Dzeko testimonial da Champions
IL MESSAGGERO - TRANI - La notte di martedì si è illuminata con le 2 reti di Zaniolo. Quella doppietta, però, non ha certo oscurato il tesimonial della Roma di Di Francesco in Europa. Nessun eclissi di Dzeko, insomma. Anzi l’exploit del diciannovenne ha avuto come principale riferimento proprio il centravanti. Che in Champions si è confermato autentico trascinatore del gruppo. E, dopo essere stato protagonista l’anno scorso fino in seminale, ha ribadito il suo feeling con la principale competizione continentale, prendendosi la scena pure in questa edizione. Edin ha tirato fuori il meglio del suo repertorio contro il Porto: il palo colpito nel 1° tempo, la presenza da pivot a smistare palloni per i compagni, l’assist per il 1° gol e il contropiede concluso con l’altro palo, sponda per il raddoppio. D’autore la chiusura del match: cambio di campo per Kolarov, fermato poi da Casillas.
FINALIZZATORE SCELTO - La Champions, da quando veste giallorosso, è il suo territorio di caccia. In 3 partecipazioni, già 15
reti: mai salito, prima di arrivare nella Capitale, in doppia cifra. Nè con il Wolsburg (4 reti) nè con il City (5). Con la Roma, oltre a essere stato capocannoniere in Europa League nella stagione 2016-2017, ha preso la mira e non si è mai fermato. Da settembre ha giocato 5 partite, saltandone 2 per infortunio, e alzato la sua media: 5 gol. Il 2 ottobre ha realizzato la sua prima tripletta in questo torneo, raccolto inedito anche per il club. Nessun tris fino a quello di Edin contro il Viktoria Plzen. Il centravanti, nei 5 match, ha regalato anche 3 assist ai compagni e dovrebbe essere considerato tale pure il palo interno usato per acchittare la palla sul sinistro di Zaniolo (insieme sono entrati nella top 11 della settimana). Presente, dunque, in 9 dei 13 gol in coppa della squadra.
SEMPRE DECISIVO - Il suo rendimento, se proprio vogliamo dirla tutta, non dipende dal sistema di gioco. Dzeko ha lasciato in questa edizione il segno con il 4-2-3-1 proprio come fece in quella passata con il 4-3-3, il 4-1-4-1, il 3-4-2-1 e il 4-3-2-1. Gli unici numeri, quando scende in campo, sono certificati dai gol. Che hanno fatto la differenza soprattutto nelle 12 partite della scorsa Champions. Solo reti pesanti, a cominciare da quella di Baku per chiudere la sfida con il Qarabag. Fantastica poi la doppietta firmata a Stanford Bridge nel 3-3 contro il Chelsea, costretto ad accontentarsi del 2° posto nel gruppo c alle spalle dei giallorossi. Dagli ottavi in avanti, eccolo nel ruolo di cecchino: suo il gol per eliminare lo Shakhtar, sua la rete per tenere in corsa i compagni nella sfida d’andata dei quarti persa al Camp Nou contro il Barça. All’Olimpico fu lui ad aprire la notte della rimonta contro Messi. E contro il Liverpool fece gol sia ad Anfield che al ritorno. Quest’anno, in coppa, ha fatto centro solo in casa: la sfida del 6 marzo al Dragao sembra
fatta apposta per interrompere il digiuno in trasferta. Dove ha seminato in campionato: 5 reti su 5, senza essere ancora riuscito a festeggiare davanti al proprio pubblico. Sono quelle le reti mancate fin qui a Di Francesco nella corsa per il 4° posto. Edin, lunedì contro il Bologna, è chiamato a riprendere il tiro al bersaglio. Per la Champions che verrà
Indagine interna sui 31 ko muscolari
IL MESSAGGERO - CARINA - Il problema esiste, inutile negarlo. Perché se anche Pallotta punta l’indice sull’alto numero dei ko muscolari stagionali (31), sta a significare che la questione a Trigoria è all’ordine del giorno. Nell’intervento a Sirius Xm, la duplice investitura da leader per Pellegrini e Zaniolo, ha fatto scivolare in secondo piano una velata insoddisfazione del presidente: «Abbiamo avuto diversi infortuni, molti stupidi a livello muscolare. Ultimamente non siamo stati esattamente l’immagine della salute. Sembra sempre che ci sia qualche problema, in allenamento o in gara. Non riusciamo mai ad avere tutti i giocatori a disposizione». Il dibattito è aperto: preparatori atletici (Di Francesco ebbe problemi analoghi nella stagione 2016-17, quella nella quale disputò l’Europa League con il Sassuolo) lavoro in campo (‘blocchi di forza’ ritenuti a volte eccessivi), scelte di mercato (calciatori arrivati con problematiche pregresse), la necessità, visto l’alto numero degli infortunati di rischiare anche chi non è al massimo o reduce da uno stop: tutto finisce nel calderone della discussione. Dal quale non sono esenti i campi di Trigoria e la scelta di svolgere la preparazione in loco. Problemi organizzativi figli delle tournée estive, che però altre squadre hanno saputo gestire meglio. Intanto per un Perotti rientrato in gruppo, il ritorno di Schick oscilla tra i 20 giorni e un mese mentre Karsdorp potrebbe cavarsela con una decina di giorni.
Olsen, Under e Perotti ok col Bologna
IL TEMPO - MENGHI - Scatto Perotti. L’argentino si è fatto trovare pronto alla ripresa degli allenamenti ieri mattina, dopo il giorno di riposo concesso da Di Francesco, e ha svolto l’intera seduta con il gruppo, partitella finale compresa. Un bel segnale in vista del Bologna, per cui ora prenota un posto almeno in panchina. Under, invece, ha proseguito il lavoro individuale, ma è vicino al momento più atteso che potrebbe arrivare da qui alla rifinitura di domenica pomeriggio: il turco proverà a regalare un doppio sorriso all’allenatore, che in attacco dovrà fare a meno di Schick e potrebbe rispolverare Kluivert. Olsen ha confermato di stare bene allenandosi pure lui con i compagni, out Karsdorp. Un po’ di turnover ci sarà, in difesa sia Santon sia Jesus sperano di trovare spazio e in mediana Nzonzi si prepara a dare il cambio a De Rossi
Pallotta: “Uefa, ora spiegaci il Fair Play”
IL TEMPO - AUSTINI - Non ci stanno più a passare per fessi. E ora vogliono spiegazioni. Pallotta e i dirigenti della Roma hanno spedito ieri una lettera ufficiale al “Club Financial Control Body” della Uefa - preannunciata dal presidente mercoledì - per chiedere dei chiarimenti rispetto al Fair Play Finanziario. Come noto, il club giallorosso negli ultimi cinque anni ha sacrificato una serie di talenti sul mercato - partendo da Marquinhos e Lamela nel 2013 per finire con Alisson, Nainggolan e Strootman la scorsa estate - proprio per rispettare i paletti imposti dall’Uefa. Stando alle norme introdotte da Platini e inasprite da Ceferin, le società non possono spendere più di quanto incassano. Il massimo disavanzo tollerato è di 30 milioni nel triennio precedente e siccome i ricavi della Roma non bastano a coprire gli investimenti (in gran parte per gli stipendi dei calciatori), a ogni chiusira di bilancio, prima Sabatini e poi Monchi, si sono ritrovati costretti a fare plusvalenze con le operazioni in uscita per far quadrare i conti. Dopo essere usciti dal “settlement agreement” a fronte di una serie di cessioni dolorose, che hanno impedito di mantenere un’ossatura stabile della squadra e attirato le inevitabili critiche dei tifosi, la musica non cambia perché i paletti generali vanno comunque rispettati. E fin qui non ci sarebbe nulla di strano, ma il problema si pone dando uno sguardo alla concorrenza. Italiana e straniera.
Col Bologna torna Olsen e si rivede Perotti
LEGGO - Perotti ci prova, per la terza volta. L’argentino è pronto a tornare contro il Bologna dopo l’infortunio muscolare al polpaccio rimediato a inizio gennaio. Si è trattato del quarto stop stagionale dopo la distorsione alla caviglia, la lesione al flessore e il primo ko proprio al polpaccio. Un calvario. Per questo qualche settimana fa il Monito ha deciso di curarsi a Barcellonadove si sono recati in questi mesi pure Pastore e Schick. In totale in questa stagione Perotti ha saltato 22 partite per infortunio. Ieri si è allenato in gruppo e lunedì sarà tra i convocati così come Olsen che tornerà tra i pali. Ancora individuale per Under che sarà a disposizione col Frosinone il 23 febbraio.
Roma giallorossoverde. Vivaio romanista al top in Europa
LEGGO - BALZANI - L'Italia's got talent ha sede a Trigoria, e per una volta non c'entra Zaniolo. Uno studio del Cies Football Observatory, infatti, ha stilato una graduatoria delle società sulla base dei minuti disputati nelle ultime 5 stagioni dai giocatori cresciuti nei loro vivai. E la Roma risulta avere il settore giovanile più prolifico d'Italia con ben trentasette giocatori sparsi in ventotto club per oltre 134mila minuti giocati (il 21% di questi nella Roma). Numeri che gli valgono il 16° posto europeo mentre un gradino più in basso c'è l'Atalanta con 36 ragazzi in 29 club. Più indietro il Milan al 26° posto.
La Roma fa quindi bella figura, ma non la serie A che ha tra le prime 20 d'Europa (presi in considerazioni i campionati inglese, italiano, tedesco, francese e spagnolo) solo due squadre e nessuna di queste nella top ten dove compaiono invece 6 spagnole, 1 inglese (il Manchester United) e 3 francesi. Le Cantere quindi funzionano e lo testimoniano Barcellona e Real Madrid ai primi due posti di questa classifica rispettivamente con 69 giocatori in 55 club e 69 in 44. Al terzo posto il Lione con 56 in 50, tra loro Lacazette e Benzema.
Insomma il settore giovanile romanista, oggi guidato da Tarantino ma plasmato negli anni dal genio di Bruno Conti, ha sfornato più talenti di tutti in Italia. Tra loro spiccano Totti, De Rossi, Florenzi, Romagnoli, Lorenzo Pellegrini, Politano e Caprari. Ma tanti meno noti riempiono i club di serie B e serie C. Un gran lavoro che inizia sin dai Pulcini ed è finalizzato dall'eterno AlbertoDe Rossi in Primavera. E il futuro promette ancora meglio. In rampa di lancio ci sono, infatti, Riccardi, Calafiori, Cangiano e Celar senza contare che continua a crescere un certo CristianTotti. Insomma la Roma dei giovani guidata dal fenomeno Zaniolo potrà contare pure sulla folta colonia Roma oltre che su un mercato sempre più orientato sui baby italiani. Nella lista di Monchi(ieri accostato di nuovo all'Arsenal) ci sono infatti Tonali del Brescia, Barella del Cagliari e Mancini dell'Atalanta. Altri vivai, lo stesso obiettivo.
Rudi Garcia la spara grossa: “Balotelli mi ricorda Totti”
IL TEMPO - MENGHI - Ce ne sono di paragoni azzardati, ma probabilmente questo lo è più di tanti altri: Balotelli come Totti. Sorprende ancora di più se si pensa che a sostenerlo è chi il capitano lo ha allenato per due anni e mezzo e ora rivede un po’ delle sue caratteristiche nell’attaccante su cui il Marsiglia ha scelto di scommettere a gennaio. “Con le dovute proporzioni - dice Rudi Garcia - rivedo un po’ di Totti nella capacità di lettura del gioco che ha Mario, un giocatore diverso per quello che puó darci: gioca bene con la squadra, si è integrato subito, puó difendere tanti palloni e ha una bella visione di gioco. Lui è la qualità di questo gruppo”.
Parole che dalla Francia sono inevitabilmente rimbalzate a Roma, dove nelle ultime ore le doti da fenomeno dell’ex numero 10 sono piuttosto state paragonate a quelle del predestinato Zanioloe, per quanto possa risultare blasfemo anche questo confronto, quella dell’allenatore dell’Olympique è la vera eresia. E lo stesso Totti potrebbe faticare a capire cosa lo accomunerebbe a Balotelli, un ribelle che non gli è mai andato a genio e a cui rifiló il famoso calcione nel 2010
Raggi: “Daspo per gli ultrà stranieri violenti”
IL MESSAGGERO - DE CICCO - La telefonata a Salvini ancora non c'è stata. Ma è questione di ore. Virginia Raggi è pronta a chiedere al Ministero dell'Interno di allargare le maglie del «Daspo urbano», insomma l'ordine di allontanamento che possono sfornare i sindaci contro chi si comporta in modo incivile e molesto. La sindaca grillina vorrebbe disporre di un simile potere anche nei confronti degli ultrà stranieri responsabili di scontri. Per quelli italiani è già previsto il Daspo sportivo, che impedisce di avvicinarsi agli stadi. Ma l'interdizione non vale a livello europeo. Ecco allora l'idea del Campidoglio: poter emettere, in asse con la Questura, un «daspo cittadino» che impedisca agli hooligan scalmanati di fare ingresso nella Capitale.
Dopo la rissa di mercoledì notte nel rione Monti, alla vigilia di Lazio-Siviglia, Raggi è convinta che serva un cambio di approccio. «È vergognoso - ha detto ieri davanti a telecamere e taccuini - che alcune persone sfoghino così il loro istinto, non sono tifosi, fanno vergognare gli appassionati sportivi e non rendono giustizia neanche alla Lazio». E ancora: «Siamo stanchi di pensare che la città debba essere blindata per quattro hooligan che nulla hanno a che vedere con il calcio. Non rendono giustizia allo sport, alle tifoserie e alla squadre». Messaggio chiaro: «È un sistema che va cambiato».
Da qui l'idea di chiedere al Viminale di ampliare il Daspo urbano, introdotto dall'ex ministro Marco Minniti nel 2017, e che dà ai sindaci la possibilità di allontanare, tramite segnalazione alla Questura, chi è responsabile di «situazioni di grande incuria o degrado del territorio, dell'ambiente e del patrimonio culturale o crea un pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana».
LA STRETTA
L'interdizione può essere applicata solo «in determinate aree della città interessate da un afflusso particolarmente rilevante di persone, anche in relazione allo svolgimento di particolari eventi». Salvini ha già cambiato il Daspo, poco dopo l'insediamento al Viminale. E ha previsto che sia applicato anche per episodi che avvengono vicino agli ospedali o nei pressi di fiere, mercati e pubblici spettacoli.
DONNE IN CURVA
Nel frattempo sono in corso le indagini per risalire ai responsabili della maxi rissa di mercoledì, che ha coinvolto 50 persone. Cinque stranieri sono finiti accoltellati, quattro spagnoli e un americano. Gli investigatori della Digos stanno visionando i filmati delle telecamere per risalire ai responsabili. Sotto la lente ci sarebbero ambienti della tifoseria ultrà della Lazio. Prende corpo l'ipotesi di uno scontro organizzato da tempo, per via della rivalità tra le due curve, su fronti politici opposti. Ipotesi che troverebbe conferma anche da alcuni screzi recenti tra i due gruppi di supporter, quando per esempio la Nord biancoceleste bandì le donne dalla curva, a Siviglia misero le tifose in prima fila sugli spalti.
Var in Champions, Rosetti: "La tecnologia ha funzionato perfettamente"
Il Var in Champions significa trasparenza. L'Uefa ha pubblicato un documento con le decisioni arbitrali prese con il suddetto strumento dopo aver spiegato con un tweet il perchè del gol di Tagliafico annullato in Ajax-Real Madrid.
“Sono molto contento del modo in cui è stato implementato VAR”, ha spiegato il direttore arbitrale UEFA, Roberto Rosetti. “La tecnologia ha funzionato perfettamente e le squadre arbitrali si sono esibite ad un livello molto alto, mostrando tutto il duro lavoro che abbiamo svolto”.
Per quanto riguarda lo scontro in Roma-Porto tra Zaniolo e con un difensore della squadra avversaria, Rosetti ha chiarito: "Un successivo controllo da parte di VAR ha dimostrato che l'episodio era fuori area, e quindi il VAR non è intervenuto e il gioco è continuato correttamente, in linea con il protocollo IFAB VAR che consente al VAR di intervenire solo nelle quattro situazioni che cambiano le partite".
Allenamento Roma. Ancora terapie per Schick e Karsdorp, individuale in campo per Under
Venerdì di lavoro per la squadra allenata da Eusebio Di Francesco, si prepara il match contro il Bologna, lavoro atletico personalizzato per Zaniolo, Dzeko, Kolarov, El Shaarawy e Manolas mentre Under ha svolto un lavoro individuale in campo. Il resto del team ha effettuato un lavoro basato sulla tattica per poi svolgere partitelle a tema. Ancora fuori dal gruppo Schick e Karsdorp che hanno continuato a svolgere lavoro differenziato oltre a terapie specifiche.
Ranking UEFA, la Roma è al 12° posto
Dopo le gare di Champions ed Europa League, sono stati assegnati i punti per il ranking UEFA: ne prende due, grazie al successo contro il Porto, la Roma, che sale a quota 81 staccando al dodicesimo posto lo Shakhtar, bloccato sul pari dall'Eintracht Francoforte nell'andata dei sedicesimi di finale di Europa League. La Roma è decima nella classifica stagionale - guidata dal Porto a quota 20, seguito da Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco e PSG a 19 - con 17 punti, gli stessi della Juventus che, però, deve ancora giocare contro l'Atletico Madrid.
RANKING UEFA AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2019
1) Real Madrid 146
2) Barcellona 127
2) Bayern Monaco 127
4) Atlético Madrid 125
5) Juventus 120
6) Paris Saint-Germain 103
7) Siviglia 101
8) Manchester City 99
9) Porto 90
10) Arsenal 86
11) Borussia Dortmund 85
12) Roma 81
Stadio della Roma, Papalia: “Cantieri aperti entro fine anno”
Gaetano Papalia, ex proprietario dei terreni di Tor di Valle, è intervenuto a Centro Suono Sport. Le sue parole:
Ci parli di Parnasi...
"Nella lettera che ho reso pubblica ho espresso tutto il mio disappunto sul piano personale nei suoi confronti. I suoi comportamenti oggi sono giustamente all’attenzione della Procura. Il progetto non aveva bisogno di corsie preferenziali, l’area è adibita alle attrezzature sportive e non ha bisogno di varianti e del piano regolatore generale. Ha una cubatura che gli consente la realizzazione dello stadio, si dovevano solo aggiungere dei metri cubi di compensazione che servivano a coprire i costi delle infrastrutture e basta. Lui ha sbagliato a pensare che questo potesse essere un volano per lui per poi costruire con forzature sulle piazze di Milano, Bari, Pescara, Catania, ecc.. Questi erano i suoi obiettivi inconfessabili".
A quando la prima pietra?
"La variante del piano regolatore dovrebbe arrivare a marzo. Alla convenzione urbanistica ci lavorano da parecchio, la firma è in arrivo. Il risultato si vorrà portare all’incasso politico e quindi prima delle elezioni europee. Credo che le carte verranno messe a posto prima di maggio ed essendo un privato ci sarà rapidità nell’inizio dei lavori. La previsione dell’apertura dei cantieri entro la fine dell’anno può essere rispettata. C’è stata strumentalizzazione nel parlare ad esempio del rischio idrogeologico, poi gli ambientalisti si sono accodati, ma dei 500 cavalli che hanno alloggiato li per 40 anni non si sono preoccupati. Berdini parlava delle idrovore, senza sapere che ce ne stanno due perfettamente funzionanti, dimostrando così di non esserci neanche stato a visitare quell’area. A Tor di Valle quando piove non c’è mai neanche un dito d’acqua".
C’è mai stato un altro progetto per quell’area?
"Sì. Agli inizi degli anni ’80 ci chiesero una tangente e lasciammo stare. C’era Gentilini, lo racconto in un libro che darò alle stampe tra qualche mese. Negli anni 2000 abbiamo avuto numerosi contatti, anche da rappresentanti Caltagirone. Prima di Parnasi ho avuto contatti dalla società Smart, indicata da Rosella Sensi. Io avevo proposto a loro prima di tutti di costruire lì lo stadio. L’idea c’era già. Parnasi voleva costruirci una specie di piccola Venezia. La Roma però già aveva pensato a costruirci lo stadio e lui era scettico. Quando venne fatta la valutazione delle famose 70 aree, lui non voleva mettere a disposizione quell’area. Quando è stata scelta, Unicredit voleva che ci fosse Parnasi a valorizzare l’area perché aveva qualche debito con la banca".