pronta ad accogliere il nuovo Direttore Sportivo che dovrà operare per il bene della compagine giallorossa.

UN NUOVO CORSO - Una compagine che, sul campo, si sta preparando per afforntare il Cagliari con i nuovi innesti Angelino e Baldanzi.
Il terzino sinistro arriva in prestito per dare un nuovo senso alla sua stagione dopo l'essere stato messo ai margini dal Galatasaray. Una scelta, quella del club turco, non dettata dalla mancanza di tecnica del giocatore ma per non doverlo riscattare automaticamente dal Lipsia alla 20esima presenza. Infatti Angelino ha collezionato 19 presenze ed una rete con il Galatasaray prima di accettare la Roma, dove quasi sicuramente agirà sulla corsia di sinistra alternandosi con Spinazzola. Il numero 37, con l'arrivo di De Rossi, sembra aver ritrovato nuova fiducia e potrebbe persino rinnovare il contratto in scadenza il prossimo giugno. Il legame tra Spinazzola e De Rossi è noto e si è consolidato durante l'Europeo vinto dall'Italia, dunque una permanenza del tecnico giallorosso potrebbe spianare la strada alla riconferma anche per il terzino. Ovviamente Spinazzola, dalla sua, dovrà dimostrare di meritarsi la permamenza alla Roma, cosa che una linea difensiva a quattro potrebbe agevolare, lasciando il giocatore più libero di esprimersi ai livelli che ha dimostrato in passato. Angelino, che per caratteristiche si avvicina molto a Spinazzola, potrà farlo rifiatare o dargli il cambio a partita in corso, avendo dalla sua una velocità maggiore che potrebbe creare maggiori spazi per i giallorossi quando gli avversari abbasseranno l'intensità di gioco.
A tutto ciò vi si aggiunge l'arrivo di Baldanzi, che darà maggior fntasia al reparto offensivo. Il suo utilizzo, però, non sarà limitato al solo vice-Dybala; in quando il talentino azzurro potrà giocare anche al fianco della Joya sostituendo El Shaarawy o agire nel trio dei fantasisti dietro Lukaku. È un "jolly" che potrebbe dare anche maggiori soluzioni offensive a De Rossi. Ma soprattutto è un acquisto che vede la Roma proiettarsi già nell'ottica futura di una società che vorrà dare spazio ai giovani meritevoli per plasmarli e farne il fulcro delle rose future. Un'idea di gestione e crostruzione delle rose che stiamo già vedendo sia in Italia (con la Juventus per esempio) che all'estero (Barcellona in primis). Una nuova politica societaria che potrà sia far quadrare i conti che costruirsi in casa i campioni del domani, cedendo chi non rienra più nei piani o chi non dimostra quanto ci si aspetta. Un progetto che richiederà tempo per vederlo realizzato, che dovrà essere accolto con pazienza dai tifosi e curato in ogni minimo dettaglio.

Un progetto che potrebbe vedere ancora De Rossi alla guida della Roma.

a cura di Federico Falvo