Da Kolarov a Fazio, il gol è in-attivo

IL MESSAGGERO - TRANI - Terzo attacco del campionato con 46 reti - dietro soltanto alla Juventus (52) e all'Atalanta (51) - ma nessuna delle punte a disposizione di Di Francesco è ancora andata in doppia cifra: El Shaarawy, il migliore del reparto, è fermo a quota 8, con 10 specialisti, da CR7 a Petagna, e di 10 squadre diverse che hanno fatto meglio di lui e quindi degli altri giallorossi. È l'anomalia che regna a Trigoria che vuole i difensori protagonisti: 15 reti (il top in serie A), le ultime 2 segnate da Kolarov (7) e Fazio (4) al Bologna. E gran parte di queste marcature, arrivano - come accaduto lunedì sera - da palle inattive. In questa graduatoria la Roma (che segna come nessun altro all'Olimpico: già 30 centri) è con 16 gol dietro solo alla Juve (17). Cosi divisi: 4 su rigore, 4 da corner, 2 da punizione diretta e 6 da quella indiretta. Kolarov e Fazio i finalizzatori scelti: lasciante a 7 compagni le altre reti. I difensori restano comunque i più ispirati: Manolas e Jesus sono entrati nella lista. Ma anche i centrocampisti sanno come far centro, di testa e di piede: Cristante, Nzonzi, Pellegrini e Zaniolo. In più Perotti, il rigorista che, per le ricadute muscolari, ha dovuto scansarsi davanti al cecchino Kolarov che ha colpito pure su punizione.

 
ALTA QUOTA - Il difensore centrale ha addirittura fatto l'en plein (4 su 4). In questa stagione Fazio è diventato il simbolo della nuova opzione, conseguenza della strategia del mercato estivo, per rendere più competitiva l'attuale rosa. E per consentire alla Roma, semifinalista nell'edizione scorsa della Champions, di avere più fisicità proprio quando va in giro per l'Europa. Monchi, al momento di scegliere i rinforzi, ha guardato anche alla statura: ecco che sono arrivati a Trigoria Marcano, Cristante, Zaniolo, Nzonzi e Pastore, pronti ad affiancare Fazio, Manolas, Kolarov, Dzeko e Schick, gli altri giganti del gruppo. Sono 10 i giocatori di movimento che guardano gli altri dall'alto in basso, partendo minimo da 187 centimetri. Come se non bastasse, catalogati da pivot pure i nuovi portieri: Olsen sfiora i 2 metri (1,98) e Mirante accanto al titolare non sfigura (1,94). E anche il terzo Fuzato li può guardare negli occhi (1.90). Più di mezza squadra è di vatussi. I muscoli e i centimetri rappresentano, dunque, le certezze nella corsa per il 4° posto.

 
PERCORSO ALTERNATIVO - Sono già 16 le reti (su 46, quindi più di un terzo) sbocciate da palla inattiva. L'evoluzione della Roma, tornando al campionato scorso, è evidente: stesso raccolto, ma senza aspettare 38 partite. Premiato il lavoro di Di Francesco nelle esercitazioni quotidiane. Adesso l'allenatore sa che, contando proprio sulle caratteristiche degli interpreti, può andare a dama sfruttando esclusivamente l'abilità dei singoli nell'area avversaria o semplicemente la precisione su calcio piazzato. Spesso, senza offesa, è mancato il gioco. Dall'addestramento e non certo dal cilindro, è però uscita la giocata. Da corner o da punizione, in acrobazia, di testa o con il classico tap in. Il collettivo si vede anche da fermo.


Zaniolo, l'intervista da giovane vecchio: «Io come Totti? La trovo una forzatura»

IL MESSAGGERO - CARINA - L'incipit dell'intervista è esaustivo: «È sulla bocca di tutti ma in pochi lo conoscono bene». Per questo motivo ieri la Roma ha deciso di dar voce a Zaniolo. Sguardo da uomo, sorriso che tradisce ancora un pizzico di timidezza, il papà come punto di riferimento («Da piccolo lo andavo a vedere quando giocava. Anche qui, alla Cisco Roma, mi emozionavo quando segnava un gol»), Nicolò prima ammette il debole per Kakà («È sempre stato il mio idolo») per poi confessare quello che tutti i tifosi giallorossi volevano sentire: «Restare qui per tutta la carriera? Alla fine giocando in squadra con De Rossi e Florenzi, o vedendo a quello che ha fatto Totti, capisci quanto si possa essere attaccati a squadra e tifosi». Bravo e maturo a dribblare i paragoni con Totti («È davvero una forzatura. Sono onorato anche solo dell'accostamento, ma io ancora non ho fatto niente»), a 19 anni sogna di vincere il Mondiale: «Parlavo con De Rossi delle emozioni vissute e mi è venuta la pelle d'oca. Spero di riuscirci anch'io».

 
L'OCCASIONE PERSA - La sua vita è cambiata di colpo e con questa le attenzioni nei suoi confronti: «Non mi sento famoso, ma sono sotto gli occhi di tutti, questo sì. Devo essere bravo a gestire tutto questo. Però voglio che si parli molto di più di me e di quello che faccio in campo, rispetto a quello che c'è fuori». Nicolò si riferisce presumibilmente a quanto accaduto nei giorni scorsi con l'intervista alle Iene in tandem con la mamma che tanto ha fatto discutere. Un peccato e un'occasione persa non avergli posto nessuna domanda sul tema.


Stirpe: «Io, tra regione e sentimento»

IL MESSAGGERO - DI RIENZO - Non ha mai nascosto la propria simpatia per la Roma, ma sabato sera al Benito Stirpe, lo stadio-gioiello da 16.227 posti tutti al coperto intitolato a suo padre che a metà anni 60 alla guida del Frosinone conquistò la prima promozione dalla Serie D alla C, Maurizio Stirpe, da più di tre lustri al vertice del club ciociaro, tiferà per i colori giallazzurri.

 
Il suo cuore, insomma, presidente non sarà diviso a metà?
«Assolutamente no, sarà tutto giallazzurro. E' noto che io sono un simpatizzante della Roma, però sabato sera farò ovviamente il tifo per il mio Frosinone. Su questo non potranno esserci incertezze né tanto meno equivoci».

 
Come è nato l'amore per la squadra giallorossa? C'entra qualcosa suo padre?
«Mio padre era tifoso della Roma e per la prima volta mi portò a vedere una partita all'Olimpico nel 67, cioè l'anno dopo che il Frosinone, con lui alla guida della società, conquistò la terza Serie nazionale. All'epoca avevo 9 anni e ricordo che rimasi colpito dalla tantissima gente presente sugli spalti, forse 40-45mila spettatori. Per me abituato al Matusa (il vecchio stadio dove i giallazzurri hanno giocato per oltre 70 anni, ndr) dove a vedere il Frosinone c'erano al massimo 4.000 persone, fu uno spettacolo che mi lasciò senza fiato».

 
Per lei che cosa significano la Roma e il Frosinone?
«Entrambe sono il segno di una identità, dell'appartenenza ad una regione, nel nostro caso, il Lazio. Due città, Roma e Frosinone, che peraltro rappresentano un punto di riferimento della mia vita».

 
Che partita si aspetta sabato sera?
«Indubbiamente una gara molto difficile per il Frosinone, inutile nascondersi dietro un dito. Sarebbe importante fare punti pesanti anche in casa, visto che non abbiamo mai vinto davanti ai nostri tifosi. Però non è il caso di mettere pressioni alla squadra anche perché dopo la partita con la Roma, per noi inizia un ciclo di scontri in cui, invece, se vuoi salvarti di punti dovrai farne eccome».

 
Allora, presidente, pare di capire che alla vigilia firmerebbe per il pareggio?
«Certo che firmerei in anticipo per un punto. Per il Frosinone è fondamentale muovere la classifica».

 
C'è qualche giocatore in particolare che toglierebbe alla squadra di Di Francesco?
«È difficile individuare un elemento, dipende da chi giocherà (ride Stirpe, ndr). Quello giallorosso è un organico di grande qualità. Considerati gli impegni futuri della Roma (il derby con la Lazio, ndr), comunque, spero che sabato sera facciano un buon turn over».

 
De Biasi, l'ex ct dell'Albania, in settimana ha detto che rispetto alla partita con la Juventus, il Frosinone contro la Roma avrà più chance. E' d'accordo?
«Probabilmente De Biasi ha ragione. Stavolta peraltro giochiamo in casa e, poi, la Roma pur fortissima, non è certo la Juventus. Il coefficiente di difficoltà, comunque, rimane elevato e non dimentichiamo che all'andata la Roma ci ha battuto 4-0. Ma per restare in corsa fino all'ultimo per la salvezza, d'ora in avanti il Frosinone dovrà fare qualcosa di più rispetto al passato. Purtroppo sta pagando un avvio di campionato disastroso, con un solo punto ottenuto nelle prime 8 giornate. Adesso, però, bisognerà affrontare gli avversari con più coraggio e magari, in certi momenti della partita, anche con un pizzico di sfrontatezza».

 
A proposito di salvezza, presidente, che cosa farebbe per riuscire a centrarla?
«Per tentare di rimanere in Serie A, quest'anno la società non ha lesinato impegno e risorse più di quanto in effetti potesse fare. Se dovessimo salvarci e personalmente ci ho sempre creduto per mantenere la categoria anche nella prossima stagione senza troppa sofferenza, allestirei una squadra ancora più competitiva rispetto all'attuale»


Favola Zaniolo: «A Roma sto vivendo un sogno»

LEGGO - BALZANI - «Vivo una favola, ma parlate di me per quello che faccio in campo». I riflettori sono puntati su Zaniolo più alti che mai. Il nome del talento romanista è da settimane sulla bocca di tutti per le grandi prestazioni, ma pure per le polemiche nate dopo il servizio de Le Iene che ha coinvolto anche sua mamma Francesca. Ieri Zaniolo ha rilasciato una lunga intervista al sito della Roma spaziando dai suoi idoli («Kakà per lo stile») all'emozione di quando vedeva suo padre Igor segnare fino alla vita privata («Non mi piacciono i videogiochi. Esco con la mia ragazza che ho conosciuto qui e a Capodanno ho preferito una cena con gli amici a La Spezia piuttosto che una vacanza»).
Niente paragoni con Totti: «È davvero una forzatura. Sono onorato anche solo dell'accostamento, ma io ancora non ho fatto niente. Io sono timido, mi vergogno anche a parlarci e per questo non gli ho mai chiesto consigli. È venuto lui a darmeli. Vedendo quello che ha fatto Totti, capisci quanto si può essere attaccati a questa squadra e a questi tifosi. Sarebbe un sogno fare le stesse cose». Nicolò racconta poi l'emozione per l'esordio col Real: «A fine riunione il mister mi comunicò che avrei giocato, mi chiese se ero pronto. Io gli ho detto di sì. Invece di riposare, sono stato tutto il giorno in camera a guardare il soffitto. De Rossi è venuto a dirmi di giocare come sapevo, a due tocchi. Anche Totti lo ha fatto». Eppure c'è stato un momento in cui Zaniolo ha pensato di smettere: «È successo quando la Fiorentina mi ha mandato via. È stata una doccia fredda e ci ho pianto una settimana intera. Poi mi sono rimboccato le maniche. Sono andato all'Entella, vicino alla mia famiglia, e da lì è nato tutto. Ora sono cambiate le attenzioni nei miei confronti. E anche nei confronti delle persone che mi stanno attorno. Però voglio che si parli molto di più di me e di quello che faccio in campo, rispetto a quello che c'è fuori».
Basta speculazioni sui social: «Sono nato nell'era dei social ed è difficile non utilizzarli. Ti ci diverti, ma so che bisogna stare attenti. Ma la gente è andata a ripescare dei post che ho fatto quando avevo 13 anni...» in cui tifava Juve. Acqua passata.

 

 

 

Prohaska: «Nicolò super, mai visti 19enni così»

LEGGO - PONCIROLI - Il nome di Herbert Prohaska rievoca momenti di gioia ai tifosi giallorossi. L’austriaco, oggi 63enne, è stato uno dei protagonisti dello scudetto vinto dalla Roma nella stagione 1982/83.

 

Prohaska, segue ancora il calcio italiano? 
«Certamente, mi piace il calcio italiano. Ogni lunedì mi informo su quello che è successo e cerco di vedere anche delle partite. Sono stato benissimo in Italia, sia a Milano che a Roma dove ho vinto lo scudetto. Lo scorso anno sono stato a Roma con mia moglie, sono legato alla città».

 

Che ne pensa della Roma di oggi?
«Ha un grande potenziale. Ci sono giocatori importanti e spero che possa tornare a vincere qualcosa di importante il prima possibile. Sarebbe bello».

 

Il volto nuovo della Roma di oggi è Zaniolo. Che ne pensa? Siamo sulle orme di Totti? 
«L’ho visto giocare e devo dire che è davvero fortissimo. Non mi ricordo un giocatore di 19 anni con queste doti e questa fisicità. Penso proprio che diventerà un fuoriclasse. Ha tutto per diventare un grandissimo, lo spero per lui e per la Roma».

 

Intanto c’è da affrontare la sfida di ritorno, di Champions League, contro il Porto… 
«La Roma ce la può fare, anche se non sarà facile. Il Porto è una squadra molto ben organizzata».


Primavera battuta dal Midtjylland ai rigori

LEGGO - BALZANI - La Youth League per le italiane è già finita. Roma e Juve, infatti, hanno fallito l’approdo agli ottavi perdendo il play off rispettivamente con Midtjylland e Dinamo Kiev. I giallorossi si sono piegati per 5-3 ai rigori contro i danesi che avevano pareggiato (proprio su penalty) il vantaggio iniziale di Pezzella. «Falliti troppi gol», il commento di Riccardi. La Juve ha perso addirittura 3-0.

 

 

 

Stirpe all'attacco: "Noi senza paura, a Ciofani dico..."

GAZZETTA DELLO SPORT - Una notte in trincea? E chi l’ha detto. Una notte da «leoni» di Ciociaria? Perché no. Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone e vicepresidente di Confindustria con delega al Lavoro e alle Relazioni Industriali, va in campo con i suoi «umanissimi» eroi e vuole meritarsi il sogno di una serata da circoletto rosso, o giallorosso, fate voi, con una partita di coraggio e sofferenza, in quella che sarà anche la sfida del cuore contro la Roma, l’altra squadra per cui ha sempre tifato, fin da quando col padre andava a vederla da ragazzo dagli spalti dell’Olimpico. E come i frusinati non vollero arrendersi ad Annibale durante la Seconda Guerra Punica, anche i suoi «guerrieri» giallazzurri non intendono arrendersi alla logica dei perdenti, delle meteore in Serie A, inflessibili ogni fine settimana nel provare a respingere i tentativi dei concorrenti di affondarli verso la B: «Sarà una partita particolare per me, lo dico apertamente – ammette il patron –: evocherà ricordi e suggestioni, mi emozionerò senz’altro nel valzer della memoria, ma il mio Frosinone vuole vivere il presente giocando a viso aperto e, soprattutto, vuole fare punti pesanti: questa è l’altra verità».

E, certo, affrontare la «sua» Roma nel nuovo stadio di Frosinone intitolato a suo padre Benito, aggiunge al contesto un forte motivo di orgoglio personale.

«Certamente, è così. Dentro di me, provo questo sentimento. E riaffioreranno tanti momenti, uno fra tutti: quello di un Roma-Fiorentina di fine anni Sessanta che andai a vedere con mio padre, tifoso come me dei giallorossi. Segnò Amarildo, un gol che non dimenticherò mai. Ci abbracciammo a lungo in tribuna. E poi a casa custodisco gelosamente anche la maglia di Francesco Totti, guai a toccarla... Sarà anche una bella rimpatriata tra persone che si vogliono bene. Tanti amici romani, a cui tengo, mi hanno chiamato per annunciarmi la loro presenza e chiedermi le coordinate per raggiungere lo stadio. Non sarà una partita come tutte le altre».

Lei, da imprenditore e vicepresidente di Confindustria, ha anticipato in provincia proprio gli obiettivi della big giallorossa nella Capitale: lo stadio di proprietà il Frosinone l’ha costruito, la Roma ancora no.

«E quello che posso dire ai dirigenti giallorossi è di perseverare su questa strada, perché sarebbe importante avere due stadi di riferimento. Ho accolto con soddisfazione l’annuncio che l’impianto della Roma si farà. È un traguardo che cambia il destino delle società. A Roma è una situazione paradossale. Il Flaminio in stato d’abbandono è un fatto che deve far riflettere e agire, poi vedere una partita in tribuna oggi all’Olimpico da così lontano è un altro aspetto non più accettabile. Perché le curve di moderna concezione offrono una visuale agli spettatori ben diversa».

A proposito degli stadi di proprietà, che anche il Napoli ancora non possiede, lei nella risposta alle parole del presidente azzurro Aurelio De Laurentiis, secondo cui «il Frosinone non dovrebbe stare in Serie A», ha detto pure «di non avere il complesso dello stadio piccolo». Ma nemmeno dell’attacco spuntato, a quanto pare.

«E già, il Frosinone segna. E finalmente lo fa in casa e pure in trasferta. Non abbiamo complessi. Per quanto riguarda invece la polemica col presidente del Napoli, non credo che a distanza di giorni sia successo qualcosa di nuovo: ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, a quanto pare».

Su posizioni diverse, invece, si è portato il Frosinone, in chiara ripresa dopo il colpo in trasferta contro la Sampdoria di due giornate fa: sono maturi i tempi per la prima vittoria in A in casa, allo Stirpe, a lungo, troppo a lungo, rimandata?

«Credo proprio di sì. E lo dico perché il nostro allenatore Baroni è riuscito a inculcare nella testa dei giocatori la consapevolezza che possiamo dire la nostra contro chiunque. Abbiamo avuto in casa, soprattutto all’inizio del girone d’andata, un atteggiamento arrendevole che ci ha complicato il piano salvezza, ma ora le cose sono cambiate. E all’obiettivo io credo fermamente: le nostre possibilità restano intatte, perché abbiamo avuto finora il merito di restare aggrappati al treno che porta al traguardo. Contro Spal e Parma saranno sfide decisive, ma io resto concentrato sulla Roma. E col contributo di tutti, anche di noi dirigenti, arriveremo presto al dunque e ci toglieremo tutti i dubbi. Ma dobbiamo, questo sì, sbloccarci in casa. E ci sbloccheremo presto».

Da Cristiano Ronaldo a Edin Dzeko, però, sempre campioni sulla vostra strada.

«E lo sono davvero. La qualità di CR7 l’abbiamo verificata a nostre spese a Torino, ora tocca a noi reagire. Auguro alla Roma e al centravanti bosniaco di andare in Champions, ma almeno stavolta si limitino contro il Frosinone. Anche per una questione di “coerenza”: con le piccole hanno avuto problemi con Udinese e Bologna in trasferta e con Chievo e Spal in casa, facessero lo stesso con noi... (e ride). Se contro le nostre dirette concorrenti i giallorossi avessero fatto il loro dovere, in classifica noi saremmo più in alto».

A rivedere il film di alcune sfide con le big, soprattutto contro Milan e Lazio, potevate in fondo raccogliere di più.

«Più che alla gara col Milan, che non era come quello di oggi, sia ben chiaro, ripenso a quella contro la Lazio: un punto l’avremmo meritato con i biancocelesti, al di là degli episodi».

Fosse a Frosinone, il crack Zaniolo vi avrebbe portato magari fuori dalla zona a rischio. Non ci avevate fatto un pensierino l’estate scorsa?

«Ma lui per la verità è stato oggetto di una transazione tra Inter e Roma. E la Roma l’ha voluto per metterlo in campo, noi non avremmo potuto competere con loro nella trattativa. Però abbiamo portato a Frosinone ragazzi come Pinamonti e Cassata, che sono il futuro del calcio italiano e una certezza per noi. Il loro valore sta venendo fuori con chiarezza. E aggiungerei anche Ghiglione e Valzania: daranno il loro contributo lungo il sentiero della salvezza».

Soddisfatto del lavoro del consulente dell’area tecnica Stefano Capozucca?

«L’ho scelto l’estate scorsa perché doveva aiutarci nella nostra crescita, avendo un’esperienza sul mercato consolidata da anni. E io sono soddisfatto di lui».

A Ciofani hanno appena rubato il Rolex a Roma e lei ha cercato in settimana di consolarlo: se segna il gol della vittoria, lei che fa?

«Glielo ricompro, su questo non ci sono dubbi. Stia tranquillo Daniel, pensi solo alla partita e a vincere, all’orologio ci penserò io...».

Dagli scippi di orologi al calcio malato di questi tempi: quanta impressione le ha fatto il caso Pro Piacenza?

«Vicenda emblematica. Che mi induce a dire che nel nostro sistema bisogna imparare a rispettare le regole. E mi riferisco anche al tema caldo della sostenibilità finanziaria e dei bilanci dei club, su cui bisogna restare sempre con gli occhi ben aperti».

Altro tema a lungo dibattuto, l’utilizzo della Var: lei come la considera?

«Noi siamo in debito con questo nuovo strumento tecnologico. Resta però un sistema valido, che va perfezionato».

Proprio ad inizio stagione, nel momento di crisi più acuta della squadra, lei annunciò che in caso di retrocessione avrebbe ceduto il club: lo pensa ancora?

«Dico che siamo tutti utili, nessuno indispensabile. Se un giorno dovrò prendere in considerazione la possibilità di passare la mano, lo farò sempre per il bene del Frosinone. E mai al buio».


Cuore Zaniolo, lacrime e sogni: "Volevo mollare ora inseguo il mondiale"

GAZZETTA DELLO SPORT - I calci, le lacrime, i sogni. Benvenuti nel magico mondo di Nicolò Zaniolo che – raccontandosi al sito della Roma – ci fa capire come basta poco perché le favole virino dal lieto fine al rimpianto. «Avevo 3-4 anni, non ero ancora iscritto a una scuola calcio, ma appena vedevo una cosa per strada la prendevo a calci. Poi ho iniziato a vedere mio padre Igor che giocava e lì è nata la passione. Mi emozionavo quando lui segnava un gol».

CALCIO ADDIO Ma Nicolò è stato ad un passo dal vedere sfiorire la sua emozione. «Nelle giovanili non ho avuto certezze, anzi: più delusioni. Non c’è un momento in cui ho pensato “ce la faccio”. Ho iniziato al Genoa e poi sono andato alla Fiorentina, partendo con gli Esordienti, poi gli Allievi e quindi la Primavera. Poi mi hanno comunicato che non c’era posto per me. Mi sono demoralizzato. Dopo 7 anni trascorsi lì mi sentivo in famiglia. È stata una doccia fredda e ho pianto una settimana intera. Poi mi sono rimboccato le maniche, sono andato all’Entella, ma in Primavera non giocavo, dovevo ancora ambientarmi, così mi ritrovai nel bar di mio padre a La Spezia, che piangevo. Gli dissi: “Se non riesco a giocare qui, forse devo fare qualcos’altro nella vita”. E lui mi rispose: “Fai l’ultima settimana a mille, fatta bene, senza pensare”». L’ho fatta e da lì non sono più uscito». Infine a Benevento, un giorno prima del compleanno di mio padre, è arrivato l’esordio. È stata un’emozione incredibile. Non ci credevo: era passato meno di un anno dallo scarto della Fiorentina e stavo esordendo tra i professionisti».

IL REAL E TOTTI L’esordio in mondovisione, però, è stato un altro: contro il Real. «Di Francesco fece la riunione tecnica alle 11. Non annunciò la formazione, ma mi disse che voleva parlarmi alla fine. Lì mi comunicò che avrei giocato, mi chiese se ero pronto. Io gli ho detto di sì, ma invece di riposare, sono stato in camera a guardare il soffitto. De Rossi poi è venuto a dirmi di stare tranquillo e di giocare come sapevo, a due tocchi. Anche Totti è venuto a dirmelo. In generale, mi vergogno ad andare a parlarci e per questo non gli ho mai chiesto niente direttamente, ma è sempre venuto lui a darmi dei consigli. Fare paragoni con lui è una forzatura. Sono onorato anche solo dell’accostamento, ma io ancora non ho fatto niente». Forse, però la vita di Zaniolo è cambiata. «Anche quella delle persone che mi stanno attorno. Però voglio che si parli molto di più di me e di quello che faccio in campo, rispetto a quello che c’è fuori». Be’, se segnasse sempre doppiette in stile Porto... «È una emozione che ancora adesso non riesco a descrivere. Forse non ho ancora realizzato, ma papà dice che si fa presto ad andare in alto, ma ci si mette ancora meno ad andare in basso. Mi ripete sempre: «Non montarti la testa. Ricordati come stavi quando la Fiorentina ti ha mandato via”».

IL FUTURO Da Roma però non se ne andrà. «Alla fine giocando in squadra con De Rossi e Florenzi, o vedendo a quello che ha fatto Totti, capisci quanto si può essere attaccati a questa squadra e a questi tifosi. Sarebbe un sogno fare le stesse cose». E pensare che in agosto stava per andare in prestito. «Quando sono tornato dalla tournée ero il 9° centrocampista e l’idea di andare fuori a farsi le ossa c’era. La società ha creduto in me e anche Di Francesco». Prossima tappa: la Nazionale. «Ho parlato con Daniele delle emozioni vissute con la vittoria del Mondiale. E mi è venuta la pelle d’oca. Un giorno, magari, spero di riuscirci anch’io». Lo speriamo tutti. Confidando che tanti come lui sboccino presto.


Raggi: «Il nuovo stadio in Consiglio»

GAZZETTA DELLO SPORT - Non sappiamo se siano semplici colpi di coda di una parte perdente che non vuole arrendersi. Di certo, in attesa che oggi si consumi un’assemblea capitolina tutta dedicata al tema del nuovo stadio della Roma, ieri la giornata politica sull’argomento è vissuta sul botta e risposta tra l’ex assessore all’Urbanistica del Comune, Paolo Berdini, e la sindaca Virginia Raggi, a cui si è accodato anche l’assessore allo Sport, Frongia.

MAGISTRATURA Berdini ha dichiarato: «Se giovedì (oggi, ndr) passasse qualche scellerata approvazione del piano, io andrò alla magistratura». L’impressione è che la Raggi non stia tremando, tant’è che ha replicato netta: «Va in Procura? È bizzarro, perché è stato proprio lui ad aprire questa procedura chiedendo la convocazione della Conferenza dei Servizi». Cioè quella procedura, già terminata, che ha dato il via libera alle opere. Non è un caso che Frongia chiosi: «Ma Berdini è già stato in Procura». Come dire, senza sortire nulla.

VARIANTE Oggi, perciò, via libera al consiglio, che consentirà alle opposizioni di produrre ordini del giorno che, messi ai voti, dovrebbero essere respinti, mentre la maggioranza, a sua volta, farà votare un proprio documento, dai contenuti d’indirizzo, che invece sarà approvato. Il vero nodo sarà l’approvazione della Variante al Piano Regolatore, che il Movimento 5 Stelle vorrebbe fare approvare entro la fine di aprile per provare a capitalizzare politicamente il via libera (a quel punto effettivo) al nuovo stadio nelle prossime, delicate Europee. Per questo Tor di valle da ora in poi andrà al trotto.


Perotti gioca, Under andrà in panchina

IL TEMPO - MENGHI - A un mese dallo scatto «a freddo» contro il Torino che gli è costato una lesione al retto femorale della coscia sinistra, Under è tornato in gruppo: a Frosinone ci sarà, probabilmente in panchina, e Di Francesco potrà contare su una risorsa in più in attacco. Assente nelle ultime 6 partite, il turco dovrà gestirsi al meglio in vista di derby e Porto. Zaniolo ha coperto bene il «buco» a destra, il rientro del titolare potrebbe farlo scivolare di nuovo a centrocampo, ma non da subito perché sabato potrebbe toccare ancora al ragazzino bocciato dalla Fiorentina ai tempi della Primavera: «Mi hanno comunicato che non c'era posto per me e ho pianto una settimana intera. Poi mi sono rimboccato le maniche». Fino all’esordio in Champions contro il Real: «Il mister mi ha dato
la notizia dopo la riunione tecnica e sono stato tutto il giorno a fissare il soffitto della camera, De Rossi e Totti mi hanno detto di stare tranquillo e in campo ho pensato solo a giocare: sarebbe un sogno fare come loro e restare qui. Non sono famoso, ma sotto gli occhi
di tutti sì e devo essere bravo a gestire tutto questo». Di Francesco dovrà piuttosto gestire le energie dei suoi e gli faranno comodo i ritorni di Under e Perotti, che col Bologna è
andato in panchina e ora vuole farsi largo nell’attacco ancora orfano di Schick, che si sta allenando individualmente al pari di Karsdorp.


Ünder pronto per il Frosinone

LA REPUBBLICA - FERRAZZA -  È tornato in gruppo, Ünder, a un mese dall’infortunio al retto femorale. Dovrebbe giocare a Frosinone, mentre intorno a lui il mercato di muove, con il corteggiamento di mezza Europa. In Inghilterra i club più importanti (Arsenal, Chelsea, Tottenham, Manchester United) sono molto interessati, ma anche il Bayern Monaco, con il ragazzo – in piena trattativa da rinnovo contrattuale – che ha una valutazione intorno ai 40 milionidi euro dopo essere acquistato due estati fa per 15 milioni


Zaniolo: "Un giorno ho pensato di smettere"

CORRIERE DELLA SERA - Nicolò Zaniolo esce dalla lunga intervista, sul sito della Roma, come un ragazzo che si volta indietro e quasi non crede alla realtà che sta vivendo: «Ero appena arrivato alla Primavera della Virtus Entella e non giocavo. Mi ritrovai nel bar di mio padre, a La Spezia, che piangevo. Gli dicevo: se non riesco a giocare qui, forse devo fare qualcos’altro nella vita. Mi rispose: fai l’ultima settimana a mille, fatta bene, senza pensare. L’ho fatta e da lì non sono più uscito». Adesso è il golden boy della serie A: «Ma non ho ancora fatto niente. Mio papà mi ripete che si fa presto ad andare in alto e ci si mette ancora meno a tornare in basso. Anche per questoimiei amici sono quelli di sempre. A Capodanno sono rimasto con loro piuttosto che andare in vacanza. Abbiamo fatto una cena a La Spezia e siamo stati bene». Ribadita la passione per il 22 di Kakà («Mi appassionava il suo stile di gioco, era bello da vedere quando toccava il pallone») e negata ogni passione per i videogames («Non mi piacciono»). I social media, però, sono indispensabili: «Sono nato in questa era, è difficile non usarli. Ti ci diverti, ma so che bisogna stare attenti». Ed è il consiglio che ha dato anche a mamma Francesca. [..]