De Rossi: "Abbiamo la giusta dose di preoccupazione e rispetto, ma anche la consapevolezza di potercela fare"

Daniele De Rossi, centrocampista e capitano della Roma, ha parlato ai media alla vigilia del match di Champions League contro il Porto:

DE ROSSI A ROMA TV

"L’anno scorso abbiamo avuto dei momenti altalenanti e abbiamo dimostrato poi di essere pronti quando abbiamo affrontato questa sfide da dentro o fuori e sono convinto che lo saremo anche domani".

Come lo vedi il Porto? 
"Sono abituatissimi, anche a vincere nel loro paese. Giocano insieme da tantissimi anni, si conoscono bene, stanno facendo un percorso in Champions incredibile. È una partita difficile tanto quanto lo sarebbe stata contro le altre big europee. Abbiamo la giusta dose di preoccupazione e rispetto ma anche la consapevolezza di potercela fare. Ogni partita dà delle risposte soprattutto in un momento in cui le cose non vanno benissimo. Anche piccoli risultati intermedi possono dare una risposta a lungo termine e noi cerchiamo questo. Vogliamo risollevare la stagione anche partendo da questa partita che vale quanto una stagione".

DE ROSSI A SKY

Quali certezze avete per domani?
"Siamo forti, con un idea precisa di gioco. Ci portiamo dietro anche dei ricordi, ad esempio l'anno scorso, dopo momenti altalenanti, ci siamo dimostrati una squadra più forte di quello che credevamo di essere proprio nella fase finale della Champions. Un buon auspicio lo possiamo trarre da questo ricordo".

Quali sono le pericolosità del Porto?
"Il Porto è una squadra forte, l'allenatore è bravo e sono abituati a giocare queste partite, in più giocano insieme da tanti anni. Sarà una partita difficile ma equilibrata, entrambe le squadre si equivalgono. Siamo elettrizzati di giocare questa partita, ma sappiamo che sarà veramente difficile".

Un pensiero su Kolarov?
"Tendo sempre a difendere i miei compagni quando lo meritano, e Kolarov lo merita, fermo restando che non si può rispondere ai tifosi sempre, bisogna valutare che ogni tanto bisogna girarsi dall'altra parte e fare finta di niente. Questo lui lo sa, i tifosi hanno in campo un giocatore veramente attaccato alla sua professione, che stringe i denti quando bisogna stringerli. È un campione, ha delle qualità incredibili, ma a livello umano è uno di quei ragazzi da cui io vorrei essere sempre rappresentato. Lo dico non perché Kolarov è amico mio, ma perché è la verità. Non direi queste parole se non fosse così. Le mie condizioni fisiche? Non ho mai avuto un infortunio grave e lungo, questo è un bene. Se starò bene a lungo termine non vedo perché non debba continuare, le mie prestazioni sono in linea con quelle dei miei compagni, in questa squadra ci posso ancora stare, a patto che io non mi trascini in campo come ho sempre detto".


Conferenza Stampa Conceicao: "Dobbiamo essere forti come squadra". Pepe: "Domani vogliamo vincere e faremo di tutto per farlo"

Sergio Conceicao e Pepe, allenatore e difensore del Porto, hanno parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di domani contro la Roma:

PAROLE CONCEICAO

Torni in un posto dove sei stato felice come calciatore. Il Porto è in un momento difficile? L’avversario di domani?
"Sono stato qui come giocatore. Indipendentemente da quello che ho vissuto come giocatore, domani siamo qui per giocare. Questo è il nostro incontro che sarà fantastico. Il Porto affronterà come deve questa prova perché vogliamo arrivare all’obiettivo. Noi siamo concentrati su domani".

Senti di più la parte tattica o strategica?
"Io sono pagato per trovare delle soluzioni e non per pormi dei problemi. Questo fa parte del mio lavoro. Non mi sentirete mai dire che questo o quel risultato è venuto fuori per delle assenze. Noi non evitiamo di essere positivi e siamo concentrati sul campionato".

Come vi sentite ad essere gli unici portoghesi rimasti in Champions?
"Noi l’anno scorso abbiamo incontrato il Liverpool, è stata un’esperienza importante. Sono 180 minuti che dovremo giocare e noi dobbiamo essere esigenti. Dobbiamo essere forti come squadra e questo sarà importante per affrontare domani la partita. Anche gli avversari sono da considerare. In Italia ci sono i migliori giocatori al mondo e noi dobbiamo essere all’altezza".

Il Porto è soddisfatto di affrontare la Roma?
"Diciamo che il Porto è una squadra che si trova ai livelli più alti nel mondo e quindi vi potrò parlare di quello che sarà il risultato domani. Siamo contenti di incontrare la Roma e anche la Roma sarà contenta di incontrare noi".

Avete più esperienza?
"L’esperienza conta poco, bisogna avere coraggio e un insieme di caratteristiche che rende possibile la vittoria. La mia squadra è pronta".

Quali sono le aspettative per la partita di domani?
"Ho già parlato della Roma. La Roma è una squadra che ha giocatori molto interessanti. Sono il terzo miglior attacco del campionato italiano e questo non è poco. Fa parte del dna delle squadre essere offensive. Dobbiamo essere quello che siamo. Credo che domani parte di questo successo verrà mostrato. Terremo conto anche del processo offensivo della Roma. Sarà una partita molto interessante. Cercheremo di fare più gol possibili".

Il suo passato da ex laziale costituisce una motivazione in più? Può rispondere alla frase di Totti sul sorteggio?
"Non ci sono dei sentimenti speciali nell’affrontare la Roma. Un sentimento speciale per portare con me l’orgoglio del Porto. Per quanto riguarda Totti forse per la simpatia o l’antipatia nei miei confronti".

Cosa pensa della decisione della punizione inflitta a Corona?
"Non voglio parlare di questo. Ho delle difficoltà a capire come il presidente possa considerare questi sogni dei giocatori. Non capisco questa punizione per Corona. Noi dobbiamo avere più soluzioni per affrontare una squadra e quindi non so".

Come vedi la decisione del VAR?
"Forse non mi conosci ma io non parlo mai di arbitri".

Che indicazioni ha tratto da Fiorentina-Roma?
"Sono partite che succedono. Sono casi isolati, non possiamo prenderla ad esempio. Vediamo la Roma come una squadra competitiva".

Cosa ne pensa di Zaniolo?
"E' uno dei giocatori più importanti nella fase offensiva della Roma. Noi ovviamente consideriamo la squadra e non le individualità. Lui è veramente un giovane di grande valore".

Che emozione ci sarà ad entrare all’Olimpico?
"Ho appena risposto a questa domanda. Io sono qui per rappresentare il Porto. Mi ricordo gli anni alla Lazio comunque qui ho trovato una struttura di livello alto. Per me è sempre un emozione venire a Roma, è ovvio che la mia concentrazione è sulla partita di domani".

Perché Marcano sta avendo difficoltà?
"Ho avuto modo di allenarlo l’anno scorso. So che è un eccellente professionista e una persona fantastica. Non so perché non è riuscito a convincere in Italia. Ha delle qualità immense e anche esperienza come persona. L’anno scorso ha fatto un percorso fantastico. Per me è un giocatore al di sopra della media. Ci sono poi diversi fattori come l’adattamento, non ne ho idea".

PAROLE PEPE

Cosa si prova a giocare la Champions League?
"Giocare la Champions League è sempre speciale per qualunque giocatore ma per me di più perché mi trovo in una squadra per cui provo affetto. Grazie a questa squadra sono quello che sono oggi".

L’ultima tua partita con il Porto in Champions League è stata contro il Chelsea…
"Per me è più importante il lavoro, quello che il Porto dimostra in questa Champions League. Abbiamo una passione molto profonda. Indipendemtne dall’esperienza che abbiamo dobbiamo essere noi stessi. Vogliamo raggiungere i nostri obiettivi".

Sei arrivato a gennaio e sei già seduto qua…
"Il fatto di essere qui seduto non significa molto, anche perché è il mister a decidere chi si siede qua. La cosa più importante è capire cosa è la squadra, il gruppo. Domani vogliamo vincere e faremo di tutto per portare a casa la vittoria".

Ci sono molte critiche alla difesa della Roma…
"Credo che il gruppo della Roma sia molto buono. Vogliono avere sempre il possesso della palla ma noi siamo molto preparati e sappiamo cosa dobbiamo fare per sorprenderli".

Che significato ha avuto incontrare Casillas dopo 4 anni?
"Devo dire che è sempre molto positivo trovare un compagno con il quale ho lavorato molto tempo come Iker. Abbiamo vinto molti titoli insieme e spero di poter dare continuità ai titoli che abbiamo vinto qui a Porto. Quando si vince tutto è molto più bello e io spero di continuare a vincere".

Hai già affrontato la Roma in passato. Quali sono le insidie di domani?
"Sono partite differenti. Quelle che ho giocato con il Real Madrid e queste. I giocatori sono diversi e anche le società. Avremo sicuramente difficoltà domani ma faremo di tutto per arrivare ad un risultato positivo per la nostra squadra".

Come ti senti per questa partita? 
"Mi sento bene, forte. Sento che sto lavorando bene. Diciamo che il Porto chiede molto lavoro negli allenamenti e credo che questo sia il segreto".


Allenamento Porto, rifinitura allo stadio Olimpico alla vigilia del match

Dopo la conferenza stampa di mister Coinceicao e di Pepe, il Porto è sceso sul prato dell'Olimpico per la rifinitura della vigilia. I portoghesi, nei 15 minuti aperti alla stampa, si sono ritrovati intorno al porprio allenatore per ascoltarne le indicazioni. In seguito tutti all'opera con un riscaldamento incentrato sulla corsa.


Infortunio al flessore della coscia sinistra per Schick. Sarà out per due settimane

Piccola nota dolente in casa Roma. Patrick Schick, uscito prima della fine del match contro il Chievo, ha riportato un infortunio al flessore della coscia sinistra. Lo stop per il ceco inizierà già domani contro il Porto e lo costringerà a saltare anche i match di campionato contro Bologna e Frosinone.


Marcano: "Il Porto è una grande squadra. Noi abbiamo voglia di andare avanti"

Ivan Marcano, difensore della Roma arrivato in estate proprio dal Porto, ha parlato alla viglia del match di Champions League contro i Dragoes ai microfoni di Match Preview:

Torna la Champions League, arriva il Porto, un avversario che lei conosce bene…
Sì è un avversario che conosco bene, la mia ex squadra, sarà una sensazione speciale per me affrontarli”.

A cosa e a chi fare maggiore attenzione?
Il Porto è un'ottima squadra, non è composta solo da singole individualità. È una squadra che da molti anni gioca con gli stessi giocatori, hanno la stessa compatta ossatura da anni. Dovremmo quindi fare attenzione a come gioca come squadra, non nei singoli giocatori”.

Non ci sarà Marega. Quanto peserà la sua assenza?
Sarà un'assenza pesante, è un giocatore importante per loro: attacca bene lo spazio, veloce e forte fisicamente. Il Porto ha ottimi giocatori, ma lui in particolare in questo momento sta facendo benissimo”.

Tra le squadre in lizza, tutti volevano incontrare il Porto. È stato davvero un sorteggio favorevole?
Nel calcio non si sa mai, è evidente che a priori c’erano squadre di maggior blasone. Probabilmente il tifoso potrebbe pensare che il Porto sia la formazione più debole, ma loro sono una grande squadra. Lo hanno dimostrato ai gironi, hanno chiuso al primo posto e, tra l’altro, imbattuti”.

Sergio Conceiçao è stato il suo allenatore lo scorso anno, che tipo è?
È un allenatore super esigente che spinge i propri calciatori fino al limite, l’anno scorso ha compiuto il progetto di vincere il campionato e non accadeva da molti anni. Sta svolgendo un gran lavoro”.

La Roma psicologicamente sta recuperando serenità dopo un periodo di appannamento…
Sì, è vero, abbiamo attraversato un periodo difficile, ma stiamo acquisendo gara dopo gara maggiore consapevolezza nei nostri mezzi. Abbiamo disputato una buona fase a gironi in Champions, la continueremo ad affrontare con mentalità positiva perché abbiamo voglia di andare avanti”.

Giocare la prima in casa sarà un vantaggio?
Difficile da dire. In passato ho pensato che fosse meglio giocare il ritorno in casa, ma la realtà è che dipende tutto da come va l’andata, potremmo dirlo solo a posteriori”.

Sarà importante non incassare gol nella prima gara. In questa stagione la fase difensiva ha avuto momenti di appannamento. Come mai?
Sarà molto importante non incassare gol, in particolare in casa, perché il gol in trasferta vale doppio in caso di parità alla fine dei 180 minuti. È vero, dobbiamo lavorare di più e meglio in fase difensiva perché invece in attacco la squadra si sta rivelando abbastanza prolifica. Quello che ci manca è un po’ di sicurezza difensiva”.

Cosa l'ha colpita di più del calcio italiano? È vero c’è una grande differenza con gli altri campionati dal punto di vista tattico?
Sì ci sono parecchie differenze. In particolare tutte le squadre sono ben organizzate e forti tatticamente. Probabilmente negli altri campionati le migliori squadre sono allo stesso livello tattico, ma quelle che sono dietro in classifica in Italia tutte hanno un elevato grado di organizzazione tattica. E abbiamo già visto più volte che le squadre in fondo classifica possono battere le prime”.

Che cosa l'ha impressionato di più nel lavoro quotidiano con i compagni?
Niente in particolare mi ha sorpreso, a parte il livello molto elevato di diversi calciatori e la forte pressione che c’è intorno a noi. C’è un alto livello di attenzione che viene richiesto a tutti”.

Chi secondo lei può decidere la gara per la Roma?
Non credo ci debba essere uno che da solo possa risolvere la gara. Dobbiamo cercare di essere superiori come squadra e imporre il nostro ritmo, portare la partita su un terreno che più ci si addice. Dobbiamo essere superiori al Porto nel complesso, come squadra”.

La Roma, in questa stagione, ha sorpreso in negativo o in positivo. Può essere anche quest’anno la sorpresa della Champions League?
Quest’anno abbiamo avuto delle serie di risultati molto positivi e altre negative, è stata un po’ una stagione sulle montagne russe per certi versi. Credo che la Roma possa ripetere l’exploit della scorsa stagione in Champions League. Sarà difficile, ma ci proveremo. E il Porto è il primo passo”.


Antunes: “Totti era un grande capitano, la Roma mi è rimasta nel cuore"

Vitorino Gabriel Antunes ex giocatore portoghese della Roma, ha rilasciato una sua intervista al Match Program di AS Roma

Sapeva di essere l’unico giocatore portoghese della Roma ad aver giocato in Champions?
Non lo sapevo, sinceramente. Ma mi fa piacere, mi fa molto piacere. A Roma ci ho lasciato un pezzo di cuore. Torno spesso nella Capitale, ho tanti amici. È lì che la mia carriera è partita, una volta lasciato il Portogallo. E pensare che avrei potuto vestire un’altra maglia prima di firmare per la Roma…

Quale maglia?
“Quella bianconera, della Juventus. Avevo già firmato un precontratto con loro, ma nell’accordo rientrava che io sarei dovuto andare a giocare a Vicenza un anno per farmi le ossa. Il Vicenza, allora, era una squadra a cui la Juventus mandava tanti giovani. Poi verso la fine di agosto arriva una chiamata al mio procuratore e lui mi propone di partire per Roma. Era stato contattato dai direttori Pradè e Conti. Lì non ci ho pensato un attimo, dalla prospettiva di finire al Vicenza, mi ritrovai in una squadra che faceva la Champions League, con tanti campioni”.

Campioni come Totti, De Rossi, ma non solo. Come fu il suo approccio a una realtà così?
Era la mia paura iniziale più grande, quella di entrare in uno spogliatoio formato da tante personalità importanti. Ma l’impatto fu più semplice di quello che pensavo. I ragazzi mi fecero sentire uno di loro, accogliendomi nel gruppo da subito. Francesco era un grande capitano e una persona splendida, così come Daniele. Ma devo ringraziare anche Panucci. Pure lui mi ha dato tanto sul piano personale. Per non parlare di Spalletti…

Il suo primo allenatore in Italia…
Esattamente, gli sono grato. Mi ha insegnato molto a livello tattico e tecnico. Io pensavo già di avere una buona predisposizione a difendere, ma una volta arrivato in Italia ho capito che non bastava. Che c’era da lavorare tanto. E il mister mi fece lavorare in allenamento curando ogni dettaglio. Mi prendeva da parte e mi spiegava i movimenti corretti. Cose, concetti, che poi mi sono ritrovato nel proseguo di carriera.

Poi, arrivò la sera dell’esordio contro il Manchester United…
Giocai dal primo minuto e non venni sostituito. Ebbi un buon impatto sulla gara, andammo sotto nel punteggio, ma poi la riprendemmo anche se il risultato contava fino ad un certo punto. Ma quella partita mi servì per farmi capire che potevo giocare a buon livello. Tanto che l’anno dopo andai prestito a Lecce e iniziai molto bene, ma poi ci furono altri problemi. Non prettamente calcistici…

Ovvero?
L’allenatore, Beretta, ad un certo punto ebbe una sorta di indicazione dal club di non schierare più i giocatori arrivati in prestito dal mercato. Tra cui il sottoscritto, che ero ancora di proprietà della Roma. Evidentemente volevano valorizzare i tesserati di proprietà. E da quel momento la squadra ebbe una flessione continua. Venne esonerato Beretta e arrivò De Canio. Troppi cambiamenti, arrivò inevitabile la retrocessione. Un peccato.

Oggi ha 32 anni ed è tornato in Liga, al Getafe…
Sì, forse è il campionato migliore per le mie caratteristiche di esterno basso di spinta. Mi trovai molto bene nel Malaga nel 2012-2013, dove arrivammo fino ai quarti di finale di Champions, ora sono a mio agio nel Getafe. Gioco con regolarità e sono soddisfatto.

Vedrà Roma-Porto?
Certo che la vedrò. È una partita molto interessante, complicata per entrambe e difficilmente pronosticabile. La Roma è in un buon momento, il Porto è primo in classifica in campionato e con Sergio Conceiçao è diventata una formazione molto organizzata. Ci sarà da divertirsi, ma la Roma occupa ancora un posto particolare nel mio cuore, anche se sono portoghese.


Da Costa: “Sono fiducioso, la squadra domani darà il meglio”

A 24 ore dal match contro la Roma, Pinto Da Costa, presidente del Porto, ha parlato ai canali ufficiali del club portoghese

Fiducioso in un risultato positivo?
Sono sempre fiducioso in un risultato positivo, ovviamente. Conosco la squadra, so come funziona e come l’allenatore si prende cura del più piccolo dettaglio in qualsiasi partita e in questa lo farà in un modo davvero speciale. Lui stesso ha vissuto qui giorni di gloria e spero che domani ne abbia un altro come allenatore. Sono convinto che questo potrebbe accadere.

Sulla conferenza stampa di Sérgio Conceição…
Sono stato alla conferenza stampa, come di solito faccio in queste partite, e sono sempre soddisfatto del modo intelligente in cui risponde, anche a domande stupide come Sport TV, che non lo interrogano più sul 10-0 (del Benfica, ndr) di ieri. Sei già abituato a domande stupide come quella.

Sul viaggio in Vaticano…
Sono andato in Vaticano dopo essere arrivato, mentre la squadra stava riposando. Mi piace sempre andare lì e ho sempre dei bei ricordi. Anche nel 2003 ci andai e all’epoca fui persino ricevuto da Papa Giovanni Paolo II. Non è una questione di fede, è una questione di credere nel valore della squadra, abbiamo giocatori di tutte le credenze e ciò in cui credo è nel loro valore. Spero che domani il team risponda come ha fatto.

Più di quattromila sostenitori a Roma…
Vorremmo alla fine delle partite, anche quando non vinciamo, che i tifosi sapessero che la squadra lavora bene, devotamente, e loro sembrano riconoscerlo. Ciò che è necessario, a cominciare da me e a finire con i fan, è che la squadra faccia del suo meglio e che domani sono sicuro che accadrà.


Problema muscolare per Karsdorp. Out per la sfida con il Porto di domani

Problema muscolare per Rick Karsdorp, laterale difensivo della Roma. Il giallorosso non sarà a disposizione per la gara di domani contro il Porto. Al suo posto per la sfida di Champions League dovrebbe essere schierato Florenzi dal primo minuto. Lo riferisce Alessandro Austini, giornalista de "Il Tempo" ed opinionista di punta di TeleRadio Stereo.


Roma-Porto, arbitra Makkelie. I precedenti col fischietto olandese

INSIDEROMA.COM - ILARIA PROIETTI - L’andata dell’ottavo di finale di Champions League tra Roma e Porto è stata affidata ad una squadra arbitrale olandese. A dirigere il match sarà Danny Makkelie, affiancato dagli assistenti Mario Diks e Hessel Steegstra e con Kevin Blom quarto uomo. La novità di questa fase della competizione è senza dubbio l’introduzione del Video Assistant Refree, approvato lo scorso dicembre dalla UEFA. Al VAR, dunque, ci sarà Pol van Boekel con Jochem Kamphuis AVAR. Altra introduzione degna di nota è la possibilità di effettuare un quarto cambio in caso di tempi supplementari.

I PRECEDENTI – Bilancio perfettamente omogeneo per la Roma con il fischietto olandese (in due incontri una vittoria e una sconfitta). Makkelie ha già diretto i giallorossi in due occasioni nelle competizioni europee, il primo incrocio è stato il match contro il Villareal, nell’andata dei sedicesimi di finale di Europa League 2016/17, quando gli uomini di Luciano Spalletti si imposero per 4-0 (rete di Emerson Palmieri e tripletta del solito Dzeko). L’altro precedente risale a poco più di un anno fa: la sconfitta per 4-1 contro il Barcellona al Camp Nou, nella partita di andata dei quarti di finale di Champions League. Nessun precedente, invece, per il Porto di Conceiçao, domani sera al debutto con l’arbitro olandese.


Roma, il dilemma centrale

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Il rebus, per la Champions, è là in mezzo. Dove ci sono uomini su cui si vuole puntare e altri che, seppur non al top, sono importanti per l'equilibrio, per la personalità, perché portano esperienza e solidità al gruppo, vedi De Rossi, che però si è fermato di nuovo ed Eusebio farà di tutto per recuperarlo, proprio per i motivi di cui sopra. Nulla di serio, a quanto pare, le solite noie al ginocchio: nessuno a Trigoria vuole forzare, Di Francesco cerca di preservare il capitano. La sensazione è che alla fine contro il Porto ci sarà. Quindi, tutti presenti: siamo nella terra della semi abbondanza. Che ha risvolti positivi, ma per un fatto matematico, più uomini ci sono a disposizione e più è facile sbagliare scelta. Il centrocampo, si sa, è il reparto più delicato, specie ora che la Roma è tornata a giocare come un tempo, ovvero con un uomo davanti alla difesa e due mezz'ali, che si abbassano in fase difensiva (4-1-4-1) e si alzano in fase offensiva (4-3-3).

I PRO E CONTRO - Andiamo con ordine. Se recupera, una maglia sicura ce la avrà De Rossi, che interpreta bene il ruolo di perno difensivo; Nzonzi pur avendo sulle spalle una buona prestazione con il Chievo, parte come alternativa. In passato, Eusebio ha rinunciato al 4-3-3 per farli giocare insieme, schierando un trequartista là davanti (da Pastore a Zaniolo, passando per Pellegrini). Da lì nasce il famigerato 4-2-3-1, utile in un certo momento della stagione, disastroso ultimamente, vedi Firenze. La squadra difende meglio col 4-3-3 e oggi c'è più disponibilità ad apprendere e sacrificarsi anche in un ruolo che non si sente sulla pelle. Quindi? Di Francesco, contro il Chievo, negli ultimi minuti, con l'ingresso di De Rossi, ha alzato il francese: era un finale di partita (vinta) e l'avversario si chiamava Chievo. Difficile riproporre con il Porto un sistema di questo tipo. Se sarà Nzonzi-De Rossi, vedremo più un 4-2-3-1 che non un 4-3-3. E questo ci sembra improbabile. Facile pensare all'esclusione di uno dei due (Nzonzi è il candidato numero uno, sempre che Daniele sia pronto).

DUBBIO SCHICK - L'infortunio di Schick facilita il compito per la scelta delle mezze ali. Nel senso che, il ceco è difficile che recuperi, quindi Zaniolo è candidato per giocare largo a destra. Come a Bergamo. In questo caso Florenzi o va in concorrenza con Zaniolo, oppure con Karsdorp. Nel caso di Zaniolo esterno, il nome delle due mezz'ali diventa scontato, il rientrante Pellegrini e l'ottimo Cristante. Un ragionamento che ha una sua logica, utile per la protezione di Mirante, alla sua seconda consecutiva e in Champions (ha giocato contro il Plzen, oltre che a Udine e a Verona) la prima da titolare all'Olimpico. Quanto a protezione, da segnalare anche il rientro di Manolas. Scontate poi, le presenze di El Shaarawy, a caccia del suo primo gol stagionale in Champions, e di Dzeko che ha segnato fino a ora cinque reti in Europa (tutte all'Olimpico, tre con il Plzen e due con il Cska Mosca) e cinque in campionato (tutte in trasferta Torino, Empoli, 2 a Bergamo, e Chievo). Altra presenza scontata quella di Kolarov, che non se la passa bene con i tifosi, ma che è tornato a vivere una condizione di forma più che accettabile. Pure lui che in Champions ha giocato sempre titolare tranne la sfida con il Plzen: lì zero gol, mentre tra coppa Italia (uno) e campionato (sei) è a quota sette. Come un bomber.


Siviglia, una poltrona per Monchi

IL MESSAGGERO - TRANI - Passano gli anni e Trigoria è sempre più al centro del mercato. I manager dei club stranieri e, comunque, anche di quelli italiani si affacciano con curiosità sospetta dentro il recinto del centro sportivo giallorosso. Oggi come ieri, massima attenzione alle posizioni dei giocatori della Roma, soprattutto quelli più in vista. L'attualità chiama in causa Manolas, Under, Pellegrini e ultimamente Zaniolo, anche perché, per il momento, la proprietà Usa ha scelto di rinviare ogni discorso sui rinnovi dei contratti. Sia quelli necessari e obbligati che gli altri. In vetrina, però, non hanno spazio solo i calciatori, titolari o giovani che siano. A prendersi la scena, da qualche tempo, è Monchi. In Spagna, dopo averlo accostato al Barça e al Real, lo hanno recentemente riavvicinato al Siviglia. Se il ds, per ora, ha escluso il ritorno, la carica di presidente gli potrebbe far cambiare idea.

PISTA ITALIANA - L' offerta dell'Arsenal, per affiancarlo nuovamente ad Emery, sembra più affascinante, come del resto può essere ogni proposta in arrivo dalla Premier. In Inghilterra lo stimano proprio come a casa sua che non è solo San Fernando e l'Andalusia. Monchi, insomma, ha mercato almeno quanto i migliori giocatori a disposizione di Di Francesco. Finora Pallotta, dopo avergli dato carta bianca, non ha fatto una piega per i rumors sul futuro del suo ds. Ma i collaboratori del presidente non si faranno certo trovare impreparati in caso di addio dello spagnolo. Tra i dirigenti informalmente contattati c'è Mirabelli che, l'estate scorsa, ha lasciato il Milan e che è stato osservatore dell'Inter con Mancini (biennio 2014-2016). L'ex ds rossonero continua a girare l'Europa: Germania, Belgio, Olanda e Inghilterra. Scouting e aggiornamento, aspettando la chiamata giusta. Magari spendendo la carta Gattuso, al quale è ancora legatissimo.


Kolarov si inchina ma non si spezza: la tregua con i tifosi è ancora lontana

IL MESSAGGERO - CARINA - L'inchino della discordia. Kolarov spacca il tifo della Roma. Chi era a Verona (500 tifosi) e vicino al mondo ultras, lo vive come un gesto di sfida. La maggior parte dei sostenitori social, corre invece in soccorso del difensore. Non c'è una via di mezzo e le spiegazioni di Di Francesco nel post-gara («Credo che abbia fatto un gran gesto per chiedere scusa») non fanno altro che esacerbare le rispettive posizioni. Le immagini parlano chiaro: dopo aver segnato il gol del 3-0 al Chievo, mentre il serbo festeggia con i compagni, parte un coro di insulti e Aleksandar viene etichettato come «bastardo». A quel punto, Kolarov si gira e s'inchina verso i romanisti. Apriti cielo.

DÉJÀ VU - Kolarov non è/sarebbe nuovo ad inchini con connotati polemici. Lo fece anche dopo il gol segnato nel derby d'andata, in quel caso rivolgendosi alla dirigenza laziale con la quale non si era lasciato benissimo. Quello che sorprende, in negativo, è che sarebbe bastato poco per chiarire l'equivoco. E l'occasione c'era, visto che Sky era pronta a far parlare il difensore al fischio finale, allegando anche il filmato dell'inchino. Il club ha invece deciso diversamente e anche in mix zone il calciatore è stato scortato dagli addetti della comunicazione giallorossa al fine di non fargli rilasciare dichiarazioni. Decisione lecita che però non fa altro che alimentare divisioni e nervosismo dei quali la squadra, alla vigilia di un match importantissimo come quello contro il Porto, avrebbe fatto volentieri a meno. L'escalation del malumore nei confronti di Kolarov, trova l'apice nella risposta oltremodo piccata («Sveglia tua madre») che il calciatore regala ad un tifoso alla Stazione Termini alla vigilia della partita di coppa Italia di Firenze. Ma prima, c'era stato dell'altro. Dal battibecco all'Olimpico con la Tribuna Tevere allo sputo fantasma' in Roma-Genoa, passando per dichiarazioni tranchant prima di Roma-Real Madrid («I tifosi devono essere consapevoli che di calcio capiscono poco»), senza dimenticare gli applausi sarcastici di Firenze dopo il 7-1, come replica agli insulti a fine gara. È chiaro che il passato laziale del calciatore non aiuta. Va però sottolineato che dopo il debutto in campionato del serbo - ormai datato due anni fa (Atalanta-Roma) - tra Kolarov e la Curva Sud s'era instaurato un rapporto di reciproco rispetto, rinsaldato dal gol al derby (7 in stagione). Rispetto che ora una delle parti ritiene sia venuto meno. Parlare aiuterebbe a capirsi o quantomeno a spiegarsi. Chiudersi a riccio, meno.