Schermaglie sul rinnovo di Zaniolo

IL TEMPO - BIAFORA - Schermaglie dialettiche per il rinnovo di Zaniolo. Le parole di Totti prima del match con il Cagliari hanno riaperto la questione relativa al contratto del classe 1999, che la scorsa estate aveva firmato un accordo di cinque anni con l’allora ds Monchi. Dall’entourage del ragazzo è filtrato un certo stupore per le dichiarazioni del dirigente della Roma, a sua volta leggermente infastidito dalla replica di Vigorelli. L’intenzione dell’ex numero 10 giallorosso era quella di allentare la pressione sul futuro di Zaniolo dopo le tante voci degli ultimi mesi, tranquillizzare i tifosi e magari stuzzicare il numero 22 reduce da qualche prestazione meno appariscente. La posizione della società è chiara e semplice: il rinnovo si farà. Al momento il legame tra le due parti sarà valido fino al 2023 e a Trigoria c’è la volontà di riconoscere al talento di Massa il giusto premio dal punto di vista economico per quanto visto sul campo, con annesso prolungamento di un anno del rapporto. La dirigenza, concentrata sulla corsa Champions e impegnata nella scelta del nuovo allenatore e nella faccenda legata alla direzione sportiva, non considera la vicenda Zaniolo un’urgenza e vuole affrontare il discorso a fine stagione, senza alcuna criticità o tensione quando ci sarà il faccia a faccia, forte di ulteriori quattro anni di contratto a 270mila euro più bonus a stagione. Inequivocabile, nonostante le tante richieste degli altri club, il pensiero dell’agente Vigorelli: “Se la Roma vuole, Zaniolo firma”. Insomma, questo matrimonio s'ha da fare.


È già Conte mania, la Roma tenta «mister furore» con 2 chiavi: progetto e Petrachi

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Benvenuti nel magico mondo del «te lo dico io». Avete presente la canzone di Elio e le Storie Tese che si chiamava «Mio cuggino»? Ecco, come quel «cuggino» che sapeva tutto, a Roma ormai gli esperti giallorossi hanno un solo argomento: l’arrivo di Antonio Conte a Trigoria. Intendiamoci, il club di Pallotta ha fatto da tempo i suoi passi per provare a convincere l’ex c.t. della Nazionale ad accettare una sfida intrigante, ma l’allenatore, lusingato, ha chiesto del tempo per pensarci. Non troppo, però. Perciò si dice che la risposta dovrebbe arrivare prima di Roma-Juventus (12 maggio), così da poter eventualmente virare su altri obiettivi, peraltro già contattati da tempo (da Sarri a Giampaolo, e non solo).

TOTTI benedice Certo, la benedizione di Totti e Ranieri, arrivata sabato ai margini del match col Cagliari, ha scaldato ulteriormente l’ambiente. «Conte è uno dei tecnici più forti d’Europa, un vincente – ha detto l’ex capitano – Ovunque è andato ha vinto, perciò, penso che qualsiasi squadra farebbe follie per lui. Ma ce ne sono parecchie su di lui. È normale che quando puoi avere un allenatore così forte, hai un progetto per il quale hai più possibilità di vincere, perché penso che questi allenatori, quando vengono in una società, non dico che hanno carta bianca, ma hanno tanto per poter far bene». Ed è proprio questo che la Roma non è sicura di poter concedere, anche se l’ingresso in Champions – ora più vicino col k.o. del Milan – di sicuro aiuterebbe. Ma persino Ranieri ha detto. «Da tifoso, sarei contento se Conte arrivasse. Lo andrei a prendere all’aeroporto». Ed a proposito di aeroporto, due giorni fa a Fiumicino Conte è stato travolto dalla passione dei tifosi Romanisti che incrociava, fra selfie e incoraggiamenti. L’ex c.t. ne è parso lusingato, magari pensando ai tempi in cui qui riceveva insulti.

LUI E PETRACHI In ogni caso, ogni ex compagno di squadra di Conte, ormai, è diventato depositario di speranze per i tifosi, e persino il viaggio dell’allenatore a Torino non è stato letto come un normale ritorno a casa – la verità facile spesso è troppo banale per sedurre – ma come l’occasione per incontrare Petrachi che ha ai margini di Torino-Milan. Detto che il futuro d.s. giallorosso (in settimana parlerà col presidente granata Cairo per liberarsi) davvero può influenzare Conte, davvero per vedersi hanno bisogno di una partita? Per il resto, in ogni angolo di Roma ci sono amici leccesi, amici immobiliaristi, amici presidi che assicurano: «Ci hanno detto che Conte vuole venire, che sta già cercando casa, che già si sta informando sulla scuola per i figli». Tutto eccitante, ma con un effetto boomerang da non trascurare. Ovvero: se l’ex c.t. scegliesse un’altra piazza, la delusione colorerebbe di scetticismo qualsiasi altra scelta.

ALLEGRI E RANIERI Occhio infatti alla normalità perché, se portasse la Roma in Champions, Ranieri potrebbe anche rimanere, così come, se Conte tornasse alla Juve, sarebbe libero un certo Allegri. E i sognatori professionisti – con tanti «cuggini» da sentire – avrebbero di che parlare.


Futuro e posto da titolare, il finale discusso di Zaniolo

GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - C’è qualcuno che dice che non si siano presi. O, almeno, che lui e Claudio Ranieri debbano ancora studiarsi, capirsi bene, cercarsi fino in fondo. E c’è qualcun altro, invece, che pensa che a prescindere da tutto il futuro di Nicolò Zaniolo sarà ancora alla Roma, almeno per un’altra stagione. A prescindere anche dal botta e risposta di sabato sera tra Francesco Totti (per conto della Roma) e Claudio Vigorelli (per conto di Zaniolo) sulla questione del rinnovo contrattuale di Nicolò. Molto lo si capirà anche in questo ultimo scorcio di stagione, nelle ultime quattro partite che mancano per inseguire ancora la Champions. Anche se poi molto di più lo si capirà proprio in fondo, quando la Roma e l’entourage del giocatore si siederanno davvero per la prima volta per parlare del nuovo contratto. Considerando che oggi Zaniolo non arriva a 300mila euro (più bonus) e che alla porta del giocatore hanno già bussato tanti club più o meno illustri, è chiaro che per la Roma diventi una delle priorità assoluta.

L’ATTUALITà Zaniolo ha voglia di restare e la Roma di tenerselo. Almeno per un altro anno, fino al 2020. Poi si vedrà, dipenderà anche dai programmai e dai risultati dei giallorossi da qui a quel giorno lì. Di certo le parole di Totti di sabato sera non hanno aiutato, anche se l’impressione è che il dirigente giallorosso alla fine sia scivolato sulla classica buccia di banana. Nel senso che non voleva creare nessun caso, non voleva fare nessuna polemica, tanto da rimarcarlo anche nel finale dell’intervista. Quella frase lì («Ricordiamoci che le cose si fanno sempre in due»), però, ha creato più di un malumore intorno al ragazzo via social. Insomma, nell’era della comunicazione dei social, c’è chi si è divertito a ricordare a Zaniolo come abbia soli 19 anni e come non abbia fatto nulla per «montarsi la testa così». Il fatto, però, è che Zaniolo oggi pensa solo a giocare e ad aiutare la Roma, a tutto il resto ci penseranno eventualmente il suo entourage e la Roma quando si metteranno a tavolino. «Aspettiamo l’incontro per iniziare a vedere cosa fare», ha rimarcato ieri anche Igor, il papà di Nicolò.

IL RUSH FINALE Intanto Zaniolo da domani mattina tornerà a lavorare per prendersi una maglia da titolare, dopo aver saltato la gara con il Cagliari per squalifica. Da quando è arrivato Ranieri sulla panchina giallorossa Nicolò è partito titolare in quattro delle altre sette occasioni, ma ha avuto anche un rendimento inferiore rispetto agli exploit messi in mostra durante la gestione Di Francesco. Adesso vuole convincere il tecnico della Roma a puntare su di lui nel rush finale, in queste quattro gare in cui la Roma si gioca l’accesso alla Champions. A tutto il resto, poi, ci si penserà subito dopo.

 

 


Conte: tra il sogno e il rischio boomerang

IL MESSAGGERO - CAPUTI - Il gran parlare sul futuro e sulla prossima destinazione di Antonio Conte conferma l’alta considerazione che l’ex tecnico del Chelsea ha saputo conquistare, diventando l’obiettivo agognato per più di un club, italiano ed estero. Con il passare dei giorni, tra le varie possibilità, sta montando sempre più l’ipotesi (suggestione?) che Conte, tra le tante panchine, possa alla fine scegliere quella della Roma. Nella Capitale, almeno in quella di fede giallorossa, ormai non si parla d’altro; le vicissitudini tecniche della stagione e perfino il piazzamento alla prossima Champions stanno passando in secondo piano. L’arrivo di Conte metterebbe praticamente d’accordo tutta la tifoseria, fortemente convinta che solo l’arrivo di un tecnico di carisma, qualità e fama internazionale, sia la garanzia per puntare realmente al successo. Al momento, la Roma non conferma e non smentisce la trattativa. Totti e Ranieri, però, con parole entusiastiche, elogiando il valore di Conte e sostenendo l’importanza del suo eventuale arrivo, hanno ulteriormente alimentato le speranze. Conoscendo la città e la tifoseria, tutto quello che ora sta generando euforia ed entusiasmo, potrebbe in caso di esito negativo della trattativa trasformarsi in un pericoloso boomerang per la società. Qualsiasi altra scelta sarebbe considerata un inaccettabile ripiego. Anche la conferma dello stesso Ranieri, autore finora di un ottimo lavoro, con la qualificazione Championsin tasca. Come accettare un allenatore che sarebbe andato a prendere il collega sognato dai tifosi all’aeroporto?


La doppia anima del possesso palla: conta la sua qualità, non la quantità

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Diceva il Barone. «Se la palla l'abbiamo noi, gli altri non possono segnare». Anticipava, Nils Liedholm, l'importanza del possesso palla anche se, ormai quasi quaranta anni fa, il dizionario del calcio era molto più semplice, più scarno, e il possesso palla non esisteva pur esistendo. Dunque, si è più forti se si tiene il pallone più a lungo degli avversari? Di certo, se il pallone l'abbiamo noi non possiamo mai subire gol. E non subendo gol, si hanno più probabilità di vincere le partite. Un calcolo matematico o giù di lì. In realtà, non sta scritto da nessuna parte che vantando una miglior percentuale si hanno più chance di vincere una partita. Questo perché non conta possedere il possesso della palla, ma come possederla. Ecco perché, spesso e volentieri, una squadra vince in scioltezza una partita senza avere un possesso superiore a quello degli avversari. In questi casi, quelli che parlano bene usano il termine possesso sterile, cioè una qualità che non ha portato a nulla.

 
IL PESO DELLE RIPARTENZE - Sabato all'Olimpico, la Roma ha strapazzato, malmenato il Cagliari (tre gol, due pali, una serie di grandi parate di Cragno e, di fatto, zero rischi) pur chiudendo la sfida con un possesso inferiore a quello dei sardi: 43,4% contro 56,6%. In sintesi, la squadra di Maran ha giocato di più il pallone, ma ha rimediato una grossa figuraccia. La Roma è stata più pratica: pochi fronzoli, tanta sostanza. I giallorossi hanno posseduto il pallone quando e dove era più conveniente farlo per raggiungere il proprio obiettivo. Ecco perché, sviluppando i temi legati al possesso palla, si è via via passati ad analizzare e ad interpretare altri dati: tipo possesso palla nella propria metà campo o in quella avversaria, le posizioni medie nei due tempi, le posizioni medie in possesso e anche in non possesso palla, il baricentro di squadra (lunghezza e larghezza media). Parlando di Roma-Cagliari, i giallorossi sono stati meno larghi e meno lunghi dei sardi in entrambi i tempi. In più, va sottolineata una cosa singolare: la Roma ha avuto 383 passaggi riusciti, il Cagliari addirittura 493 eppure il risultato non ammette discussioni. Forse per via delle 24 ripartenze romaniste contro le 9 del Cagliari. Della serie: voi tenete il pallone, noi ve lo freghiamo e andiamo in un amen a far gol.


Pastore, Kluivert e Nzonzi: salvate i soldati di Monchi

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Quando le cose funzionano, sei portato a rivalutare un po' tutto. Sì, anche il lavoro di Monchi, che fino a qualche settimana fa era - per tanti - da buttare. Ovvio, una Roma-Cagliari non fa primavera, anche se è primavera, ma qualcosa si muove e un bagliore di futuro torna a vedersi. In questo momento si rivaluta di slancio una buona parte del mercato di Monchi e qualche giocatore che, fino a poco tempo fa, sembrava spento e invece oggi è luminoso, su tutti Florenzi, ma con lui anche Fazio, Kolarov. Ma veniamo agli acquisti estivi, toh chi si rivede.

 
OLANDESINO - Kluivert, se inquadrato, non sembra male. Il suo problema era l'anarchia, gettarsi davanti il pallone e correre (sabato lo sprinter della partita con velocità media di 34,94), senza uno spartito. Ora gioca per la squadra, dà una mano in difesa, anche Ranieri lo mette a destra, come Di Francesco. Lui storceva il naso, ora non lo storce più, si sente a suo agio.

 
CAMPIONE SÌ, E POI JAVIER - Non proprio paragonabile a Kluivert ma quasi, Nzonzi. Il francese, a differenza dell'olandesino, ha giocato molto di più, per mesi è stato il titolare indiscusso: rendimento così e così. Lo guardavi e dicevi, questo sarebbe un campione del mondo? Allora: con Ranieri non stiamo vedendo Vieira, ma almeno Steven appare più inserito, meno inutile. E se pensiamo a un Conte qualsiasi come prossimo allenatore della Roma, possiamo considerare Nzonzi uno da squadra. Funzionale. La società farà dei ragionamenti su di lui, vista anche l'età. E se Nzonzi deciderà di andare via, mercato in Spagna e in Inghilterra ce l'ha, verrà accontentato. Dipenderà anche dall'allenatore, da chi sarà. E infine, tra gli eroini di Roma-Cagliari, non può che essere citato Pastore, l'acquisto che Monchi ha pagato di più. Javier ha fatto capire che la colpa fosse dell'allenatore precedente, ma la realtà non è questa. L'argentino ha accettato di sottoporsi a un esperimento, quello di fare la mezz'ala, che poi è fallito. Il motivo del flop va ricercato nella fragilità dei suoi muscoli, Di Francesco aveva pure cambiato modulo per inserire nella Roma la figura del trequartista.

 
SCHICK E ZANIOLO FUORI DAL CORO - In quella posizione poteva far vedere qualcosa, tipo quanto mostrato con il Cagliari, ma i muscoli non hanno retto e hanno preso il sopravvento Pellegrini prima e Zaniolo poi. Pastore ora dovrà essere testato in partite un po' più arrembanti. L'ingaggio è pesante e chissà che ne sarà di lui: la Roma non può, né vuole permettersi di tenere un giocatore che va in campo il dieci per cento delle partite. Zaniolo, inquieto per il nuovo contratto che non arriva, perde intanto quota. Come Schick, che proprio non riesce a sfondare, nemmeno con chi, come Ranieri, gli aveva tirato la volata. A destra non ha funzionato, al posto di Dzeko nemmeno. Con Edin, men che meno. Dove lo mettiamo?


Il Conte alla rovescia

IL MESSAGGERO - TRANI - Lo sguardo di Pallotta è al calendario. Alle ultime 4 giornate delle serie A e alle 2 conclusive della Premier. Il presidente segue la lotta per il 4° posto in Italia e in Inghilterra. In ballo il futuro della Roma. In corsa per partecipare alla prossima Champions e per individuare il nuovo tecnico. Qui c'è da sfidare l'Atalanta che oggi (ore 19) ospita l'Udinese (i giallorossi, dopo il ko del Milan a Torino, passano la seconda notte da quarti: + 2 su nerazzurri, rossoneri e granata); a Manchester e a Londra bisogna aspettare le mosse dello United, tentato dal rilancio su Conte, e il Chelsea, perplesso sulla conferma di Sarri. Sono loro i preferiti della proprietà Usa.

 
PRESSING DECISIVO - L'attesa fa parte del gioco. E della richiesta di Conte di prendersi 2 settimane di tempo. Lo ha detto a Fienga, nell'ultimo colloquio avuto con il Ceo della Roma. La posizione dell'allenatore (1° selfie con tifoso: sabato a Fiumicino, tappa verso Caselle) è sincera: vuole capire quale panchina, oltre a quella giallorossa, gli sarà offerta per la nuova stagione. La Juve resta la favorita, ma non si sa ancora che cosa farà Allegri («Resto» ha garantito su Raiuno, intervistato da Fazio). L'Inter è l'opzione più ricca: Zhang si prepara a sfidare alla pari Agnelli. Investendo. La Roma lo attira, pure nel progetto, da tempo. A Trigoria troverebbe Petrachi, incrociato recentemente e spesso a Torino. A tavola e non per forza allo stadio (come ieri sera). Rapporto tra amici, in cui la confidenza è sempre al centro del menù nelle lunghe serate passate uno accanto all'altro. Conte, insomma, tiene aperta la trattativa con il club giallorosso, chiamato a individuare al più presto la strategia vincente. L'idea è anticipare le rivali italiane e straniere, chiedendo all'allenatore, stanco di restare a guardare, di mettere subito nero su bianco.

 
INTRECCIO INTRIGANTE - Chissà se saranno davvero ore decisive, ma è chiaro che qualche passo in settimana, verrà fatto. Nei primi 5 posti della Serie A è sempre più probabile che cambino 4 su 5 tecnici. Solo il Napoli si terrà stretto Ancelotti. La Juve riflette, l'Inter valuta e il Milan è deciso. La Roma, senza mancare di rispetto a Ranieri come ha chiarito Totti prima della gara contro il Cagliari, segue insomma con attenzione quanto accade al Nord. Presto, entro il prossimo weekend, si dovrebbero vedere Agnelli e Allegri. Il tecnico è a un anno dalla scadenza e punta al rinnovo. Non è detto che lo ottenga. E, se decide di lasciare, libera la panchina a Conte. E torna sul mercato: il Psg c'è, ma Allegri, se dovesse andare all'estero (piano B), preferirebbe guidare lo United, già pentito di aver confermato Solskjær. Potrebbe, pure restare fermo o, perché no?, riparlare proprio con il club giallorosso. L'Inter vigila, ma Marotta, al posto di Spalletti, preferirebbe chi costruisce e non chi gestiste. In questo senso, conoscendoli entrambi, mette Conte (e Pochettino) davanti ad Allegri. Ecco perché a Trigoria vogliono spingere sull'acceleratore: è l'unico modo in cui possono battere allo sprint Agnelli e Zhang.

 
PODIO INCERTO - La Roma, e non è stato complicato, ha messo in fila i principali candidati alla successione di Ranieri: 1) Conte;2) Sarri; 3) Gasperini. Petrachi è in sintonia sul trio indicato da Pallotta, Baldini e Fienga. L'allenatore dell'Atalanta, però, si è tirato fuori perché non viene considerato prima scelta. Quello del Chelsea, invece, non sa ancora se si fermerà a Londra: è in semifinale di Europa League e, in classifica, in zona Champions. Abramovic, dunque, potrebbe confermarlo. Rimane solo il preferito. Delle Roma e delle altre big. Anche perché Giampaolo, chiamato pure dal Milan, è la soluzione di scorta che poco convince, tra l'altro, il nuovo ds.

 
PARACADUTE APERTO - Resta, dunque, Conte. E con lui, proprio Ranieri. Che, 11 punti in 5 partite (e solo 1 gol preso nelle ultime 4), ha ridato convinzione alla Roma per la volata Champions. Non è detto che sul traguardo non sia lui ad alzare le braccia nella corsa alla panchina che è già sua.


Sit-in a Tor di Valle: «Bye bye Raggi»

IL MESSAGGERO - A Tor di Valle, a due passi dall’ex ippodromo dove i privati vorrebbero costruire il nuovo stadio con annesso mega-complesso di uffici, negozi e alberghi, spunta uno striscione contro la sindaca: «Bye bye Raggi». «Il progetto dello stadio è uno dei simboli del fallimento della Raggi, per questo oggi abbiamo portato il nostro striscione lì davanti», spiegano gli organizzatori del sit in di protesta per chiedere le dimissioni della sindaca. «L’11 maggio - aggiungono - saremo a piazza della Repubblica».


Conte e Petrachi: incontro a Torino. Patto per Zaniolo

LA REPUBBICA - FERRAZZA - Pasqua a Lecce, passaggio veloce a Roma e serata (ieri) a Torino. I movimenti di Antonio Conte sono monitorati dai tifosi giallorossi che non perdono occasione per postare selfie insieme al tecnico dei loro sogni, mappandone i movimenti giorno per giorno. Ed è proprio una foto scattata a Fiumicino, e postata su Instagram da un supporter giallorosso, a far scattare l’allerta sulla presenza del mister ex Chelsea nella capitale. Conte ha fatto solamente scalo all’aeroporto romano, per tornare a Torino, dove ha ancora casa e dove, con l’occasione della gara di ieri sera tra Toro e Milan, incontrerà il suo grande amico Petrachi, attuale dirigente dei granata e prossimo direttore sportivo dei giallorossi. Un intreccio di avvistamenti e incontri che tiene in ansia i romanisti, smossi ulteriormente dalle parole di Totti («qualunque squadra farebbe follie per averlo») e di Ranieri («se arriva vado a prenderlo io all’aeroporto»). Conte non ha ancora deciso se cedere al corteggiamento di Pallotta e soci, ma continua a far sapere di essere molto attratto dall’idea di vincere su una panchina che ha visto saltare tanti colleghi, anche perché la gloria a Roma sarebbe maggiore rispetto a quella che potrebbe raggiungere in altre città. Ma i punti interrogativi sono ancora tanti e restano legati al tipo di progetto che il club può garantirgli, tra cessioni inevitabili e una campagna acquisti che dovrà essere necessariamente di rafforzamento. La vittoria contro il Cagliari (3-0) tiene viva la corsa per la zona Champions che, al di là delle varie rassicurazioni, è un obiettivo fondamentale per poter ambire a un allenatore di questo livello e a una campagna acquisti appetibile. Conte vorrebbe la conferma di Zaniolo, nei confronti del quale è stato molto duro Totti. «Ha già un contratto, per quanto deve firmare, dieci anni? Quello che ha va più che bene e vi ricordo che le cose si fanno in due», le parole dell’ex numero dieci che non hanno fatto piacere all’entourage del giocatore, in attesa di una chiamata da Trigoria per gettare le basi del rinnovo. Conte ripartirebbe da Dzeko e Manolas, due pilastri che, se non arrivasse lui, sarebbero, per motivi diversi, due potenziali partenti. Chissà che ne sarà invece di Pastore, apparso in via di recupero contro il Cagliari. Gol e prestazione accettabile, per l’argentino, reduce da una stagione piena di infortuni e incomprensioni, anche molto accese, con Di Francesco. Tra i due il feeling non è scattato, con il giocatore che si è sentito accantonato e l’ex tecnico che ha invece vissuto come un tradimento alcuni atteggiamenti tenuti dal giocatore negli ultimi mesi. La Romaspera che il cartellino di Pastore — pagato circa 27 milioni di euro la scorsa estate — si rivalorizzi per provare a piazzarlo in estate da qualche altra parte, sgravandosi così di un ingaggio importante (4,2 milioni a stagione).

 

 

 

Conte-Roma: stretta finale

IL TEMPO - BIAFORA - Due settimane decisive per il futuro della Roma. Da oggi a domenica 12 maggio saranno dei giorni più che intensi in casa giallorossa, sia per quanto riguarda la lotta per la conquista di un posto in Champions, sia per la definizione della gestione sportiva tra dirigenza e panchina, dove la speranza è quella di arrivare a Conte. In attesa della partita dell’Atalanta, i capitolini possono godersi il quarto posto in solitaria, avendo scavalcato il Milan, sconfitto dal Torino. Ranieri ha chiarito alla perfezione che non bisogna però guardare agli altri, ma solo pensare ai propri risultati mantenendo la testa fissa sull’obiettivo. La prossima tappa sulla tabella di marcia della Roma è rappresentata dalla sfida con il Genoa, reduce dal pareggio con la Spal. I rossoblù hanno guadagnato un punto sulla zona retrocessione e ora si trovano a quota trentacinque, con sei lunghezze di margine sull’Empoli terzultimo, potendo inoltre contare sul vantaggio degli scontri diretti in caso di arrivo a pari merito. Di certo non sarà una passeggiata a Marassi poiché il doppio successo stagionale a Genova manca dall’annata 2007/08 (Genoa-Roma 0-1 e Sampdoria-Roma 0-3, in entrambe gol di Panucci) e certamente gli uomini di Prandelli vorranno guadagnarsi il traguardo salvezza senza aspettare le ultime tre giornate. L’altro gradino da superare per continuare a credere nella Champions è rappresentato dalla Juventus, già campione d’Italia e con la testa alla costruzione della squadra per il prossimo campionato. Il percorso dei giallorossi si intreccia con quello dei bianconeri non solo sul campo, ma anche sul mercato degli allenatori, dove l’oggetto del contendere è rappresentato da Conte. Quello del salentino è il primo nome della Roma nella lista dei tecnici del futuro e allo stesso tempo è in lizza per un clamoroso ritorno all’Allianz Stadium in caso di addio di Allegri. La situazione all’ombra della Mole sarà più chiara soltanto dopo il summit tra il mister livornese e il presidente Agnelli previsto per questa settimana. Entrambi a più riprese hanno dichiarato di voler proseguire insieme, ma è impossibile escludere una diversa visione delle esigenze per costruire la squadra che verrà e la conseguente rottura definitiva. In questo scenario l’opzione Conte, ieri in tribuna a Torino, diventerebbe concreta per la Juventus, che sta però riflettendo sulla chance di arrivare ad un allenatore ancora più quotato per puntare a vincere in Europa: tipo Guardiola e in quel caso Conte sarebbe una sorta di piano B. Il tecnico di Lecce, pressato dal suo amico Petrachi, che è in pole per diventare il direttore sportivo della Roma, vuole prendere una scelta entro la metà di maggio e mette fretta. Tutte le carte sono ancora in gioco, nei prossimi quattordici giorni molte saranno scoperte.

 

 


Roma, i gol che non ti aspetti. Il miglior attacco è la difesa

CORRIERE DELLA SERA - Il pensiero di Claudio Ranieri è chiarissimo: se dietro non prendiamo gol, con tutta la qualità che abbiamo in avanti prima o poi uno lo facciamo di sicuro. I difensori, insomma, per prima cosa devono pensare a difendere. Se sanno anche fare gol, però, non prenderanno di sicuro una multa, anche perché gli attaccanti e i trequartisti giallorossi, in questa stagione, hanno avuto più bassi che alti. L’unico che è arrivato in doppia cifra in campionato è Stephan El Shaarawy, con 10. Dzeko è fermo a 8. Saltano ancora più all’occhio, così, gli 8 gol segnati da Aleksandar Kolarov e i 5 di Federico Fazio, veri e propri bomber inaspettati e utilissimi. Per tutti e due si tratta del record in carriera. Kolarov ne aveva fatti 4 con l’OFK Belgrado nel lontano 2006-2007 e 3 con la Lazio 2009-2010 e il Manchester City 2015-2016. Fazio era arrivato a 3 in due occasioni con il Siviglia: nella stagione 2007-2008 e in quella 2012-1013. Quella di Kolarov è una vera e propria impresa. L’ultimo difensore straniero che aveva segnato così tanto in serie A era stato Mihajlovic nella stagione 1998-1999 con la maglia della Lazio. A Kolarov restano 4 partite per fare meglio di Sinisa, che è stato un suo modello come calciatore e suo allenatore nella Serbia.


Zaniolo, contratto da fare e posto da ritrovare

CORRIERE DELLA SERA - Ricominciare la favola. La stagione di Nicolò Zaniolo sembrava tutta rose e fiori, ma da un mese a questa parte sono cominciate le difficoltà. Ha continuato a giocare fuori ruolo, la qualità delle prestazioni è un po’ calata, a San Siro è andato in panchina nella partita a cui teneva di più - quella contro l’Inter che non aveva creduto in lui - e contro il Cagliari non ha giocato perché squalificato. Si aggiunge un piccolo «giallo» sul contratto da adeguare. Francesco Totti, prima di Roma-Cagliari, ha detto che è già tutto a posto. Al procuratore del ragazzo, Claudio Vigorelli, non risulta: «Sono sorpreso. L’ultimo contatto con la Roma risale ai tempi di Monchi. Aspettiamo da tempo che qualcuno della Roma ci chiami».