Roma, ribaltone tecnico

IL MESSAGGERO - CARINA - Una corsa a due, con il terzo incomodo' già in casa. Petrachi e Campos, non rigorosamente in ordine di preferenza, sfidano Massara. Sì, perché l'attuale ds della Roma ha intenzione di giocarsi le sue carte. E ne sta dando prova in questi giorni. Dalle telefonate ad un paio di agenti (Zaniolo e El Shaarawy) per concordare quanto prima un incontro per discutere dei rinnovi, alla decisione che Balzaretti e Vallone non seguiranno più la squadra in trasferta, passando per l'incontro della settimana scorsa con la dirigenza dell'Atalanta. Sul tavolo calciatori in entrata (Mancini e Ilicic) e facile pensare in uscita (Defrel e Luca Pellegrini, richiesti anche la scorsa estate), più un inevitabile sondaggio per capire i margini di manovra su Gasperini. Se per i calciatori c'è da registrare l'apertura del club nerazzurro, frenata invece sul tecnico. Siamo però ancora a marzo e lo scenario alla fine della stagione potrebbe cambiare.

 
TENTATIVO DI SCALATA - Anche per Massara. Perché poi alla fine nel calcio sono sempre i risultati a fare la differenza. E una Roma in zona Champions, riporterebbe il sereno e potrebbe convincere Pallotta a continuare con lui visto che corrisponde all'identikit del ds non plenipotenziario, gode della sua stima e di quella della squadra. Senza contare che la permanenza di Massara, agevolerebbe il passo in avanti di Totti. L'ambizione, legittima, di Francesco è quella di ritagliarsi quanto prima un ruolo operativo nel club. E quella di supervisore a livello tecnico - dalla prima squadra alle giovanili - potrebbe essere un ruolo congeniale e gradito. Più facile da concretizzarsi con l'attuale ds, al netto dei rapporti da rinsaldare. Di certo a Trigoria cambieranno molte cose anche a livello di scouting. In bilico, ad esempio, c'è la figura di Tarantino, attuale responsabile del settore giovanile. Ma non è l'unico. Riflessioni in atto anche su Vallone. Dovesse passare invece la linea londinese, Massara verrebbe affiancato da un'altra figura. I candidati sono Petrachi e Campos. Il dirigente granata in questi giorni è a Lecce, vicino alla famiglia. La scorsa settimana s'è recato a Londra insieme alla moglie. Un viaggio che ha subito fatto pensare ad un incontro con Baldini. Petrachi invece era a Londra per questioni rigorosamente private, legate alla privacy più intima e familiare. Il contatto, quindi, risale ad una ventina di giorni fa. Poco più recente quello con Campos, attuale ds del Lilla. Non è un caso che negli ultimi giorni siano stati avvicinati alla Roma due calciatori del club francese: il difensore Magalhaes e il mediano Soumaré. Le riflessioni sul suo conto riguardano due aspetti. In primis, dopo il flop di Monchi, ripartire con un altro dirigente che non conosce la piazza e il campionato italiano, potrebbe rivelarsi un azzardo. Dall'altro non va sottovalutata una mera questione di rapporti. La Roma negli ultimi due anni s'è avvicinata molto a Raiola. Dal rinnovo e prolungamento di Luca Pellegrini, Manolas, Kluivert e Karsdorp, spesso e volentieri ci si è avvalsi delle conoscenze e della tela di rapporti dell'agente.

 
PANCHINA IN STAND-BY - Portare Campos equivarrebbe a fare entrare a Trigoria Jorge Mendes. Con tutto quello che ne consegue. Il discorso sull'allenatore arriva inevitabilmente dopo. Anche perché la prima scelta, Sarri, è ancora il tecnico del Chelsea. L'alternativa, Gasperini, per ora è stato bloccato dall'Atalanta. C'è poi la pista che porta a Jardim, strettamente legata alla candidatura di Campos. Si torna quindi al punto di partenza: prima il ds e poi l'allenatore.

 

 

 

C'è Under, la maledizione della fascia destra (forse) è finita

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Un'arma in più. Due mesi dopo. Quando Cengiz Under giocava al calcio c'era ancora Eusebio Di Francesco; la qualificazione contro il Porto era tutta da decidere; il quarto posto non era poi così lontano. La Roma era tornata dalle vacanze di Natale e aveva chiuso l'anno 2018 con la vittoria con il Sassuolo e quella in trasferta con il Parma. Tutto sembrava opaco, ma non scuro scuro. Ranieri era ancora (per poco) l'allenatore del Fulham e Monchi era il ds dei giallorossi. Quando giocava Under si guardava al futuro con un po' di ottimismo in più. Poi, da quel 19 gennaio, sfida casalinga contro il Torino, tutto è cambiato, la ruota è tornata a girare dalla parte opposta. E la maledizione della fascia destra non si placava.

 
LO STRAPPO - La vittoria contro i granata aveva illuso, da lì la figuraccia di Bergamo, il pari con il Milan, la decente vittoria a Verona con il Chievo e i tristi tre punti ottenuti con Frosinone e Bologna. Per non parlare del precipizio: Lazio e Porto. Quando giocava Under faceva freddo, ora siamo a Primavera, ci siamo tolti i maglioni e i cappelli. Under è tornato, due mesi dopo. Ma che fine aveva fatto? Il solito infortunio muscolare, uno dei tanti, ma per lui qualcosa di diverso dagli altri:rottura della fibra muscolare dopo quei sei minuti contro il Torino, appunto, il 19 gennaio scorso, a seguire altre noie. Lo scatto, la fitta, il dolore e addio. La fascia destra della Roma è entrata nella maledizione dalla scorsa estate, con il no di Malcom. Gli equivoci tanti, uno dopo l'altro: Schick non è andato bene, Perotti non ci ha potuto giocare perché è sempre stato male, El Shaarawy è comparso in quella zona per pochissime volte. Ci sono finiti Kluivert, Florenzi, Zaniolo, eppure niente di che. Solo Under aveva il vestito giusto per giocare lì. Ma il ragazzo col sinistro esplosivo ammirato la passata stagione da febbraio a maggio, in questa non lo abbiamo quasi mai visto: 18 partite di campionato, 6 in Champions, una in Coppa Italia.

 
I GOL - Reti segnate: 3 in A, con Frosinone, Inter e Parma, 3 in Champions 2 al Viktoria Plzen e una al Cska. Non tanto, ma nemmeno pochissimo. Magari con lui a disposizione la Roma avrebbe fatto meglio. Under è il solito giocatore perennemente sul mercato, perché il suo talento lo hanno notato tutti. Ora rientra, contro il Napoli verrà convocato, chissà se giocherà e quanto giocherà. Sta a lui dimostrare, per il bene suo e della Roma. L'arrivo di Kluivert gli ha creato dei fastidi, perché l'olandese, pronti e via, già guadagnava più di lui. E questo effettivamente può creare malumori, non tali da giustificare un rendimento non soddisfacente e soprattutto questo infinito infortunio muscolare. C'è tempo per rimettersi in riga, la Primavera porta freschezza e, dicono, buon umore. E pare che porti via le maledizioni. Pare.


La lite, poi l’infortunio: ElSha ritorna col broncio

IL MESSAGGERO -  Si blocca anche Stephan El Shaarawy per un infortunio muscolare al polpaccio sinistro rimediato in Nazionale. Il Faraone è atteso a Roma in queste ore e si sottoporrà a risonanza magnetica domani, o nei prossimi giorni se non si fosse riassorbito l’edema. Il problema sembra meno grave del previsto e Ranieri spera di averlo almeno per la panchina contro il Napoli. Si tratta dell’infortunio muscolare numero 41 da inizio stagione (16esimo al polpaccio), che arriva tre giorni dopo quello di Florenzi, anche lui tornato a Romadopo un allenamento con gli azzurri per una lesione al soleo (20 giorni di stop). Stephan, oltre a sottoporsi alle terapie del caso, attenderà il rientro di Dzeko impegnato in Nazionale (100 presenze con la Bosnia) per chiarire la lite avvenuta negli spogliatoi all’intervallo del match con la Spal. Un diverbio duro in cui è volata qualche parola di troppo e che ha indotto Ranieri a lasciare El Shaarawy in panchina per tutto il resto della partita, una decisione presa sul momento per provare a portare a casa il risultato, ma che non assolve il bosniaco che rischia il posto contro la squadra di Ancelotti.

DZEKO IMPUTATO - I comportamenti di Edin negli ultimi mesi non sono piaciuti ad alcuni dirigenti, che non hanno apprezzato i video del compleanno tra alcol e danzatrici del ventre pubblicati sui social e ripresi da centinaia di media nazionali e internazionali. Il momento in casa Roma è delicato, 10 dipendenti meno di 20 giorni fa sono stati licenziati a causa dell’andamento negativo della squadra, tra di loro ci sono anche Di Francesco e il suo staffcolpevoli, secondo Pallotta, dei numerosi infortuni in casa giallorossa. Per risollevarsi Ranieri(ospite a Valencia per i 100 anni del club) tenterà di accorciare il divario con il Milan, ma avrà bisogno dei suoi uomini migliori, che al momento sono in infermeria: Pellegrini (lesione al bicipite femorale), Kolarov (flessore), De Rossi (soleo), Under (flessore), Manolas (soleo) e Pastore(polpaccio). Segnali positivi sono arrivati da Kolarov e Under che rientreranno in gruppo a metà settimana, anche gli altri hanno delle chance ma per non rischiare ricadute lo staff medico preferisce non sbilanciarsi e osservare lo stato delle lesioni alla ripresa degli allenamenti prevista per domani alle 11.


Ferrero “chiama” Pallotta: «Sarò presidente dopo di te»

IL MESSAGGERO - Il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, rilancia (da Domenica in) il suo desiderio di sempre. «Sono romano e romanista. Quando James Pallotta andrà in pensione io sarò pronto. Diamo ai lupacchiotti la Roma che si meritano». In settimana, alcuni dirigenti della Roma voleranno a Doha per il “Togheter AS Roma”, workshop organizzato dallo stesso. Il tavolo di lavoro, che lo scorso anno si era tenuto a Madonna di Campiglio, vedrà la presenza del vicepresidente Baldissoni, dell’ad Fienga, del responsabile del settore ricavi Calvo, e anche di Francesco Totti. Il meeting servirà alla Roma per illustrare ai partners commerciali le strategie e i risultati raggiunti nel settore e non solo, e per tratteggiare i paini futuri. Una parte degli incontri a Doha, quartier generale della Qatar Airways (che per l’occasione sarà rappresentata dal Ceo Al Baker), sarà poi dedicata all’attività di produzione dei contenuti media che negli ultimi anni è cresciuta, assieme alle numerose iniziative che hanno contribuito ad aumentare la visibilità e il posizionamento del marchio giallorosso.


Scalata Nicolò, è sempre più Zani... oro e la Roma gode

GAZZETTA - CECCHINI - Eppure sono anche giorni di lacrime. Di gioia, ovviamente, perché tutto quello che di questi tempi si avvicina a Nicolò Zaniolo sembra avere i crismi del successo. Basti pensare a una coincidenza: il 10 ottobre 1998 proprio a Udine esordiva in Nazionale un ragazzo che si chiamava Francesco Totti. Aveva 22 anni e tanta storia da scrivere. Ebbene, poco più di vent’anni più tardi, appena 19enne, è toccato ad un altro romanista da vetrina. «L’esordio è stata una grande emozione – ha detto Zaniolo alla “Domenica Sportiva” –, un altro sogno che ho realizzato quest’anno, ma so benissimo che devo restare con i piedi per terra. Non sono sorpreso di quello che è successo 5 mesi fa, perché penso di aver dimostrato dopo il mio valore. Credo di aver dato ragione al c.t. Mancini. L’esordio per me significa orgoglio e onore. Sono felicissimo anche dopo essere stato scartato (dalla Fiorentina, ndr) sono rimasto lo stesso, ho continuato a lavorare, non mi sono mai fermato neppure in un momento negativo come quello. Ho sempre creduto in me stesso».

LUI E KEAN Di sicuro per Nicolò la famiglia ha avuto un ruolo importante. «Mi hanno dato forza mio padre, mia madre e mia sorella più piccola. Erano in tribuna a Udine. Mamma si è messa a piangere ieri, ma anche papà si è commosso». Chi sa se lo ha fatto anche Mancini. «Sta facendo vedere che punta molto su noi giovani. Ha ragione quando dice che la vittoria contro la Finlandia non era scontata, perché è una squadra tosta e ci ha creato delle difficoltà». Ma il futuro azzurro fa sorridere anche per altro giovani come Kean. «È il mio compagno di stanza. Ci conosciamo dall’Under 19. Stiamo insieme 24 ore su 24 e stiamo bene perché siamo simili, ci piace scherzare. Non ero sicuro partisse bene, ma ci speravo e gli ho detto che avrebbe segnato. Sono contento che ci sia riuscito. Ci siamo fatti una foto insieme sui social, ma non c’è niente dietro. Niente riferimenti al mercato o alla Juve, siamo solo amici». Meglio precisare, perché i social si sono subito divisi tra juventini (speranzosi) e romanisti (preoccupati).

lui e totti Zaniolo non si spaventa dal fatto di essere uomo mercato. «È una ricompensa per quello che ho fatto quest’anno e in passato». Per questo la Roma lo coccola e Totti lo fa crescere. «Sono felice di aver esordito a Udine proprio come lui. Francesco mi dà consigli su come allenarmi, come giocare e come comportarmi. Si vede che è un campione anche fuori dal campo. Mi ripete spesso di restare con i piedi per terra e mi dice che ad arrivare ci vuole un attimo, ma per restare a un certo livello è durissima». Ma Nicolò non dimentica il debito con Di Francesco. «Gli devo tanto perché, insieme a Mancini, è stato il primo a credere in me. È uno che sa come rapportarsi con le persone. Mi è dispiaciuto che sia andato via perché lo ritengo bravissimo. Ora comunque c’è Ranieri e dovrò dare il massimo per lui. Ha esperienza, sa come ci si deve comportare e poi è uno che ha vinto in carriera». Intanto ci sono già tanti ricordi da metabolizzare. «I più belli? La prima partita contro il Real Madrid e il primo gol in A con il Sassuolo. Non capivo più niente». E anche lì, tante lacrime per mamma Francesca. «Ho un rapporto molto forte. Lei è sensibile e ogni volta che faccio qualcosa di bello piange. Io sono geloso come tutti i figli. Ci vogliamo bene e basta. Ho un bel rapporto anche con papà, ma a Roma sto sempre con mamma». Non è un caso che degli 11 tatuaggi il più importante sia per lei. «Sì, le ho dedicato quello sulla coscia C’è scritto “Nella mia esistenza sei l’essenza”». Bello. Quasi quasi ci commuoviamo anche noi.


Zaniolo, Udine e la notte speciale: «Una stagione da ricordare: realizzo un sogno dopo l’altro»

IL MESSAGGERO - TRANI - «Lo so, da qui è partito anche il Capitano». Il risveglio di Zaniolo è di nuovo bellissimo, come gli è successo spesso in questa stagione che continua a regalargli un’emozione dietro l’altra. La data non l’ha studiata sugli almanacchi nè tantomeno a scuola, ma a Trigoria: 10 ottobre 1998. L’Italia supera la Svizzera e al 25’ della ripresa, con il numero 17, Zoff fa esordire Totti al posto di Del Piero. A Udine. Stesso teatro, quindi: lo stadio Friuli che oggi è la Dacia Arena. E stesso punteggio della partita di sabato contro la Finlandia: 2-0. E sempre nelle qualificazioni per l’Europeo. «Francesco mi consiglia ogni giorno. Mi dice come devo allenarmi, comportarmi e giocare. Anche in questo è un campione. Mi ripete che devo restare con i piedi per terra:arrivare è un attimo, rimanere a certi livelli è invece durissimo». Nicolò, nell’intervista a Donatella Scarnati per la Domenica Sportiva, racconta la sua notte speciale.

ANNATA MAGICA - «Sono orgoglioso e felicissimo di questo debutto. Mancini, però, si è subito fidato. E io ho cercato di dimostrargli che, chiamandomi prima ancora delmio debutto in serie A, non si era sbagliato» chiarisce Zaniolo . Il ct lo ha voluto a Coverciano il 1° settembre, quasi 7 mesi fa. Sabato è diventato il suo 15° esordiente. Con la Roma, invece, i primi passi in Champions, addirittura al Bernabeu contro il Real. «Indimenticabile, come il gol al Sassuolo, il mio primo in campionato. Ecco perché a Di Francesco devo tanto. Ha sempre creduto in me e mi ha dato molto sia in campo che fuori. Si sa rapportare con le persone. Mi è dispiaciuto che sia andato via: lo considero bravissimo. Ora, però, c’è Ranieri e devo dare il massimo con lui. Che ha esperienza, ha vinto e conosce Roma e la Roma».

NESSUNA TENTAZIONE - «Il mio futuro è in campo, allenamento dopo allenamento». Il mercato non intralcia il percorso di Zaniolo. e nemmeno qualche rumor che lo accosta alla Juventus solo perché sui social finiscono le sue foto con Kean che è il compagno di stanza in Nazionale. «Siamo grandi amici, viviamo insieme ventiquattr’ore su ventiquattro e ci divertiamo. Se postiamo quelle immagini è solo perché condividiamo i nostri momenti più belli. Gli ho detto prima della partita che avrebbe segnato e sono contento che ci sia riuscito. La Juve e il mercato non c’entrano con il nostro rapporto». Nicolò è seguito dal club biaconero e da qualche società straniera di primo piano. «È la ricompensa per tutto quello che sto facendo. Il debutto di Udine è un altro sogno che ho realizzato quest’anno. Ma so bene che non devo montarmi la testa». In tribuna alla Dacia Arena il padre Igor, la madre Francesca e la sorella Benedetta. «La famiglia c’è sempre. Mamma si è messa a piangere, lo fa spesso: è sensibile come me. Anche papà si è commosso. Sono geloso di mamma, come tutti i figli. Ho undici tatuaggi, sulla coscia quello per lei. Con la scritta: nella mia esistenza sei l’essenza».


Stadio Gate: partono gli interrogatori

LEGGO - LOIACONO - Settimana ad alta tensione per il Campidoglio, a giorni partiranno gli interrogatori in Procura e lo scandalo che ha investito De Vito ora fa tremare la maggioranza in Consiglio Comunale. Marcello De Vito, il presidente dell'Aula consiliare e una delle (ex) colonne portanti del M5S, verrà ascoltato entro la fine di questa settimana per l'udienza davanti al tribunale della Libertà. Con lui i giudici ascolteranno anche i principali indagati, tra cui Camillo Mezzacapo: si tratta dell'avvocato a cui De Vito, secondo l'accusa, faceva ottenere consulenze per vari imprenditori, in cambio di favori.
Giornate caldissime per il Comune anche perché potrebbero partire gli interrogatori di tutte le persone coinvolte oltre alle convocazioni dei vari testimoni, per ascoltarli in quanto informati sui fatti. Al vaglio degli inquirenti, infatti, ci sono le presunte pressioni esercitate da De Vito sui consiglieri comunali, primi fra tutti quelli del M5S che nutrivano maggiore fiducia nell'operato del presidente dell'Aula. Era proprio questo, secondo l'accusa, il modus operandi di De Vito: favorire gli interessi personali e degli imprenditori che aveva alle spalle, caldeggiando in Campidoglio progetti e approvazioni facendo proprio leva sull'autorità conferitagli dall'Aula.
Per questo, negli uffici di piazzale Clodio, sono già state ascoltate Donatella Iorio e Alessandra Agnello, rispettivamente la presidente della commissione urbanistica e quella della commissione lavori pubblici. Si tratta delle due commissioni maggiormente coinvolte nella valutazione dei progetti interessati dalle indagini, primo fra tutti quello del nuovo stadio della Roma. E le persone da ascoltare potrebbero aumentare e inoltre, secondo indiscrezioni, sarebbero tre al momento gli avvisi di garanzia pronti a partire, in un'inchiesta che sembra avere contorni molto più ampi di quanto immaginato finora. Nei presunti casi di corruzione infatti non è coinvolto solo il progetto di Tor di Valle ma anche altri interventi sulla città, che hanno legato con un filo rosso affaristi da un lato e politici dall'altro. Non solo, nella vicenda legata allo stadio di Tor di Valle c'è un aspetto da non sottovalutare, legato alla società sportiva che preme per costruire: la As Roma potrebbe infatti decidere di procedere per vie legali qualora il progetto dovesse saltare definitivamente, chiedendo al Comune di Roma di risarcire i danni di un lavoro già avviato dai loro tecnici e mai portato a termine. Per la Capitale si tratterebbe quindi di risarcire milioni di euro, il colpo di grazia per le magre casse comunali con cui la Raggi dovrà necessariamente fare i conti.


Moriero: «Attenta Roma, riparti solo se batti il Napoli»

LEGGO - BRUNI - La Roma per lui è stata la prima esperienza importante nel grande calcio. Nella capitale Francesco Moriero ha vissuto tre stagioni, dal 1994 al 1997, e con la sua bravura e grazie a una grande dose generosità è riuscito a scardinare il cuore di moltissimi tifosi giallorossi. Il Napoli, invece, è stata la sua ultima tappa prima di lasciare il calcio giocato, nel 2002, e iniziare il percorso da allenatore.
Qual è stata la cosa più deludente della stagione romanista?
«Non parlerei di delusione. E' una squadra molto giovane che fino a oggi, in campionato, ha vissuto di alti e bassi. In coppa, invece, si è comportata bene e alcune volte ci ha fatto pure sognare».
Dove finiscono le responsabilità della società e iniziano quelle di Di Francesco?
«Eusebio (Di Francesco, ndr) è molto preparato e ha lavorato ottimamente, specie con i più giovani. Allenare e giocare nei grandi club, tuttavia, è complicato e le responsabilità, quando le cose vanno male, sono di tutti. Ora, bisogna soltanto ripartire».
Ranieri porterà la Roma in Champions?

«E' un allenatore esperto ed è stato chiamato per normalizzare la situazione. Difficile poterla collocare, ma nei momenti difficili la Roma è sempre riuscita a uscirne a testa alta. Per questo ha l'obbligo di arrivare fra le prime 4. E penso ci potrà riuscire».
Qual è il ruolo di Zaniolo?
«E' un jolly di centrocampo. Lo vedo bene come trequartista: tecnicamente è bravissimo, fisicamente è forte e riesce a dare il meglio di sé tanto negli inserimenti, quando in fase di non possesso palla. E poi è un ragazzo sereno e umile, con la testa sulle spalle»
Che cosa accomuna Roma e Napoli?
«I giallorossi mi sembrano in fase di rivoluzione, i partenopei stanno crescendo come progetto».
Quindi, chi vince domenica?
«Si affronteranno due squadre che vivono momenti diversi. E' una partita in cui si vedrà l'attaccamento alla maglia e sono certo che, pure stavolta, la Roma saprà reagire».
Se la Roma, in futuro, le offrisse di guidare la sua squadra B?
«Accetterei immediatamente, a occhi chiusi. Non soltanto mi permetterebbe di far parte di un top club, ma potrei far crescere i giovani in un campionato difficile e come quello di serie C».


AAA ds cercasi: Campos favorito. El Shaarawy ko, infermeria piena

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Prima di immergersi nel toto-allenatore, in casa Roma dovrà entrare un nuovo direttore sportivo. E il cerchio sembra ormai stringersi intorno a Petrachi, attualmente al Torino, e a Luis Campos, dirigente del Lille. Ed è proprio quello dell’uomo-mercato portoghese il nome che nelle ultime ore sembra essere più vicino a Trigoria. Pallotta avrebbe già parlato con lui, che vorrebbe carta bianca per poter operare in libertà, nei prossimi giorni si dovrebbe chiudere. La volontà del presidente è quella di riuscire a sfruttare la sosta del campionato per ingaggiare un uomo al quale affidare la direzione dopo il prematuro addio di Monchi. Al momento l’interregno è stato affidato a Massara – rimasto a Trigoria nel post-Sabatini – ma l’obiettivo è trovare qualcuno più esperto. Massara, nel frattempo, è volato a Doha insieme agli altri dirigenti – Baldissoni, Fienga e Calvo – con Totti a guidare la spedizione. Tornato dalla Cina, dove ha partecipato a un torneo internazionale di vecchie glorie, l’ex capitano parteciperà a un meeting con gli sponsor. L’evento, che si terrà mercoledì e giovedì, avrà al centro un workshop all’interno del quartier generale della Qatar Airways, a cui sono invitati i premium partner del club, con l’ex numero dieci, in primis, e gli altri, che illustreranno i risultati raggiunti in ambito commerciale, insieme alle numerose iniziative che hanno contribuito ad aumentare la visibilità e il posizionamento del brand sul mercato. Pensieri lontani da quelli di Ranieri, che domattina riprenderà a lavorare a Trigoria per preparare la gara col Napoli di domenica. Il mister di Testaccio dovrà ancora una volta fare i conti con gli infortuni, visto che dopo Florenzi, rientrato dalla Nazionale per un problema muscolare, si è fermato anche El Shaarawy. L’attaccante ha accusato un fastidio al polpaccio prima della gara di sabato dell’Italia, fastidi che ha continuato a sentire anche ieri. Per questo motivo i medici azzurri hanno deciso di farlo rientrare anzitempo nella capitale e oggi verrà valutato dallo staff sanitario della Roma. L’attaccante effettuerà anche un controllo strumentale ma, al momento, la sua presenza contro il Napoli è in forte dubbio. Un bel problema per Ranieri, che avrebbe sicuramente schierato El Shaarawy, uno dei migliori dell’attacco giallorosso


Ecatombe infinita per la Roma

IL TEMPO - AUSTINI - Cadono come mosche. Al ritmo di uno al giorno. La Roma accoglie in infermeria l'ennesima «vittima» della stagione: Stephan El Shaarawy ha lasciato ieri il ritiro della Nazionale dopo aver accusato un risentimento al polpaccio prima della gara con la Finlandia, che ha seguito dalla panchina. Quindi teoricamente pronto a entrare. Visto che ieri mattina il fastidio non era passato, un consulto tra i rispettivi staff medici ha consigliato la via della prudenza: non dovrebbe trattarsi di nulla di serio, ma la Roma ha richiamato alla base l'attaccante e oggi lo sottoporrà agli esami del caso per quantificare il danno.  Un altro che si aggiunge a una lista infinita: si tratta infatti del 67° infortunio stagionale, il 41° di natura muscolare e il 15° che riguarda un polpaccio. El Shaarawy si era già fermato per l’intero mese di dicembre in seguito alla lesione accusata al flessore nell’avvio della gara interna di Champions con il Real Madrid. Ora un altro stop, nel momento in cui era il giocatore più in palla nel pacchetto offensivogiallorosso, con 4 gol e 3 assist nelle ultime 9 partite di campionato. Ma l’ultima in casa della Spal l'aveva terminata nel peggiore dei modi dentro lo spogliatoio all'intervallo: una lite particolarmente accesa con Dzeko ha spinto Ranieri a lasciare fuori il Faraone. Impossibile sbilanciarsi sui tempi di recupero, ma si può ipotizzare che El Shaarawy salti almeno Napoli e Fiorentina e sia a rischio per la gara con la Samp. Un tris di partite da giocare in una settimana che rappresentano davvero l’ultima chiamata per inseguire un posto in Champions. La rincorsa è già durissima, così diventa una missione impossibile. Ranieri dovrà tentare il miracolo senza Florenzi e non sa chi e quando riavrà degli altri convalescenti. De Rossi, Manolas, Kolarov, Under e Lorenzo Pellegrini si stanno allenando tutti in campo da qualche giorno, ma sempre a parte. Sta molto meglio il terzino serbo, che potrebbe rientrare in gruppo tra domani alla ripresa e mercoledì, giorno in cui è previsto di rivedere finalmente Under lavorare insieme ai compagni dopo oltre due mesi. Il tecnico potrà fare la conta solo al rientro di tutti i nazionali dai vari impegni, sperando di non rivedere nessun altro tornare in anticipo: in una settimana quattro giallorossi hanno fatto avanti e indietro. Intanto mercoledì e giovedì i dirigenti Totti, Baldissoni, Fienga e Calvo saranno a Doha per il workshop con gli sponsor insieme al Ceo della Qatar Airways. Rimarrà il diesse Massara a presidiare Trigoria, lui che si sta giocando la conferma per il futuro ma deve allontanare le ombre di Petrachi e Campos. Chiunque sarà a costruire la nuova Roma dovrà iniziare da un allenatore, che porti con sé uno staff capace di non far «rompere» un calciatore al giorno: tanti indizi continuano a portare verso Sarri, magari in coppia col preparatore atletico exromanista Bertelli.


Raggi: «Tor di Valle, indagine interna. Berdini andò via per le sue calunnie»

IL MESSAGGERO - Dall’inchiesta sullo stadio alla crisi della giunta, dal nuovo rogo al Tmb Rocca Cencia fino alle scale mobili della metro A che si rompono, lasciando il Centro isolato. Virginia Raggi a tutto campo, intervistata ieri sera a “Non è l’Arena”, il programma di Massimo Giletti. La sindaca,come ha già fatto in questi giorni, passa al contrattacco e si toglie anche qualche sassolino contro ex collaboratori oggi avversari. Come Paolo Berdini, già assessore all’Urbanistica, “stadista” della prima ora, poi oppositore del progetto Tor di Valle, infine uscito dall’esecutivo per delle dichiarazioni fuori le righe sulla sindaca: «È andato viaper lo stadio? No, è andato via perché disse che avevo l’amante...», ricorda oggi la sindaca. Berdini, infatti, parlando con un giornalista, ipotizzò una liaison tra la prima cittadina e Romeo, all’epoca capo segreteria. E se precisa «Io e Salvini andiamo molto d’accordo», in riferimento al ministro leghista dell’Interno, sull’arresto di Marcello De Vito, Raggi puntualizza: «Chiaramente sono furiosa, non ce l’aspettavamo. Ma abbiamo reagito immediatamente, con l’espulsione. Stanno accomunando M5S agli altri partiti, ma noi abbiamo avuto un arrestato e due ore dopo è stato espulso. Noi continuiamo a credere nel valore dell’onestà e legalità e appena capita un evento prendiamo le distanze». E le dimissioni “congelate” di Frongia: «La giunta non cade a pezzi, lavoriamo pancia a terra». Sul progetto stadio, la conferma dei dubbi espressi al Messaggero nell’intervista: «Io ho fatto una due diligence e alla luce di quanto accaduto ne sto facendo fare un’altra. È evidente che io non posso sottoporre l’amministrazione capitolina a un danno erariale perché poi paghiamo tutti». Poi ci sono le ultime emergenza. Quella dei rifiuti, di ieri sera: «Se questo non è un incidente ma un attacco, devono sapere che non ci fermiamo». E le scale della metro A: «Revochiamo il contratto con la ditta».


E Parnasi disse: «Dopo lo stadio voglio una squadra di calcio»

IL MESSAGGERO - ALLEGRI - Due settimane prima di essere arrestato, Luca Parnasi pensava in grande. Grazie all'appoggio del presidente del Consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito, e degli altri politici capitolini finiti sotto inchiesta insieme a lui per l'affaire Tor di Valle, l'imprenditore era convinto di avere in tasca il progetto «Nuovo stadio della Roma». Ed era una fucina di idee e ambizioni, tutte da esporre al politico e al suo socio, l'avvocato Camillo Mezzacapo. Non c'era solo l'ipotesi di trasformare Roma in una Capitale dello Sport, con la riqualificazione dell'Ex Fiera, dove realizzare un palazzetto per il basket: l'ex presidente di Eurnova voleva espandersi fuori dal raccordo e comprare una squadra di calcio. A frenare le sue aspirazioni e a consigliargli di tenere un profilo più basso, è l'avvocato Luca Lanzalone, consulente di punta della sindaca Virginia Raggi, già a processo per corruzione.

 
L'ARRESTO - I nuovi dettagli dell'inchiesta che scuote il Campidoglio a Cinquestelle e che ha portato all'arresto di De Vito e Mezzacapo - le accuse sono corruzione e traffico di influenze per le tangenti incassate da Parnasi e da altri tre imprenditori - emergono dalle informative dei carabinieri del Nucleo investigativo, agli atti del fascicolo. Ma potrebbe essere solo l'inizio. Perché alcuni indagati - compreso Mezzacapo - hanno fatto istanza al tribunale del Riesame per tornare in libertà. L'udienza è prevista nei prossimi giorni e le pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli dovrebbero depositare nuovi atti: interrogatori, verbali e, soprattutto, nuove intercettazioni che potrebbero ulteriormente imbarazzare il Campidoglio.

 
IL BUSINESS - È il 31 maggio del 2018. Parnasi, intercettato, citofona allo studio di Mezzacapo, in via Col di Lana. In ufficio lo aspettano l'avvocato e De Vito. E l'imprenditore espone i suoi progetti futuri. «Ho orchestrato una situazione», dice. Racconta che «molti amici gli stanno dicendo di fare un business comprando una squadra di Eccellenza in Sicilia, per fare un vivaio - annotano gli investigatori - discutono della Correr Sport Management, che acquista giovani calciatori, e Parnasiparla di un calciatore giovane di origine croata, stile Modric». Parnasi accenna anche al progetto «Stadio del Milan» - dopo Tor di Valle pensava di replicare a Milano - e dice di essere in procinto di chiudere l'accordo. Poi, spiega perché è andato a incontrare De Vito e socio: «C'è la possibilità di fare una nuova operazione importante su Roma», vuole costruire il palazzo del basket.

 
I CONSIGLI DI LANZALONE - Su tutti i progetti in cantiere racconta di essersi «un po' consultato, ho fatto una chiacchierata pure con Lanzalone... dico: Voi come la vedete questa cosa?». E il legale avrebbe risposto: «Meno ti fai vedere in questo momento come uno che sta dappertutto a Roma... che onestamente ci dai un po' di problemi di immagine, no? Primo che stai facendo lo stadio della Roma». Ma Parnasi lo ignora: «Dobbiamo ragionarci bene, strategicamente. Dovete farci una riflessione ampia, politica!». Il costruttore vorrebbe procedere in tempi rapidi: «Ho l'idea di andare molto veloci su un progetto nuovo, che avrà Berdini contro per l'ennesima volta». Parlando dell'ex assessore all'Urbanistica - contrario al progetto Tor di Valle - fa una battuta: «Ma il fatto di avere Berdini contro è un vantaggio». E De Vito: «Pure per noi, politicamente!». Poi l'imprenditore torna serio: «Prendiamoci del tempo per riflettere, su come la si vede all'interno del Comune; tu hai gli umori». E De Vito: «Lo strumento, il vantaggio politico». Parnasi non ha dubbi: «Questa è una cosa grossa».