Ranieri, sarà in emergenza il debutto contro l’Empoli

IL CORRIERE DELLA SERA - Non sarà un ritorno facile quello di Claudio Ranieri sulla panchina della Roma. La sfida contro l’Empoli è già di elevata delicatezza, e il tecnico dovrà fare a meno di tanti giocatori a causa di infortuni e squalifiche. Fazio, Kolarov e Dzeko sono stati fermati dal giudice sportivo, mentre Under, Pastore, De Rossi e Pellegrini sono ai box a causa degli innumerevoli problemi muscolari. Questi ultimi due si sottoporranno oggi agli esamistrumentali del caso per stabilire l’entità dei loro fastidi. 


DiFra esonerato, la Roma torna a Ranieri. Pronto all'addio anche Monchi

IL TEMPO - AUSTINI - Ritorno al futuro. Via Eusebio Di Francesco, torna Claudio Ranieri: l'ennesimo ribaltone della Roma è servito. Ed è solo l’inizio, perché a brevissimo, questione di giorni, sarà anche Monchi a dire addio, lasciando spazio a un altro direttore sportivo, che a sua volta dovrà scegliere il nuovo allenatore. Sì, perché Ranieri ha accettato di guidare i giallorossi fino a giugno, con la promessa di trovare insieme alla società una collocazione diversa a Trigoria da dirigente. 

Il tecnico testaccino, 68 anni da compiere a ottobre, sbarca stamattina a Roma (ha provato a partire da Londra ieri sera con un volo privato) ed è stato scelto per due motivi: 1) dare una scossa alla squadra, lui che è specialista in «riparazioni» entrando in corsa, per centrare la qualificazione in Champions; 2) era uno dei pochi disponibili a traghettare la Roma per tre mesi e mezzo, consentendo quindi ai dirigenti di avere una scelta più ampia in estate. A partire da Sarri, che qualora venisse esonerato dal Chelsea sarebbe la prima scelta. Paulo Sousa intanto ha firmato col Bordeaux mentre Donadoni ha fatto sapere dagli States di non essere interessato a un incarico ad interim.

La soluzione per tamponare l'emergenza è arrivata quasi per caso: appena nove giorni fa Ranieri trovava l'accordo per la risoluzione consensuale col Fulham. Era tornato in Premier dopo l'impresa leggendaria a Leicester ma non è riuscito a risollevare i «Cottagers», l’anno scorso un campionato senza infamia e senza lode a Nantes, tutto si aspettava tranne di dover tornare a Roma ma appena ricevuta la chiamata, prima di Baldini (contatto precedente a Porto-Roma) e poi dagli altri dirigenti «ufficiali», compreso Totti con cui è rimasto in buoni rapporti, non ha potuto dire di no. Troppo l’affetto perla sua squadra del cuore, nella città dove vive la figlia e passa molto tempo la moglie.

Ranieri porterà con sé solo due collaboratori: Paolo Benetti, il fidato vice nonché cognato, e Carlo Cornacchia, ex compagno dell’allenatore a Cagliari e Napoli. Il resto dello staff sarà formato dai preparatori già presenti a Trigoria - non quelli più stretti di Di Francesco - compreso l'allenatore dei portieri Savorani.

Intanto ieri è arrivato il benservito a Eusebio, esonerato ufficialmente dopo l'allenamento con ringraziamento di Pallotta sul sito. In realtà era già tutto finito a Porto, dopo la gara l’abruzzese sapeva di essere virtualmente esonerato, addirittura qualcuno pensava a un cambio in panchina anche in caso di passaggio del turno come dimostra il contatto anticipato con Ranieri. Per questo il tecnico non ha parlato nel post-partita e si è isolato sul pullman, mentre nessun dirigente si esprimeva ufficialmente sul futuro della panchina. Gli è rimasto vicino fino in fondo Totti, seduto a fianco a lui sia all'uscita dallo stadio che ieri sul pullman dopo lo sbarco a Fiumicino. Poi anche l'ex capitano ha dovuto pensare al futuro.

Così non si poteva andare avanti, la Roma non è più una squadra da mesi e non sono bastati gli attestati di stima dei giocatori nei confronti di Di Francesco, sinceri ma tardivi. De Rossi ha parlato a favore dell’allenatore quando il dado era ormai tratto e insieme ai compagni lo ha salutato commosso ieri al termine della seduta di scarico a Trigoria al rientro dal Portogallo, diretta dallo staff.

“Il destino ha detto questo” la frase amara di commiato pronunciata da Di Francesco, che ha un contratto fino al 2020 che vale ancora 8 milioni lordi circa, mentre Ranieri fino a giugno dovrebbe arrivare a prendere intorno al milione netto, includendo alcuni bonus legati all'eventuale piazzamento in Champions. La presenta zione alla stampa è prevista domenica, alla vigilia del nuovo debutto in panchina a Roma-Empoli.

Monchi lascia invece con due anni d’anticipo rispetto  alla scadenza del contratto. E lo fa nel modo più triste possibile: litigata con i tifosi  in aeroporto alla partenza da Oporto, agli insulti di una  ventina di romanisti inferociti ha risposto “vi verrò a prendere uno a uno tra sei mesi”,  salvo poi scusarsi sui social.  Ieri ha lasciato Trigoria prima di tutti, segno che ormai è fuori dalla gestione della Roma. Lo aspetta l'Arsenal per rilanciarsi dopo la grande delusione nella Capitale, mentre Pallotta sta valutando se promuovere Ricky Massara come direttore sportivo, affiancandogli magari Totti, ma si valuta, tra gli altri, anche Luis Campos, diesse del Lille, seguito anche da Chelsea e Manchester United.


Il guardalinee di Porto-Roma: «Ho visto, non posso commentare»

IL TEMPO - AUSTINI - «L'ha visto?». «Sì.». «Pensa che fosse rigore?».«No comment». Il guardalinee turco Tarik Ongun, 46 anni e assistente dell’esperto Cakir, è imbarazzato. Quasi sorpreso dalla domanda che gli rivolgiamo nella zona mista del Do Dragao per provare a dare un senso alle decisioni arbitrali che hanno condannato la Roma all’eliminazione in Champions.

Porto-Roma è finita da una mezzora abbondante, mostriamo al guardalinee il video del contatto tra Marega e Schick sullo smartphone mentre è appena salito sul van della Uefa che lo accompagnerà fuori dallo stadio insieme al resto degli arbitri. Ongun quel video lo aveva già rivisto, ma non può parlare.  È seduto davanti nel van nero griffato Nissan, dentro ci sono già tutti ma la macchina resta ferma. Sul sedile di dietro c’è l'addetto al Var Marciniak, colui che ha spiegato in cuffia a Cakir che il fallo dell'attaccante portoghese non meritava neppure di essere rivisto al video, al contrario di quanto fatto con la tirata di maglia di Florenzi a Fernando. Ignorato anche un contatto tra Casillas e Dzeko dopo il pallonetto sbagliato dal bosniaco: col metro usato ieri, poteva starci il rigore anche lì.

Il polacco che sa di aver appena condannato la Roma in tandem con Cakir, vede la scena e ordina al guardalinee Ongun di chiuderci la porta del van in faccia. Perché gli arbitri non devono spiegare niente a nessuno. Sia mai. Loro, designati dall’Uefa e sempre pronti a tutelare gli interessi dei più grandi. Evidentemente mercoledì era no più importanti quelli del Porto. Ma parliamoci chiaro: si sarebbero comportati allo stesso modo se di fronte ci fosse stato il Real Madrid o il Barcellona invece della Roma? Mai. Lo dice la storia delle coppe europee. E il Var, lo abbiamo capito al Do Dragao e a Parigi, non basta per rendere oggettive e non «personali» le decisioni che spostano milioni di euro.

«Sono stufo di questa merda - dice Pallotta senza mezzi termini nel tweet notturno pubblicato dalla Roma - lo scorso anno abbiamo richiesto il Var in Champions perché ci avevano rovinato la semifinale e questa sera, nonostante ci fosse, siamo stati derubati. Schick è stato atterrato in area, il Var lo dimostra, e non viene fatto niente. Non ho più parole». Così come le ha perse sul fair play finanziario: la Roma lo rispetta cedendo ogni anno pezzi pregiati, tanti altri in Italia e all’estero lo aggirano, ma se la cavano con multe ridicole. La Uefa, mai come oggi, rappresenta il principale «nemico» degli interessi giallorossi. Pallotta ha chiesto spiegazioni al riguardo in una lettera inviata all’Uefa, la risposta è arrivata nei giorni scorsi. Monchi e gli altri dirigenti hanno invece parlato con gli arbitri dopo la partita, «ma si sono sentiti rispondere cose un po’ confuse» racconta De Rossi. E ieri c'è stato uno scambio di telefonate con rappresentanti della Uefa per ulteriori chiarimenti. Al danno si aggiunge la beffa: anche sulla stampa portoghese si parla di furto ai danni della Roma.


E lunedì all'Olimpico sarà ancora una squadra in totale emergenza

IL TEMPO - MENGHI - Ranieri trova una squadra a pezzi. Non solo moralmente. Oggi alle 15.15 dirigerà il primo allenamento e dovrà fare subito la conta degli assenti. De Rossi si è stirato al Do Dragao, Pellegrini ha preso il suo posto e ha fatto la stessa fine, uscendo per un problema al flessore. Nessuno dei due recupererà per l'Empoli e il centrocampo è in piena emergenza. Dietro mancheranno Fazio e Kolarov squalificati, davanti Dzeko, mentre Under e Pastore sono da valutare.

L'undici di lunedì sarà rimaneggiato e il neo tecnico dovrà tappare i buchi come può: Santon, Jesus, l’infortunio Nzonzi e Schick sono potenziali titolari, il resto dipenderà dal modulo (probabile il 4-4-2) da cui si ricomincerà.


Via un tecnico l’anno: è il nono cambio

IL TEMPO - MENGHI - Come un cerchio che non sa chiudersi mai, le storie incompiute degli allenatori della Roma si ripetono ciclicamente in cerca di un finale diverso. Ma questo giro della morte finisce per essere una condanna senza tempo da cui nessuno esce vittorioso. Sono saltati 9 tecnici in 9 anni e mezzo, dal Ranieri edizione 2009-2011 al Ranieri di oggi si sono già rivisti Zeman e Spalletti (oltre ai nuovi Luis Enrique, Garcia e il traghettatore Andreazzoli), e sono quindi 3 i grandi ritorni su cui ha scommesso la società americana, evidentemente affezionata al 2.0.

Ma il ripescaggio  dal passato finora non ha funzionato, la magia di Zemanlandia era svanita e con la squadra all’8° posto in classifica il boemo salutava dopo soli 7 mesi, mentre il toscano ora all'Inter non è sopravvissuto alla querelle Totti e ai «topini» di Trigoria. Di Francesco ha tenuto duro per 633 giorni, tanto è passato dalla firma con la squadra con cui era stato, nel 2001, campione d’Italia fino all'ultimo allenamento diretto ieri e chiuso con un triste saluto ai suoi giocatori, uno per uno. Compreso il suo «vice» in campo, De Rossi, che    nel prendersi la responsabilità di parlare dalla pancia del Do Dragao ha provato a fare  da scudo all’abruzzese, «una persona seria, colui che ha riportato dopo tanto tempo la Romain semifinale di Champions».

Quel dolce ricordo non è bastato a salvarlo, i torti arbitrali subiti ad Oporto hanno contribuito, a modo loro, a riportare alla mente il sogno infranto col Liverpool, ma un vecchio traguardo raggiunto non può essere un eterno passepartout.

La porta giallorossa si è chiusa alle spalle di Di Francesco, a meno di un anno di distanza da quella storica impresa che nessuno potrà togliergli. Se non ce l’ha fatta chi ha reso la Roma grande tra le grandi chi potrà diventare il Ferguson romanista tanto cercato da Pallotta o il Capello longevo e vincente del quinquennio 1999-2004? Non c’è progetto che tenga, non c'è allenatore che resista. L'ex Sassuolo aveva alzato l’asticella col 3° posto e la semifinale europea, guadagnandosi il rinnovo, ma la seconda stagione l’ha vissuta con le ombre dietro la panchina e la pressione addosso.

Era riuscito a rialzarsi tutte le volte, a braccetto con Monchi e Totti, aveva superato persino la parentesi nera di Coppa Italia con la Fiorentina, uno dei punti più bassi della storia giallorossa, il polo opposto rispetto al sogno Champions dell’anno prima, ma è uscito scosso e sconfitto da Oporto. Paga per le prestazioni altalenanti, la difesa che fa acqua, il 4-3-3 e i suoi simili, il 5° posto in campionato, le 23 sconfitte totali (46 le vittorie e 18 i pareggi), l'umiliazione del derby e l'eliminazione ingiusta col Porto.

Non ce l’ha fatta a reggere fino alla fine, nonostante manchino appena 12 giornate di Serie A, la sola competizione rimasta alla Roma, che non può permettersi di fallire l’unico obiettivo superstite: la qualificazione alla prossima Champions (ieri i saluti via social di Zaniolo: «Grazie di tutto mister»). Da qui ripartirà Ranieri, che da tifoso ha scelto di tornare a «casa» per aggiustare quello che si è rotto e centrare il traguardo necessario al club per mantenere la sua competitività. Il destino ha voluto che una settimana fa si liberasse l’allenatore romano esonerato dal Fulham, l’uomo giusto a cui affidare una città, una piazza, una squadra che conosce a menadito, e il cerchio è pronto a riaprirsi, sperando in un epilogo diverso.


Dai social tanti consensi per il tecnico partente

IL MESSAGGERO - Non è di certo un fulmine a ciel sereno quello che si è abbattuto ieri pomeriggio su Trigoria: l’esonero di Di Francesco era nell’aria e non ha stupito nemmeno più di tanto i tifosi accorsi sui social a commentare la notizia.

A differenza di altri addii che hanno trovato il favore del pubblico giallorosso, quello di DiFrancesco è stato mal digerito dalla maggior parte dei tifosi che navigano in rete: «Questi americani sono proprio forti: prima smantellano la squadra della passata stagione per fare le plusvalenze, comprano giocatori scarsi eccetto Zaniolo e poi la colpa è di DiFrancesco?», «LaRoma che esonera Di Francesco è come incolpare i cavalli che il carro senza ruote non cammini», «Pallotta è lo Zamparini americano».

Ma c’è anche un trend contrario composto da una parte di utenti d’accordo con la scelta della società: «Era la svolta che ci voleva ed era questo il momento di farla per provare ad invertire la rotta». La svolta si chiama Claudio Ranieri, tecnico testaccino che in passato aveva già allenato la Roma portandola a un passo dalla scudetto nel 2010: «Dopo questa bella notizia, vi dico che arriveremo terzi, Pastore rinascerà e scoprirete che Kluivert è un fenomeno», «Se è un problema fisico vediamo cosa può fare Ranieri in due mesi. Se è mentale, allora magari con la sua esperienza può incidere sulla testa dei giocatori», «L’ultimo allenatore a sfiorare lo scudetto con una squadra più scarsa tecnicamente di questa». Non solo messaggi positivi, però, c’è anche chi non crede che Ranieri possa risollevare le sorti giallorosse: «Stavolta non avrà le idee di gioco di Spalletti e la preparazione di Bertelli».


Paga Di Francesco: la Roma a Ranieri, Monchi all’uscita

LA REPUBBLICA - PINCI - Ha passato la notte dormendo poco, il viaggio in aereo in silenzio, sapendo già quello che gli avrebbero detto appena messo piede a Trigoria. La notte di Porto, il rigore subito al 117 e quello implorato invano al 120’ hanno chiuso la stagione romanista di Eusebio Di Francesco. E insieme, quella del ds spagnolo Monchi, non ancora formalizzata per lanecessità di trovare una via d’uscita condivisa: ne parlerà stamane con la società.

Da oggi toccherà a Claudio Ranieri: è lui la scelta del furioso presidente Pallotta. Di cambiare aveva deciso prima dell’eliminazione dalla Champions, il risultato l’ha sostenuto. L’allenatore nato a San Saba, pochi metri da Testaccio, ha esattamente 80 giorni per salvare una stagione disastrosa, senza trofei per 111° anno di fila, con il 4° posto che garantisce il bancomat della Champions lontano3 punti e la convinzione che così com'era fino a ieri la Roma non sarebbe stata capace di colmare.

Dopo Zeman, Spalletti e DI Francesco, che fu team manager, è il 4° allenatore di ritorno scelto dalla proprietà americana: lui a Roma era stato già tra il 2009 e il 2011: subentrò a Spalletti, sfiorò uno scudetto, s’infranse sulla gestione di una squadra a fine ciclo e sui rapporti con alcuni leader. Quello che è successo oggi all’allenatore che sostituirà.

Dopo aver consolato l’amico Di  Francesco, Francesco Totti ha chiamato Ranieri per dargli il bentornato: ma non lo ha scelto lui, a offrirgli la Roma è stato Franco Baldini, consulente di Pallotta, prima ancora della notte di Oporto. Ranieri, cacciato 8 giorni fa dal Fulham, ha accettato di legarsi soltanto fino a fine stagione: così ha battuto la concorrenza di Montella, Donadoni, Paulo Sousa.

Dopo resterà con un altro incarico, per la panchina della prossima stagione la Roma ha progetti più ambiziosi: vorrebbe Sarri, con cui ha già parlato. Guarda con attenzione alla situazione Allegri, che le sfuggì nel 2013. Allenatori accessibili solo arrivando in Champions, viatico indispensabile anche per evitare una diaspora dei migliori per garantirsi le plusvalenze che il Fair Play impone a una società coi conti della Roma: non solo Manolas e Dzeko, ma pure Under, forse Pellegrini o Zaniolo. Abbastanza per rendere l’idea dell'urgenza di un cambio.

Che non è nata dalle lacrime di Florenzi allo stadio Do Dragao: il momento in cui il presidente Pallotta ha deciso che Di Francesco dovesse andare via è il 30 gennaio scorso, dopo i 7 gol presi a Firenze. Da quel giorno la percezione che la squadra non seguisse più l’allenatore ha iniziato a farsi sempre più forte. E diventata certezza sabato, con quel derby perso 3-0 controla Lazio di Caicedo e Cataldi, non esattamente la miglior versione di sé. A Di Francesco avevano chiesto un passo indietro, visto che lui stesso, da quei calciatori che un anno fa avevano dato l’anima per portare la Roma alla semifinale di Champions nella notte irripetibile col Barca, si era sentito abbandonato. Sentimento tradito nel discorso d’addio: toni freddi, formali. «Il destino ha detto questo», il saluto a una squadra gelida. Il primo a dedicargli un pensiero sui social è stato Zaniolo, quello che più gli deve.

Oggi inizia un’altra storia: Ranieri parlerà alla tv del club dopo una sosta nella sua casa dei Parioli, e domenica in sala stampa. Nel frattempo si consumerà anche l’altro addio: Monchi, scavalcato nella scelta del nuovo tecnico, lascerà oggi: flirta con l’Arsenal dell’amico Emery, dove lavora pure lo spagnolo Raul Sanllehi. Per il futuro probabile una promozione del suo vice Massara, contattato pure il ds del Lille Luis Campos. Sguardi sul futuro: per non pensare solo ai prossimi 80 giorni.


Sarri: "Contento per Ranieri e dispiaciuto per Di Francesco, ha pagato la stagione difficile della Roma"

Maurizio Sarri, allenatore del Chelsea, ha parlato ieri sera al termine della sfida valida per l’andata degli ottavi di finale di Europa League. L'ex Napoli ha espresso il suo parere sul cambio di panchina dei giallorossi:

"Sono contento per Ranieri ma mi dispiace per Di Francesco. La stagione della Roma è difficile, dispiace abbia pagato l’allenatore. Spero di vederlo presto su un’altra panchina perché Di Francesco è un bene per il calcio italiano".


La seconda volta di Ranieri, Totti il suo angelo custode

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - È la seconda volta che come allenatore Claudio Ranieri varca il cancello di Trigoria. La seconda dopo dieci anni, da quando, nel settembre del 2009, raccolse l’eredità di Spalletti, arrivando a sfiorare un clamoroso scudetto in rimonta. Accettò la sfida da “Romano e romani sta”, come disse il giorno della presentazione, le stesse motivazioni che lo portano oggi a riaccettare la panchina giallorossa in un momento così difficile. In mezzo il clamoroso trionfo in Premier alla guida del Leicester, che lo ha fatto entrare nella storia del calcio.

D'altra parte il vizio dei ritorni è di casa a Trigoria, visto che Ranieri è il terzo ripescato dalla proprietà americana. Prima di lui, già Zeman e poi Spalletti, entrambi tornati nell’entusiasmo generale e poi andati via senza i risultati delle loro prime gestioni. Delle “minestre riscaldate” nelle quali la società decide di tuffarsi nei momenti complicati, in questo caso per traghettare la squadra nelle ultime 12 partite di campionato che dividono la Roma dalla possibilità di qualificarsi in Champions.

Nel 2009-10 Ranieri infilò ben 24 risultati utili consecutivi, regalando ai tifosi una squadra agguerrita e cattiva, che riuscì a segnare una storica rimonta sull’Inter. L’anno successivo si concluse prima per Claudio, che decise di andarsene in corsa dopo la sconfitta di Marassi col Genoa (4-3), annacquando un po’ quanto di buono fatto la stagione precedente. Al suo posto arrivò quel Montella.

È come un continuo de javu, ma è troppo importante la qualificazione Champions - dopo l’eliminazione col Porto - e così Ranieri torna per raddrizzare la barca. Dei giocatori allenati sulla panchina giallorossa è rimasto solo De Rossi, costretto però allo stop per un probabile stiramento al polpaccio e nel pieno dei dubbi legati al suo futuro. In società trova Totti, che lo ha contattato e che lo supporterà con lo spogliatoio, accelerandone l’inserimento.

Un terzetto di romani per salvare la stagione romanista: Ranieri, De Rossi e Totti, baluardi ai quali la società si aggrappa, consapevole di aver ormai perso Monchi. Il ds, contestato da un gruppetto di tifosi in Portogallo all’aeroporto («Te ne devi andare, hai distrutto la squadra», gli hanno urlato), ha risposto stizzito: «Tra sei mesi vengo a prendervi uno a uno». Nervosismo evidente in queste ore di riflessione che potrebbero portare Monchi a lasciare prima della fine della stagione. Lo spagnolo si è scusato via social. «C'è stato un momento di nervosismo a causa della grande delusione che proviamo tutti, ma le mie parole sono state riportate in modo non corretto. Me ne scuso con tutti i tifosi, in particolare quelli presenti».

Il canto del cigno, con le voci che girano legate a un possibile ritorno di Sabatini a giugno. Già, un ritorno, l'ennesimo nel caso, di una società che continua a girare su se stessa alla ricerca di soluzioni. Oggi Ranieri sbarcherà nella capitale e andrà a conoscere squadra e dirigenza. Si riprende da un romano, al quale un po’ tutti sconsigliavano di infilarsi in un’avventura dalla quale avrebbe tutto da perdere. Ma il richiamo della Roma è più forte di qualsiasi altra logica.


Roma, veleni e rivoluzione: cacciato Di Francesco, panchina al tifoso Ranieri

LA STAMPA - BUCCHIERI, DE SANTIS - Eusebio Di Francesco non è più l’allenatore della Roma, consumato sull’altare di troppi alti e bassi che hanno finito per dilapidare il credito, quasi una meraviglia, della semifinale di Champions dello scorso maggio. Proprio dentro la coppa che sembrava il suo giardino preferito, l’allenatore abruzzese ha bruciato le ultime energie, anche per colpa di un arbitro, il signor Cakir, che ha scelto di non rivedere alla tv il fallo da rigore su Schick proprio sul sipario della sfida di Porto, tanto lunga, quanto crudele. Decisione che ha portato il patron giallorosso James Pallotta sull’Aventino («Ci hanno derubato, sono stufo di questa m...», il suo sfogo).

Sfidò Mourinho per il titolo Via Di Francesco con il dolce bottino, per il club, di oltre 150 milioni di euro (il prezzo, guadagnato, del cammino in Europa nelle ultime due edizioni di Champions), spazio al romano e romanista Claudio Ranieri. «Per me, questi, sono stati i mesi più belli, intensi ed adrenalinici della mia carriera da allenatore. Adesso state vicino a Francesco (Totti, ndr) e Daniele (De Rossi, ndr), i punti di riferimento della rinascita...», disse il tecnico testaccino il pomeriggio del 20 febbraio 2011, quando lasciò la panchina della Roma dopo quasi due anni e  uno scudetto, la stagione precedente, buttato alle ortiche nel secondo tempo della partita con la Sampdoria.  Ranieri torna nella Capitale da dove sfidò l'Inter di Mourinho, quella del Triplete, fino ai passaggi finali di un campionato che per 37 aveva virtualmente vinto il 16 maggio del 2010. E torna per una questione di fede e di tifo: il manager che ha stregato il mondo vincendo la Premier League alla guida del Leicester non avrebbe posto condizioni ad un ruolo, di fatto, da traghettatore fino a giugno (l’obiettivo, poi, sarà Sarri, il sogno Allegri).

Lascerà anche il ds Monchi Nove negli ultimi nove anni e mezzo. Sette inotto stagioni a proprietà Usa: questi i numeri dei cambi tecnici della Roma. Il ritorno di Ranieri - è atteso 0ggi, domenica la presentazione - trova il suo sponsor anche in Franco Baldini, già dirigente giallorosso a più riprese e, 0ggi, diretto consulente di Pallotta. Con Di Francesco (commosso il suo saluto ad una squadra che non lo ha mai osteggiato) uscirà di scena - forse già oggi - anche il direttore sportivo dei miracoli a Siviglia e delle tante, molte trattative poco digerite nella Capitale: quella che doveva essere l’era gentile dell'elegante Monchi, ieri contestato alla partenza da Porto, verrà ricordata per un’avventura da oltre 250 milioni di euro in uscita per l’arrivo di ventuno giocatori dalla primavera del 2017.  Ranieri in panchina, Totti dirigente e De Rossi in campo (una volta guarito dall’ultimo guaio muscolare): la Roma ai romani suona come un controsenso nell’era a stelle e strisce, ma, in parte, sarà così per raggiungere quel vitale quarto posto che apre alla prossima Champions e ai suoi guadagni. Totti ha difeso l’amico Di Francesco fino all’ultimo, ma, ora che ritrova Ranieri sebbene in ruoli diversi, non può che esserne felice. «Entrò nello spogliatoio e disse: restano fuori Francesco e Daniele. Ora posso dire che ebbe le palle per farlo...», così Totti. I due simboli della Roma rimasero fuori dopo il primo tempo di un derby perso e, vinto nella ripresa. Per la città quello che sembrò un affronto si trasformò in rinascita . «Con lui si parla in romanesco», ha sempre sostenuto l’allora capitano.


Monchi seguito dal PSG

Dopo l'esonero di Di Francesco anche Monchi si prepara l'addio. Ma non c'è solo l'ipotesi Arsenal, più volte circolata negli ultimi giorni. Il ds, infatti, è valutato anche dal Paris Saint Germain, che sta pensando a separarsi dall'attuale ds Antero Henrique. Lo riporta Le Parisienne


L’eliminazione costa 20 milioni: Roma furiosa con Uefa e Var

CORRIERE DELLA SERA - 20 milioni di euro. Questo il danno quantificato per il mancato accesso ai quarti di Champions. Per questo la Roma è furibonda con la Uefa per l'episodio contestato del mancato rigore concesso nella sfida con il Porto.

Il club contesta la disparità di trattamento tra il rigore concesso al Porto, in cui l’arbitro è stato richiamato dal Var per verificare il fallo di Florenzi, e il mancato rigore per un fallo di Marega su Schick, che non è stato ricontrollato. La dirigenza aveva pensato di presentare una protesta formale ma, dopo uno scambio di comunicazioni con i rappresentanti della Uefa, ha cambiato idea.