Altre verifiche sullo stadio: rischio rinvio rabbia del club

GAZZETTA - PICCIONI - Due diligence sì o no? O meglio: l’attività di verifica e di approfondimento disposta dalla sindaca Virginia Raggi dopo la vicenda che ha portato all’arresto di Marcello De Vito, comprende anche il progetto del nuovo stadio della Roma? È una domanda che preoccupa anche il club giallorosso, che teme un allungamento ulteriore dei tempi. Anche perché la società di Pallotta si aspettava l’approvazione della variante urbanistica già per il mese di aprile, un via libera che addirittura potrebbe slittare di diverse settimane.

MA PERCHé? Dal Campidoglio era filtrata una lettura che separava il discorso Tor di Valle da quello degli altri dossier sotto accusa: gli ex Mercati Generali, la vecchia Fiera di Roma e l’ex Stazione Trastevere. Su questi tre fronti è stata avviata la due diligence, verifica degli atti amministrativi che sullo stadio era già stata effettuata ai tempi della prima ondata di arresti, quella che portò in carcere anche Luca Parnasi. E, proprio in virtù di questo, la Roma si chiede quale ulteriore verifica sugli atti amministrativi vada fatta ora, dopo quella precedente.

SE NON L’AVESSE FATTO... Domenica, però, da Giletti a «Non è l’arena», la Raggi ha inserito nella due diligence anche lo stadio. «Io non posso sottoporre l’amministrazione capitolina a un danno erariale». Nella polemica con il suo ex assessore all’urbanistica Paolo Berdini (querelato dal suo successore Luca Montuori), la Sindaca ha poi puntualizzato: «È stato lui ad attivare il processo, non richiesto da nessuno, della conferenza dei servizi. Se lui non l’avesse fatto noi non saremmo stati qui a parlare». Una frase che si presta a diverse interpretazioni e che non deve aver fatto la gioia della Roma. Che ritiene lo stadio un «diritto» e non «un’aspettativa». Stadio su cui si era esposto il premier Conte proprio alla festa della Roma. E il Governo non avrebbe cambiato idea. Cioè: bisogna andare avanti.


Lavori al centro Manolas, futuro legato all’Europa e la Roma pensa al giovane Todibo

GAZZETTA - PUGLIESE - «a Roma sto bene, mi piace la mia vita lì. Ed è una vita molto semplice, trascorro gran parte del tempo libero a casa, insieme con la mia famiglia». Dolci parole quelle rilasciate da Kostas Manolas, che ieri hanno iniziato a suonare molto bene nelle orecchie di molti tifosi giallorossi. Già, anche perché la paura di tanti nella Capitale è che questi possano essere gli ultimi mesi del difensore greco in giallorosso. Lui che, De Rossi e Florenzi a parte, ad oggi è il giocatore romanista più longevo, essendo arrivato nel 2014 per sostituire Benatia (ceduto al Bayern Monaco). A cinque anni dal suo sbarco, il prosieguo dell’avventura nella Roma dipenderà molto dall’esito finale della stagione giallorossa. Con la Champions Manolas potrebbe restare. Senza è uno dei principali indiziati a partire. Per due motivi: la clausola rescissoria da 36 milioni di euro (che sarebbero quasi tutta plusvalenza per i conti del club) e la voglia del giocatore di andare a provare eventualmente a vincere qualcosa altrove. Dove? United, Bayern e Juve sono alla finestra, ora che ha scelto come procuratore Mino Raiola.

LE IDEE Ecco anche perché a Trigoria stanno cercando di sondare il mercato dei difensori centrali. Con qualche contatto e molte idee. Così ieri ha perso punti strada facendo quella che portava al brasiliano Matheus Guedes (19enne del Santos, con il contratto in scadenza), mentre ha preso quota la candidatura di Jean-Clair Todibo, il giovane francese arrivato al Barcellona a gennaio dal Tolosa, ma che finora con i catalani non è ancora mai sceso in campo. Diciannove anni anche per lui, ha un costo accessibile (circa dieci milioni), è forte di testa (qualità che sfrutta anche nelle proiezioni offensive) e all’occorrenza può giocare anche da mediano. Insomma, un ottimo investimento per il futuro. Esattamente come Gabriel Magalhaes, 21 anni, brasiliano del Lille, uno che costa anche molto di meno (circa 2 milioni) ma che offre anche meno garanzie di affidabilità rispetto al centrale del Barcellona.

IL FUTURO Ovviamente, però, in molti sperano che alla fine le strade della Roma e di Manolas possano procedere ancora spedite insieme. Come detto in precedenza, molto dipenderà dall’eventuale sbarco o meno dei giallorossi nella prossima Champions. Di certo c’è che Kostas a Roma sta bene, Monchi lo considerava uno dei primi 5 al mondo nel suo ruolo. E anche Massara lo apprezza tanto. «Ma io devo restare sempre con i piedi per terra e ricordarmi da dove sono partito – continua il difensore greco –. Il calcio e la vita non ti regalano niente, devi lottare sempre per raggiungere gli obiettivi». Vero. E quello della Roma è di provare a tenere il suo pilastro difensivo ancora per un po’. Non dovesse riuscirci, si troverà un degno sostituto. E lui, una volta finito di giocare a calcio, sa già dove finirà. «A Naxos, dove sono cresciuto. Per me il paradiso è quello lì».

 

 


Ritorno al futuro

LEGGO - BALZANI - Vedi Napoli, e poi soffri. Potrebbe essere questo il titolo della diciasettima puntata di De Rossi con la Roma. Una serie che non stanca mai, ma che rischia pure di essere l'ultima per l'ex Capitan Futuro. Quello appena passato dallo storico numero 16 giallorosso è stato un autentico girone dantesco tra infortuni, figuracce (più della squadra che personali) e la paura di dover appendere gli scarpini al chiodo a fine stagione. I guai di Daniele sono iniziati, infatti, proprio nella sfida d'andata al San Paolo contro gli azzurri: al 43' la cartilagine del ginocchio destro ha fatto crack. E da quel momento è iniziato un lungo calvario in cui a De Rossi, 36 anni a luglio, è stata consigliata più di una volta l'operazione chirurgica. Il rischio di restare ai box per tutta la stagione era troppo alto così Daniele ha preferito seguire una terapia conservativa che però l'ha portato a giocare appena 430 minuti dal 28 ottobre scorso ad oggi. Praticamente nemmeno 5 partite intere, molte a singhiozzo. Mai gli era successo in carriera, e mai aveva disputato così poche gare da inizio stagione in campionato (14 di cui solo 7 fino al 90') se escludiamo il suo primo anno con Capello. Fate giocare un'altra partita in Champions a questo vecchietto, aveva detto ai compagni all'intervallo della partita col Porto, che poi è stata anche la sua ultima apparizione. E che rischia di essere la sua ultima in Europa, almeno in quella che conta. Il suo contratto, infatti, scade a giugno e pur avendo carta bianca dal club De Rossi è sempre stato chiaro: Se sto bene continuo. Altrimenti può finire qui, e sarebbe un altro choc per i tifosi a nemmeno due anni dall'addio di Totti. Vede il tramonto, ma non lo vedo depresso, ha detto recentemente sua moglie Sarah Felberbaum. A fine stagione, senza pressione, De Rossi incontrerà il futuro ds (in corsa Massara, Petrachi, Campos e Ausilio) e deciderà cosa fare: proseguire un'altra stagione a stipendio dimezzato o appendere gli scarpini al chiodo e iniziare la carriera da allenatore, magari partendo dalle giovanili insieme a papà Alberto. C'è però il presente, e si chiama appunto Napoli. Da 20 giorni il centrocampista di Ostia è fuori per un problema al polpaccio, e difficilmente ce la farà nella sfida che può valere una stagione. Ranieri lo aspetta per il nuovo esordio e per affiancarlo a Lorenzo Pellegrini in un centrocampo che senza il suo capitano soffre decisamente troppo. Ci sono più speranze di recuperare Manolas («A Roma sto bene, qui c'è la mia vita», ha dichiarato ieri), Under e Kolarov. Oggi esami per El Shaarawy per una sospetta lesione al polpaccio.


Multa alla Nike: inibiva la vendita delle magliette da calcio nell'Ue

IL MESSAGGERO - La Nike ha impedito ai commercianti di vendere, in tutti gli Stati Ue, le magliette di alcune squadre di calcio tra cui Roma, Juventus, Barcellona, Inter, Manchester United, dal 2004 al 2017. I commercianti che avevano la licenza potevano venderle soltanto nel loro Paese, a scapito dei consumatori europei e violando le regole della concorrenza. Per questo l'Antitrust Ue ha imposto all'azienda una multa da 12,5 milioni di euro. «I prodotti ufficiali della squadra del cuore, come sciarpe o magliette, sono spesso oggetti di culto per i tifosi di calcio. Nike ha impedito a molti dei suoi licenziatari di vendere questi prodotti in altri Paesi, riducendo così la scelta offerta ai consumatori e facendo salire i prezzi. Questo viola le norme antitrust dell'Ue», ha detto ieri la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager. «La decisione - ha aggiunto - garantisce che rivenditori e consumatori possano beneficiare appieno di uno dei principali vantaggi del mercato unico, vale a dire la possibilità di acquistare ovunque in Europa».


Calciomercato Roma, tentazione Higuain: Sarri la chiave

CORRIERE DELLA SERA - La dirigenza della Roma è al lavoro per il tecnico che dovrà guidare la squadra nella prossima stagione. In questo momento quella di Maurizio Sarri sarebbe una figura gradita, soprattutto a Franco Baldini. E proprio l'ex tecnico del Napoli, potrebbe essere la chiave per un ritorno in Italia di Gonzalo Higuain, che non sta facendo bene nella sua esperienza al Chelsea, magari sponda giallorossa. L'argentino sarebbe il sostituto ideale di Dzeko, qualora il bosniaco salutasse a fine stagione.


Lombardi: “Stop al nuovo stadio, Raggi non faccia finta di nulla. Non credo De Vito agisse da solo”

LA REPUBBLICA - CUZZOCREA - Roberta Lombardi sfida Virginia Raggi. Dopo l’arresto del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito per corruzione, secondo la capogruppo M5S in regione Lazio, «non si può far finta di niente».

Marcello De Vito è stato al suo fianco in molte battaglie politiche. Cos’ha pensato quando l’hanno arrestato?

«Dal punto di vista umano è stato molto doloroso. C’è sempre la presunzione di innocenza, ma leggendo le carte ho scoperto una persona diversa».

Tra le accuse c’è quella di aver cercato di favorire la sua campagna elettorale in Regione con l’aiuto di Parnasi. Com’è possibile non se ne sia accorta?

«Non voglio passare per la Scajola di turno, ma dall’informativa dei carabinieri si evince che l’unico aiuto sarebbe stato un articolo sul Romanista di cui neanche ero a conoscenza».

De Vito ha però insistito per farle incontrare Parnasi. E lei ha accettato.

«Lo incontrai alla Camera perché tutto fosse registrato e dissi “no grazie” alle reiterate offerte di aiuto».

Raggi ha preso le distanze ricordando che lei e De Vito eravate della corrente avversa.

«Ho detto a De Vito di dimettersi già a giugno, con un messaggio che ho reso pubblico, perché per me vale la regola di Gianroberto Casaleggio: quando hai un dubbio, nessun dubbio. Non mi risulta che Raggi abbia mai chiesto a Marra di dimettersi dopo gli articoli sui suoi rapporti con Scarpellini, né che abbia chiesto a Lanzalone di uscire dal cda di Acea dopo il suo arresto. Si è dimesso solo una settimana fa, dopo che ho ricordato ai miei colleghi nazionali che forse non era il caso stesse ancora lì».

Un’amministrazione che ha vissuto gli arresti di Marra, Lanzalone, De Vito, può continuare come se nulla fosse?

«Assolutamente no. Sullo stadio il consiglio comunale dovrebbe annullare in autotutela la delibera, perché, come ha detto la procura, è possibile ci sia stato un vizio nell’individuazione dell’interesse pubblico».

Non sarebbe un altro danno per Roma?

«In questo caso non ci sarebbero penali. E si può lavorare con l’AS Roma per individuare un nuovo sito. Sarebbe invece un danno per Parnasi, arrestato per corruzione, ma che alla firma della convenzione tra Eurnova e comune realizzerebbe una plusvalenza di 80 milioni di euro».

L’espulsione di De Vito basta a chiudere il caso? A superare la fine del mito dell’onestà?

«No. Feci una proposta su come gestire un’amministrazione complicata come Roma già nel 2016: era il minidirettorio. Guarda caso, i problemi cominciarono dopo lo scioglimento».

Crede davvero che un sindaco debba avere dei controllori?

«Dopo Mafia capitale era necessario un sistema di controllo. Non si può andare avanti facendo finta che ogni tanto ne arrestano uno e noi tiriamo dritto». Crede che l’inchiesta possa allargarsi? «Da quello che ho letto nelle carte sì. Non credo che De Vito abbia fatto tutto da solo».

Lei è tranquilla?

«Parlano i fatti: in Regione Lazio abbiamo fatto approvare un ampliamento del parco dell’Appia antica che include la speculazione edilizia del Divino Amore, firmata Parnasi, ora bloccata».

Il M5S ha perso tantissimi voti in questo primo anno di governo. Cosa pensa del risultato in Basilicata?

«Confrontare elezioni regionali e nazionali non ha senso. Ma di certo c’è una parte di elettori che ci ha votato a marzo e che in questo momento è alla finestra aspettando di vedere i risultati. I semi sono sati gettati, devono crescere le pianticelle».

Ha ragione Di Maio, per invertire la rotta basta cambiare le regole alleandosi con liste civiche e ponendo fine al limite dei due mandati nei comuni?

«Sono temi su cui dibattiamo da anni. Il punto è il metodo con cui si arriva a decidere, che non può essere “da oggi in poi si fa così perché lo dico io”. Servono partecipazione e controllo diffuso. E Luigi deve delegare».

Le sconfitte sono colpa sua?

«Preferisco credere siano responsabilità di tutti». Il caso di Rami ha riaperto il dibattito sullo Ius soli. È favorevole? «Non so cosa possa pensare Rami di un ministro che si mette a battibeccare con un bambino di 13 anni. Ho trovato di cattivo gusto che Salvini lo abbia invitato a farsi eleggere, mi ricorda quando Fassino lo disse a Grillo. Nella scorsa legislatura abbiamo proposto una legge per lo Ius soli temperato, non alla nascita, ma dopo la verifica che le famiglie e i bambini siano integrati nella cultura e nella società italiana».

Uguale a quella del Pd, che poi non avete appoggiato. Oggi potreste votarla?

«Non è nel contratto di governo, ma dovremmo valutare se dire sì». Il matrimonio con la Lega è stato un errore? «La chiamerei relazione occasionale. Una via obbligata dopo il rifiuto del Pd, ma credo sia ancora l’unico modo di recuperare gli elettori rimasti alla finestra. Certo se invece del rispetto del contratto si fanno interpretazioni creative, come sulla Tav, non si va lontano».


Ranieri sogna Kolarov e Under

IL TEMPO - MENGHI - Sette giorni di fuoco in cui Ranieri si aspetta risposte dalla Roma. Dal Napoli alla Sampdoria, passando perla Fiorentina: tre partite cruciali concentrate in una settimana che potrebbe essere decisiva per il futuro del club. Ecco perché il tecnico fa la conta dei disponibili, sperando di ritrovare i pezzi da novanta dello spogliatoio giallorosso e quei titolari con cui non ha ancora avuto modo di lavorare. E questo il caso di Under e
Kolarov, prossimi al rientro dopo il riposo forzato nella pausa nazionali: il turco è rimasto nella capitale in cerca della forma migliore dopo due mesi di stallo ai box e, passo dopo passo, si è liberato dal fastidio muscolare che gli impediva di tornare in gruppo, obiettivo possibile già oggi alla ripresa degli allenamenti a Trigoria (ore 11) o comunque nei prossimi giorni, mentre il terzino aveva dovuto rispondere alla chiamata della Serbia ma una volta confermato l'infortunio è stato rispedito a casa, dove ha potuto proseguire il programma riabilitativo, con ottimi risultati. Sono loro due i rinforzi pronti per Ranieri, che dovrà gestire Under dopo il lungo stop e potrà invece contare subito sulla spinta di Kolarov sulla fascia sinistra. Non è escluso che la lista dei convocati per Roma-Napoli si allunghi con l'avvicinarsi della partita, sulla via del recupero ci sono infatti De Rossi, Pellegrini e Manolas, altri tre pilastri che potrebbero farcela per domenica, ma ad oggi sono un passo indietro rispetto ai compagni e saranno valutati quotidianamente. Con la consapevolezza del calendario che impone una riflessione in più sugli acciaccati di turno, perché dopo la gara con i partenopei ne arrivano due altrettanto complicate in un tempo strettissimo. Serviranno forze fresche all'allenatore, che potrebbe far ruotare i suoi giocatori in questa parentesi di campionato, puntando sui più in forma. Non parteciperà alla full immersion Florenzi, che si sta sottoponendo alle terapie per curare la lesione al soleo rimediata in nazionale. Ranieri tiene le dita incrociate per El Shaarawy, che rischia di ricevere lo stesso verdetto dagli esami strumentali che svolgerà oggi (posticipati di 24 ore per valutare meglio l'entità del danno), dopo il rientro anticipato dal ritiro azzurro sempre per un guaio al polpaccio. La Roma resta in emergenza, ma deve leccarsi le ferite e tornare in carreggiata finché la matematica dirà che la Champions è possibile.


Zaniolo si veste d’azzurro: l’unica nota felice in un anno da dimenticare. Manolas: “Qui sto bene”

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - In una Roma che cade a pezzi sotto i colpi di una stagione sfinente, la faccia bella è quella di Nicolò Zaniolo, ragazzo dal quale sta pensando di ripartire anche Mancini in Nazionale. Stasera, nella seconda gara di qualificazione dell’Italia a Euro 2020 (contro il Liechtenstein), ha la chance di giocare titolare. Il talento giallorosso non sprizza salute da tutti i pori neanche lui, ma è sicuramente l’immagine positiva, al momento l’unica, del club. Zaniolo ha risposto alla chiamata del ct azzurro seppur non al meglio della condizione visto che, alla vigilia della gara con la Spal, prima della sosta, era alle prese con un fastidio al polpaccio destro che si trascinava da qualche settimana. Per questo motivo anche Ranieri a Ferrara lo aveva fatto entrare nella ripresa. Trattengono il respiro i tifosi giallorossi, ormai preoccupati anche degli scalini che i giocatori scendono, mentre Nicolò, spavaldo, ha esordito in azzurro sabato scorso, contro la Finlandia a Udine, stessa città in cui esordì anche Francesco Totti (10 ottobre 1998). Trattiene il fiato pure Ranieri, che riprenderà a lavorare stamattina a Trigoria insieme ai superstiti di una rosa decimata. Florenzi ed El Shaarawy sono tornati anzitempo dalla Nazionale e non saranno a disposizione contro il Napoli, domenica prossima, mentre sta cercando di recuperare Kolarov. Proverà a farcela anche Manolas che, alla tv greca, ammette: «A Roma sto bene, c’è la mia vita. Devo ricordarmi da dove sono partito, restando con i piedi per terra, il calcio e la vita non regalano nulla». Intanto la Nike è stata multata dall’Antitrust per 12,5 milioni di euro per aver impedito di vendere in tutti gli Usa le maglie di alcune squadre di calcio, tra cui la Roma.


Frongia, la cimice registrò il favore chiesto a Parnasi

LA REPUBBLICA - BELLAVIA - Fu lui stesso a mettersi nei guai, non fu Luca Parnasi. Il fedelissimo di Virginia Raggi, Daniele Frongia, è stato intercettato dai carabinieri mentre, nell’ufficio del costruttore, gli chiedeva di assumere un’amica in una delle sue società. Cosa che poi, come ammesso dallo stesso Parnasi in un verbale, non andò in porto perché, poco dopo quella conversazione, lui fu arrestato (giugno 2018). Versione che, poi, nel corso di uno dei suoi tanti interrogatori con i magistrati, Parnasi ha minimizzato: ha chiarito di essere stato lui a chiedere a Frongia di segnalargli una persona da mettere a capo delle relazioni istituzionali di Ampersand. Ma le cose non starebbero cosi. Tanto che il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pubblico ministero Barbara Zuin si convinsero a contestargli la corruzione, seguendo uno schema già utilizzato: lo stesso che aveva portato ai domiciliari, per l’inchiesta sullo stadio, anche l’ex assessore regionale all’Urbanistica, Michele Civita che a Parnasi aveva chiesto di assumere il figlio. Si tratta di un particolare che non cambierà i destini giudiziari dell’assessore 5 Stelle allo Sport. Frongia qualche giorno fa si è autosospeso e ha rimesso le deleghe alla sindaca, aspettando una richiesta di archiviazione che, per il momento, non è ancora arrivata. I suoi legali, giovedì (giorno in cui è rimbalzata la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati), si erano affrettati a precisare che «da informazioni assunte personalmente dalla procura» la richiesta di archiviazione sarebbe stata firmata nel fine settimana, al più tardi lunedì (ieri, ndr). La dichiarazione dei legali, peraltro, non era stata accolta con favore a piazzale Clodio dove i pm ancora non hanno deciso. A quanto filtra, però, l’orientamento della procura sarebbe quello. Nonostante quell’intercettazione ambientale, infatti, con la richiesta di un’assunzione per un’amica trentenne non andata in porto, in questi mesi non è stato trovato nulla per rafforzare l’ipotesi di corruzione a carico dell’ex vice di Virginia Raggi. Il quale, a sua volta, potrebbe essere costretto ad attendere tempi più lunghi del previsto per rientrare in partita. Sull’altro fronte dell’inchiesta, invece, quello che ha coinvolto il presidente del Consiglio comunale Marcello De Vito, i carabinieri stanno valutando il materiale acquisito durante le perquisizioni. I pm, intanto, attendono che il Riesame fissi la data per valutare la richiesta di scarcerazione di alcuni degli indagati, tra i quali anche Camillo Mezzacapo, ex socio di De Vito e, secondo l’accusa, suo collettore di mazzette. Un altro fronte di indagine è quello che riguarda Acea: l’ad Stefano Donnarumma è accusato di corruzione per un giro di sponsorizzazioni che, secondo l’accusa, tramite la società Prime Time Promotions di Simona Scorpio finiva alla società “cassaforte” di De Vito e Mezzacapo, la Mdl Srl. Tra le sponsorizzazioni, ci sarebbero anche quelle dell’azienda energetica.


Stadio Roma, il mistero del parere dell'Avvocatura capitolina smarrito e cancellato dai pc. Dal Comune nessuna risposta

ILFATTOQUOTIDIANO.IT - BISBIGLIA - Da quattro giorni ilfattoquotidiano.it chiede inutilmente alcomune di Roma dove sia finito il parere dell’avvocatura capitolina del gennaio 2017 sullo stadio della Roma. Le risposte però non arrivano. Anche se agli uffici della sindaca Raggi abbiamo esplicitamente detto che fonti qualificate ci raccontano che il documento sia stato smarrito, aggiungendo che persino la copia elettronica non si troverebbe più nei computer. La questione non è da poco perché riguarda il documento principe da cui è si mossa l’operazione della giunta sull’impianto dell’As Roma, chiesto nel 2017 dal Campidoglio all’Avvocatura capitolina e immediatamente secretato. Il parere viene commissionato il 13 gennaio di due anni fa e consegnato il 19 gennaio. Mai divulgato pubblicamente nonostante le richieste di accesso agli atti da parte di consiglieri capitolini, a riprova dell’importanza del suo contenuto, arriva nei giorni in cui la giunta deve decidere come procedere sullo stadio. Eppure tutte le nostre richieste hanno avuto come risposta molti silenzi e “non so”. La prima telefonata della Segreteria della sindaca all’Avvocatura è di giovedì mattina, così come le conferme delle fonti riservate in Avvocatura e in Campidoglio. Di venerdì all’ora di pranzo la prima telefonata all’ufficio stampa per una versione. “Non ci risulta ma controlliamo e vi facciamo sapere”, poi il silenzio. Stessa cosa, lo stesso pomeriggio, intorno alle 18. “Abbiamo chiesto di darvi riscontro, ma non ci dicono nulla”. L’argomento è delicato, all’interno di un quadro convulso legato alle continue notizie che arrivano dalla procura. Decidiamo di aspettare 24 ore. Sabato mattina il nuovo messaggio all’ufficio stampa: “Questa è la notizia, potete darci risposta entro le 13.30?”, “Vi facciamo sapere”. E ancora, alle 14 di sabato: “Ci sono riscontri in merito?”. Silenzio totale.
In queste ore in cui l’inchiesta sull’impianto di Tor di Valle sta sconvolgendo la politica romana, quel documento assume un significato importante. Soprattutto, come sostiene a ilfattoquotidiano.it una fonte autorevole, se fosse vero che “quel parere spiegava come si poteva scegliere di dire di no allo stadio a Tor di Valle e alla delibera Caudo (il primo progetto approvato dalla giunta Marino, ndr) senza rischiare centinaia di milioni di euro di richieste di risarcimento danni da parte dei proponenti”. Affermazione che, in mancanza di un documento e data la ristretta cerchia di persone che lo hanno visionato (la sindaca Virginia Raggi, il capo dell’Avvocatura, Carlo Sportelli, l’avvocato Andrea Magnanelli che lo ha redatto, e pochissimi altri) ad oggi è impossibile da verificare. Anche da parte dei consiglieri che da mesi stanno facendo accessi agli atti in proposito, e degli stessi protagonisti che, ormai, “non ne ricordano più i dettagli”. La genesi del documento – Per comprendere la vicenda bisogna tornare indietro al gennaio 2017. In Campidoglio sono tutti al lavoro per trovare con l’As Roma la quadratura per il nuovo progetto dello stadio. Virginia Raggi, Paolo Berdini, Luca Bergamo e, fra gli altri, anche Luca Lanzalone nel ruolo di consulente. La linea di partenza di buona parte dei consiglieri M5S è quella di cancellare tutto e eventualmente ricominciare da capo, meglio se da un’altra parte, ma dopo il no alle Olimpiadi le pressioni sono tante. Soprattutto, c’è un parere del precedente capo dell’Avvocatura, Rodolfo Murra, il quale sostiene che “in presenza di un atto di ritiro di detta manifestazione di interesse, qualificabile come “revoca” (intesa come nuova rivalutazione dell’interesse pubblico attribuita alla vicenda che ha preso vita con la proposta del privato), il proponente sarebbe teoricamente legittimato a richiedere (…) un indennizzo economico”. Parole che spaventano il Campidoglio, già sotto attacco per la vicenda Marra, anche se arrivano da un legale che Raggi nei mesi precedenti aveva di fatto sfiduciato. Così la sindaca il 13 gennaio decide di affidarsi di nuovo all’Avvocatura, e nel caso specifico ad Andrea Magnanelli, la toga di Tempio di Giove che in quel momento stava seguendo il dossier, con la promessa di mantenere la massima riservatezza. Il legale esegue e si pronuncia il 19 gennaio, rispettando il patto d’onore con la prima cittadina, la quale secreta il documento, senza spiegarne i motivi. Dopo poco più di un mese si giungerà all’accordo con James Pallotta e l’As Roma. Dov’è finito il foglio segreto? – Se il parere di Magnanelli fosse stato aderente a quello di Murra o comunque alla linea Raggi, per quale motivo la sindaca avrebbe dovuto tenere secretato un documento che ne sosteneva l’azione contraria agli intendimenti iniziali? Se lo sono chiesti in tanti in questi due anni, compresi i consiglieri Cristina Grancio (ex M5S “cacciata” proprio in virtù delle decisioni sullo stadio) e Andrea De Priamo (Fdi) che in due momenti diversi hanno presentato accesso agli atti. E la risposta degli uffici è sempre stata: “L’atto è riservato”. Ora una fonte di Palazzo Senatorio a Ilfattoquotidiano.it racconta una versione diversa. “Il documento non si trova, e non lo trovano nemmeno nel Gabinetto della sindaca”. L’ultima telefonata dell’entourage di Virginia Raggi all’Avvocatura è arrivata giovedì mattina. “Ci inviate il parere sullo stadio della Roma del 19 gennaio?”, è stato chiesto. “Guardate che ce l’avete voi!”, la replica. “Rimandatecelo perché non lo troviamo”. E ancora gli avvocati: “Dopo la prima stampa fatta pervenire alla sindaca, il file è stato cancellato”. In sostanza, a quanto raccontano fonti che preferiscono restare anonime, per evitare fughe di notizie, Magnanelli su disposizione di Sportelli avrebbe cancellato il file dal computer lasciando in vita solo l’unica versione cartacea. Che però da mesi non si trova. “È la terza volta che gli uffici della Raggi chiedono all’Avvocatura una nuova stampa del parere – ci racconta ancora la fonte – le altre due volte è stato per le interrogazioni di Grancio e De Priamo. E la risposta dell’Avvocatura è stata sempre la stessa”. È ovvio che se il documento si trovasse al sicuro nel cassetto della prima cittadina, non ci sarebbe bisogno di chiederlo ai legali capitolini.
Comune: “Informazioni riservate” – Ora che la vicenda torna d’attualità, anche per questioni giudiziarie, urge ritrovare quella stampa. “Come abbiamo sempre detto, si tratta di informazioni riservate. Il documento smarrito? Non sappiamo di cosa stiate parlando”, rispondono dal Campidoglio. Ad ulteriore richiesta di chiarimento inoltrata allo staff della sindaca non è stata data risposta. E nessuna conferma né smentita nemmeno dall’Avvocatura. “Lo sapete che della vicenda non parlo – dice Andrea Magnanelli (foto a sinistra, ndr) raggiunto da Ilfattoquotidiano.it – io ho fatto quello che dovevo fare. Ormai sono passati due anni. Cosa diceva il parere? E chi si ricorda”.


Pallotta: "Voglio dare alla Roma l'impianto che merita"

James Pallotta, Presidente della Roma, ha inviato una lettere alla redazione di TeleRadio Stereo. Questo il testo:

"Vi ringrazio per quello che avete fatto, con le email che vi sono pervenute in radio per quanto riguarda la questione stadio. Non ho mai letto tante email in vita mia. I tifosi vogliono lo stadio per loro e per stare più vicino alla squadra. Vogliamo iniziare i lavori entro il 2019 e dare alla Roma lo stadio che merita".


Sfuma Marin, andrà all'Ajax

Razvan Marin, centrocampista rumeno dello Standard Liegi, a fine stagione si trasferirà all'Ajax, come riportato da diversi siti e giornali belgi. Sul calciatore forte l'interesse della Roma che negli ultimi mesi si è però defilata. I lancieri pagheranno il cartellino circa 12 milioni.