Roma, il giorno della vergogna

IL MESSAGGERO - TRANI - Sparita, definitivamente. La Roma non c'è più. A 9 partite dal traguardo, si ritira dal torneo (7° posto e sorpasso della Lazio che deve pure recuperare la gara con l'Udinese), incapace di competere per qualsiasi obiettivo, anche quello di consolazione (4° posto). Fuori dalla serie A, come dalla Coppa Italia e dalla Champions. Il Napoli si diverte all'Olimpico: torello e tiro al bersaglio. Ranieri è umiliato da Ancelotti che, festeggiato dalla Sud, al 7° tentativo batte il collega, responsabile quanto i calciatori della nuova figuraccia. Cambia l'allenatore, dunque, e non il risultato. Anzi la situazione precipita: mai persi, in quasi 5 anni, 2 match di fila in campionato. Ultima volta, nel maggio 2014: Garcia in panchina e il 2° posto in cassaforte. Sembra passata una vita.

IMPROVVISAZIONE TOTALE - Fisicamente e tatticamente non c'è stata partita. Ma è la lezione del Napoli, con il 2° posto al sicuro da tempo, a far riflettere, non il distacco di 16 punti in classifica. A rincorrere la zona Champions sembra che ci fosse Ancelotti (esulta a ogni gol), all'Olimpico senza 7 giocatori , e non Ranieri. Che non inquadra il match già in partenza, forzando i recuperi di Manolas, Kolarov e soprattutto di De Rossi per il forfait postdatato di Zaniolo che poi vedremo in campo senza un perché. Con il capitano, scontato il ritorno al 4-2-3-1. Accanto a lui, Nzonzi. Più Cristante trequartista dietro a Dzeko, Schick largo a destra e Perotti a sinistra. Basta un minuto e mezzo per capire che la modifica è superflua: l'assetto resta vulnerabile. Scavetto di Verdi in verticale, controllo volante con il tacco di Milik che spara sul palo coperto per il vantaggio. La Roma è sempre la stessa e prende gol come se piovessero (62 tra serie A e coppe). È successo in 24 delle 29 partite in campionato (in 14 incassando almeno 2 reti a partita). Il trend è desolante. Con la linea a 4, qualsiasi siano gli interpreti schierati, sempre distratta e disorganizzata. Quindi fragile. Il centrocampo non fa mai schermo e gli esterni offensivi non rientrano.

CORREZIONE APPROSSIMATIVA - Il Napoli, con il solito 4-4-2, fa quello che vuole. Accelera, palleggia e conclude. Ranieri improvvisa per interrompere l'esibizione, rivedendo subito l'assetto e riproponendo il 4-3-3, la traccia preferita di Di Francesco, dopo appena 8 minuti. Cristante si allinea a De Rossi e Nzonzi: è il prologo del crollo. La gente non ne può più e fischia ogni passaggio sbagliato. Verdi, su invito da destra di Mertens, si pappa la palla del raddoppio, calciando addosso a Olsen. Fallito il rigore in movimento. Calvarese, su chiamata chic dell'assistente Perotti, annulla la rete di Milik per fuorigioco millimetrico ancora su appoggio di Mertens. La Roma aspetta il recupero per il 1° tiro nello specchio della porta. Che fa momentaneamente la differenza. In premio c'è il pari: Perotti spiazza su rigore Meret che ha atterrato Schick, dopo la torre di Nzonzi che, pescato in area da Dzeko, infierisce in elevazione sull'ex Mario Rui.

CROLLO ANNUNCIATO - Il gol di Perotti, però, non nasconde le lacune di questa squadra allo sbando. La gaffe di Olsen, su cross da destra di Callejon, certifica il 13° ko stagionale (8° in campionato): segna Mertens. Buca De Rossi e fa centro pure Verdi. Sul punteggio di 1-3, la Sud se l'è presa con il presidente Pallotta e a seguire con i calciatori, definiti mercenari e invitati a sfilarsi la maglia. Applausi solo per Zaniolo, dentro per Schick. L'esclusione iniziale della mezzala diventa inconcepibile proprio dopo la decisione di Ranieri di inserirlo poi a partita ormai chiusa. Traversa di Nzonzi prima del poker di Younes. La Roma, nei 6 scontri diretti contro le 4 squadre che la precedono in classifica, ha conquistato solo 3 punti su 18. Ancora nessun successo contro le big. Ranieri, intanto, imita Zeman, l'ultimo a prendere 4 reti in campionato all'Olimpico, il 1° febbraio 2013 contro il Cagliari (2-4). Pagò solo l'allenatore, quella notte. Oggi ancora nessuno.


Pallotta: "Alibi finiti, fuori gli attributi"

IL MESSAGGERO - Sarebbe apprezzabile che a Trigoria, Boston e Londra qualcuno si assumesse delle responsabilità invece di perseverare con uno scaricabarile stucchevole e poco credibile. E soprattutto destabilizzante. A sentire i protagonisti del crollo giallorosso non esiste un colpevole, o meglio, c'è sempre qualcun altro su cui puntare il dito quando le situazioni diventano complicate. L'ultima lezione in casa Roma su come lavarsene le mani è stata impartita dal presidente James Pallotta che, con un comunicato stringato dettato dagli Stati Uniti e affidato all'account Twitter del club, ha raccontato la sua verità senza fare un accenno di autocritica: «Tutti sanno cosa è andato storto quest'anno e per questo abbiamo dovuto cambiare. Ma il tempo delle scuse è finito. La partita con la Spal è inaccettabile, quella di oggi (ieri, ndc) è stata anche peggiore. I giocatori devono lottare e mostrare che hanno le palle. Nessuno ha più alibi». Dal punto di vista del presidente, quindi, le responsabilità sono da dare ai giocatori perché vili e codardi, ma allora come mai è stato esonerato Di Francesco? È singolare osservare che il capro espiatorio del presidente cambi da una settimana all'altra: prima il direttore sportivo («Ask Monchi» rispondeva il presidente a chi gli chiedeva conto della sconfitta umiliante di Firenze), poi gli arbitri, a seguire di Di Francesco e adesso i giocatori. E pensare che ad agosto scorso Pallotta diceva: «Questa è la mia Roma più forte».

BALDINI HA SCELTO SARRI - I calciatori si difendono (il portavoce è Manolas), affermando che la colpa di tanta inefficienza è dare ai troppi infortuni muscolari (41) che hanno decimato la squadra e non hanno mai permesso ai giallorossi di giocare al completo. Le conseguenze sono note a tutti: licenziati medico sociale e capo dei fisioterapisti. L'ultimo arrivato è Ranieri che ha preso il comando di una barca che fa acqua da tutte le parti e che di certo non ha colpe se non quelle legate ad aspetti tattici, ma anche lui punta il dito verso lo stato atletico dei giocatori e quindi sull'ex allenatore (in caso di esonero non sarà richiamato Di Francesco). In un far west mediatico, Franco Baldini resta in silenzio tra Londra e Città del Capo e lavora sull'allenatore di domani che potrebbe essere Maurizio Sarri. Il tecnico dei Blues è in rotta con i tifosi che durante la vittoria in extremis contro il Cardiff hanno invocato Frank Lampard, ma lui rilancia: «Mi sto abituando alle critiche. Voglio restare e migliorare la situazione».


Sor Claudio alza le mani, l'aggiustatore stavolta sembra aver peggiorato i danni

IL MESSAGGERO - CARINA - L'aggiustatore non aggiusta più. Sono bastati 270 minuti per fiaccare anche l'entusiasmo di Ranieri. Arrivato con mille propositi, Sir Claudio ieri è apparso in grande difficoltà. Sia a livello tecnico-tattico che mediatico. In campo è stato surclassato da Ancelotti, non riuscendo a porre rimedio al gioco del Napoli che si sviluppava perlopiù sulle fasce. Fuori, essendosi già giocato a Ferrara la carta della reprimenda pubblica al gruppo, ha virato sull'evidente disparità di condizione atletica tra le due squadre: «C'è poco da fare se gli altri corrono di più e ti mettono in mezzo...». Ha ragione da vendere: la Roma non corre poco, cammina. Il problema però è che lo faceva anche prima del suo arrivo. E nonostante l'ecatombe muscolare fosse una costante da inizio stagione, prima del ko del derby, i calciatori che ieri non riuscivano a fare due passaggi di fila e arrivavano sempre secondi sul pallone, erano comunque riusciti a inanellare una serie di 6 vittorie e due pareggi. Premessa d'obbligo: non è in atto una riabilitazione di Di Francesco che ha commesso molti errori (e li ha pagati) ma la semplice constatazione di fatti e numeri. Della serie: la precarietà atletica esisteva anche prima, nonostante in molti alludessero ad «un mero problema di testa» (cit.). Ma insieme a questa si vedeva anche un minimo di organizzazione e un'idea di gioco. La Roma durava un'ora ma almeno in quei 60 minuti pressava, provava a verticalizzare, non sempre riuscendoci, creava occasioni da rete e quello che più conta nel gioco del calcio, tirava in porta. Nelle ultime 2 gare, invece, non s'è visto nulla. Solo lanci lunghi a superare la mediana avversaria, sperando di sfruttare le seconde palle. Ma se la condizione atletica non ti assiste, sul pallone arrivi sempre secondo. L'alternativa è pallone a Perotti e vediamo cosa accade. Se salta l'uomo, bene. Altrimenti non c'è un'altra opzione: notte fonda.

EX TINKERMAN - Senza contare la confusione tattica. Il tecnico di San Saba si è presentato annunciando che la prima cosa da fare era «trovare l'equilibrio». In 3 gare ha invece alternato 3 moduli: 4-2-3-1, 4-4-2 (e 4 attaccanti) e il 4-3-3 in corsa di ieri. Nonostante il flop, prova comunque a rilanciare: «Siamo tutti sulla stessa barca, anche se io sono salito da poco. Non penso alle dimissioni. Cerchiamo di arrivare in porto nel miglior modo possibile». Chissà se cambierà idea in caso di ko contro la Fiorentina. Intanto se il porto al quale allude è la Champions, il rischio di naufragare è dietro l'angolo.


Totti reclama un ruolo più autonomo e operativo

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Neppure nei peggiori incubi, uno avrebbe immaginato di fare i conti con lo scempio che la Roma partita dopo partita sta regalando alla sua gente. L’effetto Ranieri, chiamato al capezzale di una squadra più marcia che malata, è già svanito. Anche se resta da stabilire, innanzi tutto, se ci sia stato realmente un effetto Ranieri. E qui abbiamo seri dubbi. La Roma, oggi come ieri, continua a non essere una squadra. È un qualcosa di indefinito, di terribile per gli occhi e per il cuore. Più che di una rivoluzione, nei prossimi mesi ci sarà bisogno di una rifondazione. A tutti i livelli. In campo e fuori. Il tempo delle chiacchiere e delle balle è scaduto da mesi. Servono uomini veri e competenti, e fatti concreti. Francesco Totti, non un nome a caso, si è stancato di stare con le mani in mano. Si è stufato, dando un’occhiata avvelenata ai risultati, di fare più il gagliardetto che il dirigente della Roma. E ieri l’ha detto in tv senza mezze misure. Fornendo all’interlocutore, forse per la prima volta in maniera netta, l’impressione di trovarsi di fronte un dirigente del club e non più il suo (ex)Capitano. Ha ricordato, Francesco, di aver suggerito il nome di Claudio Ranieri (chi altri sarebbe venuto per tre mesi, sennò?) per il post Di Francesco, ha accennato con cognizione di ruolo al futuro di De Rossi («Se se la sente di continuare ci metteremo intorno a un tavolo e decideremo») e di Zaniolo («Affronteremo la questione del rinnovo e decideremo insieme la cosa migliore»), ha rivendicato, in punta di lingua, un ruolo più decisivo all’interno della Roma. «Ne ho già parlato con chi di dovere», ha spiegato, «ma adesso non voglio andare oltre. Di certo, se ci saranno novità io cambierò...». Il che, tradotto, vuol dire: addio Totti gagliardetto, spazio a Totti dirigente al cento per cento.

IL FUTURO - Già, ma con quali mansioni? Francesco è stanco (o seccato) di dover fare i conti con suggerimenti (tecnici) che arrivano da lontano e che planano su Trigoria dopo esser passati per Boston. Lui al Bernardini ci sta tutti i giorni, non fa la spola tra Londra e Città del Capo e, quindi, sa tutto di tutti. Non ha più intenzione di dover accettare scelte e decisioni che passano ad alta quota sulla sua testa. Ecco perché rivendica una mansione più operativa nella gestione sportiva della Roma. L’etichetta mettetela voi: non conta. Conta, se mai, un ruolo di responsabilità che gli consenta di stare accanto, anzi attaccato alla squadra. Con il compito/potere di alzare la voce, di non perdonare nulla a nessuno. Di far rispettare la Roma e la sua Storia, oggi maltrattata da troppi piccoli uomini. E poi peggio di quanto stanno facendo ora, Totti non potrà mai farlo.


Manolas: "Nessuna reazione dopo il 2° gol"

IL MESSAGGERO - Kostas Manolas è stordito come un pugile caduto a terra al dodicesimo round. Lui, che ha stretto i denti per esserci contro il Napoli, a fine gara appare pentito del sacrificio fatto per via del risultato e dello scarso rendimento in campo di alcuni compagni: «Non abbiamo avuto nessuna reazione, soprattutto dopo il secondo gol, ma non penso che i giocatori non siano all’altezza», sono parole del difensore sorpreso dalle telecamere dopo la papera di Olsen con un’espressione che racconta tutta la sua frustrazione. Kostas, reduce da un infortunio al polpaccio, punta il dito verso i preparatori atletici per la lunga lista di guai muscolari che in questa stagione hanno decimato la Roma: «Sono preoccupato. La squadra è stata poche volte al completo. Abbiamo avuto tanti infortuni, non possiamo stare mai al 100% e poi quando accade così spesso non trovi mai la condizione. Perché così tanti? Non sono un preparatore fisico, bisogna chiedere a chi è responsabile. Devono dare loro la risposta, non so di chi sia la colpa perché io devo fare il calciatore, è questo il mio lavoro». L’obiettivo qualificazione in Champions è ormai sfumato, o comunque molto complicato da centrare, resta alla portata l’Europa League: «La forza la dobbiamo trovare perché non posso pensare che la Roma possa restare fuori dall’Europa. Non ci sentiamo già in vacanza». La clausola da 36 milioni, un contratto non ancora rinnovato, la procura affidata a Mino Raiola e blasonati club europei pronti a ingaggiarlo, mettono di fatto Manolas sul mercato: «Cosa accadrà? Lo sa solo Dio».


Maxi-rissa nel pub tra ultrà giallorossi

IL MESSAGGERO - MARANI - Conti in sospeso, liti e discussioni trascinate da prima del derby del 2 marzo scorso e culminate nella scazzottata in Curva Sud sotto gli occhi delle telecamere prima del fischio di inizio della stracittadina tra Lazio e Roma. Veleni tra i fratelli giallorossi da allora mai sopiti, anzi. Tanto che sabato sera, quasi alla mezzanotte, Roma e Fedayn si sono ritrovati in una birreria di viale della Primavera, feudo dei secondi, a Centocelle, e se le sono date di santa ragione scatenando poi la guerriglia in strada. Lontani dallo stadio e dai campi da gioco, soprattutto dalle divise che prima e dopo i match ufficiali accerchiano l'Olimpico, hanno dato vita a un regolamento di conti in pieno stile ultras. In una cinquantina si sono affrontati con bastoni, cinghie e caschi, senza risparmiarsi colpi. Un'esatta dimensione dello scenario l'ha data in presa diretta su Fb Antonio Pietrosanti, consigliere Pd nel V Municipio: «Maxi rissa ora a Centocelle - ha scritto - Viale della Primavera diventa un campo di battaglia. Volano sedie, bastoni, cinghie, danneggiate diverse autovetture parcheggiate davanti al Centro Commerciale Primavera. Panico tra i passanti. Al momento impegnati sul posto 40 agenti della Polizia di Stato».

LA FUGA - Al numero unico per le emergenze 112 sono piombate numerose telefonate di residenti impauriti. Sul posto sono accorse dieci Volanti. C'è stato il fuggi fuggi generale. I due opposti gruppi si sono dileguati, chi a piedi, chi nelle auto o nei motorini lasciati a una distanza sicura. Quando la polizia è arrivata non c'era più nessuno. Né negli ospedali romani sarebbero giunti nella notte feriti per rissa. La lite, secondo testimoni, sarebbe cominciata proprio nel locale nei pressi di via Balzani. Sarebbero stati riconosciuti più elementi della tifoseria romanista riconducibili ai Roma e ai Fedayn. Indagini della polizia sono in corso. Al derby, a seguito della scazzottata, non venne nemmeno esposta la coreografia giallorossa. La Sud non brilla di certo per compattezza della tifoseria. Risale a prima del derby, invece, l'incursione, spranghe in pugno, di alcuni laziali in un bar di Casal Bertone frequentato dai Roma. Allora un tifoso giallorosso finì in ospedale con un trauma cranico e una spalla rotta. Due settimane fa, diretti a Ferrara, alcuni tifosi giallorossi vennero intercettati a bordo di un minivan pieno zeppo di mazze e bastoni. Forse servivano proprio per affrontate i nemici di casa, un appuntamento solo rimandato.


Il Napoli dà spettacolo all’Olimpico. La Roma è una squadra di fantasmi

CORRIERE DELLA SERA - Chissà se anche Ancelotti, senza scalfire la sua professionalità, è rimasto male nel vedere la Roma allo sbando davanti al suo Napoli, che ha passeggiato all’Olimpico. Non c’è stata partita e ogni confronto è improponibile. Milik è arrivato al gol numero 16 in campionato, Dzeko è apparso ancora una volta spaesato; Koulibaly è stato il solito gigante, mentre la difesa giallorossa faceva acqua da tutte le parti; Mertens e Verdi sono stati imprendibili mentre gli esterni capitolini faticavano ad entrare nel ritmo gara. Il mismatch più simbolico però è stato quello dei nuovi acquisti: Fabian Ruiz ha dominato a centrocampo mentre Cristante e Nzonzi sembravano anime in pena. Adesso la Roma rischia addirittura non andare neanche in Europa League. Un ritorno di Di Francesco è da escludere ma il compito di Ranieri ora è davvero difficile. L’inconsistenza della Roma non deve togliere spazio ai meriti del Napoli: gli ospiti sapevamo cosa fare, i padroni di casa non ci sono neanche andati vicino.


Totti si candida: “Vorrei un altro ruolo. Mi sento pronto per le responsabilità”

CORRIERE DELLA SERA - Nella Roma rivoluzionata del prossimo anno, un ruolo sempre più importante e centrale lo avrà Francesco Totti. Dopo due anni di apprendistato l’ex capitano romanista è pronto a prendersi le sue responsabilità: “Vedremo cosa succederà, se dovessi assumere un ruolo di maggiore responsabilità cambierà qualcosa. Ne ho già parlato con chi di dovere, ma questo non è il momento adatto per affrontare la questione. C’è la Roma che è la cosa più importante e la zona Champions ci può dare un forte contributo e una spinta per il prossimo anno“. Queste parole dopo la sconfitta contro il Napoli assumono un peso diverso, visto che ormai sembra difficile arrivare tra le prime quattro, i cambiamenti nei quadri tecnici quindi dovranno essere ancora più radicali.


Manolas: “Roma fuori dall’Europa? Non ci posso pensare”

CORRIERE DELLA SERA - Kostas Manolas è stato uno degli ultimi ad arrendersi, ha fatto di tutto per esserci e si è messo a disposizione di Ranieri nonostante le sue condizioni non fossero così ottimali. Ha evitato un paio di gol e ha preso anche un’ammonizione, che lo costringerà a saltare il match contro la Fiorentina. Le sue parole al termine della gara col Napoli sono un po’ inquietanti: “Una brutta sconfitta contro un avversario che ha meritato di vincere visto che stava meglio di noi sotto ogni aspetto. Quello che mi preoccupa di più è che nel secondo tempo non abbiamo avuto una reazione. Mi preoccupa che abbiamo tanti infortuni e questo non ci aiuta. Non dico che sia colpa dei preparatori, ma loro sono i responsabili e hanno la risposta. Io sono un calciatore e il mio mestiere è di scendere in campo“. Adesso l’asticella degli obiettivi si abbassa sempre di più: “Dobbiamo trovare la forza per risollevarci, perché non posso pensare alla Roma fuori dall’Europa. E’ una cosa che non voglio neanche immaginare. Non dobbiamo mollare, dobbiamo dare tutto fino all’ultimo anche se la situazione è molto difficile“.


Pallotta: “Figure inaccettabili”. Ranieri: “Vado avanti, non lascio”

CORRIERE DELLA SERA - “Tutti sanno cosa è andato storto quest’anno e per questo abbiamo dovuto cambiare, ma il tempo delle scuse è finito“. Al termine di Roma-Napoli James Pallotta è furioso. Il presidente giallorosso si affida a Twitter per sfogare la sua rabbia: “La partita con la Spal è stata inaccettabile, quella con il Napoli anche peggiore. I giocatori devono lottare e mostrare che hanno le palle. Nessuno ha più alibi“. Tra i destinatari di queste accuse non ci dovrebbe essere Claudio Ranieri, che infatti va avanti per la sua strada: “Dimettermi? Non ci penso proprio. Quando la Roma mi ha chiamato sapevo a cosa andavo incontro e cosa c’era in ballo. Non mi sono pentito di aver accettato. Sulla barca sono entrato da poco ma mi sento dentro a cerchiamo di portarla in porto“. 


Pallotta in tackle sui giocatori: “Non avete alibi”

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - L’Olimpico sembra non avere neanche la forza di contestare una Roma disastrosa, che poco più di un anno fa era nel pieno dell’ebbrezza per il raggiungimento di una storica semifinale di Champions, e adesso rischia concretamente di non partecipare a nessuna coppa. Non perdono solamente, sprofondano letteralmente, contro il Napoli, i giallorossi (1-4), dispersi in un finale di stagione che, a nove partite dalla fine, restituisce un gruppo a pezzi. Cori contro Pallotta e contro la squadra, “Mercenari” e il classico “Andate a lavorare”, questo il sottofondo che accompagna i giocatori. Ma per pochi minuti, con i fischi ad accompagnare l’uscita dal campo. E Pallotta, stavolta, decide di intervenire duramente, seppur da lontano, attraverso il sito del club. «Tutti sanno cosa è andato storto in questa stagione — le parole del presidente — ed è per questo che abbiamo dovuto fare dei cambiamenti. Ma il tempo delle scuse è finito. La performance contro la Spal non era accettabile e oggi è stata anche peggio. I giocatori devono lottare e mostrare di avere le palle, nessuno ha più alibi». Duro Pallotta, durissimo Ranieri, alla sua seconda sconfitta consecutiva dopo quella di Ferrara. «Gli altri corrono più di noi. A detta dei giocatori si sono allenati poco in passato. Giocavano e non si allenavano, stavano proprio male, sono infortunati in tanti. Cerco di farli lavorare, ma più di tanto non posso perché stiamo così. Poi Zaniolo è stato male di stomaco venerdì notte e mi ha chiesto di non giocare. Certo, non ci sono scuse in questo momento, anche se ci sono giocatori che devo ringraziare come Manolas, De Rossi e Dzeko, che sono scesi in campo, ci sono voluti essere, ma non stavano bene». L’impossibilità di riuscire ad allenare un gruppo sfiduciato, di testa, e distrutto fisicamente. La resa di Ranieri è abbastanza palese, anche se il tecnico ribadisce «Come potrei mai pentirmi di aver accettato la Roma?». Una dichiarazione d’amore che resta tale, ma che si scontra con una realtà disarmante. Lontana la zona Champions, dopo domani all’Olimpico arriverà la Fiorentina, e poi sabato ci sarà la trasferta a Genova contro la Sampdoria: il rischio del naufragio totale è dietro la porta. «Non abbiamo avuto alcuna reazione, questo mi preoccupa tanto — prova a spiegare Manolas — e poi abbiamo tanti infortuni e questo non ci fa stare tranquilli. Non stiamo mai al 100%, ti fai male uno o due volte e non trovi mai la condizione. La forza però in qualche modo dobbiamo trovarla perché non possiamo pensare di restare fuori dall’Europa, dobbiamo riuscirci a tutti i costi». E poi, a fine stagione, cambieranno molte cose e prenderà più potere Totti. «Se avrò più potere cambierò qualcosa — l’ammissione dell’ex numero 10 prima della partita — non è però il momento di parlarne, adesso c’è la Roma e le partite che mancano, prima di tutto. Il futuro di De Rossi? Deve decidere lui. Se vuole continuare, ci sediamo e ne parliamo».


Ranieri accusa, Totti si candida: il Napoli doma la Roma sparita

LA REPUBBLICA - PINCI - La notte scura in cui è piombata la Roma ha sciolto il maquillage portato da Ranieri trasformando il trucco in una smorfia. Buio: nonostante i 20 gradi dell’Olimpico assolato, il cielo ieri era azzurro solo per il Napoli che aveva la forza di illuminarlo. L’1-4 ha raccontato che i valori in campo erano più forti delle motivazioni, sempre che la Roma ne abbia ancora: mentre Milik e Mertens, Verdi e persino Younes danzavano sui suoi rimasugli, lei restava inerme, aggrappata al solito rigoretto di Perotti, toreata e sfigurata. Per la prima volta da 6 anni è fuori dalla zona Europa, superata dalla Lazio e pure dall’Atalanta, in un rewind che evoca gli spettri di Luis Enrique e Zeman, gli albori dell’esperienza americana, significandone il fallimento. Oggi la Roma è un coro di voci discordanti non solo in campo, dove Ranieri dice che «non corriamo, i ragazzi mi hanno detto che si allenavano male», quasi a voler scaricare le responsabilità su chi c’era prima di lui. Pallotta ha chiesto di «tirare fuori le palle perché nessuno ha più alibi», omologandosi al gergo delle radio che detesta. Mentre Totti avviava la guerra di successione a Monchi candidandosi e bocciando chi ha lavorato sino a ora: «Se prenderò posizioni, qualcosa cambierò». Tra 9 giorni ricorrerà l’anniversario della rimonta sul Barcellona che portò la Roma alla semifinale di Champions: un patrimonio dissipato, di credibilità e fedeltà ma pure tecnico. Ranieri, richiamato d’urgenza 25 giorni fa, è già sull’orlo di una crisi di nervi, tra risse, infortuni, un rendimento inaccettabile. Minacciò di dimettersi già nello spogliatoio di Ferrara, due settimane fa, inquietato dalla arrendevolezza della squadra che ha provato pubblicamente a difendere. Senza un impegno diverso potrebbe pure riprendere quell’idea, mettendo nei guai una società che di richiamare Di Francesco non ha alcuna intenzione. L’ultimo timore di una Roma devastata nello spirito e nel corpo dalla gestione Monchi e poi dalle rivoluzioni e dalle fratture interne che finiscono per complicare non solo il presente ma pure il futuro. Pallotta dagli States accusa, ma a Roma manca da 11 mesi: oggi vorrebbe che i suoi dirigenti gli portassero un allenatore come Conte ma di programmi - budget, cessioni - ancora non ha parlato. E senza Champions sarebbe difficile non solo convincere l’ex ct, ma pure Gattuso (piace tanto) e Sarri, che ha ribadito la priorità di «restar al Chelsea». Gli interessi del Napoli erano e sono rivolti alla data di mercoledì della prossima settimana: Londra e l’Arsenal, a cui arrivare pronti. Roma ha detto che dal punto di vista della condizione Ancelotti può stare sereno, ma pure che deve fare attenzione a gestire gli uomini, visto che oltre a Insigne, Ghoulam, Albiol ora rischia di perdere pure Mertens, che ha sentito pizzicare il gluteo e preso una botta al ginocchio. Oggi saprà se debba preoccuparsi ma ieri non pareva esserlo mentre festeggiava col pubblico un successo che, a 9 gare dalla fine, mette l’ipoteca sul 2° posto. Aspettando la notte dell’Emirates che vale l’Europa, la stessa che la Roma sente scivolarle via dalle mani.